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www.ildialogo.org LA LAPIDARIA RISPOSTA DI BENEDETTO XVI E LA LOTTA PER LA GRANDE PULIZIA. Il Vaticano e la resa dei conti. Una nota di Marco Politi,a c. di Federico La Sala

IL VANGELO DI BERTONE, RATZINGER, ECC., ECC.: DIO E' RICCHEZZA ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)! QUESTA E' LA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI E LA CHIESA "CATTOLICA" E' LA CUSTODE "UNIVERSALE" DELL'ORDINE SIMBOLICO DI "MAMMONA" E DI "MAMMASANTISSIMA" ....
LA LAPIDARIA RISPOSTA DI BENEDETTO XVI E LA LOTTA PER LA GRANDE PULIZIA. Il Vaticano e la resa dei conti. Una nota di Marco Politi

(...) la lapidaria risposta fu, in tedesco: “Der Mann bleibt wo er ist, und basta”. L’uomo resta dove sta, e basta! Pochi mesi dopo Benedetto XVI fece pubblicare sull’Osservatore Romano uno sperticato elogio per il “grande impegno e la perizia” dimostrati dal segretario di Stato. Ora il vento è cambiato (...)


a c. di Federico La Sala

Appunti sul tema:

 "Deus caritas est". Sul Vaticano, in Piazza San Pietro, il "Logo" del Grande Mercante ....

IL VANGELO DI PAPA RATZINGER E DI TUTTI I VESCOVI E IL "PANE QUOTIDIANO" DEL "PADRE NOSTRO", VENDUTO A "CARO PREZZO".

PER UNA NUOVA TEOLOGIA E PER UNA NUOVA CHIESA. FARE COME GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II: RESTITUIRE L’ANELLO A GIUSEPPE!!!

 VIVA L’ITALIA. LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico. (fls)

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 Il Vaticano e la resa dei conti

di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 29 febbraio 2012)

Ha il sapore di un fine-regime la lotta di potere scatenatasi all’interno del Vaticano. Perché scontri e bracci di ferro sotterranei sono sempre avvenuti nel Palazzo apostolico. Ma l’asprezza degli attacchi rivolti al segretario di Stato, in un crescendo che pare inarrestabile, rivela che all’interno della Curia ci sono gruppi e persone che - con il pontefice ormai in età avanzata e l’evidente mancanza di direzione della barca di Pietro - ritengono necessario arrivare a un nuovo assetto ai vertici della Santa Sede.

La novità assoluta è che non si procede, come in altre stagioni, per insinuazioni o messaggi tenuti rigorosamente segreti. Di fronte alla stagnazione, in cui si sta arenando il pontificato ratzingeriano, ci sono forze che hanno deciso di portare tutto alla luce del sole, di svolgere questa battaglia sul palcoscenico dei mass media, di rendere chiara anche la posta in gioco: una svolta nell’amministrazione delle finanze, nei rapporti tra Vaticano e Chiesa italiana, nelle relazioni tra il segretario di Stato e i cardinali. Non ci sono (più) “corvi” in questa storia. Ci sono combattenti clandestini.

Il carteggio Bertone-Tettamanzi pone sotto la luce dei riflettori i punti più vulnerabili del governo bertoniano.

Primo, un assolutismo che i suoi avversari denunciano come centralismo senza autentica managerialità: poiché procede per scatti di improvvisazione e crea opposizione laddove dovrebbe lavorare per la massima coesione dell’apparato su linee strategiche condivise.

Secondo, la tendenza a scavalcare sistematicamente i confini del proprio ambito. Il segretario di Stato ha in cura la strategia della Chiesa universale. Invece, sottolineano i suoi oppositori, lo si è visto occuparsi di un fantomatico polo ospedaliero ecclesiastico italiano (caso San Raffaele). E ancora, l’Istituto Toniolo riguarda la Chiesa italiana, idem l’Università Cattolica. Non erano certo in ballo questioni dottrinali di massimo rilievo, tali da provocare un intervento del Papa.

