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www.ildialogo.org COME SULL'HOREB, IL MORMORIO DELLA LEGGERA BREZZA DIVINA. Quando si andava in montagna. Una riflessione di Mauro Pedrazzoli - con alcuni appunti,a c. di Federico La Sala

IL CRISTIANESIMO O IL CATTOLICESIMO-ROMANO?! L’ARCA DELL’ALLEANZA O LA MANGIATOIA DELLA FATTORIA DEGLI ANIMALI?!!
COME SULL'HOREB, IL MORMORIO DELLA LEGGERA BREZZA DIVINA. Quando si andava in montagna. Una riflessione di Mauro Pedrazzoli - con alcuni appunti

C’è stato un tempo in cui si saliva in montagna da padre Davide Maria Turoldo a Fontanella (nella Bergamasca, vicino a Sotto il Monte, il paese di papa Giovanni), da don Michele Do a S. Jacques ai piedi del Monte Rosa (in val d’Ayas, Valle d’Aosta), da Benedetto Calati a Camaldoli, da Ernesto Balducci alla Badia Fiesolana.


a c. di Federico La Sala

MATERIALI SUL TEMA:

LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

SPEGNERE IL "LUMEN GENTIUM" E INSTAURARE IL POTERE DEL "DOMINUS IESUS". Il disegno di Ratzinger - Benedetto XVI. Due testi a confronto, con alcune note

PAROLA TRUCCATA, MENTE ASTUTA E "COMANDAMENTO NUOVO".

AI CERCATORI DEL MESSAGGIO EVANGELICO. Una nota sulla "lettera" perduta. (Federico La Sala)

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 Quando si andava in montagna

di Mauro Pedrazzoli

 “il foglio” - mensile di alcuni cristiani torinesi - n. 396 del novembre 2012

C’è stato un tempo in cui si saliva in montagna da padre Davide Maria Turoldo a Fontanella (nella Bergamasca, vicino a Sotto il Monte, il paese di papa Giovanni), da don Michele Do a S. Jacques ai piedi del Monte Rosa (in val d’Ayas, Valle d’Aosta), da Benedetto Calati a Camaldoli, da Ernesto Balducci alla Badia Fiesolana. Come sull’Horeb c’era il mormorio della leggera brezza divina, così in questi luoghi risuonava la voce dello Spirito, ma come un rombo di tuono nel caso di padre Turoldo, tra entusiasmi e collere (faccio riferimento, in occasione del ventennale, alla bella conferenza di Mariangela Meraviglia, storica della chiesa, in San Lorenzo a Torino il 14 settembre scorso, e più in generale al mio profetico maestro Sandro Spreafico nella sua monumentale opera storica sulla Chiesa di Reggio Emilia a partire dalla rivoluzione francese, Cappelli editore).

Mentre oggi viviamo nello stallo della speranza e della resistenza, allora c’era invece l’entusiasmo della speranza e la collera (simile all’ira di Dio nell’AT) della resistenza: una speranza gioiosa nella scia della Gaudium et spes e una resistenza al male nella sua declinazione socio-politica, non più solo come un breve capitolo di storia bellica bensì come una perenne categoria dello spirito. Speranza/resistenza erano come due facce della stessa medaglia; e così pure pace/liberazione: un messaggio, come diceva padre Davide, «per gli uomini di ogni religione, e di nessuna religione». Col Concilio infatti, caduti i bastioni come se fossero crollate le mura di Gerico nell’espressione di Turoldo, era iniziata l’era del dialogo.

Uno dei motti-chiave era «rivoluzione cristiana»: il cristianesimo doveva essere sale della terra, con un’efficacia anche politica. E secondo i nostri quattro pionieri, la cinghia di trasmissione di tale affiato evangelico («il regno di Dio», ossia, tradotto in parole comprensibili per l’uomo odierno, «un mondo nuovo possibile») non era e non doveva essere costituita dalla Democrazia cristiana: poiché da una parte concordavano con Dossetti circa la non conciliabilità della logica del potere con lo status di credenti (o cristiani o animali politici); e dall’altra solo uomini autenticamente convertiti (alla Parola-fede, non alla polis religiosa) sono capaci d’incommensurabile valenza politica. La modalità d’incidenza nel mondo era quella delle comunità cristiane parrocchiali e di base, dei mezzi di comunicazione (le riviste Servitium e Testimonianze, rispettivamente di Turoldo e Balducci), dei corsi biblico-teologici (come quelli estivi a Fontanella), delle settimane di formazione, e anche del cinema: come il film Gli ultimi di padre Davide che ha anticipato di decenni, e in modo più profondo, L’albero degli zoccoli di Olmi, allora ferocemente censurato, oggi distribuito dalle Paoline. Turoldo è caduto in disgrazia ed è stato emarginato alla fine degli anni Cinquanta, dopo essere stato per più d’un lustro il predicatore «straordinario» (non nelle cerimonie liturgiche) nel Duomo di Milano con un folto gruppo d’ascoltatori (comprese le sorelle Pirelli, con le cui donazioni finanziava la Nomadelfia di don Zeno; il denaro nelle sue mani era solo di passaggio, poiché veniva subito girato ai poveri e bisognosi).

