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www.ildialogo.org DIO CHIAMA AL SACERDOZIO GLI UOMINI E LE DONNE, MA PER LA CHIESA CATTOLICA COSTANTINIANA E' UNA BESTEMMIA. PADRE ROY BOURGEOIS RIDOTTO ALLO STATO LAICALE E SCOMUNICATO. Una nota di APIC,a c. di Federico La Sala

"IN HOC SIGNO VINCES": LA GUERRA NELLA TESTA DELLA GERARCHIA DELLA CHIESA CATTOLICO-COSTANTINIANA...
DIO CHIAMA AL SACERDOZIO GLI UOMINI E LE DONNE, MA PER LA CHIESA CATTOLICA COSTANTINIANA E' UNA BESTEMMIA. PADRE ROY BOURGEOIS RIDOTTO ALLO STATO LAICALE E SCOMUNICATO. Una nota di APIC

Padre Roy Bourgeois, militante per la pace e figura di contestatore dei missionari di Maryknoll, negli Stati Uniti, è stato canonicamente espulso dalla Società delle missioni estere cattoliche d’America. Questa decisione della Congregazione per la dottrina della fede è stata resa pubblica il 20 novembre 2012 dalla società missionaria americana


a c. di Federico La Sala

NOTA SUL TEMA:

PER UNA SVOLTA ANTROPOLOGICO-TEOLOGICA...
ALLE RADICI DELLA BELLICOSA POLITICA DEL VATICANO. LA GUERRA NELLA TESTA DELLA GERARCHIA DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA E L’INDICAZIONE ’DIMENTICATA’ DI GIOVANNI PAOLO II.
 

SPEGNERE IL "LUMEN GENTIUM" E INSTAURARE IL POTERE DEL "DOMINUS IESUS". Il disegno di Ratzinger - Benedetto XVI. Due testi a confronto, con alcune note

LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!! (Federico La Sala)

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Padre Roy Bourgeois è stato espulso dalla società Maryknoll e ridotto allo stato laicale

di APIC

 

in “www.catholink.ch” del 21 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Padre Roy Bourgeois, militante per la pace e figura di contestatore dei missionari di Maryknoll, negli Stati Uniti, è stato canonicamente espulso dalla Società delle missioni estere cattoliche d’America. Questa decisione della Congregazione per la dottrina della fede è stata resa pubblica il 20 novembre 2012 dalla società missionaria americana. Ridotto allo stato laicale e scomunicato, Roy Bourgeois è stato destituito dallo stato clericale.

Padre Roy Bourgeois è conosciuto da anni a livello internazionale per la sua lotta a favore della chiusura della “Scuola delle Americhe” - un centro di addestramento dei militari latino-americani situato a Fort Benning, nello stato americano della Georgia.

Il prete, che apparteneva ai missionari di Maryknoll da quarant’anni, aveva partecipato il 9 agosto 2008 ad una cerimonia di ordinazione organizzata dal movimento delle donne prete cattoliche romane (Roma Catholic Womenpriests). Si trattava dell’ordinazione sacerdotale di Janice Sevre- Duszynska, un’ordinazione illecita non riconosciuta dalla Chiesa cattolica, in cui non ci sono donne prete.

Il religioso è stato punito per la sua partecipazione a questo simulacro di ordinazione che si è svolto in una chiesta appartenente alla “Unitarian Universalist Church” a Lexington, nel Kentucky. In seguito a questo atto illecito, padre Bourgeois aveva ricevuto una lettera dal Vaticano nel 2008 che lo minacciava di scomunica latae sententiae (cioè automatica) se non avesse ritrattato.

All’epoca era stato convocato alla sede della sua congregazione, a Maryknoll (New York), dove era stato ricevuto dal superiore generale di allora, Padre John Sivalon, e da altri due membri del Consiglio generale. Nel giugno scorso era stato ricevuto dall’attuale superiore generale, Padre Edward Doucherty. In quell’occasione non si era parlato della sua espulsione. Il giornale americano “National Catholic Reporter”, citando il padre domenicano Tom Doyle, “specialista di diritto canonico e difensore di Padre Bourgeois, scrive che la decisione romana è stata presa uniteralmente il 4 ottobre 2012.

L’ex prete di Maryknoll ha rifiutato piegarsi alla richiesta esplicita di Roma di rinunciare al suo sostegno all’ordinazione delle donne ed è rimasto fermo sulle sue posizioni. Ha risposto al Vaticano affermando di ritenere che Dio chiami al sacerdozio sia gli uomini che le donne e che, per lui, dichiarare una cosa diversa a questo proposito e ritrattare per salvare il suo sacerdozio o la sua pensione equivarrebbe ad una menzogna.

“Sono giunto alla convinzione che le donne possano essere ordinate anche nella nostra Chiesa cattolica”, aveva dichiarato il giorno dopo quella cerimonia controversa. In questi ultimi anni ha ovunque militato contro gli insegnamenti della Chiesa cattolica relativi al non accesso delle donne al sacerdozio.

In un comunicato, la società di Maryknoll si dice rattristata dal fallimento del tentativo di riconciliazione con la Chiesa cattolica voluto sia dalla congregazione che da Roma. La società missionaria “ringrazia calorosamente padre Bourgeois per il suo servizio alla missione, e tutti i membri gli augurano il meglio nella sua vita personale”. In spirito di equità e di carità, sottolinea la società, “Maryknoll assisterà Bourgeois in questa transizione”.