Assistere a un segretario di Stato, che pone e dispone a suo arbitrio, per puri disegni di potere è diventato allarmante in certi ambienti ecclesiastici e - per alcuni - talmente intollerabile da avere voluto informare l’opinione pubblica della sconfitta subita da Bertone dopo l’appello diretto del cardinale Tettamanzi al pontefice, come risulta dalle lettere pubblicate ieri dal Fatto.

D’altronde al momento del cambio della guardia alla presidenza della Cei tra Ruini e Bagnasco il cardinale Bertone si è arrogato per lettera l’alto comando delle relazioni con la politica italiana, scavalcando la dirigenza della conferenza episcopale. Ma viene il momento in cui qualcuno e più d’uno presenta il conto.

Già nel 2009, all’indomani del disastroso caso Williamson (il vescovo lefebvriano negazionista cui venne tolta la scomunica) e dell’altrettanto penoso caso Wagner (un prete reazionario austriaco nominato vescovo e poi costretto a rinunciare in seguito alla protesta dei cattolici e dell’episcopato d’Austria) alcuni porporati di rilievo avevano posto a Benedetto XVI la questione di un avvicendamento di Bertone.

Quando in aprile, nella residenza di Castelgandolfo, i cardinali Scola, Schoenborn di Vienna, Bagnasco e Ruini interpellarono il pontefice, la risposta lapidaria risposta fu, in tedesco: “Der Mann bleibt wo er ist, und basta”. L’uomo resta dove sta, e basta! Pochi mesi dopo Benedetto XVI fece pubblicare sull’Osservatore Romano uno sperticato elogio per il “grande impegno e la perizia” dimostrati dal segretario di Stato.

Ora il vento è cambiato. Il suo braccio destro, ricordano quotidianamente i suoi silenziosi, ma attivi antagonisti, ha commesso in pochi mesi due errori capitali su un terreno, che papa Ratzinger considera sensibilissimo per il prestigio internazionale della Santa Sede. Bertone ha cacciato Viganò dopo che questi aveva denunciato storie di corruzione riguardanti appalti in Vaticano. Bertone ha frenato la strategia di trasparenza finanziaria della banca vaticana perseguita dal cardinale Nicora e dal direttore dello Ior Gotti Tedeschi. Due autogol micidiali per la Santa Sede.

Sono errori che avvelenano l’atmosfera. La cosa più pericolosa per il segretario di Stato è che i favorevoli a un suo avvicendamento si trovano sia nel campo conservatore sia in quello riformista.Anche tra i ratzingeriani di ferro. Si avverte il senso di un silenzioso accerchiamento. Mentre qualche monsignore già si avvicina al “candidato-segretario” cardinale Piacenza. Anche perché la guerra dei documenti non è destinata a finire.

In un cassetto c’è un messaggio di Bertone al premier Monti - nelle ore frenetiche della formazione del governo a dicembre - per raccomandare a un posto di sottosegretario il suo pupillo Marco Simeon, già paracadutato come direttore di Rai Vaticano e responsabile delle relazioni istituzionali e internazionali. Un Segretario di Stato vaticano, che chiede un posto di sottosegretario per un suo protetto al presidente del Consiglio italiano? Che c’azzecca, direbbe Di Pietro.



Mercoledì 29 Febbraio,2012 Ore: 08:51
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 29/2/2012 09.02
Titolo:Bertone si vantò con Tettamanzi: il papa vuole cacciarti
Bertone si vantò con Tettamanzi: il papa vuole cacciarti

di Marco Lillo (il Fatto Quotidiano, 28 febbraio 2012)

Le lettere che il Fatto pubblica oggi in esclusiva, descrivono una situazione inedita al vertice della Chiesa. Il braccio destro del Papa, il segretario di Stato Tarcisio Bertone, si arroga il diritto di parlare a nome di Benedetto XVI e, forte di questo mandato, nel marzo del 2011 arriva a licenziare su due piedi il presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo, un cardinale autorevole come Dionigi Tettamanzi, allora arcivescovo di Milano e accreditato dalla stampa nel 2005 come un possibile successore di Giovanni Paolo II.

