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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org IL VATICANO CONTINUA A SEMINARE VENTO. Due interventi: discorso di Benedetto XVI ai vescovi statunitensi (nella fase cruciale delle primarie) e lettera sullo spettacolo di Romeo Castellucci. Una nota di Massimo Faggioli e una di Andrea Tornielli - con alcuni appunti,a c. di Federico La Sala

MESSAGGIO EVANGELICO E TRADIMENTO STRUTTURALE: LA FAMIGLIA CATTOLICA, UN’ICONA DEL DIO "MAMMONA"("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006), VENDUTA A "CARO-PREZZO" COME UN’ICONA DEL DIO-AMORE ("CHARITAS", "AGAPE") DI GESU’, GIUSEPPE E MARIA. RESTITUIRE A GIUSEPPE L'ANELLO DEL PESCATORE - come già Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II ...
IL VATICANO CONTINUA A SEMINARE VENTO. Due interventi: discorso di Benedetto XVI ai vescovi statunitensi (nella fase cruciale delle primarie) e lettera sullo spettacolo di Romeo Castellucci. Una nota di Massimo Faggioli e una di Andrea Tornielli - con alcuni appunti

(...) cattolici americani sanno che l’idea del carattere “ebraicocristiano” dell’America nacque nella guerra fredda e che oggi è diventata, nel paese culturalmente e religiosamente più pluralista del mondo, una reliquia. Gli americani non esiteranno a vedere nel discorso del papa un attacco all’amministrazione Obama, all’inizio di un anno elettorale in cui i cattolici saranno ancora una volta il voto in bilico tra repubblicani e democratici (...)


a c. di Federico La Sala

Materiali sul tema (cliccare sui titoli, per gli approfondimenti):


QUESTO "IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO". IL VANGELO DI RATZINGER, BERTONE, RUINI, BAGNASCO E DI TUTTI I VESCOVI.

 

SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE LA SUA PRIMA ENCICLICA, TITOLANDOLA "DEUS CARITAS EST" ("CHARITAS", SENZA "H"), E’ ORA CHE TORNI A CASA, DA "MARIA E GIUSEPPE", PER IMPARARE UN PO’ DI CRISTIANESIMO.

"FEDELMENTE": IL RISPETTO DELLA LEGGE. IL GIURAMENTO DI OBAMA SULLA BIBBIA DI LINCOLN E IL GIURAMENTO DI BENEDETTO XVI SULLA BIBBIA DELLA GERARCHIA VATICANA.

VIVA L’ITALIA. LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico.

GUARIRE LA NOSTRA TERRA. Lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla) sulla necessità di "pensare un altro Abramo"  (fls)

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 Il papa vota repubblicano?

di Massimo Faggioli (Europa, 20 gennaio 2012)

Nella fase cruciale delle primarie, con il front-runner mormone Romney tallonato dai social conservatives spaccati tra i due candidati cattolici Gingrich e Santorum, papa Benedetto XVI ha rivolto un discorso di rara durezza ai vescovi statunitensi in visita ad limina. Il papa ha ricordato la specificità del ruolo della religione e della libertà religiosa in America, fondato su un «consenso morale» attorno al riconoscimento del valore della «legge naturale». Questa legge naturale ha sempre garantito in America non solo la libertà religiosa, ma anche la libertà di coscienza, in un ambiente storico-culturale che si muoveva nel quadro di quelli che il papa definisce «i valori ebraico-cristiani».

Tutto questo è sotto attacco, afferma il papa, a causa di forze culturali che mirano a seppellire non solo quel consenso morale e i valori ebraico-cristiani, ma anche la stessa libertà religiosa e la libertà di coscienza. «Il secolarismo radicale» e «l’individualismo estremo» tendono a stravolgere quel consenso sulla legge naturale tentando di avvocare nuovi diritti, come quelli all’aborto e al matrimonio omosessuale, che il papa contrappone agli «autentici diritti umani».

Il discorso del papa è stato scritto da chi conosce molto bene la situazione del cattolicesimo statunitense, tanto da usare parole-chiave che risalgono al vocabolario del “costituzionalismo cattolico americano” del gesuita John Courtney Murray (quello che contribuì a sdoganare politicamente il cattolicesimo americano, a far eleggere John F. Kennedy, e che per questo si guadagnò la celebre foto sulla copertina di Time del 12 dicembre 1960).

Le questioni di fondo che agitano il rapporto tra chiesa americana e cultura politica all’inizio del secolo XXI sono più ampie e complesse dell’eterna questione del diritto all’aborto. La chiesa americana si sente sotto attacco - tanto da aver creato recentemente una task force episcopale per la difesa della libertà religiosa - per nuovi problemi come quello del matrimonio omosessuale, che è ormai accettato dalla gran parte degli americani, anche dai cattolici delle giovani generazioni. Ma altre questioni sono più intricate, come la recente decisione dell’amministrazione federale americana e di alcuni stati di negare alle carità cattoliche fondi statali fino a quando le carità cattoliche non accettino di mettere in pratica integralmente le linee-guida del governo, che comprendono anche le pratiche contraccettive e abortive.

