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www.ildialogo.org 2012 DOPO CRISTO: L'ITALIA ANCORA E DI NUOVO SOTTO LA FINESTRA-BALCONE DI BENEDETTO XVI. L’appello del cardinale Bagnasco e l’operoso Ferragosto del "centro" per il Governo Monti. Note di Orazio La Rocca e di Francesco Lo Sardo,a c. di Federico La Sala

LA CHIESA E LA PEDAGOGIA DELLA TEOLOGIA POLITICA DEL MENTITORE: "DIO E' VALORE". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
2012 DOPO CRISTO: L'ITALIA ANCORA E DI NUOVO SOTTO LA FINESTRA-BALCONE DI BENEDETTO XVI. L’appello del cardinale Bagnasco e l’operoso Ferragosto del "centro" per il Governo Monti. Note di Orazio La Rocca e di Francesco Lo Sardo

Cos’hanno in comune i ciellini della Cdo - orfani di Berlusconi e Formigoni - riuniti a Rimini attorno a Monti col cattolico-democratico Dellai - un politico perfetta espressione di quelle istanze del territorio evocate dal sociologo De Rita - con le Acli, la Cisl, la comunità di Sant’Egidio di Riccardi e, volendo proseguire nell’elenco, con l’Mcl, la Confcooperative, la Coldiretti, la Confartigianato?Le sette grandi sorelle dell’associazionismo cattolico e le figure alla Riccardi (e a maggior ragione alla Corrado Passera) hanno in comune il retroterra di Todi (...)


a c. di Federico La Sala

Nateriali sul tema:

 

 

A TODI, AL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE. Una memoria

IL POTERE E LA GRAZIA. I SANTI PATRONI - IN MOSTRA. NEL NOME DEL DIO DEGLI AFFARI, RINNOVATO PATTO DIABOLICO "STATO-CHIESA".

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2012).

KANT E SAN PAOLO. COME IL BUON GIUDIZIO ("SECUNDA PETRI") VIENE (E VENNE) RIDOTTO IN STATO DI MINORITA’ DAL GIUDIZIO FALSO E BUGIARDO ("SECUNDA PAULI"). (Federico La Sala)

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Cattolici, l’appello di Bagnasco: “Più impegno in politica”

di Orazio La Rocca (la Repubblica, 11 agosto 2012)

In politica e nella vita pubblica «i cattolici siano sempre più numerosi e ben formati, come da tempo esortano Benedetto XVI e i vescovi italiani». Nuovo forte richiamo del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, a favore della presenza cattolica nella vita politica del Paese.

L’appello - lanciato ieri per la festa di San Lorenzo - arriva dopo una serie di analoghi interventi fatti da Bagnasco negli ultimi mesi in occasione delle assemblee vescovili e dei consigli Cei. Appelli e prolusioni che hanno quasi disegnato l’identikit del politico cattolico doc. E vale a dire, una figura «moralmente ineccepibile», fedele al Vangelo, aperta al dialogo, sempre attenta al «bene comune», ma mai disposta a «mercanteggiare » sui valori cristiani. Valori comunemente definiti dalle gerarchie cattoliche «non negoziabili» come la difesa della vita dal concepimento fino alla fine naturale, la promozione della famiglia basata sul matrimonio tra un uomo e una donna, libertà di insegnamento.

Punti rilanciati nell’omelia di ieri pubblicata - significativamente - quasi per intero dall’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede diretto da Giovanni Maria Vian, con un titolo altrettanto significativo, «Controcorrente per fedeltà al Vangelo». La presenza dei cattolici in politica, puntualizza tra l’altro il cardinale Bagnasco, «non è codificata in formule specifiche, fatta salva la consapevolezza che sui principi di fondo non si può mercanteggiare, che i valori non sono tutti uguali, ma esiste una interna gerarchia e connessione; che l’etica della vita e della famiglia non sono la conseguenza, ma il fondamento della giustizia e della solidarietà sociale».