Per tutta risposta Tettamanzi scrive a Benedetto XVI per chiedergli di sconfessare Bertone annullando la sua decisione. E, colpo di scena, la sconfessione di fatto si realizza. Nonostante il rinnovo dei vertici del Toniolo fosse stato già comunicato ufficialmente al successore in pectore, Giovanni Maria Flick, un anno fa. La vicenda era stata già narrata a grandi linee nella primavera scorsa, ma nessuno aveva mai letto le lettere dei due cardinali. L’oggetto della lettera di “licenziamento” per Tettamanzi non era il posto di arcivescovo di Milano, che nel giugno 2011 sarà poi assegnato ad Angelo Scola, ma la presidenza dell’Istituto Toniolo, uno dei maggiori centri di potere in Vaticano, che controlla il Policlinico Agostino Gemelli di Roma e l’Università Cattolica con gli atenei di Brescia, Cremona, Piacenza, Roma e Campobasso, oltre alla casa editrice Vita e pensiero e numerosi beni immobili in tutta Italia più altre proprietà intestate a società commerciali.

Il Toniolo è sempre stato uno snodo dei rapporti tra politica e Chiesa, dai tempi in cui il suo consiglio includeva Oscar Luigi Scalfaro ed era presieduto dall’ex presidente del Consiglio Emilio Colombo. Nel 2003 Dionigi Tettamanzi, da poco nominato arcivescovo di Milano, fu spedito da Giovanni Paolo II a presiedere l’istituto proprio per togliere dall’imbarazzo il Vaticano dopo il coinvolgimento di Colombo, come consumatore, in un’inchiesta sullo spaccio di cocaina a Roma.

Quando nel marzo 2011 Bertone intima brutalmente a Tettamanzi di levare le tende entro due settimane, nemmeno fosse la sua colf, il cardinale ha già i nervi tesi perché si sente nel mirino di una campagna diffamatoria partita con una serie di lettere velenose sui giornali che gli imputano la presunta mala-gestio familistica del direttore amministrativo della Cattolica, Antonio Cicchetti. E proprio nella lotta per il controllo del Toniolo molti iscrivono anche la pubblicazione, sempre nel 2010, della velina falsa e calunniosa contro l’ex direttore dell’Avvenire Dino Boffo, consigliere del Toniolo vicino al presidente della Cei Angelo Bagnasco e al suo predecessore Camillo Ruini.

Quando Tettamanzi, il 26 marzo del 2011, legge il fax con la lettera di licenziamento nella quale Bertone gli intima di lasciare il posto al professor Flick e di non fare nomine prima dell’arrivo del successore, l’arcivescovo reagisce come una belva ferita. Tettamanzi scrive al Papa una lettera nella quale sostanzialmente insinua che Bertone non avesse l’investitura papale, da lui millantata, per cacciarlo e chiede a “Sua Santità” di essere confermato. Detto fatto. Il Papa, dopo avere ricevuto Bertone il 31 marzo e Tettamanzi il 30 aprile, lascia quest’ultimo al suo posto (e lì si trova tuttora a distanza di quasi un anno). L’aperta sconfessione di Bertone non viene accolta bene dal segretario di Stato che da allora medita la rivincita.

Il primo scricchiolio dell’equilibrio precario raggiunto dopo il braccio di ferro si è avvertito qualche settimana fa quando nel consiglio del Toniolo è entrato il cardinale Angelo Scola. Probabilmente Bertone ha pensato di dare scacco matto a Tettamanzi mettendo in campo un uomo stimato dal Papa ma che non è considerato un suo fedelissimo. Il cardinale ciellino Angelo Scola però non è certo paragonabile al laico ed ex ministro prodiano Flick. La sostituzione del progressista Tettamanzi con un arcivescovo vicino alle posizioni del Pdl (anche se recentemente ha preso le distanze dai seguaci lombardi di don Giussani) sarebbe una piccola rivoluzione negli equilibri del potere Vaticano esarebbe vista come una presa da parte dei conservatori di un feudo dei moderati non berlusconiani. Per questo, nonostante risalgano a quasi un anno fa, le lettere (che pubblichiamo in parte sotto e integralmente sul sito www.ilfattoquotidiano.it  ) conservano una grande attualità.

