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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org AD AREZZO, IL 13 MAGGIO, INCONTRO TRA RATZINGER E MONTI: CONTESTAZIONI IN ARRIVO CONTRO IL CAROPAPA E IL CAROMONTI. Una nota di Franca Corradini - con appunti,a c. di Federico La Sala

DIO E' VALORE ("CARITAS")! STATO E CHIESA ALLEATI CONTRO IL MESSAGGIO EVANGELICO E CONTRO LA COSTITUZIONE. «Il calice fu versato per molti», non «per tutti»!!!
AD AREZZO, IL 13 MAGGIO, INCONTRO TRA RATZINGER E MONTI: CONTESTAZIONI IN ARRIVO CONTRO IL CAROPAPA E IL CAROMONTI. Una nota di Franca Corradini - con appunti

(...) I costi per la visita del Papa nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro approdano in Senato, oggetto di una interrogazione degli onorevoli Donatella Poretti e Marco Perduca al Ministro dell'Economia e delle Finanze e al Ministro degli Esteri (...)


a c. di Federico La Sala

MATERIALI SUL TEMA:

IL "PANE QUOTIDIANO" DEL "PADRE NOSTRO", VENDUTO A "CARO PREZZO", MOLTO CARO (= "CARITAS")!
 
ULTIMA CENA ED ECONOMIA VATICANA: LA CARESTIA AVANZA!!! Benedetto XVI "cambia la formula dell’Eucarestia"! «Il calice fu versato per molti», non «per tutti»!!!

L’IDEOLOGIA CATTOLICO-FASCISTA DEL MAESTRO UNICO E L’ART. 7 DELLA COSTITUZIONE, UN BUCO NERO CHE DISTRUGGE L’ITALIA E LA STESSA CHIESA CATTOLICA.
 Per un ri-orientamento teologico-politico

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2012).

 IL PAPATO DI BENEDETTO XVI: SETTE ANNI DI OFFESE ALLA CHIESA E ALL’ITALIA. Una nota su un incontro del 2005 e sugli eventi successivi, fino ad oggi (Federico La Sala)

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 Monti e Papa ad Arezzo : contestazioni in arrivo.

Il Pontefice Ratzinger e il Premier Monti si troveranno ad Arezzo per una visita formale.

di Franca Corradini *

 

  • Ad Arezzo il 13 Maggio 2012 ci sarà un SIT IN dalle 9 alle 21 in Piazza Zucchi. CONTRO..... il Caropapa e il Caromonti.

 

Per questa visita si stima (a parere di chi scrive in difetto.. ) un costo totale di :500.000 Euro dei cittadini italiani,di cui 120.000 dei cittadini della Regione Toscana e 90.000 dei cittadini di Arezzo. Un gruppo di cittadini si sta organizzando raccogliendo adesioni attraverso un appello di cui riportiamo una parte : "...siamo cittadini delle città di Arezzo e Firenze, studenti e lavoratori. Apprendiamo da poco tempo che il Pontefice Ratzinger e il Premier Monti si troveranno ad Arezzo per visite formali il 13 maggio p.v. Chiediamo la vostra partecipazione all’organizzazione di un presidio unitario di protesta contro le loro politiche e per una società più laica, giusta, civile e vivibile e per dimostrare che esiste un’Arezzo, una Toscana molto diversa da quanto vogliono farci credere che sia....".

In tempo di crisi economica questo spreco di denaro pubblico pare un’insulto ai giovani e non disoccupati, ai precari, ai tanti cassaintegrati che popolano la cittadina toscana.

 

Alcune fonti :

Novantamila euro per accogliere il Papa, la spesa del Comune. Sala stampa a Palazzo Cavallo

Arezzo: il Comune impegna NOVANTAMILA euro per accogliere il PAPA!

Poretti: "La visita del Papa? In totale costerà 500mila euro".

"..I costi per la visita del Papa nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro approdano in Senato, oggetto di una interrogazione degli onorevoli Donatella Poretti e Marco Perduca al Ministro dell'Economia e delle Finanze e al Ministro degli Esteri.
Poretti, senatrice radicale aretina, nel testo dell'interrogazione sostiene che "per il viaggio in Toscana del Pontefice, il costo della visita ammonta a 500mila euro. Più precisamente, sono 120 mila euro quelli che stanzierà la Regione Toscana, 90mila quelli del Comune; non e' ancora chiaro il contributo della Provincia e quello a carico della diocesi tramite offerte dei fedeli ed enti vari"."

