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www.ildialogo.org REGALO DI NATALE DEL PADRONE GESU' ("DOMINUS IESUS") A CHI ODIA IL PROSSIMO COME SE STESSO.  Papa Ratzinger benedice promotrice legge che prevede pena di morte per gay in Uganda. Una nota - con appunti ,a c. di Federico La Sala 

Gesù Cristo, il "Lumen Gentium" è stato spento e sulla cattedra di Pietr, siede il Vicario del Signore e Padrone Gesù ("Dominus Iesus": J. Ratzinger, 2000). Egli regna e governa in nome del suo Dio, Mammona ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006).
REGALO DI NATALE DEL PADRONE GESU' ("DOMINUS IESUS") A CHI ODIA IL PROSSIMO COME SE STESSO.  Papa Ratzinger benedice promotrice legge che prevede pena di morte per gay in Uganda. Una nota - con appunti 

Il presidente del parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che quella sarebbe stata un ’’regalo di Natale’’ per tutti gli ugandesi anti gay. Ieri la signora è stata ricevuta in Vaticano come racconta nella sua home page il sito del Parlamento del paese africano.


a c. di Federico La Sala 

APPUNTI SUL TEMA

 "CHARITAS", "HOMO", E L’"H" DELL’UMANITA’ DI OGNI ESSERE UMANO!!! SULLA VIA DELLA VERITA’, NON DELLA MENZOGNA.

 

 

IL LETTO DI PROCUSTE DELLA GERARCHIA VATICANA, L’ONU E L’ORIENTAMENTO SESSUALE DELLE PERSONE.

COSTANTINO, SANT’ELENA, E NAPOLEONE. L’immaginario del cattolicesimo romano.

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Papa benedice promotrice legge che prevede pena di morte per gay in Uganda

 

    • Il presidente del parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che quella sarebbe stata un ’’regalo di Natale’’ per tutti gli ugandesi anti gay. Ieri la signora è stata ricevuta in Vaticano come racconta nella sua home page il sito del Parlamento del paese africano. Petizione on line contro la norma

 

di Redazione *

Una legge contro l’omosessualità - da approvare - che tra le ipotesi prevede la pena di morte. Succede in Uganda, uno dei 37 paesi nel mondo che considerano nel loro codice penale l’essere gay un reato. Il presidente del parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che questa norma sarebbe stata un ”regalo di Natale” per tutti gli ugandesi anti gay. La signora, come si legge sul sito del parlamento del paese africano, è stata ricevuta e benedetta ieri dal Papa che oggi, nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, ha definito i tentativi di accomunare i matrimoni gay a quelli fra uomo e donna “un’offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Nella foto si vede Benedetto XVI accanto alla speaker.

La legge anti-gay, “The Kill gay bill” duramente contestata, potrebbe essere approvata nei prossimi giorni e per questo sta crescendo la pressione del popolo del web. L’ultimo dato relativo alla petizione on line è che oltre un milione di persone hanno firmato l’appello promosso dalla web community Avaaz.org; “Ultime ore per fermare l’orribile legge anti-gay in Uganda” si legge sulla home page. “Chiediamo ai leader dell’Uganda e ai suoi maggiori paesi partner di unirsi a noi nel condannare ogni persecuzione e difendere i valori della giustizia e della tolleranza”, si legge nel testo della petizione.

Il disegno di legge, presentato dal deputato David Bahati, propone pene detentive più lunghe per gli atti omosessuali rispetto a quelle attualmente in vigore, tra cui l’ergastolo, ma nella sua bozza originale era prevista anche la pena di morte nei casi di omosessualità aggravata; se a commettere il reato per esempio è un malato di Hiv o se si hanno rapporti con minorenni. Nel presentare la legge la Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che sarebbe stata un ”regalo di Natale”. Il testo, definito lo scorso anno ”odioso” dal presidente americano Barack Obama, ha già scatenato una serie di proteste da parte di alcuni leader mondiali che hanno minacciato di sospendere gli aiuti in favore di Kampala. Chi dovesse vivere con una persona del suo stesso sesso, in caso di approvazione della legge, rischierebbe 14 anni di galera.