IL FAX del segretario di Stato del 26 marzo 2011 e la missiva di Tettamanzi al Papa del 28 marzo sono la prova migliore della situazione anomala in cui versa oggi il vertice della Chiesa. Il segretario di Stato si arroga sempre più spesso i poteri del Santo Padre e agisce con lo stile di un capo azienda. Dall’altro lato i cardinali più autorevoli, come Tettamanzi, e i monsignori più orgogliosi, come Carlo Maria Viganò, si ribellano ai diktat di Bertone. E il risultato è un governo schizofrenico che oscilla tra autarchia e anarchia. Mentre Benedetto XVI si isola negli studi e nella scrittura dei libri, alle sue spalle si svolge una lotta di potere senza esclusione di colpi che danneggia l’autorità morale della Chiesa dentro e fuori le mura leonine.

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Ratzinger mi dice che devi lasciare (lettera di Bertone a Tettamanzi)

di Tarcisio Bertone

del 24 marzo 2011

Signor Cardinale, circa otto anni or sono Ella, accogliendo con encomiabile zelo e generosa
disponibilità la richiesta che Le veniva fatta, accettò per un biennio la nomina a Presidente
dell'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori.(...). Di fatto, l'impegno di Vostra Eminenza a
servizio dell'Istituto Toniolo si è protratto ben oltre il tempo originariamente previsto, e questo
ovviamente a prezzo di ben immaginabili sacrifici (...) Ora, essendo scaduti alcuni Membri dei
Comitato Permanente, il Santo Padre intende procedere a un rinnovamento, in connessione col
quale Vostra Eminenza è sollevata da questo oneroso incarico. Adempiendo pertanto a tale
Superiore intenzione, sono a chiederLe di fissare l'adunanza del Comitato Permanente entro il
giorno 10 del prossimo mese di aprile. In tale circostanza. (...) Contestualmente indicherà il Prof.
Giovanni Maria Flick, previa cooptazione nel Comitato Permanente, quale Suo successore alla
Presidenza. Il Santo Padre dispone inoltre, che fino all'insediamento del nuovo Presidente, non si
proceda all'adozione dì alcun provvedimento o decisione riguardanti nomine o incarichi o attività
gestionali dell'Istituto Toniolo. Sarà poi compito del Prof. Flick proporre la cooptazione dei membri
mancanti nell'Istituto Toniolo, indicando in particolare il prossimo Arcivescovo pro tempore di
Milano e un Prelato suggerito dalla Santa Sede. In previsione dell'avvicendamento indicato, questa
Segreteria di Stato ha già informato il Prof. Flick, ottenendone il consenso. Non c'è bisogno che mi
soffermi ad illustrare le caratteristiche etiche e professionali che raccomandano questa illustre
Personalità, ex allievo dell'Università Cattolica del Sacro. Cuore, oggi nelle migliori condizioni per
assumere la nuova responsabilità in quanto libero da altri incarichi. (...)

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Ma il cardinale parla a nome tuo? (Lettera di Tettamanzi a Ratzinger)