Su questo si inserisce la messa in pratica della riforma del sistema sanitario, che metterebbe fine ad alcune esenzioni di cui finora i datori di lavoro cattolici potevano godere: ad esempio, escludere dalle polizze di assicurazione sanitaria per i lavoratori delle università cattoliche i rimborsi per pratiche mediche «contrarie alla morale cattolica» ufficiale.

Nei recenti dibattiti i candidati repubblicani religiosi e social-conservatori (Gingrich, Santorum, e Perry) hanno accusato l’amministrazione Obama di aver «dichiarato guerra alla religione» in America e alla chiesa cattolica in particolare. Propaganda a parte, i cattolici liberal che votarono Obama e appoggiarono la sua riforma sanitaria ora chiedono alla Casa Bianca di ripristinare quelle tutele per la libertà di coscienza. Ma i cattolici americani sanno che l’idea del carattere “ebraicocristiano” dell’America nacque nella guerra fredda e che oggi è diventata, nel paese culturalmente e religiosamente più pluralista del mondo, una reliquia.

Gli americani non esiteranno a vedere nel discorso del papa un attacco all’amministrazione Obama, all’inizio di un anno elettorale in cui i cattolici saranno ancora una volta il voto in bilico tra repubblicani e democratici.

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Lettera del Vaticano sullo spettacolo di Castellucci

IL CONTROVERSO SPETTACOLO DI CASTELLUCCI

La Segreteria di Stato risponde all’appello di padre Cavalcoli: «Il Papa auspica che ogni mancanza di rispetto incontri la reazione ferma e composta della comunità cristiana»

di ANDREA TORNIELLI (La Stampa, 19/01/2012)


CITTÀ DEL VATICANO Il Papa, « auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio, i santi e i simboli religiosi incontri la reazione ferma e composta della comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi pastori». Lo scrive la Segreteria di Stato in una lettera indirizzata al domenicano padre Giovanni Cavalcoli, del convento bolognese di San Domenico, che l’8 gennaio aveva inviato al Pontefice una missiva parlando dello spettacolo «Il concetto del volto del Figlio di Dio» di Romeo Castellucci, in programma al Teatro Parenti di Milano la prossima settimana. La lettera vaticana, datata 16 gennaio, è firmata dall’assessore della Segreteria di Stato, lo statunitense Brian B. Wells.

Padre Calavalcoli, nella lettera inviata a Benedetto XVI, scriveva a nome di un gruppo di fedeli definendo «indegno e blasfemo» lo spettacolo di Castellucci, un’opera «gravemente offensiva della persona del nostro Divin Salvatore Gesù Cristo». «Ci addolora inoltre in modo particolare - continuava il teologo domenicano - la consapevolezza che questo inqualificabile atto di empietà colpisca pure, benché indirettamente, la venerabile e da noi amata persona di vostra Santità», in quanto vicario di Cristo. Padre Cavalcoli osservava che l’avvenimento non rappresenta «un fenomeno casuale, isolato e senza radici», ma si inserisce in «una crescente ostilità nei confronti del cristianesimo che si sta diffondendo nel mondo, nonché di un sintomo ed effetto di un disagio e di una crisi spirituali profondi e diffusi ormai da decenni anche in Italia, in parte anche per una mancata o malintesa applicazione del Concilio Vaticano II».

Dopo aver citato le forze che dentro la Chiesa «remano contro» il Papa, Cavalcoli afferma che episodi come quello del controverso spettacolo di Castellucci «sono resi possibili non solo dagli attacchi della cosiddetta “cristianofobia”, ma anche da gravi vuoti e carenze dottrinali ed educative non dovutamente eliminati da parte di chi di dovere. Pensiamo in modo particolare - scrive il domenicano, riferendosi ai casi di pedofilia del clero - allo scandalo subito dai bambini, nei confronti del quale il Signore ha parole di estrema severità». «Siamo preoccupati - conclude Cavalcoli - per coloro che, come il Castellucci, cercano di trarre vantaggio da una situazione nella quale si fa desiderare una maggiore vigilanza da parte delle autorità civili ed ecclesiastiche».

Otto giorni dopo l’invio, dunque a stretto giro di posta, ecco la risposta della Segreteria di Stato, nella quale, citando la lettera del frate domenicano, si parla dell’opera teatrale «che risulta offensiva nei confronti del Signore nostro Gesù Cristo e dei cristiani». «Sua Santità - continua la missiva vaticana firmata dall’assessore Wells - ringrazia vivamente per questo segno di spirituale vicinanza e, mentre auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio, i santi e i simboli religiosi incontri la reazione ferma e composta della comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi pastori, le augura ogni bene per il ministero e invia di cuore l’implorata benedizione apostolica». La riproduzione originale della lettera della Segreteria di Stato è messa online da padre Cavalcoli sul sito Riscossa Cristiana e dal comitato San Carlo Borromeo.