Non è un caso che abbiano ripreso questa consuetudine il card. Martini, il quale ha di nuovo riempito il medesimo duomo spiegando la Bibbia in prima serata, e mons. Luciano Monari (altro biblista che ha riempito le sue cattedrali), vescovo prima a Piacenza e oggi a Brescia, originario di Sassuolo (provincia di Modena ma diocesi di Reggio Emilia), esattamente come il principe della polis religiosa, il card. Camillo Ruini. Si vociferava di Monari quale successore di Tettamanzi a Milano, poiché avrebbe assicurato la continuità con i due precedenti episcopati ambrosiani. Ma si è preferito ri-normalizzare la diocesi più grande d’Europa tornando alla tradizione consolidata; di fronte alle novità dello Spirito Roma spesso s’indurisce Pietrificandosi: «...E su questa pietra io, non tu, edificherò la mia chiesa, non la tua» (Turoldo in un’omelia). Martini fra l’altro ha pubblicamente riabilitato padre Davide nel 1991, poco prima che morisse, come Papa Giovanni nel 1959 con Mazzolari; don Primo visse gli ultimi tre mesi come Pietro disceso dal Tabor.

In quegli anni magici in cui si andava in montagna, venne ricomposta la dialettica fra istituzione e carisma, fra tradizione e profezia, col recupero del kerigma (annuncio) e dei ministeri laicali, in un periplo sofferto ma entusiasmante. Tale ricomposizione è tuttavia naufragata ben presto col relativo pesante squilibrio tutto a favore dell’istituzione e della tradizione: questa è la colpa più grave del pontificato di Giovanni Paolo II.

la magia del post-Concilio

Le giuste critiche ai vertici ecclesiastici non significano tuttavia lo smantellamento-dissoluzione della chiesa come istituzione. La frammentazione delle chiese protestanti c’insegna che una sobria struttura istituzionale, unitaria e moderatamente centralizzata è necessaria per conservare e trasmettere la fede da una generazione all’altra. Purtroppo l’istituzione che ha assicurato la continuità nei secoli è la stessa che spesso ha impedito di vivere il vangelo, nell’intreccio aggrovigliato di santità e peccato, profezia e tradimento.

Ci pare che la profezia oggi scorra, data anche la clericalizzazione dei preti giovani e dei diaconi permanenti, prevalentemente in chi dall’originario «interno» è stato costretto per causa di forza maggiore a uscire in parte «fuori»: i tanti preti sposati (parecchi accolti da Turoldo e aiutati in termini di casa-lavoro) e i laici prima impegnati e poi emarginati, in buona parte perché risposati. Gli «innalzati» allo stato laicale sono un profetico segno dei tempi, altro che lo spregiativo «spretati ».

La Rivelazione non è innocua

Certo la Parola di Dio non può essere gestita individualmente: da qui la necessità di un corpus ecclesiale in koinonia (comunione). Tale Parola non sopporta esegesi astute di comodo (come quella di Costantino), né di essere spesa banalmente offrendo un cristianesimo che si conclude con l’ultima cena e dimentica la crocifissione per non offendere il nostro sistema nervoso già troppo scosso. La Parola quindi non tollera la pura e semplice «ordinaria amministrazione», in cui sono maestre le curie diocesane e le congregazioni vaticane. Si bruciano dunque coloro che s’imboscano in un’innocua, asettica e diplomatica chiesa che «non fa né male né bene», ma pure coloro che allungano le mani per sostenere, da soli, l’arca dell’alleanza, convinti d’essere gli unici depositari della verità (S. Spreafico, op. cit., vol. i, pp. 9 e 584).

Sono quindi necessari gli ordinamenti; ma ciò non avvalla la secolare esagerazione dell’ipertrofico diritto canonico che, pur dovendo in teoria essere ispirato al messaggio evangelico, ad es. non parla mai di «poveri». Gli ordinamenti non significano solo vincoli, ma anche una «costituzione» che protegga i più deboli: essa è tuttavia assente nella chiesa. Quando la Congregazione per la dottrina della fede mette sotto processo qualcuno, la prima domanda da porsi è la seguente: costui è forse un profeta?

Dobbiamo essere quindi grati «alle generazioni di credenti che hanno giocato la propria vita per la crescita della nostra chiesa; ai santi rimasti sconosciuti, agli umili operai della vigna, agli eroi della carità e dell’obbedienza, ma anche ai ribelli per amore della verità» (Spreafico, op. cit., dedica iniziale; sottolineo la felice anomalia di un affiato profetico in uno storico in quanto storico). E oggi non è il tempo di tacere e di obbedire, ma quello di parlare, anzi di «urlare» come Davide, il quale, se fosse vissuto solo un paio d’anni in più, avrebbe tuonato col suo tipico vocione contro il «caimano», come prima aveva fatto contro il «bandito» (Craxi).