di Dionigi Tettamanzi


Beatissimo Padre, sabato 26 marzo mattina per fax è arrivata alla mia attenzione, in qualità di
Presidente dell'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, una lettera “riservata - personale” del
Segretario di Stato, che mi induce (...) a sottoporre direttamente alla Sua persona alcune spiacevoli
considerazioni. La lettera in oggetto prende le mosse dalla mia nomina a Presidente dell'Istituto nel
2003, pochi mesi dopo il mio ingresso a Milano, sostituendo il Sen. Emilio Colombo, dimissionario
non tanto a causa di modifiche statutarie, come affermato nello scritto, ma per più consistenti
ragioni legate alla sua condotta personale e pubblica (...) L'accenno a un originario ''biennio" di
carica, anch'esso senza alcun riscontro, e a un tempo di governo prolungato è l'unico motivo che
viene addotto per procedere immediatamente nella coazione al mio dimissionamento (...) Annoto a
margine che il candidato (Giovanni Maria Flick Ndr), sul cui profilo gravano non poche perplessità,
sorprendentemente è già stato avvisato della cosa da parte della Segreteria di Stato. Tutte queste
sanzioni (...) sono direttamente ricondotte all'esplicito volere di Vostra Santità, cui lo scritto fa
continuamente riferimento. Ben conoscendo la mitezza di carattere e delicatezza di tratto di Vostra
Santità e avendo serena coscienza di avere sempre agito per il bene dell'Istituto e della Santa
Chiesa, con trasparenza e responsabilità e senza avere nulla da rimproverarmi, sorgono in me motivi
di profonda perplessità rispetto all'ultima missiva ricevuta e a quanto viene attribuito direttamente
alla Sua persona (...) Nell'ultimo anno l'Istituto Toniolo è stato oggetto di attacchi calunniosi, anche
mediatici, a causa di presunte e non dimostrate inefficienze amministrative e gestionali, apostrofate
con l'espressione di mala gestio. Nulla di tutto questo! (...) (...) Ma lascio a Lei di confermarmi con
una Sua parola
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 29/2/2012 13.44
Titolo:Università cattolica e Policlinico Gemelli: i giganti della guerra in Vaticano
Bertone contro Tettamanzi

Università cattolica e Policlinico Gemelli: i giganti della guerra in Vaticano

di Marco Lillo (il Fatto, 29.02.2012)

La partita del Toniolo non è affatto chiusa. L’ente conteso tra il cardinale Dionigi Tettamanzi, che lo presiede, e il segretario di Stato Tarcisio Bertone che vorrebbe metterlo sotto la sua ala, ieri è stato scosso dalla pubblicazione delle lettere nelle quali i due porporati se le davano di santa ragione al cospetto del Papa. A stupire non è stato tanto il contenuto delle missive, in parte rivelato dai migliori vaticanisti nella primavera scorsa, ma i toni.

NESSUNO si aspettava che il braccio destro del Papa, il cardinale Bertone, si permettesse di recapitare un simile “foglio di via” a un personaggio della caratura di Dionigi Tettamanzi, dato come probabile Papa nel 2005. Né era immaginabile che il Segretario di Stato si arrogasse il diritto di parlare a nome del pontefice o che arrivasse a licenziare il presidente dell’Istituto Toniolo addirittura con un fax. Allo stesso modo nessuno si aspettava di leggere la parte della lettera del cardinale Tettamanzi nella quale di fatto si dice che il senatore Emilio Colombo aveva perso la presidenza dell’Istituto per la sua spiacevole abitudine di consumare cocaina. Né che Tettamanzi giungesse a mettere in discussione la figura di Giovanni Maria Flick, ex ministro del Governo Prodi, vicino ai settori progressisti ai quali il cardinale si era appoggiato negli anni in cui aveva ricoperto il ruolo di arcivescovo prima a Genova e poi a Milano.

PROBABILMENTE dopo il braccio di ferro è arrivata l’epoca della tregua. Formalmente il Toniolo sarà guidato da Tettamanzi per tutto il 2012 di fatto però a uscire vincitrice è stata l’alleanza tra la Cei e la Curia milanese. Tra i due litiganti sono i due Angeli a godere. Dalla contesa epistolare tra Bertone e Tettamanzi sono usciti vincitori il cardinale Angelo Bagnasco e l’arcivescovo Angelo Scola. Non si comprende l’importanza della partita in corso se non si tengono a mente alcuni numeri. Dall’Istituto di Studi Superiori Giuseppe Toniolo, dipende l’università Cattolica del Sacro Cuore, il più grande ateneo privato d’Europa con 42 mila studenti, 1400 docenti, 14 facoltà, 54 istituti e 22 dipartimenti sparsi in quattro atenei con sedi a Milano, Brescia, Piacenza, Cremona, Roma e Campobasso. Il rettore, che proviene dal Toniolo è il ministro della cultura del Governo Monti, il professor Lorenzo Ornaghi, in aspettativa e sostituito solo “per il periodo dell’espletamento dell’incarico” dal professor Franco Anelli.

