- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (2)
Visite totali: (390) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org PAPA RATZINGER GUIDA CON GRANDE DETERMINAZIONE IL "PARTITO DELL'AMORE" ALLA SUA AUTODISTRUZIONE. UN OTTIMO LAVORO: "IL VATICANO DELLE LAVANDAIE". Una nota di Aldo Maria Valli - con alcuni appunti,a c. di Federico La Sala

CEDIMENTO STRUTTURALE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. Benedetto XVI, il papa teologo, ha gettato via la "pietra" su cui posava l’intera Costruzione...
PAPA RATZINGER GUIDA CON GRANDE DETERMINAZIONE IL "PARTITO DELL'AMORE" ALLA SUA AUTODISTRUZIONE. UN OTTIMO LAVORO: "IL VATICANO DELLE LAVANDAIE". Una nota di Aldo Maria Valli - con alcuni appunti

Il pontificato del fine teologo Ratzinger rischia di chiudersi in mezzo agli schiamazzi di lavandaie sempre più sguaiate e alle liti da cortile di eminenze e illustrissimi che non meriterebbero di gestire nemmeno il più infimo degli ordini religiosi


a c. di Federico La Sala

 APPUNTI SUL TEMA:

 

LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

 

PER RATZINGER, PER IL PAPA E I CARDINALI, UNA LEZIONE DI GIANNI RODARI. L’Acca in fuga

AI CERCATORI DEL MESSAGGIO EVANGELICO. Una nota sulla "lettera" perduta.

______________________________________________________________________

Il Vaticano delle lavandaie

di Aldo Maria Valli *

Che il Vaticano sia (anche) un villaggio di lavandaie si sapeva da tempo. Il pettegolezzo, nei sacri palazzi, è pane quotidiano, un grande gioco al quale giocano in tanti, con molteplici obiettivi. Mondo piccolo e chiuso, lo staterello del papa è anche un concentrato di poteri e di interessi: miscela esplosiva.

Inoltre è una monarchia assoluta, il che impedisce al dibattito interno di trovare sfogo attraverso vie istituzionali. Man mano che il sovrano, per età, per condizioni di salute o per entrambe le circostanze, si inoltra nella fase finale del regno, o in quella che i più ritengono tale, il villaggio entra in fibrillazione, le lavandaie danno il peggio di sé e il grande gioco si fa più duro. Alcuni esponenti del piccolo mondo, per ragioni diverse, si mettono a difendere posizioni, a tentare scalate, a cercare di guadagnare terreno.

Ad alcuni fa gola il potere, ad altri il denaro, a molti l’uno e l’altro. Poi ci sono le cordate, i gruppi di pressione, le amicizie e le inimicizie. A volte la linea che separa un vincente da un perdente è sottilissima. La curia vaticana è una corte, e nelle corti basta poco perché gli equilibri siano messi in discussione. Basta una parola avventata, un commento fuori posto, un inchino poco convinto o esagerato, ed ecco che ci si ritrova al centro di voci, di insinuazioni, di malignità o di vere e proprie calunnie. Una palla di neve, così, può diventare rapidamente una valanga. La lingua batte dove il dente duole. Per questo il terreno di gioco molto spesso è quello economico o quello sessuale. E anche sotto questo aspetto niente di nuovo da segnalare.

Gli elementi veramente nuovi, che emergono dalle ultime vicende, sono due: la spiccata propensione delle lavandaie a gettare i panni sporchi in pasto ai mass media e il basso, bassissimo livello denunciato dai giocatori. Un tempo le lavandaie arrivavano a scannarsi, esattamente come ora, per i più diversi motivi, ma il tutto restava all’interno delle sacre mura. Ora invece, nell’epoca dell’informazione, alcuni dei giocatori anno preso gusto a rovesciare i loro veleni nel grande imbuto dei mass media. In questo modo, pensano alcune lavandaie, la potenza dei proiettili è moltiplicata. Un’insinuazione o una calunnia, finché restano dentro le mura, hanno una certa forza: se ne fuoriescono, acquistano molta più incisività. E così i giornalisti vengono sempre più coinvolti nel grande gioco, con la funzione di megafoni.