Lunedì 26 Novembre,2012 Ore: 13:27
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 26/11/2012 16.36
Titolo:La disobbedienza sull’insegnamento della Chiesa a proposito dell’ordinazione del...
Dopo quattro anni di incontri e scontri è arrivato il provvedimento canonico

di Fabrizio Mastrofini (La Stampa - Vatican Insider, 20 novembre 2012)

Padre Roy Bourgeois, notissimo pacifista ed attivista, non appartiene più alla congregazione di Maryknoll. La Congregazione per la Dottrina della Fede, responsabile ultima della vicenda (e non la Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica), ad ottobre ha emesso il decreto di espulsione.

Due giorni fa la Curia generale dei Maryknoll ha comunicato ufficialmente la decisione, pubblicando il decreto e cogliendo di sorpresa sia il protagonista sia il suo difensore, il frate domenicano Tom Doyle, esperto di diritto canonico. Doyle ha infatti dichiarato che in giugno insieme a Bourgeois aveva incontrato padre Edward Dougherty, superiore generale dei Maryknoll, ed in quella occasione si era deciso di proseguire nel dialogo, senza fare menzione di provvedimenti canonici in arrivo. Dal canto loro i Maryknoll hanno rifiutato qualsiasi commento, rimandando al comunicato ufficiale.

La vicenda che vede protagonista Roy Bourgeois inizia nell’agosto 2008, quando il religioso partecipa all’ordinazione a sacerdote di una donna, fatta dalla chiesa unitariana in Kentucky. La presenza del religioso è chiaramente una esplicita protesta rispetto alle norme canoniche in vigore e a distanza di poche settimane a padre Bourgeois viene comunicato che la sanzione è la scomunica «latae sententiae», cioè automatica.

La vicenda si trascina fino al 2011 quando la congregazione dei Maryknoll spiega a Bourgeois che rischia la riduzione allo stato laicale e l’espulsione qualora non avesse chiarito il senso della sua partecipazione e ritrattato le dichiarazioni a favore dell’ordinazione alle donne rilasciate nel frattempo qua e là negli Stati Uniti.

Il religioso in una serie di lettere con i suoi superiori e con altre interviste ribadisce che è intimamente convinto della bontà del sacerdozio femminile e della rispondenza di questo al messaggio evangelico.

Nell’ultimo incontro di giugno, secondo Bourgeois, si era parlato di libertà di coscienza in generale e in particolare di quanto i missionari di Maryknoll dovessero sentirsi liberi di parlare senza rischiare sanzioni.

Nel comunicato che decreta l’espulsione dalla congregazione si rileva che «il sig. Bourgeois ha scelto di portare avanti una campagna contro l’insegnamento della Chiesa cattolica e senza il permesso dei vescovi ed ignorando la sensibilità dei fedeli. La disobbedienza sull’insegnamento della Chiesa a proposito dell’ordinazione delle donne lo hanno portato alla scomunica, alle dimissioni dalla congregazione ed alla riduzione allo stato laicale».

Roy Bourgeois è nato in Louisiana il 27 gennaio 1938, si è arruolato nell’esercito per quattro anni ed in Vietnam è stato decorato per il suo coraggio. Nel 1972 è stato ordinato sacerdote ed ha lavorato come missionario per molto tempo in Bolivia. Dall’impegno missionario è scaturita la decisione di avviare una campagna pacifista, soprattutto per contrastare l’impegno di assistenza militare fornito dagli Usa ai regimi latinoamericani negli anni Settanta ed Ottanta.

Nel 1990 ha fondato dunque «School of the Americas Watch» (Soa Watch), un gruppo di pressione per chiedere la fine di ogni assistenza militare Usa in America Latina ed in particolare la chiusura del centro di formazione School of the Americas che ha sede a Fort Benning in Georgia. Ogni anno, a metà novembre, si svolge una marcia pacifista davanti ai cancelli del centro, che nel corso degli anni ha cambiato nome ma non destinazione finale e continua a formare gli alti gradi militari dei diversi paesi latinoamericani. L’impegno pacifista ha reso Roy Bourgeois molto famoso e popolare, portandolo però ad impegnarsi su temi ecclesiali diversi da quelli sociali della sua originaria ispirazione.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 26/11/2012 18.13
Titolo:IN DIRETTA DAL PIANETA MARTE ....
Ancora il solito ritornello sulle donne, in diretta dal pianeta Marte

di Estelle R.

in “www.comitedelajupe.fr” del 9 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Ci sono giorni in cui mi chiedo davvero se certi prelati della Chiesa cattolica siano uomini che vivono su questo pianeta, tanto il loro sguardo sul mondo è fuori dalla realtà. L’ultimo esempio ci viene dai vescovi riuniti nel sinodo dal 7 al 28 ottobre scorso sul tema “nuova evangelizzazione.

Hanno votato una lista di 58 proposte presentate alla fine a Benedetto XVI. La proposta 46 riguarda la “Collaborazione fra uomini e donne nella Chiesa”.

Proposta 46: Collaborazione fra uomini e donne nella Chiesa

La chiesa apprezza l’eguale dignità, nella società, fra uomini e donne fatti ad immagine di Dio, e nella Chiesa, per la loro vocazione comune di battezzati in Cristo. Il pastori della Chiesa hanno riconosciuto le capacità specifiche delle donne, come la loro attenzione agli altri e i loro doni per l’educazione (nutrimento) e la compassione, particolarmente nella loro vocazione di madre. Le donne sono testimoni con gli uomini del Vangelo della vita per la loro dedizione nella trasmissione della vita nella famiglia. Insieme aiutano a mantenere viva la fede. Il sinodo riconosce che oggi le donne (laiche e religiose) contribuiscono con gli uomini alla riflessione teologica a tutti i livelli e partecipano delle responsabilità pastorali con loro in nuove modi portando avanti così la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede.