Fondato nel 1920 da padre Agostino Gemelli, il Toniolo controlla la casa editrice, fondata due anni prima, “Vita e pensiero”, che pubblica l’omonima rivista e un catalogo di 800 libri. Ma soprattutto il policlinico Agostino Gemelli, sorto nel 1964 a Roma su un’estensione di 37 ettari, per una superficie coperta che negli anni è aumentata fino a 30 mila metri quadrati, una cittadina di 20 mila abitanti (tra pazienti, medici e familiari) nella città. All’Istituto Toniolo fanno poi capo anche le (piccole) quote della SCAI Spa, Società di Chirurgia addominale italiana, e della Altipiani Val di Non Spa più la proprietà della Passo della Mendola Srl e della Monte Mario 2000 Srl, oltre che della Vita e Pensiero Srl.

IN PARTICOLARE la Monte Mario 2000 possiede un fabbricato in via degli Scolopi, sulla Trionfale e molti terreni nella zona Pineta Sacchetti, sui quali era stata tentata anche un’operazione immobiliare bloccata dagli enti locali e poi dalla giustizia amministrativa. Direttamente al Toniolo fanno capo interi palazzi a Milano, in viale Stelvio e in via San Vittore, oltre ovviamente ai fabbricati che ospitano le sedi degli atenei e del Policlinico Gemelli.

Ovviamente l’ospedale Gemelli e l’università Cattolica sono due grandi centri di spesa, imponenti stazioni appaltanti dai quali dipendono più di 1600 lavoratori e tante società fornitrici di beni e servizi.

Non a caso i primi annunci della lotta di potere che si sta disputando attorno al consiglio del Toniolo si riferivano proprio agli appalti. Nel settembre del 2010 furono pubblicati alcuni articoli sui grandi quotidiani nazionali nei quali si dava conto di alcune accuse, tutte da dimostrare, al direttore amministrativo della Cattolica, Antonio Cicchetti. In particolare uscirono sul Corriere della sera ampi stralci delle tre lettere scritte dal giurista Alberto Crespi. Il penalista che aveva insegnato per decenni diritto alla Cattolica prima di divenire anche preside della facoltà di giurisprudenza, dopo essere andato in pensione, prendeva carta e penna per segnalare “forti anomalie” nelle scelte dell’Istituto Toniolo.

Negli articoli, basati sulle lettere, fu così squadernato il reticolo di interessi, talvolta in società vicine alla Cattolica e al Gemelli, dei familiari di Cicchetti. Si ponevano dubbi sui conflitti di interesse.

MA QUALCUNO fa risalire il primo campanello di allarme di una sorda lotta di potere all’ombra dell’Istituto, mediante la pubblicazione di lettere e veline, alla campagna contro di Dino Boffo. L’allora direttore di Avvenire fu fatto fuori nell’estate 2009 per la pubblicazione sul Giornale di un documento falso e calunnioso che - secondo i bene informati - mirava a metterlo fuori gioco proprio dalla partita del Toniolo. Una partita che, dopo il mantenimento di Dionigi Tettamanzi alla presidenza e la nomina di Angelo Scola nel consiglio, però trova proprio in Dino Boffo e nella Cei il vero ago della bilancia.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 01/3/2012 09.00
Titolo:GUERRE IN VATICANO. Tutta la rabbia di Bertone ...
Guerre vaticane

Tutta la rabbia di Bertone

di Luca De Carolis (il Fatto Quotidiano, 1 marzo 2012)

Sul volto e nei gesti, i segni della tensione. Nelle parole, la curiale eppure chiara risposta a settimane di rivelazioni e scricchiolii: “Questi sono i documenti da vedere e presentare, che mostrano la verità storica”. I documenti sono quelli dell’Archivio segreto vaticano, e a parlare è il segretario di Stato del Vaticano, Tarcisio Bertone.