 


* A SCUOLA DI BUGIE. Viaggio tra gli errori e gli orrori della scuola italiana, 3 maggio 2012



Venerdì 04 Maggio,2012 Ore: 20:37
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 04/5/2012 20.42
Titolo:REGRESSIONE COSTITUZIONALE ...
Regressione costituzionale

di Gianni Ferrara (il manifesto, 18 aprile 2012)

Con l’approvazione del Senato in seconda deliberazione si è concluso ieri il procedimento di revisione dell’art. 81 della Costituzione. Male. Un giudizio non tanto distante da quello che si arguiva dalle parole di chi dichiarava, dai banchi della sinistra, un voto più disciplinato che convinto.

Con l’approvazione di tale legge costituzionale, la politica economica è sottratta al Parlamento italiano, al Governo italiano, al corpo elettorale italiano. Con tale approvazione la nostra Costituzione non è più nostra. È stata trasformata in strumento giuridico funzionale ad un feticcio, quello neoliberista, che la tecnocrazia finanziaria europea interpreterà volta a volta dettando le misure che dispiegheranno la mistica del feticcio.

Con tale approvazione un altro demerito si accompagnerà a quelli sciaguratamente ottenuti dal nostro paese in tema di regimi politici. Il demerito di aver inventato un nuovo tipo di Costituzione. A quelle scritte, consuetudinarie, flessibili, rigide, programmatiche, pluraliste, liberali, democratiche, lavoriste, si aggiungerà la Costituzione abdicataria, una costituzione-decostituzione. Un ossimoro istituzionale che preconizza una recessione seriale che, partendo dalla neutralizzazione della politica, porterà alla compressione dei diritti e poi alla dissoluzione del diritto, sostituito dalla mera forza del dominio economico.

Emerge, improrogabile, la necessità di un intervento. Votando questa autentica regressione costituzionale, i gruppi parlamentari della strana maggioranza delle due camere hanno tenuto in irresponsabile dispregio i giudizi di economisti di molti paesi del mondo, tra i quali 5 premi Nobel, di giuristi di varie discipline.

Su un tema così intrinseco alla sovranità popolare, e su cui, e non per caso, è stato stesa una coltre fittissima di silenzio, hanno escluso che potesse pronunziarsi il corpo elettorale. I fondati dubbi sulla legittimità costituzionale della legge elettorale da cui deriva la loro presenza in parlamento non ne hanno frenato la cupidigia di sottomettersi al diktat della Cancelliera tedesca.

Hanno respinto anche la richiesta di approvarla pure questa legge, ma non con la maggioranza dei due terzi, quella che impedisce l’indizione di un referendum su tale gravissima spoliazione della sovranità nazionale.

Ci resta ora un solo strumento per chiedere a questo o al prossimo parlamento di invertire la rotta.

Un solo modo per impegnarsi nella difesa di una conquista di civiltà arrisa con il riconoscimento, nel secolo scorso, dei diritti sociali. Sono quelli messi per primi in grave ed imminente pericolo dal feticcio liberista.

Lo strumento che ci resta è quello di una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, ai sensi dell’articolo 71 della Costituzione, con cui integrare l’art. 81 in modo che le entrate dello stato, delle regioni e dei comuni siano riservate per il cinquanta per cento ad assicurare direttamente o indirettamente il godimento dei diritti sociali.

Imponendo quindi che nei bilanci di previsione dello stato, delle regioni, dei comuni, il cinquanta per cento della spesa risulti complessivamente destinato a garantire direttamente o anche indirettamente i diritti: alla salute, all’istruzione, alla formazione e all’elevazione professionale delle lavoratrici e dei lavoratori, alla retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro, all’assistenza sociale, alla previdenza, all’esistenza dignitosa ai lavoratori e delle loro famiglie.

Si tratta dei diritti riconosciuti dagli articoli da 32 a 38 della Costituzione. Si tratta di creare una garanzia efficace per i diritti, volta sia a neutralizzare gli effetti delle disposizioni inserite nell’articolo 81 della Costituzione e pericolosissime per i diritti sociali, sia a precludere, o almeno a ridurre, la spesa pubblica per armamenti, per grandi e disastrose opere, per variegate clientele.

Ad ipotizzarla non è la stravaganza di un vecchio costituzionalista, testardamente convinto della necessità storica della democrazia di pervadere la base economica della società. È contenuta nella Costituzione della Repubblica del Brasile, all’articolo 159 ed è specificata in quelli lo seguono, la riserva di bilancio a favore dei diritti sociali.