Possiamo apprezzare il primo paragrafo che ricorda (e per fortuna!) l’eguale dignità tra uomini e donne nella Chiesa, ma il secondo e il terzo paragrafo sono semplicemente nauseabondi. Non è nauseante leggere che questi signori credono ancora alle “capacità specifiche delle donne”!!! Apparentemente, hanno perso tutto il periodo (di almeno un secolo, tra l’altro!) in cui le donne non sono più limitate a posti di lavoro di infermiera o insegnante, mestieri in cui possono dispiegare tutta la panoplia dei loro talenti innati in materia di amore del prossimo, di compassione e di maternità. Non si devono neppure esser accorti che Margaret Thatcher era una donna.

Scrivere e votare tali enormità è sicuramente rivoltante per le donne, ma talmente degradante per gli uomini! Significa che qualsiasi uomo, qualunque cosa faccia, non sarà mai all’altezza della sua compagna nell’educazione dei figli e in generale nell’amore per il prossimo, perché, non essendo geneticamente programmato per dare la vita, in fondo è solo un grande handicappato nell’altruismo e nella compassione.

Ma sono cose che non stanno né in cielo né in terra!!! Questi signori non guardano mai attorno a sé? Ad esempio, non hanno fratelli, cugini, nipoti che hanno quell’istinto paterno, forte quanto quello della madre, che ad esempio fa sì che siano presenti e tengano la mano della moglie mentre lei partorisce? E che dire degli uomini e delle donne che non possono dare la vita ma sono disposti, con l’adozione, ad accogliere un bambino? Sono meno atti alla vocazione della famiglia?

Riparliamone, della vocazione! Il massimo dell’assurdità e della stupidaggine torna ancora con la menzione di “vocazione di madre”. Ah, la sacrosanta vocazione di madre! Ah, il modello della Santa Vergine Maria! Oltre al peso (e agli stereotipi che questo mette sulle spalle delle donne), ancora una volta, questo è degradante per gli uomini. E la loro specifica vocazione di padre? È unicamente materiale? Grazie di portare a casa i soldi per nutrire la famiglia ed eventualmente di dare un bacio ai bambini prima di metterli a letto, e basta?

E, andando oltre, questo rinvia una volta ancora al problema globale delle “vocazioni”: ciascuno nella sua casella, e non facciamo confusione. Perché, insomma, le donne sono pregate di fare figli... con chi, ce lo domandiamo, dato che gli uomini hanno la vocazione al presbiterato, come ci ricorda ogni anno la giornata delle vocazioni.

Ma come può la Chiesa cattolica, ancora ai nostri giorni, votare testi che rinchiudono in questo modo gli esseri umani? Come ci si può applicare coscientemente e coscienziosamente ad innalzare muri tra le persone, a determinare così la loro vita e le loro azioni apostoliche? Come si possono convalidare tali sciocchezze e dirsi eredi di un Cristo che ha fatto cadere tante e tante barriere? Quindi no, cento volte no, come uomini e come donne non possiamo accettare in pace questa proposizione del sinodo.

(Se non sono amareggiata al cento per cento, è perché apprezzo molto il fatto che il sinodo riconosca che le donne partecipano alla riflessione teologica e possono avere responsabilità pastorali.)
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 26/11/2012 18.46
Titolo:LA NUOVA ALLEANZA è UN «patto» (per una Chiesa e) un Paese davvero civile
Un «patto» per un Paese davvero civile

di Vittoria Franco (l’Unità, 26.11.2012)

QUEST’ANNO SIAMO ARRIVATI ALL’APPUNTAMENTO CON IL 25 NOVEMBRE, GIORNATA INTERNAZIONE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, CON IL PESO DI 113 FEMMINICIDI DALL’INIZIO DEL 2012. Un peso insostenibile e un dramma intollerabile per un Paese civile. Le azioni possibili per affrontare e combattere questo fenomeno sono molte, e noi donne del Pd le elenchiamo spesso: ratificare subito la Convenzione di Istanbul contro la violenza domestica e sulle donne, investire sui centri antiviolenza, fare prevenzione, approvare le nostre proposte, da tempo depositate in Parlamento, per realizzare tutto questo. Ma il cambiamento necessario è di natura culturale, ne siamo consapevoli. Le donne italiane, con il loro traguardo di un peso specifico sempre più alto nella società, fondato sul successo nella scolarizzazione e nelle professioni e sulla fatica di interpretare sempre il welfare complementare, stanno mettendo in discussione l’ordine costituito, ma senza reale riconoscimento della loro dignità, del loro valore e del loro potere.

È per questo che serve un «patto» per un nuovo mondo comune. Patto fra uomini e donne che sono e si considerano pari. Un nuovo orizzonte anche per costruire un esito positivo della crisi economica. A differenza del contratto classico, il patto per un nuovo mondo comune viene stipulato espressamente fra donne e uomini e indica un orizzonte di conquiste da realizzare su un terreno diverso rispetto al passato, perché presuppone il contesto di una nuova cultura della convivenza, basata sull’eguale riconoscimento reciproco di libertà e dignità.