E come “modelli”, il porporato indica «i grandi statisti cattolici che hanno portato la propria indiscutibile statura umana e cristiana che il Paese, l’Europa e gli scenari internazionali esigevano, allora come oggi». «L’appello del cardinale va raccolto sino in fondo e con coerenza», ha commentato Giorgio Merlo, deputato del Partito democratico e vice presidente della Commissione di vigilanza della Rai, secondo il quale «l’impegno politico dei cattolici, ovviamente laico pluralistico, non deve essere marginale e può avere un ruolo determinante anche in vista della prossima campagna elettorale».

Apprezzamenti anche dall’ex ministro Maurizio Sacconi del Pdl: «Ha richiamato i cristiani all’impegno pubblico ricordando che l’etica della vita e della famiglia sono il presupposto di ogni politica per il bene comune». Per Paola Binetti, deputata Udc, è un intervento che «va accolto integralmente, specialmente sulla difesa della valori, della promozione umana e della famiglia».

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L’operoso Ferragosto del centro per Monti

di Francesco Lo Sardo (Europa, 10 agosto 2012)

La geometrica perfezione dell’incrocio di date attorno alla “Cosa catto-lib” in gestazione già la dice lunga. Sul suo versante “destro”, se così si può dire, domenica 19 agosto, a Rimini, il Meeting di Cl movimento ecclesiale il cui braccio socio-economico è la Compagnia delle opere - viene aperto dal cattobocconiano Mario Monti, accolto con tutti gli onori. Sul versante “sinistro”, lo stesso giorno, a Trento, all’indomani del convegno su De Gasperi di Pieve Tesino, il presidente della provincia Lorenzo Dellai riunirà molti dei convenuti tra cui l’aclista Olivero, il cislino Bonanni e il ministro Riccardi, per fare il punto in un incontro dell’associazione “Il popolo trentino”.

Cos’hanno in comune i ciellini della Cdo - orfani di Berlusconi e Formigoni - riuniti a Rimini attorno a Monti col cattolico-democratico Dellai - un politico perfetta espressione di quelle istanze del territorio evocate dal sociologo De Rita - con le Acli, la Cisl, la comunità di Sant’Egidio di Riccardi e, volendo proseguire nell’elenco, con l’Mcl, la Confcooperative, la Coldiretti, la Confartigianato?

Le sette grandi sorelle dell’associazionismo cattolico e le figure alla Riccardi (e a maggior ragione alla Corrado Passera) hanno in comune il retroterra di Todi: il summit benedetto dalla Cei di Bagnasco da cui arrivò la spallata a Berlusconi nell’autunno 2011 che, il 21-22 ottobre prossimi, tirerà le fila di un lungo lavoro di cui le tappe di Rimini e Trento segnano il giro di boa.

Nell’intervallo tra il parallelo tavolo Rimini-Trento del dopo Ferragosto e la sintesi di Todi si collocano due passaggi chiave: questi nel più tradizionale perimetro della politica romana. Il 7-9 settembre Chianciano ospiterà una kermesse dell’Udc in cui Casini - per l’ennesima volta, forse quella decisiva visto che il tempo stringe - scioglierà il partito e farà personalmente un passo indietro per mettersi a disposizione nell’impresa di costruzione di una grande lista catto-liberalriformista (forse guidata da Passera o Emma Marcegaglia, o da un consolato-ticket dei due) per le elezioni 2013.

Il 30 settembre Fini, con Fli, farà altrettanto. Passando per la cruna dell’ago dello scioglimento in un più vasto contenitore, la coppia Pier-Gianfranco potrà meglio traghettarsi nella Terza repubblica: in emulsione col complesso e articolato sentire del cattolicesimo democratico e liberalriformista che dalla base sindacale - passando dalla Cattolica e incuneandosi in Bocconi - pulsa nel cuore della raffinata tecnocrazia sociale di Monti e Passera. Anche Montezemolo, come Fini e Casini, farà un passo indietro e s’è già messo a disposizione: in cambio, il listone sarà anche espressione delle competenze selezionate in questi mesi dalla sua Italiafutura.