Raccogliere cinquanta mila firme e più, tante, tante altre ancora, per sostenere una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare con i contenuti indicati è possibile. È doveroso.

A tema centrale della prossima campagna elettorale per il rinnovo del parlamento va posta la garanzia finanziaria dei diritti sociali. Di fronte al pericolo del crollo di un pilastro della civiltà giuridica e politica, dobbiamo usare tutti gli strumenti della democrazia costituzionale che ci sono rimasti. Non possiamo altrimenti.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 04/5/2012 23.22
Titolo:Se la feroce religione del denaro divora il futuro ....
Se la feroce religione del denaro divora il futuro

di Giorgio Agamben (la Repubblica, 16.02.2012)

Per capire che cosa significa la parola "futuro", bisogna prima capire che cosa significa un’altra parola, che non siamo più abituati a usare se non nella sfera religiosa: la parola "fede". Senza fede o fiducia, non è possibile futuro, c’è futuro solo se possiamo sperare o credere in qualcosa.

Già, ma che cos’è la fede? David Flüsser, un grande studioso di scienza delle religioni - esiste anche una disciplina con questo strano nome - stava appunto lavorando sulla parola pistis, che è il termine greco che Gesù e gli apostoli usavano per "fede". Quel giorno si trovava per caso in una piazza di Atene e a un certo punto, alzando gli occhi, vide scritto a caratteri cubitali davanti a sé Trapeza tes pisteos. Stupefatto per la coincidenza, guardò meglio e dopo pochi secondi si rese conto di trovarsi semplicemente davanti a una banca: trapeza tes pisteos significa in greco "banco di credito".

Ecco qual era il senso della parola pistis, che stava cercando da mesi di capire: pistis, " fede" è semplicemente il credito di cui godiamo presso Dio e di cui la parola di Dio gode presso di noi, dal momento che le crediamo. Per questi Paolo può dire in una famosa definizione che "la fede è sostanza di cose sperate": essa è ciò che dà realtà a ciò che non esiste ancora, ma in cui crediamo e abbiamo fiducia, in cui abbiamo messo in gioco il nostro credito e la nostra parola. Qualcosa come un futuro esiste nella misura in cui la nostra fede riesce a dare sostanza, cioè realtà alle nostre speranze.

Ma la nostra, si sa, è un’epoca di scarsa fede o, come diceva Nicola Chiaromonte, di malafede, cioè di fede mantenuta a forza e senza convinzione. Quindi un’epoca senza futuro e senza speranze - o di futuri vuoti e di false speranze. Ma, in quest’epoca troppo vecchia per credere veramente in qualcosa e troppo furba per essere veramente disperata, che ne è del nostro credito, che ne è del nostro futuro?

Perché, a ben guardare, c’è ancora una sfera che gira tutta intorno al perno del credito, una sfera in cui è andata a finire tutta la nostra pistis, tutta la nostra fede. Questa sfera è il denaro e la banca - la trapeza tes pisteos - è il suo tempio. Il denaro non è che un credito e su molte banconote (sulla sterlina, sul dollaro, anche se non - chissà perché, forse questo avrebbe dovuto insospettirci - sull’euro), c’è ancora scritto che la banca centrale promette di garantire in qualche modo quel credito.

La cosiddetta "crisi" che stiamo attraversando - ma ciò che si chiama "crisi", questo è ormai chiaro, non è che il modo normale in cui funziona il capitalismo del nostro tempo - è cominciata con una serie sconsiderata di operazioni sul credito, su crediti che venivano scontati e rivenduti decine di volte prima di poter essere realizzati. Ciò significa, in altre parole, che il capitalismo finanziario - e le banche che ne sono l’organo principale - funziona giocando sul credito - cioè sulla fede - degli uomini.

Ma ciò significa, anche, che l’ipotesi di Walter Benjamin, secondo la quale il capitalismo è, in verità, una religione e la più feroce e implacabile che sia mai esistita, perché non conosce redenzione né tregua, va presa alla lettera. La Banca - coi suoi grigi funzionari ed esperti - ha preso il posto della Chiesa e dei suoi preti e, governando il credito, manipola e gestisce la fede - la scarsa, incerta fiducia - che il nostro tempo ha ancora in se stesso. E lo fa nel modo più irresponsabile e privo di scrupoli, cercando di lucrare denaro dalla fiducia e dalle speranze degli esseri umani, stabilendo il credito di cui ciascuno può godere e il prezzo che deve pagare per esso (persino il credito degli Stati, che hanno docilmente abdicato alla loro sovranità).