Patto per che cosa? Per condividere il potere in ogni settore di attività: nella rappresentanza istituzionale, sul mercato del lavoro e nelle carriere; per affermare una rappresentanza eguale nei luoghi in cui si assumono le decisioni; per condividere il lavoro di cura e la genitorialità, per realizzare la parità salariale. Insomma, per dare gambe e realtà al principio della democrazia paritaria. Tutto questo vuol dire ricontrattare i ruoli, scardinare la dicotomia tra sfera pubblica e sfera privata che si è creata all’origine dello Stato moderno e che si definisce in base a ruoli predefiniti dei due generi.

Noi stiamo mettendo in discussione questo racconto archetipico per costruire una nuova storia, che racconta di un processo di democratizzazione nel quale l’uomo e la donna divengono «cofondatori» della cittadinanza universale stringendo un patto di non discriminazione, fondato sulla valorizzazione e il rispetto delle persone, delle competenze, del saper fare. Patto vuol dire allora, ad esempio, che il rispetto del corpo femminile entra nel lessico e nell’educazione. Patto significa che le donne cedono più spazio agli uomini per la cura familiare e gli uomini più spazio pubblico alle donne (e i congedi paterni obbligatori della legge Fornero, anche se da estendere, vanno in questa direzione). Insomma, il patto va insieme con la giustizia di genere e non solo più con la giustizia sociale. Cominciamo a parlarne.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 26/11/2012 19.35
Titolo:PADRE BOURGEOIS, My Journey form Silence to Solidarity (scaricabile)
Il cammino che lo ha portato al sostegno della causa dell’uguaglianza di genere nella Chiesa è raccontato nel libro My Journey form Silence to Solidarity (scaricabile dal sito http://www.roybourgeoisjourney.org/.
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ATTACCO FINALE A PADRE BOURGEOIS. DOPO LA SCOMUNICA ARRIVA LA DIMISSIONE DALLO STATO CLERICALE *

36944. NEW YORK-ADISTA. Scomunica, espulsione dalla propria congregazione religiosa e dimissione dallo stato clericale: il massimo della “pena”, dopo quattro anni di braccio di ferro, per p. Roy Bourgeois, religioso dei missionari di Maryknoll, noto per la sua attività pacifista e per il suo impegno contro la famigerata Scuola delle Americhe (terra di coltura delle milizie paramilitari latinoamericane), colpevole di aver appoggiato l’ordinazione sacerdotale femminile (v. Adista nn. 86/08; 66/10; 28, 32, 69, 78, 80/11). Nel 2008, infatti, p. Bourgeois, 74 anni, concelebrò nel Kentucky la funzione in cui venne ordinata una donna, Janice Sevre-Duszynska, ricevendo una scomunica immediata latae sententiae. Non ha mai ritrattato il suo sostegno alla causa delle donne prete, facendone una questione di giustizia e di parità.

Secondo quanto si legge nel laconico e freddo comunicato emesso il 19 novembre dai superiori di Bourgeois, il provvedimento - di cui nemmeno il difensore del religioso, il canonista domenicano p. Tom Doyle, era al corrente - è stato firmato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede ad ottobre. Lo scorso giugno, durante un incontro tra Doyle, Bourgeois e il superiore generale p. Edward Dougherty, la questione dell’espulsione non era neppure stata sfiorata: «Si pensava che le cose sarebbero continuate così, che non avrebbero espulso Roy e che il dialogo sarebbe proseguito», ha detto Doyle, secondo quanto riporta il National Catholic Reporter (19/11). «E invece è appena successo questo, uniltateralmente. Bourgeois non ne aveva idea».

Il comunicato ha un tono piuttosto freddo e parla di «disobbedienza e predicazione contraria all’insegnamento della Chiesa cattolica sull’ordinazione femminile». «Con questa divisione - si legge - la Società di Maryknoll ringrazia calorosamente Roy Bourgeois per il suo servizio alla missione e tutti i membri gli augurano il meglio per la sua vita personale. In uno spirito di equità e carità - conclude - Maryknoll assisterà il sig. Bourgeois [sic] in questo passaggio».

Dopo un primo “no comment”, p. Roy ha diffuso una propria dichiarazione. «Sono prete cattolico nella comunità di Maryknoll da 40 anni», afferma. «Vi sono entrato da giovane per il suo lavoro per la giustizia e l’uguaglianza nel mondo. Essere espulso da Maryknoll e dal sacerdozio perché ritengo che anche le donne siano chiamate ad essere preti è molto difficile e doloroso». Il Vaticano e Maryknoll, continua Bourgeois, «possono espellere me, ma non possono espellere il tema dell’uguaglianza di genere nella chiesa. La richiesta di uguaglianza di genere affonda le sue radici nella giustizia e nella dignità e non scomparirà». L’esclusione delle donne dal sacerdozio, ribadisce ancora una volta, «è una grave ingiustizia contro le donne, contro la nostra Chiesa e il nostro Dio d’amore che chiama sia uomini che donne ad essere preti». Di qui l’esigenza di parlare, perché «dove c’è un’ingiustizia, il silenzio è la voce della complicità». «Ad un incontro con la mia congregazione - aveva detto in un’intervista rilasciataci nel 2011 (v. Adista n. 80/11) ho detto ai miei confratelli: “C’è un grande dibattito nella Chiesa, il sensus fidelium va nella direzione dell’appoggio al sacerdozio femminile; le donne sono chiamate da Dio come voi”. Ma il superiore mi ha risposto: “Non capisci, Roy, papa Giovanni Paolo II ha detto che non vi sarà discussione ulteriore su questo tema”. “Ma i cattolici ormai sono adulti - ho ribattuto - e come adulti si sentono offesi. Il dibattito ci sarà, con o senza di voi. Anche se voi deciderete di non partecipare, la discussione andrà avanti lo stesso”».