Obiettivo di questo centro, a bilanciamento e in alleanza col Pd, è la prosecuzione dell’agenda Monti. Elettoralmente si strutturerà in autonomia da Monti: di cui, dopo il voto, reclamerà l’entrata in campo come premier. Così sarà, piaccia o non piaccia. Perché le sole sette grandi sorelle cattoliche hanno un loro bacino elettorale di dieci milioni di voti: in cerca d’interpreti e contenitori. Ha scritto il direttore di Avvenire Marco Tarquinio: «Diverse situazioni politiche e di leadership hanno reso tormentate la militanza partitica e le scelte di voto di tanti cattolici impegnati: nel passato, nel presente e, si spera, non nel futuro». E la soluzione, come dice uno dei cervelli di Todi - il catto-bocconiano Roberto Mazzotta - non è un neo-partito cattolico ma «un accorpamento forte su un progetto che coincida, sostanzialmente, con il proseguimento dell’agenda Monti». Fino al 2018. La Cosa catto-lib, appunto.

 

 



Sabato 11 Agosto,2012 Ore: 19:23
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 12/8/2012 10.39
Titolo:I VESCOVI, IL MERCANTEGGIARE, E LA RETORICA ...
Mai mercanteggiare

di Enrico Peyretti

dell'11 agosto 2012

Mai «mercanteggiare » sui valori cristiani, dice il card. Bagnasco.
Bene. Non è un valore (anche) cristiano il "non uccidere"? Eppure su questo la chiesa cardinalizia "mercanteggia" con la ragion di stato nel giustificare la guerra (chiamata pace), in casi che praticamente al 100% non sono quei singoli rari casi tragicamente estremi in cui uccidere per non lasciar uccidere può diventare una orrenda necessità (un male, ma meno grave di quello che si cerca di evitare, come fu la collaborazione di Bonhoeffer al complotto contro Hitler).

Praticamente sempre le guerre di oggi (ora lasciamo stare il passato), terribilmente predisposte con la gigantesca e piratesca economia di rapina e di guerra, non sono contrastate con "parresia" evangelica dalla chiesa.

E così la pena di morte inflitta per legge (e anche contro la legge) dagli stati con cui la chiesa vuole restare amica, secondo il magistero di Costantino, da 1700 anni.

E così l'economia dell'ingiustizia sistematica, a cui le strutture ecclesiastiche non di rado partecipano.

E così, non è stato un vero "mercanteggiare" con Berlusconi e i suoi misfatti politici quello della chiesa gerarchica italiana per tanti anni, in cambio di vantaggi materiali?

Cosa tutta diversa dal mercanteggiare è la mediazione politica, per la quale, se non si ottiene libero consenso democratico legale sulla maggiore giustizia, nella società pluralistica, si accettano dei
passi intermedi, nella direzione giusta, ma senza mai cessare di dichiarare, ricordare e proporre il valore evangelico intero, come la pace e la giustizia, negando la collaborazione dei cristiani alla
guerra e all'offesa pianificata della vita e della dignità umana.

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Guerra e pace
di Aldo Maria Valli (Europa, 10 agosto 2012)

Titolo a tutta pagina: “Eroi per la pace”. La pagina è quella dedicata alle inchieste più importanti e il giornale è Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani. Si parla «missioni di pace» dei militari italiani nel mondo e di un’associazione che sta per nascere, per raccogliere i reduci e le famiglie dei caduti, dall’Afghanistan all’Iraq, dal Libano alla Somalia. C’è anche un’intervista a monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo e ordinario militare, in pratica la guida dei cappellani militari. Il paginone è corredato da una grande foto di soldati italiani con il mitragliatore in pugno, sullo sfondo un mezzo blindato.