Venerdì 20 Gennaio,2012 Ore: 11:44
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 20/1/2012 12.48
Titolo:Romeo Castellucci: «Nel mio Cristo niente di provocatorio»
Romeo Castellucci «Nel mio Cristo niente di provocatorio»

di Francesca De Sanctis (l’Unità, 17 gennaio 2012)

Lettera aperta di Romeo Castellucci alle redazioni: «Sul Concetto di volto nel figlio di Dio e una riflessione sul decadimento della bellezza, sul mistero della fine - scrive il regista e fondatore della Societas Raffaello Sanzio - . Gli escrementi di cui si sporca il vecchio padre incontinente non sono altro che la metafora del martirio umano come condizione ultima e reale. Non c’è niente di provocatorio».

È una lunga lettera quella di Castellucci, costretto a scrivere, anche se l’arte, libera per definizione, non dovrebbe spiegare proprio nulla. Ma gli attacchi e le polemiche, dopo il dissenso dimostrato apertamente dai cattolici francesi a Parigi, cominciano a farsi sentire anche in Italia, a Milano, soprattutto, dove lo spettacolo - che lo scorso anno andò in scena a Roma senza provocare offese o risentimenti - debutterà il prossimo 24 gennaio al Franco Parenti. l’esposto

Una decina di cittadini hanno depositato un esposto alla Procura di Milano affinché intervenga «per vigilare che non siano commessi reati» previsti dal primo e dal secondo comma dell’articolo 404 del Codice penale, che prevede una multa fino a 5mila euro «per l’offesa arrecata in un luogo di culto, in un luogo pubblico o aperto al pubblico a una confessione religiosa».

Ma che cos’è che dà tanto fastidio nello spettacolo di Castellucci? «L’azione teatrale vuole essere una riflessione sulla difficoltà del 4˚ comandamento se preso alla lettera. Onora il padre e la madre. Un figlio, nonostante tutto, si prende cura del proprio padre, del suo crollo fisico e morale. Crede in questo comandamento e fino in fondo il figlio sopporta quella che sembra essere l’unica eredità del proprio padre. Le sue feci. E così come il padre anche il figlio sembra svuotarsi del proprio essere e della propria dignità».

E ancora: «Per questo spettacolo ho scelto il dipinto di Antonello a causa dello sguardo di Gesù che è in grado di fissare direttamente negli occhi ciascuno spettatore con una dolcezza indicibile. Lo spettatore guarda lo svolgersi della scena ma è a sua volta continuamente guardato dal volto. Il Figlio dell’uomo, messo a nudo dagli uomini, mette a nudo noi, ora. Quando le condizioni tecniche lo rendono possibile, è previsto l’ingresso di un gruppo di bambini che svuotano i loro zainetti del loro contenuto: si tratta di granate giocattolo. Uno ad uno lanciano queste bombe sul ritratto. È un gesto innocente portato da innocenti. L’intenzione è quella del bambino che vuole tutta l’attenzione per sé del genitore distratto. A Milano non è stato possibile includere questa scena non certo per un’autocensura!».

La pièce mostra, nel suo finale, dell’inchiostro nero di china che sgorga dal ritratto del Cristo: «È tutto l’inchiostro delle sacre scritture che qui pare sciogliersi di colpo. Devo denunciare qui le intollerabili menzogne circa il fatto che si getterebbero feci sul ritratto di Gesù. Che idea! Niente di più falso, di cattivo, di tendenzioso».

A placare gli animi interviene perfino la Curia milanese: «Raccogliendo le parole della regista e direttrice del teatro Parenti di Milano Andrée Ruth Shammah a nostra volta domandiamo che sia riconosciuta e rispettata la sensibilità di quanti, cittadini milanesi, e non sono certo pochi, vedono nel Volto di Cristo l’Incarnazione di Dio, la pienezza dell’umano e la ragione della propria esistenza». E Andrée Ruth Sahammah ringrazia a sua volta: «Siamo i primi a credere che la libertà di espressione non debba prevalere sul rispetto delle idee e delle identità - spiega -. Proprio per questo, abbiamo continuato a rispondere ai tanti che ci hanno scritto in queste settimane, ribadendo che lo spettacolo non ha alcun contenuto offensivo».
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 20/1/2012 16.30
Titolo:In Italia non si può vedere, non si può giudicare con la propria testa ,,,
Il Vaticano: fermate la pièce su Gesù


di Adriano Prosperi (la Repubblica, 20 gennaio 2012)


Lo spettacolo del regista Romeo Castellucci, "Sul concetto di volto nel figlio di Dio", è un dialogo tra un figlio e un padre anziano colpito da dissenteria: il dialogo si svolge sotto una grande
riproduzione di un celebre volto di Cristo. È il volto dipinto da Antonello da Messina: un Cristo vero e bellissimo uomo. Un Gesù dall´espressione dolce e intensa, un´immagine lontana da quella
tradizione di origine francescana che ha insistito sugli strazi della Passione, il sangue, le spine, l'allucinata magrezza.