Un percorso faticoso

La vicenda di Bourgeois è complessa. Era il marzo del 2011, quando la congregazione dei missionari di Maryknoll aveva rivolto un primo ultimatum al religioso: entro 15 giorni avrebbe dovuto ritrattare il proprio sostegno alla causa del sacerdozio femminile pena l’espulsione dalla comunità (Bourgeois aveva già ricevuto, come detto, la scomunica automatica prevista per questi atti). Il provvedimento dell’espulsione, tuttavia, si è fatto attendere: il 7 marzo 2012 la punizione è stata decisa con votazione all’interno del consiglio generale della congregazione, formato dal superiore generale, tre assistenti e un’altra persona, necessaria per raggiungere il numero minimo di cinque voti. L’esito della votazione era però stato piuttosto ambiguo: due voti a favore dell’espulsione e tre astenuti.

Doyle e Bourgeois si erano lamentati già all’epoca della mancanza di comunicazione: la votazione era avvenuta già qualche mese prima, senza che nulla fosse stato notificato: un modo di procedere che indicava che «manca qualcosa nell’applicazione del diritto canonico», aveva fatto presente Doyle in una lettera al superiore generale, rimasta senza riscontro. «Hanno votato per espellere Bourgeois e lo hanno fatto sapere al Vaticano. Roy non aveva idea di ciò che stava accadendo e nemmeno io, che sono il suo avvocato». Da parte sua, Bourgeois ne faceva una questione di trasparenza: qualsiasi religioso di Maryknoll che si trovi in una situazione del genere, aveva detto, «deve avere il diritto di sapere cosa viene riferito in Vaticano».

La solidarietà

Numerose le attestazioni di solidarietà, tra le quali quella della Women Ordination Conference (Woc). «Forse non sarà più un prete agli occhi del Vaticano o della comunità di Maryknoll - scrive la presidente Erin Saiz Hanna - ma p. Roy resterà un profeta agli occhi degli emarginati. P. Roy si unisce a una Chiesa più ampia, la Chiesa del popolo di Dio, che comprende che uomini e donne sono uguali per Dio. La storia è dalla nostra parte e un giorno, quando lo canonizzeranno, il Vaticano chiederà perdono per questo errore doloroso». Solidariteà anche da parte dell’ex superiore di Maryknoll, p. John Sivalon, che ha parlato del «profondo amore per la Chiesa» di p. Roy e ha definito l’espulsione da parte del Vaticano un’interferenza negli affari della congregazione religiosa, che «ne ha intaccato l’integrità».

Il cammino che lo ha portato al sostegno della causa dell’uguaglianza di genere nella Chiesa è raccontato nel libro My Journey form Silence to Solidarity (scaricabile dal sito http://www.roybourgeoisjourney.org/. (ludovica eugenio)

* Adista Notizie n. 43 del 01/12/2012
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 26/11/2012 21.42
Titolo:CARLO m. mARTINI: RENDERE PIU' GIUSTIZIA ALLE DONNE ....
- IL CARDINALE CARLO M. MARTINI, in Conversazioni notturne a Gerusalemme, ricorda:

- "Negli anni ’90 sono andato a trovare a Canterbury l’allora primate della Chiesa d’Inghilterra, l’arcivescovo dottor Gorge Leonard Carey. L’ordinazione di donne aveva provocato tensioni nella sua Chiesa. Ho tentato di infondergli coraggio in questa impresa: potrebbe aiutare anche noi a rendere più giustizia alle donne e a comprendere come andare avanti. Non dobbiamo essere scontenti perché la Chiesa evangelica e quella anglicana ordinano donne, introducendo così un elemento fondamentale nel contesto del grande ecumenismo. E tuttavia questo non è un motivo per uniformare le diverse tradizioni".
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 29/11/2012 12.17
Titolo:VERRA' IL GIORNO. Come giudicherà la storia?
Padre Roy espulso in relazione all’ordinazione di donne: come giudicherà la storia?

di Bryan Cones

in “www.uscatholic.org” (U.S.Catholics In Conversation with American Catholics) del 21 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Con molta tristezza ho letto la notizia dell’inevitabile riduzione allo stato laicale di padre Roy Bourgeois e della sua espulsione dalla congregazione dei Maryknoll dopo più di 40 anni di servizio. Dico “inevitabile” perché non ho mai avuto alcuna fiducia nella possibilità che la tattica dello stallo di Maryknoll di questi ultimi anni potesse mai avere successo. Bourgeois ha segnato il suo destino quando ha pubblicamente concelebrato nel 2008 un’ordinazione del gruppo Womenpriests; anche se avesse accettato di “ritrattare” il suo sostegno per l’ordinazione di donne al presbiterato, dubito che gli sarebbe mai stato permesso di esercitare pubblicamente la sua funzione di prete.