“Quello che oggi papa Benedetto XVI ha anticipato quale messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che si celebrerà l’1 gennaio 2013 è probabilmente il peggiore di sempre: arma infatti gli omofobi di tutti i paesi con un invito ad una crociata senza quartiere contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso” commenta Flavio Romani, presidente nazionale Arcigay, secondo il quale “leggere pero’ nelle altisonanti parole del pontefice che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è una minaccia per la giustizia e per la pace, oltre a qualificare da sé il messaggio, testimonia l’assenza di argomentazioni realistiche e sensate da parte della Chiesa Cattolica sull’argomento”.

Per Romani “il matrimonio anche per gay e lesbiche ha vinto e si sta affermando in tutto il mondo, in paesi governati sia da conservatori che da progressisti, e arriverà anche in Italia, al di la’ di questo canto del cigno. Certo, dopo il laico pronunciamento di ieri del Parlamento europeo a favore di unioni civili e matrimonio per persone dello stesso sesso votato democraticamente a maggioranza, non ci attendevamo di meglio da una teocrazia che rincorre su questi temi il peggior integralismo.

Il messaggio anticipato oggi è tristemente coerente con la benedizione data ieri in Vaticano alla delegazione parlamentare ugandese guidata dalla portavoce Rebecca Kadaga, una delle più forti promotrici della ‘Kill the Gay Bill’, la legge che il parlamento ugandese si appresta ad approvare e che prevede la pena di morte per ‘omosessualità aggravata’. Con queste due azioni - conclude - Benedetto XVI continua a rappresentarsi come un apostolo di ingiustizia, divisione e discriminazione ai danni delle persone omosessuali, lesbiche e transessuali. E’ necessario che la società civile e i rappresentanti politici, a tutti i livelli, facciano sentire le loro parole di condanna di fronte ad atti e parole così gravi”.

*Il Fatto Quotidiano 14 dicembre 2012



Sabato 15 Dicembre,2012 Ore: 13:05
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 15/12/2012 13.14
Titolo:PENA DI MORTE. Nuovo Catechismo, Art. 2267
Art. 2267 del Nuovo Catechismo:


“L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’ identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte”.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 15/12/2012 15.07
Titolo:BEATI GLI OPERATORI DI PACE COSTANTINIANA ....
«Matrimoni gay ferita per la pace»

di Luca Kocci (il manifesto, 15 dicembre 2012)

Si apre la campagna elettorale e, puntuale, arriva l’intervento del Vaticano a chiarire da che parte stare, ribadendo i «principi non negoziabili» a cui i politici devono attenersi. Non si tratta di un’esternazione mirata: quelle del papa sono le parole del tradizionale messaggio urbi et orbi per la giornata mondiale della pace dell’1 gennaio, «quasi una piccola enciclica» sottolinea l’editoriale dell’Osservatore Romano. Tuttavia la lettura politica è inevitabile, anche perché è sollecitata direttamente dai due prelati che ieri in Vaticano lo hanno presentato alla stampa.

«Beati gli operatori di pace» è il titolo del messaggio. E subito, dopo un brevissimo cenno «ai focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri» provocate «anche da un capitalismo finanziario sregolato», viene chiarito che «operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovono la vita nella sua integralità». Segue il consueto elenco: no all’aborto e all’eutanasia, sì al matrimonio fra uomo e donna, no a coppie di fatto e coppie gay, sì alla scuola cattolica. Con un’aggiunta pesante: la negazione di questi principi costituisce «una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace».

«Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria», scrive Benedetto XVI, che chiede: «Come si può pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri?». Non è giusto «codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita». Per cui è necessario che «gli ordinamenti giuridici» riconoscano «l’obiezione di coscienza nei confronti di leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana, come l’aborto e l’eutanasia».