Le lavandaie tuttavia sembrano non rendersi conto dell’effetto assuefazione e della distrazione del pubblico. Se una lettera anonima fa notizia, una seconda lettera anonima passa quasi inosservata e una terza provoca soltanto noia. Idem per complotti e cospirazioni varie, sia pure targate Vaticano. Circa il basso livello dei giocatori, basta passare in rassegna le ultime vicende (almeno dal caso Boffo in poi) per verificare che il materiale umano è davvero deludente. C’è modo e modo di ordire trame e architettare complotti.

Per dirla con Sciascia, anche nel campo delle macchinazioni ci sono uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraqua. Puoi essere un Borgia o un Castrillon Hoyos. E se una vecchia volpe come il cardinale Re ha soprannominato quest’ultimo “Pasticcion Hoyos”, un motivo ci dev’essere.

Da secoli il Vaticano si porta appresso la fama (più o meno meritata) di luogo incline alla congiura. Ma se una volta, dicendo “congiura”, si pensava a qualcosa di grande e raffinato, adesso si pensa più che altro a liti da comari bisbetiche. Sic transit gloria mundi, verrebbe da dire, ammesso che nello scandalo ci possa essere qualcosa di glorioso. Resta da capire come stia vivendo tutto questo un uomo intelligente, e ottimo conoscitore della curia, come Joseph Ratzinger.

Fu lui, quando era cardinale, a parlare di riforma paragonandola a un‘opera di ablatio (lo disse in latino, perché una volta gli uomini di Chiesa ancora lo parlavano), ovvero di eliminazione di tutte le cose e le persone inutili. Fu sempre lui a usare una parola inequivocabile, “sporcizia”, per dipingere certe degenerazioni all’interno della Chiesa, ed è stato ancora lui a mettere in guardia a più riprese dal carrierismo degli ecclesiastici. Dunque, i problemi li conosce bene, e non potrebbe essere altrimenti visti i decenni trascorsi nella stanza dei bottoni.

Eppure, proprio il pontificato del fine teologo Ratzinger rischia di chiudersi in mezzo agli schiamazzi di lavandaie sempre più sguaiate e alle liti da cortile di eminenze e illustrissimi che non meriterebbero di gestire nemmeno il più infimo degli ordini religiosi. Triste destino per lui e triste situazione per la gerarchia cattolica. Anche perché le voci coraggiose e limpide, dotate di profezia (guardare lontano) e di parresia (libertà di dire tutto) sembrano scomparse.

Aldo Maria Valli

* Europa, 14 febbraio 2012



Martedì 14 Febbraio,2012 Ore: 09:48
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 14/2/2012 15.22
Titolo:Bettazzi: il Papa può dimettersi. Dietro la teoria del complotto contro Benedett...
Bettazzi: il Papa può dimettersi. Il Vaticano: siamo sotto attacco.


di Roberto Monteforte (l'Unità, 14 febbraio 2012)


Il Papa si vuole dimettere. Dietro la teoria del complotto contro Benedetto XVI ci sarebbe l’intenzione di preparare l’opinione pubblica alle sue dimissioni a cui lo stesso papa Ratzinger starebbe pensando. La pensa così monsignor Luigi Bettazzi, padre conciliare e vescovo emerito di Ivrea che dai microfoni del programma di Radio2 Un Giorno da Pecora (interviste provocatorie) ha avanzato la sua teoria.

Ai due conduttori, Sabelli Fioretti e Lauro, che gli chiedono un giudizio sulla teoria del complotto per uccidere papa Ratzinger svelato dal Fatto Quotidiano, risponde: «No, non credo. Fosse stato il Papa precedente lo capirei, ma questo Papa - aggiunge - qui mi sembra così mite, religioso. Non troverei i motivi per attentarlo».

Alla domanda su cosa abbia pensato quando è venuta fuori la notizia del complotto, arriva l’originale risposta di monsignor Bettazzi: «Penso ad un cosa per preparare l’eventualità delle dimissioni. Per preparare questo choc, perché - spiega - le dimissioni di un Papa sarebbero un choc, cominciano a buttare lì la cosa del complotto».

Ma - gli chiedono - papa Ratzinger vorrebbe dimettersi? «Io credo di sì - risponde - anche se l’hanno smentito. Un vecchio cardinale, però, mi diceva sempre: se il Vaticano smentisce vuol dire che è vero...».