Il problema per il Vaticano è che coloro che lì decidono usano l’estrema arma del loro arsenale quando si arriva a punire preti che pubblicamente si esprimono in disaccordo sul tema dell’ordinazione delle donne. Secondo quanto afferma il National Catholic Reporter, anche il modo in cui è stato applicato è stato fuori dall’ordinario. La Congregazione per la dottrina della fede avrebbe potuto ridurre Bourgeois allo stato laicale senza che fosse espulso dalla congregazione dei Maryknoll (revocando la scomunica), ma non lo ha fatto. Usando su di lui anche l’ultima oncia del loro potere, in realtà hanno disarmato se stessi. Ora non hanno assolutamente alcun controllo su ciò che può fare Bourgeois.

Ad esempio, cosa succede se la gente continua a trattarlo da prete? Se celebra l’eucaristia con lui, se riceve la comunione da lui? In altre parole, cosa succede se la gente ignora completamente l’uso da parte del Vaticano dell’opzione nucleare nei suoi confronti? Con molta probabilità, alcune persone lo faranno, benché noi non sappiamo quali saranno le prossime mosse di Bourgeois.

Sono veramente deluso per il fatto che non possiamo avere un dialogo teologico da adulti sul problema dell’ordinazione delle donne, o almeno sul sessismo che esiste nella Chiesa. Ma non posso far a meno di pensare a che cosa succederà se verrà il giorno, forse tra decenni o tra secoli, in cui un futuro papa riaprirà la discussione che Giovanni Paolo II ha chiuso in Ordinatio Sacerdotalis. Mi sembra molto improbabile che tra 100 anni il dialogo sarà ancora come è adesso.

Molti teologi, un numero significativo, hanno affermato che l’ultima dichiarazione del papa, secondo cui la chiesa non avrebbe autorità per ordinare le donne, è reversibile. Ma nello stesso momento, i cattolici sono tenuti alla direttiva vaticana che prevede semplicemente che di questo non si parla.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 29/11/2012 13.18
Titolo:Il prete, le donne e il Vaticano
Il prete, le donne e il Vaticano

di Louis Frayasse

in “Réforme” n° 3490 del 29 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Roy Bourgeois, prete cattolico americano impegnato a favore dell’ordinazione delle donne, è stato ridotto [ndr.:o innalzato?] allo stato laicale dal Vaticano.

Un giudizio senza appello. Il 4 ottobre scorso, la Congregazione per la dottrina della fede, incaricata della conservazione del dogma cattolico, ha destituito il prete americano Roy Bourgeois, riducendolo allo stato laicale. La decisione era attesa da diversi anni. Nell’agosto 2008, Roy Bourgeois aveva concelebrato l’eucaristia in occasione dell’ordinazione presbiterale di una donna, Janice Sevre-Suszynska, delitto passibile di scomunica automatica nella Chiesa cattolica.

Il caso ha avuto molta risonanza oltre Atlantico in quanto Roy Bourgeois, oggi settantaquattrenne, è una figura familiare per molti americani. Da più di vent’anni questo prete della Società delle missioni estere cattoliche d’America, meglio conosciuta con il nome di società di Maryknoll, porta avanti una battaglia accanita all’interno della sua organizzazione, SOA Watch.

SOA Watch è nata nel 1990, un anno dopo l’assassinio di sei preti gesuiti in Salvador da parte dei soldati formati alla Scuola delle Americhe (School of the America, SOA, ribattezzata Western Hemisphere Institute for Security Cooperation, nel 2001). Dalla sua creazione nel 1946, questa scuola militare dell’esercito ha accolto decine di migliaia di soldati latino-americani per dispensare loro una formazione centrata attorno alle tecniche della contro-insurrezione. Il principale rimprovero rivolto alla SOA/WHINSEC è aver contribuito a formare - in particolare all’uso della tortura - gli ufficiali degli eserciti dei diversi regimi dittatoriali del secolo scorso in America Latina. Quegli ufficiali sarebbero responsabili della tortura, della morte o della scomparsa di centinaia di migliaia di persone in America Latina.

Fin dalla sua fondazione, l’obiettivo di SOA Watch è quello di far chiudere la Scuola delle Americhe e di modificare radicalmente la politica estera americana in America Latina. Per far questo, l’organizzazione organizza della manifestazioni, dei digiuni e delle veglie silenziose, nonché delle azioni di lobbying mediatico e parlamentare. Militante infaticabile, Roy Bourgeois ha passato diversi anni in prigione per essere entrato all’interno del recinto della scuola militare. Come coronamento di due decenni di attivismo, Roy Bourgeois e SOA Watch sono nominati per il premio Nobel per la pace 2010 dall’American Friends Service Committee, un’organizzazione quacchera, essa stessa premiata nel 1947.

Tuttavia, dopo diversi anni, Roy Bourgeois si è impegnato in un’altra lotta: quella dell’ordinazione delle donne all’interno della Chiesa cattolica. A causa della sua scomunica e della sua riduzione allo stato laicale, è stato costretto a lasciare la società di Maryknoll, in cui ha operato per 40 anni.

“Il Vaticano e Maryknoll possono destituirmi, ma non possono far scomparire il problema dell’uguaglianza dei sessi nella Chiesa cattolica”, ha dichiarato in un comunicato. “La rivendicazione dell’uguaglianza dei sessi è radicata nella giustizia e nella dignità e non scomparirà. Quando c’è un’ingiustizia, il silenzio è la voce della complicità. La mia coscienza mi ha imposto di rompere questo silenzio e di affrontare il peccato di sessismo nella mia Chiesa.”