Ieri mattina il cardinale ha incontrato la stampa, per la prima volta dopo l’esplodere del caso Vatileaks: i documenti riservati della Santa Sede, pubblicati dal Fatto, che raccontano di lotte di potere e veleni infiniti nella Curia che governa la Chiesa. Bertone ha concesso poche battute, a margine della sua visita privata (e blindatissima) alla mostra nei Musei Capitolini sui documenti dell’Archivio segreto vaticano.

Un appuntamento dal grande interesse storico, che però suona come una beffa della sorte sulla Santa Sede: nella bufera per i tanti, troppi segreti che non ha saputo trattenere Oltretevere. Al centro della tempesta c’è proprio Bertone, segretario di Stato e principale collaboratore di Papa Benedetto XVI.

Rumorose voci, dentro e fuori il Vaticano, lo danno in bilico. E ieri il segretario di Stato ha indirettamente risposto. Bertone arriva in Campidoglio assieme a una folta delegazione, di cui fa parte anche il cardinale Gian-franco Ravasi. Ad attenderlo, il sindaco Alemanno, il ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi e Gianni Letta. Accesso vietato ai tanti giornalisti. Bertone è protetto da parecchi agenti e gendarmi vaticani. Ha l’espressione tirata, qualcuno nota i suoi movimenti poco fluidi, forse nervosi.

Il cardinale entra nei musei, e può guardare da vicino le carte del processo a Galileo e i documenti che provano il sostegno di Papa Pio XII ai prigionieri di guerra, durante la Seconda guerra mondiale. All’uscita, il cordone di sicurezza prova a tenere lontani taccuini e telecamere. Ma è proprio Bertone ad avvicinarsi ai giornalisti, per dire: “Questi sono i documenti da vedere e presentare, quelli mostrano la verità storica”. Bertone spiega poi di essere rimasto particolarmente colpito dalla documentazione su Pio XII.

Ma tutti i cronisti pensano a Vatileaks. E arriva la domanda: i documenti della mostra, veri, vanno contrapposti ad altri che si presumono falsi? Bertone sorride, fa un gesto con la mano. Ma non si sbilancia: “Voi lo sapete, voi siete bene informati”. Di più non può e non vuole dire.

Il cardinale torna in Vaticano, lasciandosi dietro interrogativi e previsioni. C’è chi parla di una prossima rimozione del segretario di Stato, e chi rinvia la sua sostituzione al prossimo dicembre, quando Bertone compirà 78 anni. La stessa età in cui lasciò il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano. Ipotesi, a fronte della certezza di un Vaticano in costante ebollizione.

Troppo rumorosi, quei documenti che parlano di scontri al calor bianco ai vertici della Chiesa. Troppo forte, l’impatto del carteggio tra Bertone e il cardinale Dionigi Tettamanzi, pubblicato due giorni fa dal Fatto.

Nel marzo 2011, il segretario di Stato scrive all’allora arcivescovo di Milano Tettamanzi, e lo invita a lasciare la presidenza dell’Istituto Toniolo. Per giunta, precisando di parlare a nome del Papa: “Il Santo Padre intende procedere a un rinnovamento, in connessione col quale Vostra Eminenza è sollevata da questo oneroso incarico. Adempiendo pertanto a tale Superiore intenzione, sono a chiederle di fissare l’adunanza del Comitato Permanente entro il giorno 10 del prossimo mese di aprile”. Bertone indica anche il sostituto, l’ex ministro alla Giustizia Giovanni Maria Flick. Ma Tettamanzi non cede, e scrive al Pontefice, chiedendogli di annullare la decisione. Annullamento che, nei fatti, arriva, sconfessando un documento del segretario di Stato. Basterebbe questo, per capire che aria tira in Vaticano. Eppure c’è tanto altro. Pesa il complotto per uccidere il Papa, paventato in un documento che dalle pagine del Fatto è rimbalzato in mezzo mondo. E pesano le lettere dell’ex segretario del Governatorato, il nunzio apostolico negli Usa Carlo Maria Viganò.