Il secondo capitolo riguarda la famiglia: «La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione». Le coppie gay non vengono nominate, ma il papa si riferisce a loro. A tal proposito desta una inquietudine apprendere - lo ha segnalato Il Fatto Quotidiano - che il 13 dicembre Benedetto XVI ha ricevuto in Vaticano Rebecca Kadaga, presidente del Parlamento ugandese, dove è in corso di approvazione una legge che prevede la pena di morte per il reato di omosessualità: in questo caso sulla difesa della vita si può chiudere un occhio.

Infine, fra le righe, la scuola cattolica: «Bisogna tutelare - scrive il papa - il diritto dei genitori e il loro ruolo primario nell’educazione dei figli, in primo luogo nell’ambito morale e religioso». C’è anche dell’altro: il «diritto al lavoro» e la ricerca di «un nuovo modello di sviluppo». Ma quasi scompaiono in mezzo all’elenco dei «valori non negoziabili». Che i destinatari privilegiati delle avvertenze papali siano i politici - non solo italiani, data l’universalità del messaggio e visto che da qualche settimana per esempio di matrimoni gay si parla molto negli Usa (quattro Stati li hanno approvati con un referendum lo stesso giorno della rielezione di Obama) e in Francia, dove il Parlamento presto si esprimerà a breve - lo chiarisce mons. Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, presentando il messaggio: «Le comunità politiche sono chiamate a riconoscere, tutelare, promuovere tali diritti e doveri»; quelle che, «mediante ad esempio la liberalizzazione dell’aborto, attentano alla vita dei più deboli» e quindi «non appaiono dotate di una salda tenuta morale». Quasi una scomunica. Del resto, da anni, la strategia appare la stessa: le gerarchie ecclesiastiche non fanno più esplicita professione di fede per un’unica forza politica, ma usano i «principi non negoziabili» come paletti per delimitare il campo in maniera invalicabile.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 15/12/2012 16.03
Titolo:LE PAROLE CONTRO I GAY ALLONTANO LA PACE...
Le parole contro i gay allontanano la pace

di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 15 dicembre 2012)

Benedetto XVI si lancia nuovamente contro i matrimoni gay. Legittimarli, afferma, sarebbe una “ferita grave contro la giustizia e la pace”. Così “il Papa alimenta l’odio contro i gay”, ha replicato d’impeto Paola Concia, perché sono “parole pericolose, che esprimono qualcosa di profondamente violento”. Dice la parlamentare pidiellina che rappresentare come minaccia “noi cittadini, che siamo senza diritti, significa fomentare aggressività contro i gay”.

Si fa fatica a comprendere l’urgenza di inserire una frase così dura - inevitabilmente destinata a ferire in primo luogo i gay credenti e portata al paradosso di indicare come nemica della pace una coppia omosessuale - nel tradizionale Messaggio per la giornata della pace inviato ogni anno alla comunità diplomatica. Stride con il suo motto “Beati i costruttori di pace” né si amalgama con l’ampiezza dei temi di un documento, incentrato sulla convivenza in un mondo percorso da forti tensioni sociali. Ormai è una guerra sistematica, quella condotta da Benedetto XVI sui principi che già da cardinale definì “non negoziabili”. Il fatto è che - si tratti di unioni civili o di matrimoni gay - le società contemporanee e la gran massa dei credenti contemporanei si sono lasciati alle spalle l’idea dell’omosessualità come perversione. Persino uno scrittore cattolico osservante come Messori ha dichiarato che le persone omosessuali non possono essere considerate uno “scarto” nel progetto divino.

Gli anatemi rivelano in realtà l’allarme vaticano per l’estendersi dei matrimoni gay in paesi cattolicissimi come la Spagna, il Portogallo, l’Argentina e - da pochi giorni - anche l’Uraguay, dove la Camera dei deputati ha approvato la nuova legge con 81 sì su 87 voti. (La legge passa ora al Senato uruguayano).