L’anziano vescovo emerito di Ivrea, quindi, spiega quali sarebbero a suo avviso le ragioni di questa determinazione di papa Benedetto XVI: «Penso che si senta molto stanco, basta vederlo, è un uno abituato agli studi». «E di fronte ai problemi che ci sono, forse anche di fronte alle tensioni che ci sono all’interno della Curia - conclude - potrebbe pensare che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa».

Oltretevere non si commentano le parole di monsignor Bettazzi. Ci si limita a definire piuttosto ardita, addirittura «bizzarra», la sua teoria delle dimissioni del Papa di cui non si capirebbe il nesso
con i fatti di questi giorni e con l’ipotesi del «complotto», ritenuta una «farneticazione».

La possibilità di dimissioni l’ ha riconosciuta lo stesso Benedetto XVI nel suo libro autobiografico Luce del mondo. Ma in astratto. Qualora lo stesso pontefice si rendesse conto di non essere più nelle
condizioni di governare bene la Chiesa. Non vi sarebbe nessun rapporto con la situazione che vive oggi in Vaticano. Anche se quelli attuali non sono certo momenti facili.

La fuga dei documenti è segno evidente dello scontro interno. Lo riconosce anche padre Federico Lombardi che dai microfoni di Radio Vaticana invita a «tenere tutti i nervi saldi perché nessuno si può stupire di nulla». Denuncia un «duro attacco contro la Chiesa».
«L’amministrazione americana ha avuto Wikileaks, il Vaticano ha ora i suoi leaks, le sue fughe di documenti che tendono a creare confusione e sconcerto e a facilitare una messa in cattiva luce del Vaticano e della Chiesa».

I LEAKS OLTRETEVERE

Il direttore di Radio Vaticana invita i media a fare «uso della ragione» e a saper distinguere. «Mettere tutto insieme - osserva - giova a creare confusione». Una cosa sono i documenti sulla
gestione economica vaticana, cosa diversa e «farneticante» è la storia del complotto contro il Papa.

«C’è qualcosa di triste - ammette - nel fatto che vengano passati slealmente documenti dall’interno all’esterno in modo da creare confusione. La responsabilità c’è dall’una e dall’altra parte. Anzitutto da parte di chi fornisce questo tipo di documenti, ma anche di chi si dà da fare per usarli per scopi che non sono certo l’amore puro della verità».

Lombardi insiste sull’impegno serio della Santa Sede «nel garantire una vera trasparenza del funzionamento delle istituzioni vaticane anche dal punto di vista economico». Come contro la pedofilia. Vede nella recente campagna di stampa un tentativo di «screditare questo impegno» e «ciò - assicura- costituisce una ragione di più per perseguirlo con decisione senza lasciarsi impressionare».

Ma le carte riservate fatte uscire dal Vaticano non sono segno di una lotta di potere? PadreLombardi respinge questa lettura. L’attribuisce alla «rozzezza morale di chi la provoca e di chi la fa, che spesso non è capace di vedere altro». Le vere preoccupazioni di chi porta responsabilità nella Chiesa-assicura - sono i problemi gravi dell’umanità».
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 16/2/2012 09.01
Titolo:Il card. Piacenza e la cordata anti-Bertone
Il card. Piacenza e la cordata anti-Bertone

di Marco Politi

in “il Fatto Quotidiano” del 16 febbraio 2012


L’uomo pronto a prender il posto del cardinale Tarcisio Bertone come Segretario di Stato ha la sua scrivania in piazza Pio XII nr. 3, praticamente di fronte al sagrato di San Pietro. Non muove un dito,
non complotta. Sta lì e si presenta come un fedelissimo di papa Ratzinger, dottrinalmente sicuro a prova di bomba e in più... efficiente. Si chiama Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero. Un grande organismo come Santa Romana Chiesa, che raggruppa oltre un miliardo di fedeli, è una struttura che come tutte segue un suo istinto di sopravvivenza. Nelle crisi si manifesta sempre uno zoccolo duro di “servitori dell’istituzione”, che si pongono il problema dell’alternativa. Di chi mettere al timone se sulla plancia di comando si verificano disfunzioni.

Dinanzi all’evidente crisi della gestione Bertone molti guardano al cardinale Piacenza.