In questo modo, governando il credito, governa non solo il mondo, ma anche il futuro degli uomini, un futuro che la crisi fa sempre più corto e a scadenza. E se oggi la politica non sembra più possibile, ciò è perché il potere finanziario ha di fatto sequestrato tutta la fede e tutto il futuro, tutto il tempo e tutte le attese.

Finché dura questa situazione, finché la nostra società che si crede laica resterà asservita alla più oscura e irrazionale delle religioni, sarà bene che ciascuno si riprenda il suo credito e il suo futuro dalle mani di questi tetri, screditati pseudosacerdoti, banchieri, professori e funzionari delle varie agenzie di rating.

E forse la prima cosa da fare è di smettere di guardare soltanto al futuro, come essi esortano a fare, per rivolgere invece lo sguardo al passato. Soltanto comprendendo che cosa è avvenuto e soprattutto cercando di capire come è potuto avvenire sarà possibile, forse, ritrovare la propria libertà. L’archeologia - non la futurologia - è la sola via di accesso al presente.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 05/5/2012 10.21
Titolo:CL, cerchio magico intorno a papa Ratzinger ....
CL, cerchio magico intorno a papa Ratzinger

Nonostante scandali e “amici” arrestati l’organizzazione domina in Vaticano

di Marco Lillo (il Fatto, 05.05.2012)

Dopo 30 anni di assenza, un pontefice torna al Meeting di Cl a Rimini. Papa Ratzinger terrà un discorso alla grande kermesse di Comunione e Liberazione che quest’anno avrà come tema il rapporto tra l’uomo e l’infinito. Non è solo una voce ma un impegno preso nero su bianco da Benedetto XVI e dal segretario di Stato Tarcisio Bertone in un carteggio inedito che pubblichiamo. In un giorno d’estate compreso tra il 19 e il 25 agosto nei padiglioni della fiera il pontefice tedesco abbraccerà decine di migliaia di seguaci e simpatizzanti del movimento fondato da don Luigi Giussani nel 1954 e guidato dopo la morte del “Don” nel 2005 da don Julian Carron.

L’ULTIMO PAPA a partecipare al meeting è stato Giovanni Paolo II nel 1982. E proprio alla ricorrenza del trentennale si richiama la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, per chiedere a Benedetto XVI di tornare. La professoressa Guarnieri scrive il 23 novembre 2011 al segretario di Stato Tarcisio Bertone: “Il 1982 fu l’anno della storica visita al meeting del Beato Giovanni Paolo II. Il medesimo anno vide anche il riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. Il2012pertantorappresenta per noi un duplice e significativo trentennale ed un contesto estremamente suggestivo per accogliere il Santo Padre”. La professoressa, nella sua lettera a Bertone ricordava un incontro del 19 giugno a San Marino, nel quale il Papa le disse: “È molto tempo che non ci vediamo! Lei lavora ancora per il Meeting? ” in memoria delle antiche partecipazioni dei primi anni novanta dell’allora cardinale Joseph Ratzinger alla kermesse. E la lettera si concludeva con una preghiera a Bertone: “Affido alla Sua paternità e alla Sua benevolenza questo invito”. Il segretario di Stato non si è risparmiato e nel volgere di due settimane ha ottenuto il sì del Pontefice. Il 9 dicembre del 2011 Tarcisio Bertone scrive al segretario del Papa don Georg Ganswein perché annoti l’impegno: “Con la presente Ti informo che nell'Udienza a me concessa il 5 dicembre 2011, il Santo Padre ha preso visione della lettera del 23 novembre 2011 della professoressa Emilia Guarnieri, Presidente del Meeting di Rimini. Considerando i due anniversari che cadono nel 2012, il Santo Padre ha espresso il suo favore per una breve visita e un suo intervento al Meeting di Rimini in data da stabilire”.

In fondo però quella che si sta preparando da mesi è solo la consacrazione di un legame che sempre di più sta diventando un elemento caratterizzante di questo e forse persino del prossimo pontificato, se troveranno conferma le voci dell’investitura dell’arcivescovo di Milano di provenienza ciellina, Angelo Scola. Proprio il Fatto ha pubblicato nel febbraio scorso un documento anonimo nel quale si annunciava la fine del papato di Ratzinger entro novembre 2012. Un annuncio di morte reinterpretato da alcuni osservatori come una previsione certa di “dimissioni” del Papa per far posto al suo successore preferito, cioè proprio Angelo Scola.