Con l’occhio alla prossima legislatura il Gay Center italiano si augura che le “parole del Papa non suonino per la politica in Italia come un diktat”, perché le unioni gay non “minacciano” la famiglia. Nel Messaggio il pontefice ribadisce che il matrimonio è solo “fra un uomo e una donna” e volerlo rendere giuridicamente equivalente a “forme radicalmente diverse di unione...(è) un’ offesa contro la verità della persona umana”. Su questa linea Benedetto XVI si scaglia contro il “preteso diritto all’aborto e all’eutanasia”, esclamando che “chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita”. Comunque, il pontefice esorta governi e parlamenti a riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza agli operatori chiamati a occuparsi di aborti ed eutanasia.

Consapevole degli echi polemici, l’Osservatore Romano interviene con un editoriale del direttore Giovanni Maria Vian, secondo cui la “Chiesa non è affatto isolata nell’esprimere preoccupazione e dissenso sulle nozze gay”. In Francia, dove Hollande sta introducendo i matrimoni gay, afferma Vian, stanno convergendo con le posizioni cattoliche ortodossi, protestanti, ebrei, musulmani e intellettuali laici. La guerra vaticana contro le unioni gay mette in ombra - ed è un peccato - la forte denuncia del Messaggio nei confronti della crescente svalutazione dei diritti dei lavoratori rispetto ad un “mercato” idolatrato.

Benedetto XVI usa parole che Raffaele Bonanni si vergognerebbe di pronunciare: “Sempre più il lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente valorizzati, perché lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati”. Per il pontefice è negativo che il lavoro sia “considerato una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari”.

Al contrario per ragioni socio-economiche e politiche e soprattutto in nome della dignità dell’uomo bisogna “perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro, o del suo mantenimento, per tuttì”. Non è accettabile che in un’ottica egoistica ed individualistica di massimizzazione del profitto e del consumo si vogliano “valutare le persone solo per la loro capacità di rispondere alle esigenze della competitività”
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 15/12/2012 20.39
Titolo:Lettera aperta a Benedetto XVI: perché sbaglia? Santità!
Lettera aperta a Benedetto XVI: perché sbaglia? Santità!

di Giovanni Geraci (portavoce Gruppo del Guado, cristiani omosessuali di Milano)

in “http://gruppodelguado.blogspot.it” del 15 dicembre 2012

Mi permetto di scriverLe, Santità, dopo aver letto il Suo messaggio per la Giornata Mondiale della pace 2013 che cade il prossimo primo Gennaio.

Le dico innanzi tutto di essermi commosso davanti alle parole con cui ha ricordato l’enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII: io all’epoca ero ancora un bambino, ma quando, diversi anni dopo, ho avuto modo di leggerla, ho vissuto un’esperienza davvero profonda che ha segnato in maniera definitiva la mia Fede

In particolare La ringrazio per aver citato il brano in cui papa Giovanni ricorda che «la realizzazione della pace dipende soprattutto dal riconoscimento di essere, in Dio, un’unica famiglia umana, in cui le relazioni interpersonali e le istituzioni sono sorrette ed animate da un “noi” comunitario implicante un ordine morale, interno ed esterno, ove si riconoscono sinceramente, secondo verità e giustizia, i reciproci diritti e i vicendevoli doveri».

La ringrazio per aver ricordato che la pace c’è solo quando si sentono come propri i bisogni e le esigenze altrui e si rendono partecipi gli altri dei propri beni.

Ed è partendo da queste osservazioni, che fanno senz’altro parte del Magistero che la chiesa esercita quando parla del rapporto tra l’uomo e Dio, che mi permetto di farLe notare quella che, a mio avviso, è una stridente contraddizione presente nel Suo messaggio.

Lei infatti, continuando a sviluppare il discorso intorno alla pace, a un certo punto, afferma che: «La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale».

Mi permetto di farLe notare, in nome di quel realismo che san Tommaso d’Aquino raccomandava ai suoi allievi (quello stesso realismo che ci impone di riconoscere la realtà per quello che è, senza guardarla con gli occhiali del pregiudizio e senza strumentalizzarla con inutili sofismi) che i paesi che più si adoperano per costruire la pace a livello internazionale sono quelli che, per primi, hanno adottato delle leggi che rendono il matrimonio «giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione».