Martedì 27 Novembre,2012 Ore: 17:31
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 27/11/2012 17.34
Titolo:LA NUOVA ALLEANZA O LA MANGIATOIA DELLA FATTORIA DEGLI ANIMALI?!!
L’ARCA DELL’ALLEANZA O LA MANGIATOIA DELLA FATTORIA DEGLI ANIMALI?!!

di Federico La Sala


"Di quale Dio parliamo quando parliamo di Dio, e di quale Dio parlano quando parlano di Dio? La domanda è cruciale. Infatti non è per niente chiaro, non è sempre lo stesso, e sovente non è un Dio innocuo" (Raniero La Valle, "Se questo è un Dio", pag. 9)

E si continuavano a dormire “sonni beati”! Dopo la dichiarazione “Dominus Iesus” circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa (2000), dopo l’enciclica “Deus caritas est” (2006), che proclama la grande “novità” che “Dio è valore”, e la connessa decisione di sottoporre a “copyright tutti gli scritti, i discorsi e le allocuzioni del Papa”, Benedetto XVI, dopo aver tolto la "h" dalla "Charitas" (Amore pieno di grazia) e precisato anche che "Nazaret" si scrive "senza acca" e, infine, che «il calice fu versato per molti», non «per tutti», ha reso pubblico un altro racconto ediphicante sulla vita del suo “Padrone Gesù” (“Dominus Iesus”)!

“Per Natale completata la trilogia”, annuncia trionfante l’Osservatore romano (10.10.2012) e fornisce un’anteprima “del terzo libro di Benedetto XVI su Gesù presentato alla Fiera internazionale del libro di Francoforte”: “L’infanzia di Gesù”. “Da pagina 38 del manoscritto”, con il titolo “Quel bimbo stretto in fasce”, questo il testo che il giornale del Vaticano riprende:

“Maria avvolse il bimbo in fasce. Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio. La tradizione delle icone, in base alla teologia dei Padri, ha interpretato mangiatoia e fasce anche teologicamente. Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato, come vedremo ancora più dettagliatamente riflettendo sulla parola circa il primogenito.

Così la mangiatoia veniva raffigurata come una sorta di altare. Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato più attentamente, contiene invece una profonda verità. La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento.

Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo - come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana. È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini”.

Che a cinquanta anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II non si sappia più né Chi è, né come ne dove sia nato Colui che è stato ed è la Luce delle Genti (“Lumen Gentium”), è più che normale e ‘sacrosanto’ che arrivi un papa teologo e racconti la solita storiella tradizionale del “Signore Gesù” nato ancora e sempre in una “mangiatoia”, “una sorta di altare” per l’Immolato, per il sacrificio del primogenito e che, “prima di ascendere al cielo, affidò ai suoi discepoli il mandato di annunciare il Vangelo al mondo intero e di battezzare tutte le nazioni”(“Dominus Iesus” - Introduzione) e abbia il suo grande successo alla fiera e al mercato di tutto il mondo! E’ un segno dei tempi: la “buona-carestia” avanza e grandi sono gli affari che si possono fare, vendendo a “caro-prezzo” (“caritas”) la grazia (”charis”) di Dio: “l’amministrazione della charity” rende molto, sia in affari sia in termini di domesticamento di liberi esseri umani in “animali”!

Per il papa teologo, infatti, il tempo passa invano: siamo ancora e sempre nella orwelliana “fattoria degli animali” e suo è il comando. Egli è il “grande fratello” e il “Santo padre”, il “Padre nostro”, che guida il suo popolo nel cammino della Storia! Ora, finalmente, la carità è nella verità (“Caritas in veritate”, 2009): “La Luce del mondo”, il libro di Ratzinger - Benedetto XVI (2010) ha scalato le vette delle classifiche: ha avuto uno straordinario successo di vendite e di guadagno con i diritti di autore.

Questa è la ‘bella notizia’ della "mangiatoia", tutto il resto appartiene al passato: l’arca di Noè, l’arca dell’alleanza di Mosè (con i due cherubini e la Legge scritta), l’arca-presepe del messaggio evangelico e di Francesco di Assisi (con i due cherubini - Giuseppe e Maria - e la Legge vivente, Gesù).

“In principio era il Logos” è solo “archeologia”! Oggi, su Piazza San Pietro, sventola il “Logo” del “Dominus Iesus”: “Deus caritas est”!!! Il Terzo Millennio prima di Cristo è già iniziato e il sogno di Ratzinger - Benedetto XVI come quello di Costantino annuncia la sua vittoria: “Forza Signore Gesù”!!!

Federico La Sala (10.10.2012)

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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