Questa versione ha vinto nella storia della religiosità cattolica e segnatamente italiana perché ha dato espressione al bisogno di accostarsi a Cristo come uomo, di trovare in lui una figura fraterna, un mediatore dolce e rassicurante col Padre Eterno.

Ma in questo spettacolo è proprio quella perfezione fisica che viene presentata come una provocazione intollerabile per chi sta
sperimentando il degrado e l´umiliazione estrema del corpo di un padre nell´estrema decadenza della vecchiaia. La reazione a questo conflitto è l´iconoclastia, l´offesa all´immagine: un gruppo di giovani sporca quell´immagine, le scaglia contro sassi e granate. È una drammatica sfida, una maniera di chiedere una spiegazione a Dio, dunque qualcosa cheappartiene in profondità all´esperienza religiosa.

Si può chiamare a testimone un sacerdote che fu anche un intellettuale cattolico e un grande organizzatore di cultura, don Giuseppe De Luca. Nella sua definizione della pietà era inclusa anche l´offesa a Dio, la bestemmia, l´esecrazione, l´empietà: tanti segni, secondo lui, di un rapporto vivo tra l´uomo e Dio, di un atteggiamento diverso dall
´indifferenza e dal distacco di chi non si sente minimamente interrogato dal messaggio religioso.

Questa scena aveva suscitato reazioni polemiche di gruppi cattolici tradizionalisti francesi durante le rappresentazioni parigine nell´ottobre scorso. Ora il dramma è in cartellone a Milano al Teatro
Franco Parenti a partire dal 24 gennaio. Il regista ha annunciato che la scena delle offese all´immagine non ci sarà. Fa parte della sua libertà di decidere in materia. E fa parte della libertà degli
spettatori il diritto di andare a teatro e di giudicare il dramma in base alla loro sensibilità e alla loro cultura. Anche di protestare, se si sentono offesi nei loro sentimenti.

Invece in questo caso non si vuole che il dramma sia rappresentato. Rispolverando toni intransigenti e scandalizzati che riportano ai tempi delle condanne del teatro da parte di San Carlo Borromeo. un
comitato che non a caso si intitola proprio al nome del santo milanese ha chiesto al teatro milanese di «voler cancellare questo spettacolo» perché è una «offesa a Cristo e, con lui, a tutti i cattolici».

Ed è giunta, insieme ad altre reazioni dello stesso tipo, una lettera di monsignor Peter Wells della Segreteria di Stato vaticana che accusa il dramma di Castellucci di essere un´opera «offensiva nei confronti di Nostro Signore».

Milano non è Parigi, evidentemente. Né i cattolici italiani possono godere dei diritti dei cattolici francesi. In Italia non si può vedere, non si può giudicare con la propria testa. Questo è il punto.

Alla Chiesa cattolica non si può muovere a cuor leggero l´accusa di essere un´agenzia dell´intolleranza religiosa: in tempi come i nostri ben altre sono le manifestazioni dell´intolleranza che destano preoccupazione. Lo scatenarsi della violenza da parte di chi si ritiene obbligato a vendicare l´onore del suo Dio o del suo profeta ha riportato all´ordine del giorno fenomeni che speravamo di avere lasciato in un remoto passato.

La Chiesa cattolica ha dimostrato di saper aprire un confronto
col mondo moderno all´interno di una accettazione del principio della libertà delle coscienze e della tolleranza: una tolleranza che si somma spesso alla saggezza politica. Talvolta eccessivamente
politica a giudizio di molti, che preferirebbero una proposta religiosa capace di distinguere i veri credenti dal cattolicesimo sociologico della maggioranza.


Se ne è avuto un esempio nella non dimenticata controversia giuridica sull´affissione del Crocifisso nei luoghi pubblici quando le autorità ecclesiastiche ne hanno sottolineato il carattere di "arredo" mettendo in ombra quello di sconvolgente simbolo religioso. Resta il fatto che l´Italia per questa Chiesa è una provincia speciale dove si deve ancora sfoderare all´occasione il volto severo: come sifa coi bambini, come non si fa con gli adulti.