UNA SOLUZIONE “anomala” ma possibile, secondo l’interpretazione dottrinaria che lo stesso Ratzinger avrebbe avallato in un’intervista. Vera o falsa che fosse, la profezia della staffetta tra Ratzinger e Scola ha portato allo scoperto il peso crescente di Cl negli equilibri vaticani. Non è un mistero che siano cielline le quattro signore cinquantenni che dormono nell’appartamento papale e sono ammesse a pranzare e cenare con il Pontefice tanto da formare la cosiddetta famiglia papale. Per l’esattezza sono aderenti ai Memores Domini, associazione laicale i cui membri vivono i consigli evangelici di povertà, castità perfetta e obbedienza sotto l’egida di Comunione e Liberazione. Anche l’arcivescovo di Milano Angelo Scola condivide la quotidianità con alcune signore aderenti ai Memores.

Il legame tra Cl e Scola è molto stretto. Il Fatto ha rintracciato una lettera del marzo 2011 al Nunzio Apostolico in Italia Giuseppe Bertello dal leader di Cl don Julian Carron. In questa lettera Carron suggerisce di nominare Scola anche per la sua sensibilità all’area politica di centrodestra. “Rispondo alla Sua richiesta permettendomi di offrirle”, scrive Carron “in tutta franchezza e confidenza”, ben consapevole della responsabilità che mi assumo di fronte a Dio e al Santo Padre, alcune considerazioni sullo stato della Chiesa ambrosiana”. La diagnosi del leader di Cl è spietata: “Il primo dato di rilievo è la crisi profonda della fede del popolo di Dio... perdura la grave crisi delle vocazioni... la presenza dei movimenti è tollerata, ma essi vengono sempre considerati più come un problema che come una risorsa”.

Poi Carron arriva al dunque: “dal punto di vista poi della presenza civile della Chiesa non si può non rilevare una certa unilateralità di interventi sulla giustizia sociale, a scapito di altri temi fondamentali della Dottrina sociale, e un certo sottile ma sistematico ‘neocollateralismo’, soprattutto della Curia, verso una sola parte politica (il centrosinistra) trascurando, se non avversando, i tentativi di cattolici impegnati in politica, anche con altissime responsabilità nel governo locale, in altri schieramenti”. Il nome di Formigoni non c’è ma chiunque intravede dietro queste righe la figura del governatore. “Questa unilateralità di fatto... finisce per rendere poco incisivo il contributo educativo della Chiesa al bene comune, all’unità del popolo e alla convivenza pacifica”.

Per tutte queste ragioni, conclude Carron: “l’unica candidatura che mi sento in coscienza di presentare all’attenzione del Santo Padre è quella dell’attuale Patriarca di Venezia, Card. Angelo Scola. Tengo a precisare che con questa indicazione non intendo privilegiare il legame di amicizia e la vicinanza del Patriarca al movimento di Comunione e Liberazione, ma sottolineare il profilo di una personalità di grande prestigio e esperienza... ”.

L’arcivescovo di Milano, con la raccomandazione di Cl, oggi è dato per favorito a prendere il posto di Benedetto XVI. È questo il paradosso di Cl: proprio nell’anno della sua massima potenza e della annunciata benedizione del Papa con la sua visita al Meeting, esplodono gli scandali e le indagini della magistratura.

Dopo gli arresti di due ciellini amici di Formigoni come Antonio Simone e Pierangelo Daccò e la pubblicazione delle fotografie dei resort a cinque stelle dove il presidente della Lombardia è stato in vacanza persino don Julian Carron ha scritto a Repubblica: “Sono stato invaso da un dolore indicibile dal vedere cosa abbiamo fatto della grazia che abbiamo ricevuto. Se il movimento di Comunione e Liberazione è continuamente identificato con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo aver dato”. Una lettera che finora non ha fatto cambiare idea sul suo viaggio a Rimini a Benedetto XVI.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 06/5/2012 10.31
Titolo:NELLA "NOSTRA AETATE", TORNA LA "RAZZA"!!! Nel sito vatican.va, manipolata la ...
E nel Vaticano II torna la «razza» ebraica

di Alberto Melloni (Corriere della Sera, 06.05.2012)

Lavora o ha lavorato per il sito della Santa Sede. Ignoriamo il suo nome, i suoi studi, cosa abbia pensato mentre mutavano i rapporti fra la Chiesa ed Israele. Ma questo sconosciuto - impunito come chi commercia carte e gossip d’oltre Tevere - è riuscito a depositare nel sito web vatican.va, per sfregio, una riga sulla «razza» ebraica.