Poi c’è anche la foto di un soldato che agita un tricolore. Il tono generale pagina è dato da due frasi dell’arcivescovo: «Chi avvicina i reduci avverte la serenità di chi ha seminato giustizia». E poi quella ripresa nel titolo: «Essere cristiani ed essere militari non sono dimensioni divergenti, ma convergenti, perché la condizione militare trova il suo fondamento morale nella logica della carità».

Passano ventiquattro ore e il paginone di Avvenire provoca una dura reazione di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale alla cui presidenza c’è l’attuale vescovo di Pavia, monsignor Giovanni Giudici. «Eroi per la pace o vittime della guerra?» si chiede l’associazione in un documento, firmato per ora da trenta parroci di tutta Italia, che stigmatizza «l’insopportabile retorica» del servizio e giudica inaccettabile l’idea circa la convergenza dell’essere cristiano e soldato. «Da sempre l’esperienza cristiana ci ha impegnato nella cura della missione e ci scandalizziamo ogni volta che un cristiano infanga questo valore confondendolo con le guerre, chiamate appunto missioni di pace ma in realtà avventure senza ritorno».

La sola «missione» in Afghanistan, nota Pax Christi, costa due milioni di euro al giorno. Non sarebbe stato meglio investirli in ospedali, scuole e acquedotti? Parliamo tanto delle vittime italiane, ma dei morti afghani o iracheni chi si occupa? «Chiediamo di aprire un confronto serio e schietto sul tema della guerra, del servizio militare e della presenza dei cappellani tra i militari». Di questo, dicono i firmatari, dovrebbe occuparsi il giornale cattolico. Magari ricordando quei cattolici (come il tedesco Franz Jägerstätter, ucciso dai nazisti) che sacrificarono la propria vita pur di ribadire il no all’uso delle armi.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 14/8/2012 14.54
Titolo:Don Aldo Antonelli, al direttore di "Avvenire" ....
Lettera aperta al direttore di AVVENIRE *

Un minestrone di luoghi comuni, una brodaglia di affermazioni generiche, una collezione di citazioni anche autorevoli e di alto spessore, incollate tra loro, però, da una ideologia militarista, servile e di comodo. Noi, caro direttore, non siamo daltonici; e sappiamo distinguere il rosso del sangue delle vittime dal nero del sangue dei carnefici. E sappiamo distinguere, negli stessi soggetti, in questo caso i nostri soldati, ma senza indifferenziate giustapposizioni, la loro parte di oppressi e il loro ruolo inconsapevole, ma reale, di oppressori. Quando affermiamo che “il sangue degli uomini e delle donne non ha nazionalità” è per contestare e contrastare il narcisismo nazionalistico della retorica militare e non, con sembra far lei, per accomunare indistintamente carnefici e vittime, occupanti ed occupati, colonizzatori e colonizzati.

A dividerci, caro direttore, sembra esserci un “pre-giudizio” sulla guerra che per noi è sempre una sconfitta della ragione ed una sciagura per l’umanità, mentre per lei sembra rivestire i panni della dignità, morale oltre che politica, in un mondo nel quale la politica stessa è diventata il proseguimento della guerra con altri mezzi.

C’è un passaggio, nella sua lettera, in cui riporta questo lamento di Benedetto XVI: «Purtroppo talora altri interessi - economici e politici - fomentati dalle tensioni internazionali, fanno sì che questa tendenza costruttiva trovi ostacoli e ritardi». Ci farebbe piacere quando mai il suo giornale ha denunciato “questi interessi”, in maniera puntuale ed in equivoca, smascherando così il vero, triste volto di morte degli eserciti asserviti al Potere.

*

- Don Aldo Antonelli
- (uno dei 78 sacerdoti firmatari dell’appello “Eroi per la Pace o Vittime della Guerra?”

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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