Ritroviamo in questo episodio la conferma di una
tradizione antica e la riprova di quello speciale stile della Chiesa di Roma che un esperto studioso di queste cose, il professor Jeffrey Haynes della London University, ha definito come l´esercizio di un "transnational soft power": un potere dolce, capace di adattarsi alle differenze locali e di modulare diversamente la voce a seconda dei destinatari. Con gli italiani, la voce è severa, per loro vige ancora la censura preventiva.
Autore Città Giorno Ora
gianni felisio TORINO 22/1/2012 16.45
Titolo:ma quanta rabbia
quanto livore; ma un bel "non giudicate e non sarete giudicati" ?
vi leggo spesso ma qua ci avete messo rancore e quasi odio .........
all'anima dei ....cristiani
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 22/1/2012 17.08
Titolo:Non sprechiamo un’occasione per riflettere "Sul concetto di volto nel Figlio di ...
"Sul concetto di volto nel Figlio di Dio" andrà in scena, non sprechiamo un’occasione per riflettere

di Antonio Audino (Il Sole-23 Ore, 20 gennaio 2012)

Lo spettacolo si farà. E anzi sarà l’occasione per capire esattamente cosa accade in scena, sperando che anche i cattolici che si ritengono offesi da questa produzione si ricredano. Già, perché ha ragione Romeo Castellucci, regista del tanto discusso "Sul concetto del volto di Dio" quando afferma che chi accusa di blasfemia quest’opera certamente non l’ha vista. Lo spettacolo ha girato in Italia e in Europa suscitando accese discussioni di carattere filosofico e culturale, trattandosi del lavoro di un creatore dal pensiero complesso e spesso impervio . Ma le repliche a Parigi hanno dovuto fronteggiare gli attacchi di alcuni gruppi di integralisti religiosi, convinti che lo scopo della messa in scena fosse l’idea di insozzare e vituperare un’immagine del Cristo. Ed è proprio l’eco di quelle proteste a riemergere in questi giorni in occasione del debutto milanese fissato per il 23 al Teatro Franco Parenti di Milano. Qui il livello di fuoco si alza, non solo interviene la curia meneghina, ma le fa eco addirittura la segreteria di Stato vaticana, che invita a una reazione «ferma e composta» rispetto a questo atto ritenuto offensivo per chi crede.

Davvero strano, eppure chi lo aveva visto a Roma o ad Avignone aveva percepito tutt’altro, si era trovato immerso in un’ acutissima riflessione sul sacro, sui nostri momenti di fragilità e di miseria umana, sul nostro bisogno di dialogo con un entità superiore, simboleggiata in scena dalla gigantografia di un Cristo umanissimo e dolente di Antonello da Messina.

Ora le iperboli visive e immaginative messe in gioco da Castellucci sono senza dubbio complesse e lasciano allo spettatore ogni possibilità di lettura. Ma certo quel padre continuamente sporco di feci, quel figlio amorevole che lo soccorre, davanti allo sguardo di quell’ecce homo, suggeriscono riflessioni umanissime, rovesciano il rapporto tra padre e figlio, facendolo rimbalzare su una triangolazione divina. Ora, qualunque cosa avesse fatto Castellucci o un altro artista ci sarebbe da chiedersi quanto oggi sia legittimo un intervento censorio da parte di chiunque. Ma il paradosso è che le cose non stanno affatto così.

Le feci sul volto di Cristo? Niente affatto: una colata di liquido nero copre alla fine l’immagine, preludendo allo spettacolo successivo del regista in cui un pastore protestante si cala un crespo nero sugli occhi fino alla morte, magari rimandando a un pensiero tutto cristiano sul Dio nascosto. E poi chi conosce il lavoro di Castellucci sa che il regista è un vero e proprio filosofo della scena, e forse l’unico regista internazionale davvero interessato a un livello di riflessione profonda. Resta da chiedersi il perché di tanto rumore per nulla. Ma evidentemente le gerarchie vaticane amano ancora far sentire la propria voce in termini censori e lanciare anatemi per ribadire il loro sguardo vigile sulla nostra società, così come gruppuscoli minoritari alzano la voce solo per far capire che ci sono. Intanto un appello in difesa dello spettacolo viene stilato da alcuni importanti critici di teatro (www.teatroecritica.net) E la lista delle adesioni si allunga di minuto in minuto.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 23/1/2012 09.29
Titolo:USA. La libertà religiosa oggi è un po ’più forte. E’ una questione di salute de...
Nessun costo per la copertura contraccettiva: la libertà religiosa oggi è un po’ più forte

La libertà religiosa oggi è un po ’più forte. E’ una questione di salute delle donne e delle loro famiglie.

di Sally Steenland

in “The Huffington Post” del 21 gennaio 2012 (traduzione di Maria Teresa Pontara Pederiva)

L’amministrazione Obama ha preso una decisione che prevede che da oggi la maggior parte dei datori di lavoro siano tenuti a fornire a costo zero la copertura contraccettiva, nell’ambito della legge sanitaria Affordable Care Act. La decisione prevede l’obiezione di coscienza per i luoghi di culto e per alcune organizzazioni no profit che danno lavoro e sono al servizio di persone della stessa fede religiosa. Ma non esime però le numerose istituzioni a vario livello legate a una qualche religione, ma che danno lavoro a persone di fedi diverse - così come quelle che non dichiarano alcun credo religioso - per le quali la pianificazione familiare è un aspetto fondamentale della loro responsabilità morale.