L’ha infilata nella traduzione italiana del Vaticano II: Nostra ætate affermò che la Chiesa ha sempre innanzi agli occhi le parole di Paolo «de cognatis eius» (cioè «sui suoi congiunti») che dicono che l’adozione, la gloria, il patto, la legge, il culto e le promesse appartengono a Israele e ai padri «dai quali è nato Cristo secondo la carne». Nel sito vatican.va quel «de cognatis» viene oggi tradotto «della sua razza»: ebraica, naturalmente.

Non è un errore antico: è un atto recente, volontario. Il testo latino (lo mostra la mia critica del Vaticano II nei Conciliorum œcumenicorum generaliumque decreta) non dava appigli. L’Osservatore Romano del 17 novembre 1965 traduceva «della sua stirpe». Le altre traduzioni d’allora, raccolte senza ritocchi dal sito, non hanno esitazioni. Il tedesco recita «Stammverwandten», cioè parenti. La versione portoghese parla di «compatriotas». L’inglese «kinsmen», come «soukmenovcích» in ceco. In swahili «juu ya watu wa ukoo wake» indica le persone «del suo clan». Più inquietante l’«hermanos de sangre» dello spagnolo, identica al bielorusso. Solo in francese si era già osato tradurre «race» nel 1965 (idiozia rimasta intonsa anche nel sito odierno).

La traduzione italiana usuale, dunque, è stata volontariamente manipolata per sfregiare il Vaticano II con un termine dalla storia inquietante: la razza. Entrato nella Spagna del secolo XV, passato al linguaggio giuridico e politico, venne consegnato dal trattato Sur l’inégalité des races humaines, opera del 1853 d’un cattolico come de Gobineau, a uno sviluppo «scientifico», di cui s’appropriano i perpetratori della Shoah. In quel lungo lasso di tempo anche il magistero cattolico ha parlato di razze: dalle discussioni sull’ammissione ai sacramenti degli indios fino al formarsi di un magistero sull’unità della famiglia umana, che negli anni Trenta afferma l’«uguaglianza delle razze».

Con la dichiarazione dell’Unesco del 1950 - la Santa Sede era rappresentata dal nunzio Roncalli - il mondo ripudia l’idea di razza: e al Vaticano II, proprio nella dichiarazione Nostra ætate, la Chiesa rompe con l’antisemitismo «di qualunque tempo e di chiunque».

Chissà se l’inventore di un inesistente Vaticano II «razzista» è un cretino inoffensivo o la voce in talare di xenofobi, antisemiti, suprematisti che innocui non sono. Ma che un nemico del Papa e della Chiesa faccia rientrare dalla finestra del web l’ombra d’un pensiero cacciato conciliariter dalla porta, dice che il Vaticano II ha ancora la forza di smascherare cosa c’è davvero dietro il sogno, di liberarsene o di spuntarne con un preambolo tradizionalista lo sperone riformatore che pungola la carne della Chiesa.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 10/5/2012 12.35
Titolo:LETTERA APERTA AL SIGNOR PAPA di Paolo Farinella ....
LETTERA APERTA AL SIGNOR PAPA BENEDETTO XVI

AL SECOLO JOSEPH RATZINGER

di Paolo Farinella, prete - Genova 09-05-2012

Sig. Papa,

apprendiamo dalla stampa che lei, su istigazione del Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, andrà al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini nel prossimo mese di agosto 2012 per ricordare i trent’anni della visita di Giovanni Paolo II al Meeting e il riconoscimento pontificio di Cl. Non le nascondiamo il nostro sconcerto per questa notizia, gravida di conseguenze non buone per lei, per la Chiesa e per la stessa CL che ormai di cattolico non ha nemmeno il nome, compromessa com’è con le logiche demoniache del potere.

L’annuncio è dato contemporaneamente allo scoppio in Italia degli scandali che coinvolgono il governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, uno dei «memores Domini» con voti di castità, obbedienza e povertà, ma ancora più famoso per i suoi traffici immorali con uomini corrotti che lui stesso ha contribuito a corrompere per averne utili e benefici personali a danno della sanità pubblica e dell’erario regionale. Come è testimoniato da report di stampa, egli conduce stili di vita non consoni con la castità e la povertà, ostentando lusso e nudità che ben poco si confanno ad un uomo che ogni giorno si vanta di essere cattolico di CL, il «Celeste».