Se anche Benedetto XVI – con qualche pensiero ai veleni nella Curia – afferma all’udienza generale, che “Gesù chiede al Padre di perdonare coloro che lo stanno crocifiggendo (e) ci invita al
difficile gesto di pregare anche per coloro che ci fanno torto, ci hanno danneggiato, sapendo perdonare sempre”, in Vaticano molti si domandano per quanto tempo si possa ancora andare avanti così.


Bertone compirà quest’anno 78 anni, l’età in cui il suo predecessore Angelo Sodano lasciò la guida della Segreteria di Stato. Se a un pontefice è concesso invecchiare e avanzare nell’ottantina
(Ratzinger ne compie 85 tra poche settimane), un Segretario di Stato ha il dovere di non essere troppo anziano e di mantenere una sua giovanile energia.

Piacenza ha l’età giusta per i gusti curiali: 67 anni. Nato a Genova, fa parte di quella squadra ligure che negli ultimi anni si è fatta sempre più spazio ai vertici della Santa Sede e della Chiesa italiana: dal viceministro degli Esteri vaticano, mons. Ettore
Balestrero, al neo nominato patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia.

Piacenza, sotto Giovanni Paolo II, è stato presidente della pontificia commissione per i Beni culturali e della
commissione di Archeologia sacra. Ma il percorso di carriera che lo avvicina a Benedetto XVI è quello compiuto nell’influente Congregazione per il Clero. Nominato sottosegretario del “ministero
dei preti” nel marzo 2000, fa un balzo in avanti nel maggio del 2007.

Come mai? È accaduto che neanche sette mesi prima Benedetto XVI ha nominato prefetto della Congregazione per il Clero il cardinale brasiliano Claudio Hummes. Il porporato viene dall’arcidiocesi di São Paulo, forte di una grande esperienza pastorale. Il mondo cattolico si aspetta da lui un approccio nuovo nell’affrontare
la profonda crisi del clero.

E Hummes parte pieno di entusiasmo. Prima di imbarcarsi all’aeroporto
di São Paulo dichiara alla stampa che il celibato non è un dogma. Non fa neanche in tempo ad atterrare a Roma che già deve smentire ufficialmente (con un comunicato umiliante) qualsiasi intenzione di innovazione. Piacenza, nominato suo braccio destro, svolgerà praticamente il ruolo di commissario.

Hummes si ammutolisce. Dopo appena quattro anni il cardinale brasiliano abbandona la Congregazione per il Clero, con Benedetto XVI oltre modo sollecito nell’accogliere le sue dimissioni dovute per aver raggiunto i 75 anni di età.

Il 7 ottobre 2010 papa Ratzinger nomina Piacenza alla guida della Congregazione e il 20 ottobre gli impone la berretta cardinalizia. Una carriera lampo. Piace a Benedetto XVI l’estrema ortodossia
dottrinale di Piacenza unita a capacità organizzativa, inoltre piace al Papa la sua posizione di accusa nei confronti del mondo moderno, la sua difesa del modello sacerdotale così com’è, senza ombra di
tentazioni riformiste.

In una recente pubblicazione il cardinale Piacenza ha riproposto il prete come “testimone dell’Assoluto” e ha parlato di attacchi al celibato ecclesiastico come provenienti da “contesti e mentalità completamente estranei alla fede... spesso coordinati nei tempi e nei modi da regie nemmeno troppo occulte, che mirano al progressivo indebolimento” di uno degli elementi più efficaci della testimonianza della Chiesa. È la tesi più di moda nella Curia ratzingeriana, l’idea di una cospirazione ai danni della Chiesa.


Quando tra il 2009 e il 2010 Benedetto XVI indice l’Anno sacerdotale, Piacenza fa sì che non venga organizzato un solo momento di riflessione vaticano sugli effetti pratici della crisi delle vocazioni e su come affrontare strutturalmente il problema delle parrocchie senza guida.

In queste ore, l’astro di Piacenza sta crescendo, perché Benedetto XVI per la prima volta è in un serio conflitto con il cardinale Bertone. Papa Ratzinger non gli perdona di frenare la politica di assoluta trasparenza internazionale dello Ior perseguita da Gotti Tedeschi e dal cardinale Nicora. E non gli perdona di avere esposto la Santa Sede – con la cacciata di Viganò – al sospetto di tollerare affari di corruzione negli appalti delle opere vaticane. Troppo per un pontefice tedesco, anche se lento nel decidere.

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (2) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Dottrina della fede secondo Ratzinger

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info