Questa decisione se da una parte riceve un’accoglienza positiva, dall’altra è avversata. Alcuni leader religiosi nelle scorse settimane si sono opposti con veemenza alla decisione odierna, affermando che essa violerebbe la libertà religiosa. Alcuni si sono spinti fino a sostenere che l’amministrazione Obama stia conducendo una vera e propria guerra contro la libertà religiosa.

Il che non è vero. Tuttavia è vero che la questione della libertà religiosa sia fortemente contestata: e non solo in questo paese. Mentre la nostra nazione diventa sempre più pluralista e accoglie persone con fedi diverse, abbiamo da affinare la nostra comprensione nei confronti dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, e assistiamo al fatto che i problemi di coscienza entrino in gioco su entrambi i lati del dibattito del diritto di decisione in materia riproduttiva, lottiamo per discernere dove la libertà religiosa è sotto attacco e dove invece sta crescendo in quanto a forza e comprensione.

Permettere alle donne di prendere decisioni basate sul rispetto della loro coscienza quando si tratta di questioni fondamentali riguardo alla propria famiglia e alla propria salute è un esempio di libertà religiosa al suo massimo livello. Fornire una deroga ragionevole per l’obiezione di coscienza nei confronti di alcune istituzioni religiose ne rappresenta un altro fulgido esempio.

Questa decisione non pone in contrasto la fede religiosa e la società laica, e neppure cattolici contro le altre religioni. I fatti dimostrano che la stragrande maggioranza delle donne con un credo religioso facciano normale uso di contraccettivi, e fra le donne che di dichiarano cattoliche la percentuale è al 98%. Considerando questi numeri, si potrebbe affermare che la Chiesa cattolica - stando ai propri fedeli - sostenga la decisione di oggi.

In questa decisione si riscontrano anche due punti ancora più essenziali: un modo sicuro per ridurre la necessità di ricorrere all’aborto è quello di ridurre il numero di gravidanze indesiderate, rendendo la contraccezione accessibile e conveniente. Inoltre, un buon modo per promuovere gravidanze sane, la nascita di bambini sani e robusti, è quello di utilizzare la contraccezione per una pianificazione familiare del numero dei figli così da garantire intervalli tra le nascite dei bambini. Oggi l’amministrazione Obama ha scelto una cosa giusta. Quanti hanno a cuore la salute delle donne, la salute delle loro famiglie e anche la libertà religiosa non possono che essere grati.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 24/1/2012 10.29
Titolo:MILANO. Messe e teatro blindato per il Gesù di Castellucci
Messe e teatro blindato per il Gesù di Castellucci


di Paola D'Amico (Corriere della Sera, 24.01.2012)

MILANO — Tutto esaurito per la Prima milanese del lavoro di Romeo Castellucci, Sul concetto di volto nel Figlio di Dio. Il sipario si apre in un clima di tensione. Il teatro Franco Parenti di Andrée Ruth Shammah, già oggetto di minacce nei giorni scorsi, stasera sarà blindato: Digos e servizi d'ordine.

Confermata anche la protesta dei movimenti cattolici. Qualcuno si sfila all'ultimo momento come il Comitato San Carlo Borromeo, informato della presenza di militanti di Forza Nuova. E chiede alla questura l'autorizzazione a una seconda manifestazione (sabato 28, alle 18.45).

Altri gruppi, parrocchie intere, si mobilitano per un rosario collettivo. Alle 19 a due isolati dal teatro, in piazzale Libia accanto ai manifestanti di Militia Christi con striscioni e megafoni, il Circolo Cattolico Christus Rex organizzerà una «messa riparatrice» celebrata don Floriano Abrahamowicz in contemporanea con un'altra analoga che avrà luogo a Roma.

Alla chiamata dei blog cattolici (Riscossa Cristiana, Italia Cristiana e Messa in latino per dirne alcuni, ma i gruppi impegnatisi nella crociata hanno i nomi più disparati: da Vita Umana internazionale a Fondazione Lepanto, al Comitato No194, il tutto mentre il sito di Agerecontra rilancia un'asserita «dimensione gnostica e satanica dell'opera di Castellucci») il mondo del teatro reagisce sottoscrivendo un appello promosso dal Parenti in difesa della libertà di espressione di ciascun artista e di ciascuna compagnia. Ed ecco scendere in campo gli attori Ermanna Montanari e Fabrizio Gifuni, i registi Giuseppe Bertolucci e Gabriele Lavia, Elio De Capitani e Daniele Abbado, il filosofo Carlo Sini, il critico teatrale Oliviero Pontedipino, lo scrittore Luca Doninelli.

Per nulla preoccupato il regista. «Se qualcuno vorrà interrompere lo spettacolo — dice Castellucci — sarà libero di farlo. Chiuderemo il sipario e poi lo riapriremo, ricominciando da dove ci saremo fermati». Uno spettacolo nello spettacolo, insomma, dentro ma anche fuori dal teatro.