Negli stessi giorni, il presidente di CL, don Julián Carrón, ha pubblicato sulla stampa italiana (la Repubblica, 1-5-2012) una lettera con cui rinnega i comportamenti del «Celeste» Formigoni e ammette che forse CL si è persa per strada, allettata dall’esercizio del potere fine a se stesso e perdendo l’ispirazione cristiana se nell’opinione pubblica si è diffusa la convinzione che la corruttela di CL sia arrivata a livelli inauditi, come gli affari condivisi anche con la criminalità organizzata pur di avere appalti e denaro a fiumi a spese dello Stato.

Noi non avevamo bisogno di don Carrón per renderci conto della deriva del movimento che lei ha consacrato da cardinale e implementato da papa. Da anni assistiamo inorriditi all’evidenza che CL sia fuori da ogni prospettiva religiosa ed evangelica, sprofondando sempre più in basso. Non si può restare immuni dopo che per quasi vent’anni si è appoggiato politicamente, sostenuto e difeso un uomo corrotto e immorale come l’ex presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, difendendolo anche quando incitava alla distruzione dello Stato di diritto e induceva le minorenni a prostituirsi a lui. Mai una voce di critica o un distinguo è venuta da CL anche quando i fatti erano palesi e non manipolabili. Uomini e donne di CL sono stati succubi, anzi beneficiari di un sistema di corruzione e di corruttela spietati, senza mai un rincrescimento e una presa di distanza. Al contrario si sono sempre affaticati a dimostrare che l’uomo più corrotto e più delinquente del mondo avrebbe dovuto essere valutato per le politiche (per altro ignobili, antiumane e irreligiose) che faceva e non per la sua condotta etica. Machiavelli a fronte era un novizio di primo pelo.

Ora noi constatiamo che il corrotto, malavitoso, ignobile, immorale e amorale Silvio Berlusconi ha sventrato la coerenza e la dirittura morale dell’intera CL che oggi deve fare i conti con i propri adepti scandalizzati e disorientati. Molti abbandonano CL perché è diventata un centro affaristico di lupi rapaci, dediti agli appalti, alla compravendita di favori, espressione di una politica che favorisce gli evasori fiscali, i trafficanti di favori e di denaro sporco, la malavita organizzata, i mafiosi che tutelano in parlamento, e complici «in solido» di un sistema senza morale che ha portato l’Italia sull’orlo dell’abisso non solo economico, ma anche etico e sociale.

In queste condizioni, la sua presenza al Meeting sarebbe una sciagura per la Chiesa e lei stesso perderebbe credibilità, disorientando ancora di più i credenti e i laici di buona volontà, come quando in pieno scandalo politrico-sessuale, lei ha voluto ricevere appositamente Silvio Berlusconi all’aeroporto togliendolo dal disprezzo generale in cui era scaduto. Le persone semplici leggerebbero la sua presenza come una «benedizione» del papa ai corrotti, ai disonesti, agli immorali, a Formigoni e sodali compagni di avventura criminosa. Si direbbe che lei benedica CL perché «paga» in termini economici (cioè dà tanti soldi) per cui «possono comprare anche il papa»; paga in potere perché in parlamento e al governo difende istanze clericali che poi si dimostrano vittorie di Pirro.

Sig. Papa,

Lei ha già sbagliato con i malati mentali lefebvriani, venendo unilateralmente loro incontro togliendo imprudentemente la scomunica senza chiedere prima l’adesione formale al magistero del concilio Vaticano II. Essi hanno capito la sua debolezza per cui ora la ricattano punto dopo punto e lei per non perdere la faccia è costretto a cedere sempre di più fino alla resa definitiva. Non faccia un altro errore irreparabile, andando al Meeting perché sarebbe accomunato alla congrega degli utilizzatori della religione in funzione di un potere spietato, politico, economico e religioso, come dimostra la lettera di don Carrón che arriva a sponsorizzare la candidatura per Milano del patriarca Angelo Scola, gettando fango sulle nobili figure degli arcivescovi Martini e Tettamanzi, che la storia ricorderà come autentici «Padri della Chiesa».