E in nome dello stesso realismo mi permetto di farLe notare che sono gli stati in cui i diritti delle persone omosessuali sono calpestati quelli che, più di frequente, intraprendono azioni violente nei confronti dei paesi confinanti o nei confronti delle popolazioni su cui hanno giurisdizione. Come la mettiamo con questo dato di fatto che contraddice in maniera palese quello che Lei afferma?

La risposta, saggiamente, la suggerisce Lei stesso, quando scrive che «questi principi non sono verità di Fede» e ci fa quindi capire che, anche se pensa di fare riferimento a una specifica visione della natura umana «riconoscibile con la ragione», quando critica le leggi che riconoscono le unioni omosessuali non fa riferimento al Vangelo, ma fa riferimento a quella che Lei considera una retta ragione che, però, più per ignoranza che per malanimo, in questo caso tanto retta magari non è. Ho l’impressione che Lei parta da una visione parziale e distorta dell’omosessualità, che la porta a valutare in maniera sbagliata il reale rapporto che c’è tra pace e diritti delle persone omosessuali. Una visione distorta che Le impedisce di vedere quanto il mancato riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali sia in palese contraddizione con l’atteggiamento di chi, come Lei scrive nel brano che ho ricordato all’inizio di questa lettera, riconosce «come propri i bisogni e le esigenze altrui» e rende gli altri partecipi del propri beni».

Perché non riconoscere come proprio il bisogno che le persone omosessuali hanno di costruire delle relazioni di coppia fedeli e responsabili?

Perché non renderle partecipi di quei diritti e di quei doveri che, regolando la vita famigliare, aiutano la società nel suo complesso a strutturarsi meglio? E come la mettiamo con i tanti fanatici che nel Suo articolato messaggio leggono solo una dura condanna delle leggi che riconoscono le unioni omosessuali e che, spinti dal loro fanatismo fanno poi di tutto per perseguitare le persone omosessuali?

Certe affermazioni, già gravi quando vengono pronunciate dal primo parroco che parte per la tangente durante un’omelia, diventano gravissime quando compaiono all’interno di un messaggio firmato dal Papa.

Ed è per questo che La invito a domandarsi in cosa sta sbagliando se è arrivato addirittura a stabilire tra pace e rispetto dei diritti delle persone omosessuali una relazione che è l’esatto contrario di quella che tutti possono osservare e se è arrivato a contraddire una raccomandazione morale importante come quella, da Lei ricordata, che ci invita a fare nostri i bisogni degli altri. Si tratta di un invito che Le viene da un cattolico che Le vuole bene e che non vuole che, tra qualche anno, quando Lei si troverà di fronte a nostro Signore, venga interpellato per le conseguenze gravissime (in termini di discriminazioni, di sopraffazioni e di violenze) che possono avere le parole che ha scritto nel suo messaggio di quest’anno.

Inizi finalmente ad incontrare delle coppie di persone omosessuali, a parlare con loro, ad ascoltarle, a guardarle negli occhi e vedrà che il Suo atteggiamento nei confronti della loro situazione cambierà radicalmente. Glielo dice uno che ha fatto questa esperienza e che, forte di questa esperienza osa dirle con chiarezza che, quando parla di diritti delle coppie omosessuali non solo non segue una retta ragione, ma rischia di non seguire nemmeno il Vangelo.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 17/12/2012 20.01
Titolo:BENEDETTO XVI E LA LAICITA' CATTOLICA
Benedetto XVI e la laicità cattolica

di Giancarla Codrignani

La responsabilità assunte in questi giorni da Papa Benedetto XVI sono la dimostrazione più evidente della necessità espressa dal Concilio Vaticano II di aprire le porte alla collegialità, abbandonando le tentazioni dogmatiche a favore della pastoralità, valore evidentemente superiore. Definire i matrimoni omosessuali "una grave ferita inflitta alla giustizia e alla pace" e aborto ed eutanasia "attentati e delitti contro la vita (che) chi vuole la pace non può tollerare" è una caduta di stile inaccettabile.