Missive che denunciavano al Papa e a Bertone episodi di corruzione. Lo stesso Viganò, in un’altralettera al Papa del marzo 2011, chiedeva di non essere nominato nunzio apostolico, “perché un mio trasferimento provocherebbe smarrimento e scoramento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione”. Storie complicate, dolorose.

Ieri il Corriere della Sera raccontava che a qualcuno, Oltretevere, era venuta la tentazione di rispondere al flusso di notizie riservate con una protesta ufficiale nei confronti dello Stato italiano. Idea che sarebbe stata respinta, per motivi di opportunità politica.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 01/3/2012 10.14
Titolo:IL DISAGIO TRA GLI EPISCOPATI EUROPEI ....
Bertone e il disagio tra gli episcopati dei Paesi europei

di Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera, 1 marzo 2012)

Il cardinale Tarcisio Bertone abbozza un sorriso ma ha l’aria un po’ tirata, «questi sono i documenti veri da vedere e da presentare!». Il Segretario di Stato è appena uscito dalla mostra Lux in arcana che presenta un centinaio di gioielli dell’Archivio segreto - dai processi a Galileo e Giordano Bruno agli interrogatori dei Templari - e non ha voglia di parlare dei «corvi» e delle fughe di documenti riservati, «di questi documenti in mostra, piuttosto, colpisce la verità storica». Nel senso, gli chiedono, che i testi usciti in questi giorni non sono veri? «Voi lo sapete. Voi siete bene informati», risponde secco ai giornalisti.

È un momento difficile, in Vaticano. E’ evidente che la diffusione col contagocce dei documenti riservati ha avuto ed ha l’obiettivo di colpire il cardinale Bertone. Ed è una strategia di logoramento che sta lasciando il segno, la pressione intorno al Segretario di Stato cresce. Tanto che circola la voce di un disagio crescente tra gli episcopati europei, dalla Germania alla Francia alla Spagna, i quali si preparerebbero a porre a Roma il problema della Segreteria di Stato.

Bertone il 2 dicembre compirà 78 anni, la stessa età del predecessore quando lasciò l’incarico, cosa alla quale puntano i suoi avversari. In ogni caso, non è questione di date: l’ufficio di Segretario di Stato si esercita ad nutum Summi Pontificis, il che significa che al Papa basta un cenno («nutum») per cambiare in qualsiasi momento, se vuole, il Segretario di Stato. Le previsioni di un cambio della guardia «imminente» si ripetono come i malumori da almeno tre anni ma nel frattempo Benedetto XVI ha sempre dimostrato la massima fiducia nell’uomo che è il suo più stretto collaboratore dai tempi della Congregazione per la dottrina della Fede.

Certo che la situazione non era mai stata così tesa. Oltretevere si arriva a dire che all’indagine della Gendarmeria alla caccia dei corvi si sia associata un’inchiesta «privata». Raccontano che la gente usi con timore computer e telefoni, mentre cresce il sospetto reciproco e con esso le voci velenose. Voci, veleni. Cui si aggiungono problemi più oggettivi. Ad esempio, il «compromesso» voluto da Bertone e raggiunto nella modifica alla legge di trasparenza finanziaria, approvata il 25 gennaio, non ha dissolto le perplessità.

Prima dell’approvazione finale, il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Autorità di informazione finanziaria, si era mostrato preoccupato perché «la nuova versione della legge riforma in toto l’assetto istituzionale del sistema antiriciclaggio vaticano, ridefinendo compiti e ruoli dell’Autorità e modificando l’impostazione». Con relativo timore che l’intervento «potrebbe essere visto dall’esterno, anche se erroneamente, come un "passo indietro"». Anche dopo il «compromesso» è un timore che resta, Oltretevere: in vista dell’attesissima risposta alla richiesta di ingresso della Santa Sede nella «white list» dell’Ocse. Tanto da alimentare altre voci - riprese ieri dal giornalista Gianluigi Nuzzi su Twitter - che vorrebbero Bertone incline a sostituire entro l’estate Ettore Gotti Tedeschi - tra gli artefici principali della prima versione della legge - alla presidenza dello Ior.

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