Vivendo in uno Stato estero, lontano dall’Italia, forse lei non è sufficientemente informato su quanto accade nello Stato d’Italia per cui potrebbe fare scelte avventate. Ho creduto pertanto mio dovere informarla succintamente per contribuire ad aiutarla a fare scelte oculate e ponderate perché un papa non può esporsi come capita, andando ad un consesso dove si fanno più affari che preghiere. In nome della decenza, della morale e dell’ufficio che lei rappresenta, noi la preghiamo di annullare la sua visita al Meeting di Rimini per motivi di opportunità e di etica. In nome della Verità
- (seguono firme).
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 14/5/2012 11.51
Titolo:Un governo tecnico in cerca di «supplementi d’anima»...
Il Papa: l’Italia reagisca
Un governo tecnico in cerca di «supplementi d’anima»


di Massimo Adinolfi (l’Unità, 14.05.2012)

C’È UN PASSAGGIO, NELLE PAROLE PRONUNCIATE IERI DA MONTI, CHE CONVIENE OSSERVARE DA VICINO: non per impugnare la matita rossa e blu, ma solo per capire bene. «La crisi economica – ha detto il premier – se non è affrontata con convinzione e coraggio può diventare culturale e di valore». Il contesto in cui cadevano queste assennate parole – l’incontro con Benedetto XVI – giustifica l’attenzione rivolta alle condizioni morali e spirituali del Paese.

Il Papa ha invitato l’Italia a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà, e ha indicato nella grande tradizione umanistica del nostro paese i fondamenti culturali a cui attingere per invertire la rotta. Un grande «rinnovamento spirituale ed etico» deve collegarsi alla tradizione storica dell’Italia, per riprenderla, rielaborarla, riproporla su basi nuove.

Ed è vero: la nostra eredità culturale e civile è dote preziosa per tenere unito il Paese, e rimetterlo sul sentiero della crescita. Si può naturalmente discutere su cosa diventino i valori, anche i più “etici” e “spirituali”, quando siano separati dalle condizioni effettive in cui furono pensati e posti in essere, e se una sorta di philosophia perennis possa mai accompagnare un Paese attraverso le sue tante e diverse stagioni storiche e politiche. Ma queste son domande di filosofi.

Nel momento in cui i timori di uno sfilacciamento del tessuto sociale si fanno sempre più grandi, è comprensibile e anzi auspicabile che forti si intendano le parole che infondono fiducia, che donano speranza, che richiamano tutti al comune senso di appartenenza e alla più coraggiosa assunzione di responsabilità. E fa bene il presidente del Consiglio ad accoglierle e rilanciarle, specialmente di fronte a segnali di malessere sociale che vanno acuendosi sempre più.

Ancor più è apprezzabile che Monti abbia sentito ieri l’esigenza di riprendere la parola che fin dal giorno del suo insediamento aveva accompagnato la proposta programmatica del suo governo: la parola equità. Ci vuole equità, aveva detto, e ancora ieri ha ripetuto. E dentro la tradizione umanistica si trovano davvero le risorse per ripensare il valore non solo morale ma anche politico dell’equità: quella dimensione in cui il rigore della giustizia non può andar disgiunto da un ricco senso di umanità, e le proposizioni di principio non vengono mai fatte valere in astratto, nell’ignoranza delle circostanze concrete in cui gli uomini vivono.

Ma resta il passaggio che citavamo in apertura. Perché non può sfuggire che, a rigor di logica, se il premier teme che l’acuirsi della crisi economica possa comportare conseguenze più ampie, sul piano culturale ed etico, allora per lui l’elemento «culturale» ed «etico» si trova in posizione di effetto, mentre la crisi economica, recessione e disoccupazione si trovano in posizione di causa. Ma questo significa che ben difficilmente il rapporto può rovesciarsi, e d’improvviso la fiducia e la speranza, il coraggio e i forti auspici morali possono essere la causa, e la ripresa economica l’effetto. Sempre a rigor di logica si dovrebbe piuttosto pensare il contrario, e che un clima di aspettative favorevoli si stabilirà solo grazie a nuovi investimenti: non solo di fiducia.

Certo, abbiamo bisogno di supplementi d’anima. Forse ne ha ancora più bisogno il governo in carica, che non ha l’etichetta di governo tecnico perché analisti cocciuti si ostinano a ricordare le competenze del premier, ma perché Monti stesso parla alla politica come a un mondo ben distinto e a volte anche distante dal governo. La politica viene individuata come una sfera diversa, con la quale si discute, ma della quale tuttavia non si fa parte e non si intende far parte.

Forse c’è la convinzione che la popolarità dell’esecutivo ne trarrà guadagno, o forse si ritiene che sia così più facile trovare nel governo il punto di mediazione fra interessi contrapposti. Può darsi. Ma sta il fatto che è proprio questo distacco a volte ostentato che rende comprensibile che il premier cerchi supplementi morali a sostegno della sua azione, pur con qualche bisticcio fra la causa e l’effetto. Perché a pensarci il vero supplemento dell’azione di governo c’è, e non può avere altro nome che, per l’appunto, politica. E in tutta Europa, sembra proprio che ne stia di nuovo venendo il tempo.

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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