La Chiesa ha il diritto di rivolgersi ai suoi fedeli ricordando la coerenza con i princìpi, ma non di riferirsi al vincolo della pace, comune a tutti gli umani, in relazione a condizioni di vita rese drammatiche proprio dai pregiudizi, a cui non è neppure immaginabile dichiarare guerra. Tanto più che il primo e più grave delitto e attentato contro la vita è proprio la guerra, che ancora resta giustificata nel catechismo cattolico.

Ma più grave è la mancanza di rispetto nei confronti dei fratelli omosessuali, tanto più che un teologo dovrebbe ripensare - ormai da gran tempo - il senso profondo della sessualità e della "natura" alla luce di quel Dio che è anche per lui Amore. La mia generazione ha pagato la crescita della coscienza a proprie spese: al liceo scoprendo i pronomi "strani" nei testi greci amorosi e, una volta recuperato il senso dell’essere persona sessuata in forma "etero" e riconosciuta la criminalità del nazismo nella priorità della persecuzione degli omosessuali, incontrando attorno a sé la persistenza dal pregiudizio.

L’avanzamento culturale ha evidenziato quanto grande sia il numero dei discriminati per differenze che debbono far riflettere sulla ricchezza dell’umanità. Come donna mi è venuto solo tardivamente di pensare alle migliaia e migliaia di donne lesbiche che nei secoli furono sposate e generarono figli subendo, ignare quasi sempre anche a se stesse, la violenza del sesso legittimato e benedetto.

Oggi la crudeltà di giudizi non negoziabili dovrebbe essere evitata, soprattutto dopo che i casi di pedofilia non più celati, per essere quasi sempre a danno di bimbi e adolescenti maschi, hanno svelato che dietro le ombre di gravi delitti - che per la chiesa sono anche peccati - si delineano responsabilità dovute a concezioni deterministiche della corporeità e alla definizione dei comportamenti "naturali" o "innaturali" per dogma presunto.

Una delle donne invitate cinquant’anni fa al Vaticano II polemizzò sulla formula del matrimonio religioso fondato su mutuo aiuto, procreazione e - orribile in un sacramento che evidentemente riconosce nella benedizione del prete ai due sposi (che pur sono i reali ministri del rito) l’autorizzazione a "fare le brutte cose" - il remedium concupiscentiae. Ebbe infatti ad ammonire: "Voi padri conciliari ricordate che le vostre madri vi hanno concepito nell’amore e non nella concupiscenza".

Anche questo è un segno che il Vaticano II ha dato indicazioni aperte a realizzazioni che - a dispetto di ogni disputa sulla discontinuità prodotta dal Concilio di Giovanni XXIII - vanno "oltre": per la prima volta nei testi della Chiesa cattolica la Gaudium et Spes riconosceva che principio fondante del matrimonio è l’amore degli sposi. Perché mai dovremmo oggi sentire offensivo "per la giustizia e la pace" l’amore comunque si presenti (soprattutto nella laicità sociale degli stati) e il senso profondo di una sessualità e di una "natura" quando diventano per tutti - i credenti osservanti non sono obbligati dalla legge "permissiva" - diritti alla mutua assistenza, alla cura del prossimo, alla vita?

* FINESETTIMANA.ORG, 16 dicembre 2012
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 18/12/2012 18.39
Titolo:SCATECHISMO.
(...) Erode mandò a decapitare Giovanni nel carcere. Quelli che mangiavano con lui a tavola non alzarono un dito contro quell’iniquità, ma continuarono a sganasciare. Col silenzio sono divenuti complici. (Don Oreste Benzi, “Scatechismo”).


* CITAZIONE RIPRESA DA:

Nadia Bizzotto, "Benigni ci hai radito anche tu...",

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/carcere/NotizieCo_1355846988.htm

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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