Recentemente, Roy Bourgeois si era avvicinato all’associazione Roma Catholic Women Priests (RCWP, donne prete cattoliche), un organismo internazionale che rivendica l’accesso delle donne al presbiterato nella Chiesa cattolica.

“Roy è sempre stato solidale con tutti coloro che credono nell’ordinazione delle donne all’interno di una Chiesa non clericale e non gerarchica, afferma Bridget MaryMeehan, membro dell’associazione RCWP e ordinata vescovo nel 2009. La Chiesa cattolica non può continuare la sua discriminazione nei confronti delle donne e attribuirne la responsabilità a Dio. Tutti i battezzati sono a immagine di Cristo e, per questo, sia uomini che donne possono celebrare la messa. Noi non desideriamo lasciare la Chiesa cattolica perché la amiamo, ma desideriamo invece trasformarla affinché riconosca l’uguaglianza di tutti davanti al Vangelo, preconizzata da Gesù”.

Oggi, l’associazione RCWP rivendica la presenza di 150 donne prete nel mondo, la maggior parte delle quali negli Stati Uniti. Le prime sono state ordinate nel 2002 da un vescovo cattolico, Romulo Antonio Braschi, e questo permette alle donne prete di affermare, malgrado la scomunica automatica di cui sono vittime, che la loro ordinazione è valida, poiché non ha infranto la successione apostolica.

“Non si tratta semplicemente di inserire pienamente le donne nella Chiesa, spiega Janice Sevre- Duszynska, la cui ordinazione nel 2008 è all’origine dell’espulsione di Roy Bourgeois. Quello che noi rivendichiamo, è un presbiterato rinnovato in una Chiesa cattolica trasformata, una Chiesa nella quale tutti - divorziati, non cattolici, omosessuali - siano i benvenuti. Spero che i preti maschi trovino il coraggio di dire “ora basta”, e che chiederanno più giustizia ai loro vescovi.” Per il momento le donne prete RCWP celebrano la messa in “chiese case” o in locali presi in affitto ad altre denominazioni cristiane.

Continuano a porre, senza cedimenti, il problema delle donne all’interno della Chiesa cattolica
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 16/12/2012 09.34
Titolo:L’ordinazione di donne correggerebbe un’ingiustizia
L’ordinazione di donne correggerebbe un’ingiustizia

di editoriale

in “National Catholic Reporter” del 3 dicembre 2012
(traduzione: www.finesettimana.org)

La chiamata al ministero ordinato è un dono di Dio. È radicato nel battesimo e richiamato e affermato dalla comunità perché è autentico ed evidente nella persona come carisma. Le donne cattoliche che hanno riconosciuto una chiamata al presbiterato e la cui chiamata è stata confermata dalla comunità dovrebbero essere ordinate nelle Chiesa Cattolica Romana. Sbarrare alle donne la possibilità dell’ordinazione al ministero è un’ingiustizia che non si può permettere.

L’affermazione peggiore contenuta nel comunicato stampa del 19 novembre che annunciava “scomunica, dimissioni e riduzione allo stato laicale” di Roy Bourgeois è che Bourgeois con la sua “disobbedienza” e la sua “campagna contro l’insegnamento della Chiesa cattolica”... “ignorasse le sensibilità dei credenti”. Nulla potrebbe essere più lontano dal vero. Bourgeois, attento in tutta la sua vita all’ascolto degli emarginati, ha sentito la voce dei fedeli ed ha risposto a questa voce. Bourgeois arriva al cuore del problema. Ha detto che nessuno può dire chi Dio chiama, chi Dio può o non può chiamare al magistero ordinato. Ha detto che affermare che l’anatomia sia in qualche modo una barriera alla capacità di Dio di chiamare un figlio di Dio, pone ulteriori limiti assurdi al potere di Dio. La maggioranza dei fedeli crede questo.

Rivediamo la cronistoria della risposta di Roma alla richiesta dei fedeli di ordinare delle donne. Nell’aprile 1976 la Pontificia Commissione biblica giunge a maggioranza a questa conclusione: non sembra che il Nuovo Testamento di per sé ci permetta di definire in modo chiaro ed una volta per tutte il problema del possibile accesso delle donne al presbiterato. In una deliberazione successiva, la commissione votò 12 a 5 a favore dell’opinione che la Scrittura da sola non escluda l’ordinazione delle donne, e 12 a 5 a favore dell’opinione che la chiesa potrebbe ordinare donne al presbiterato senza andare contro le intenzioni originali di Cristo.

In Inter Insigniores (datato 15 ottobre 1976, ma reso pubblico nel gennaio successivo), la Congregazione per la dottrina della fede ha scritto: “La Chiesa, per fedeltà all’esempio del suo Signore, non si considera autorizzata ad ammettere le donne all’Ordinazione sacerdotale”. Tale dichiarazione, pubblicata con l’approvazione di Papa Paolo VI, era un relativamente modesto “non si considera autorizzata”.

Papa Giovanni Paolo II alzò considerevolmente la posta in Ordinatio Sacerdotalis (22 maggio 1994): “Dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”. Giovanni Paolo II voleva dichiarare il divieto “irriformabile”, una presa di posizione molto più forte di “tenuta in modo definitivo”. La cosa incontrò una sostanziale resistenza da parte di vescovi di alto rango che si riunirono in uno speciale incontro in Vaticano nel marzo 1995 per discutere il documento, incontro di cui NCR parlò all’epoca. Anche allora, vescovi attenti ai bisogni pastorali della chiesa avevano ottenuto una concessione alla possibilità di cambiamento dell’insegnamento.