Fabrizio Lastei, portavoce di Militia Christi che per prima ha organizzato la protesta contro il teatro «eretico» del regista emiliano, precisa: «Abbiamo raggiunto un accordo con la Digos. Il ritrovo è in piazzale Libia. Arriveremo da tutta Italia in bus e in treno. Resteremo fino alle 22.30. Ma una delegazione potrà arrivare fino all'ingresso del teatro. La nostra parola d'ordine è fermezza e unità. Sono vietate le bandiere di partito o ideologiche».

Intanto ieri in Università Cattolica sono comparsi manifesti, firmati da tre movimenti studenteschi di destra, con un esposto contro un docente a contratto di Organizzazione del teatro e dello spettacolo alla facoltà di Lettere, Andrea Bisicchia, che è anche membro del CdA della Fondazione Teatro Parenti.

Per la Prima sono attesi tra gli altri il filosofo Giulio Giorello, l'assessore alla Cultura Boeri, il regista De Capitani e Vito Mancuso.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 25/1/2012 14.14
Titolo:Che vergogna per Milano (la città di Strehler, del Paolo Grassi, di Franco Paren...
Quelle proteste senza ragione e la città diventa irriconoscibile


di Michele Serra (la Repubblica, 25 gennaio 2012)


Che vergogna per Milano (la città di Strehler, del Paolo Grassi, di Franco Parenti, di Giovanni Testori) essere costretti a entrare in un teatro tra due cordoni di polizia.

Per vedere uno spettacolo che una diceria paranoica, attecchita su Internet, accusa di blasfemia, inventandosi un "lancio di escrementi contro il volto di Cristo" che, semplicemente, non c'è, non esiste, non è mai stato scritto né messo in scena.

Che pena dover guardare di sottecchi, tra centinaia di poliziotti e di giornalisti, gli altri passanti, gli sparuti drappelli che si raccolgono nel buio attorno al teatro, per capire se sono "dei nostri" o "dei loro", come in uno stadio, guardinghi come se fossimo tutti tifosi in trasferta. Che rabbia dover portare conforto al direttore del teatro, Andrée Ruth Shammah, sommersa di insulti e minacce sui
siti cattofascisti e antisemiti, accusata di fare parte della "sinagoga di Satana", sfregiata da svastiche, accusata di "arte giudea". Costretta a sentirsi "coraggiosa" (come troppo spesso accade in Italia) solo per avere fatto il suo mestiere, avere scelto uno spettacolo, averlo messo in cartellone, essersi rifiutata di cedere agli insulti e perfino (ed è la cosa che le ha fatto più male) ai consigli di prudenza di chi le diceva "in fondo chi te lo fa fare, non è mica obbligatorio andare in scena proprio con quello spettacolo...".

Una Milano irriconoscibile per lei, che al fianco di Franco Parenti condivise, su questo stesso palcoscenico, la lunga, feroce epopea teatrale di Testori, il grande drammaturgo cattolico che costruì il suo teatro testimoniale anche con la carne, il sangue, lo sperma, e nessuno, nemmeno il più stupido dei bigotti dell'epoca, si permise mai di dubitare del diritto, suo e del pubblico, di andare in scena.

Ovviamente niente sanno - né di Testori né, oggi, dell'atto unico di Romeo Castellucci - i piccoli drappelli di "legionari di Cristo" che in una piazza qui accanto, sotto la paziente custodia della polizia, inneggiano a "Cristo Re". O le povere vecchine venete portate qui in pullman a biascicare un "rosario di riparazione" al freddo e al buio, e rimpatriate in fretta ancora prima che lo spettacolo di Castellucci andasse in scena. O i militanti (dieci?) della Lega Lombarda e di Forza Nuova con i berrettini da ultras, presenze incongrue di una serata incongrua, accorsi a difendere "le radici cristiane" non si capisce da chi né da cosa, visto che lo spettacolo di Castellucci, nella sua tremenda durezza, ripropone i gesti pietosi delle suore, delle infermiere con la croce rossa sul petto, di chi bada ai vecchi e al loro disfacimento fisico e si domanda ragione di tanto dolore, chiedendone conto a Dio.

Gli applausi finali, molto caldi, tributati da un pubblico largamente rappresentativo della Milano colta, facevano pensare con una certa tristezza all'autodiscriminazione dei furenti contestatori, impegnati nelle loro giaculatorie e paurosamente lontani dal cosiddetto dibattito culturale.

Fanatismo e ignoranza, si sa, sono alleati di ferro, si alimentano l'uno dell'altra. Pericoloso illudersi, comunque, che il flusso di velenosa intolleranza che ha circondato questa prima teatrale sia cosa che riguarda solo i deboli e spersi manipoli visti attorno al Teatro Parenti. Numerosi parlamentari del Centrodestra (e Volonté, che è dell'Udc e dunque rappresenta, in teoria, il cattolicesimo moderato)
hanno rivolto interpellanze per chiedere ragione non già della campagna antisemita e censoria contro lo spettacolo, ma della "provocazione" costituita dallo spettacolo stesso. Per assicurare il lato comico della vicenda, si è pronunciato, con vibrate parole di protesta contro lo spettacolo, anche Scilipoti.