Ma quella piccolissima vittoria fu effimera. Nell’ottobre 1995, la Congregazione per la dottrina agì ulteriormente, rilasciando un responsum ad propositum dubium riguardante la natura dell’insegnamento in Ordinatio Sacerdotalis:“L’insegnamento richiede un assenso definitivo poiché, fondato sulla parola scritta di Dio, costantemente preservato e applicato fin dall’inizio nella tradizione della Chiesa, è stato stabilito infallibilmente dal magistero ordinario e universale”. Il divieto all’ordinazione delle donne appartiene “al deposito della fede”, disse il responsum.

Lo scopo del responsum era di bloccare ogni discussione. In una lettera di presentazione al responsum, il cardinale Joseph Ratzinger, che era a capo della Congregazione, chiedeva ai presidenti delle conferenze episcopali di “fare tutto il possibile per assicurare la sua distribuzione e ricezione favorevole, facendo particolare attenzione che soprattutto da parte di teologi, operatori pastorali e religiosi, non fossero riproposte posizioni ambigue o contrarie.”

Malgrado la sicurezza con cui Ordinatio Sacerdotalis e il responsum furono diffusi, essi non rispondevano a tutte le domande sul problema.

Molti fecero notare che dire che l’insegnamento era “fondato sulla Parola scritta di Dio” ignorava completamente le conclusioni della Pontificia Commissione Biblica del 1976.

Altri fecero notare che la Congregazione per la dottrina non fece una richiesta di infallibilità papale, ma disse che ciò che il papa insegnava in Ordinatio sacerdotalis era ciò che “era stato stabilito infallibilmente dal magistero ordinario e universale”. Anche questo, tuttavia, è stato posto in discussione, perché in ogni epoca c’erano molti vescovi in varie parti del mondo che avevano serie riserve su tale insegnamento, benché pochi le esprimessero in pubblico.

In un articolo su The Tablet nel dicembre 1995, il gesuita Francis A. Sullivan, autorità teologica nel magistero, citava il Canone 749, affermando che nessuna dottrina deve essere intesa come definita infallibilmente a meno che questo fatto sia chiaramente affermato. Sullivan scriveva: “Il problema che mi rimane è se sia un fatto affermato chiaramente che i vescovi della Chiesa cattolica siano convinti dell’insegnamento quanto lo è evidentemente Papa Giovanni Paolo II.

Il responsum prese quasi tutti i vescovi alla sprovvista. Benché datato ottobre, non fu reso pubblico che il 18 novembre. L’arcivescovo William Keeler di Baltimora, allora presidente uscente della Conferenza episcopale statunitense, ricevette il documento senza nessun avvertimento tre ore dopo che i vescovi avevano rinviato il loro incontro annuale. Un vescovo disse al NCR che aveva saputo del documento leggendo il New York Times. Disse che molti vescovi erano profondamente preoccupati dalla dichiarazione. Sia lui che altri vescovi parlarono solo in maniera anonima.

Il Vaticano aveva già cominciato a giocare le sue carte per bloccare interrogazioni. Come riferì il gesuita Thomas Reese nel suo libro del 1989 Archbishop: Inside the Power Structure of the American Catholic Church, sotto Giovanni Paolo II, il modo di considerare l’insegnamento contro l’ordinazione delle donne da parte di un prete potenziale candidato all’episcopato, era diventato una cartina di tornasole per sapere se potesse essere promosso a vescovo.

Meno di un anno dopo la pubblicazione di Ordinatio Sacerdotalis, Suor Mercy Carmel McEnroy fu rimossa dal suo incarico di ruolo di insegnamento di teologia al St. Meinrad Seminary nell’Indiana per il suo pubblico dissenso dall’insegnamento della Chiesa: aveva firmato una lettera aperta al papa chiedendo l’ordinazione delle donne. Molto probabilmente McEnroy è stata la prima vittima di Ordinatio Sacerdotalis, ma ce ne sono state molte altre. Roy Bourgeois è stato la vittima più recente.

Il beato John Henry Newman aveva detto che ci sono tre magisteri nella Chiesa: i vescovi, i teologie il popolo. Sul problema dell’ordinazione delle donne, due delle tre voci sono state messe a tacere, questo è il motivo per cui la terza voce deve ora farsi sentire. Dobbiamo parlarne a voce alta e forte in tutti gli spazi pubblici che abbiamo a disposizione: durante le riunione dei comitati di parrocchia, nei gruppi di condivisione della fede, nelle convocazioni della diocesi e durante seminari accademici. Dovremmo scrivere delle lettere ai preti, ai redattori-capo dei giornali locali e alle reti televisive.

Il nostro messaggio è questo: noi crediamo che, per il sensus fidelium, l’esclusione delle donne dal magistero ordinato non ha alcun fondamento nelle Scritture né alcun altro fondamento logico convincente; quindi le donne dovrebbero essere ordinate. Abbiamo preso atto del consenso dei fedeli nelle parrocchie, in occasione di conferenze e di riunioni di famiglia. Individui e gruppi hanno studiato e pregato su quel problema. La direttrice esecutiva della Women’s Ordination Conference ci assicura, ad esempio, che i fedeli sono giunti a questa conclusione dopo una valutazione preceduta da preghiera e studio - sì, perfino studiando Ordinatio sacerdotalis. NCR unisce la sua voce a quella di Roy Bourgeois e invita la Chiesa cattolica a correggere questo ingiusto insegnamento.

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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