Quanto alla Curia di Milano, alla quale Shammah si è direttamente rivolta per chiedere una parola di chiarezza e di intelligenza, ha emesso un comunicato piuttosto fumoso il cui succo è richiamare
chi fa cultura a una "programmazione più responsabile". Quasi nessuna voce, sul fronte laico, si è levata per far notare al cardinale Angelo Scola che il richiamo non è stato felice.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 26/1/2012 09.55
Titolo:MILANO. Cardinale , davvero non c’è più religione
Cardinale, non c’è più religione

di Roberta de Monticelli (il Fatto Quotidiano, 26 gennaio 2012)


È proprio vero che non c’è più religione. In Vaticano, dico, e neppure ai vertici della Chiesa ambrosiana. Ma come: il Teatro Franco Parenti ospita uno spettacolo che gira da più di un anno, intessuto di citazioni bibliche, capace a suo modo di scuotere insieme le viscere e la mente. C’è un Padre, e un Figlio. C’è un’agonia terribile e umiliante. C’è un pianto sconsolato e un amore impotente.

C’è tutta intera la cognizione del dolore, e della mortalità. C’è tutta la tenerezza e la debolezza della carne, la sua fragilità, la sua corruzione. C’è una Passione, c’è un Giobbe che si sparge il corpo e le piaghe di melma.

C’è addirittura un velo che si squarcia e un fulmine che pare scuota la terra, e la terra del resto tremava già sotto il palco e le assi della platea, prima che lo spettacolo cominciasse, e così il brontolio cupo del cielo e delle viscere della terra avvolgeva lo spettatore, a prepararne l’anima.

E sopra tutto, fra terra e cielo – solo sfondo – il Volto. Quello del
Salvator Mundi di Antonello da Messina. Nella sua infinita, indicibile, muta dolcezza. Che perfino quando si squarcia resta, si vede, partorisce ancora forme umane, si confonde con la Parola, si
ricompone in filigrana. E lascia intravedere salmi di fede e di dubbio. Le citazioni preferite dal Cardinal Martini.

Sembra una lezione di teologia, o forse un’omelia, una parabola, un midrash. Con annesso talmud e glossario e commento, un dibattito che si trova disteso in rete da Parigi a qui, che dura e si riaccende. Ma cosa vogliono di più?

Non ci si può credere, che il cardinale Scola, certo un fine teologo, abbia davvero parlato di “opera contraria ai simboli religiosi”! Meno male che Scilipoti ha mostrato da quali profondità teologiche e spirituali possa salire questa scomunica, con un’interrogazione parlamentare in cui citando Scola chiede al ministro di proibire lo spettacolo: ma è possibile che qualcuno possa scrivere, dopo tutto questo, che il cardinale ha mostrato molta saggezza perché pur rammaricandosi non ha chiesto la sospensione della pièce al Parenti?

Ma scusi, caro Umberto Veronesi, a che titolo mai avrebbe potuto – anche soltanto osare? Siamo tutti impazziti? Vabbè, in fondo, grazie a queste bizzarrie torna a teatro perfino un po’ di emozione civile: dunque la gente ancora pensa, si emoziona, discute? Con il cielo e l’inferno forse tornano le idee, si risvegliano dalla formalina, anzi dal decerebrato bailamme dei talk-show? Magari!

Certo, girano in rete propositi di idiozia criminoide, mentre per strada, intruppate, girano vecchiette col rosario, che poverette col freddo che fa le camionette della polizia le tengono lontane dal caldo
foyer del tetro, ma perché? Sì, certo, perché non si sa mai: pare che in questi giorni sia arrivato di tutto al Teatro Parenti e ad Andrée Ruth Shammah: minacce, insulti, perfino schifezza antisemita...

Ma ecco in tutto questo la frase più straniante, a suo modo davvero blasfema nella sua comicità surreale. Come surreale può essere una contraddizione logica e un’infamia etica che per nascondersi
si cosparge di melliflua, socializzante gommosità. Eccola, viene diretta dal portavoce del Papa, Padre Lombardi, o almeno gli è attribuita: avrebbe potuto, la direttrice del teatro “farsi carico della dimensione sociale della libertà di espressione”!

Oh Dio, e sarebbe questa la Parola, cui “si addice
la temperatura del fuoco”? Questo il tocco della grazia che rinnova e ricrea, che fa rinascere a vita eterna, che chi la ode non avrà più sete ? Davvero non c’è più religione, in Vaticano.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 27/1/2012 21.05
Titolo:Io l’ho visto. Lo spettacolo di Castellucci ...
“Ma Castellucci mette in scena la predica di un prete”

"COME SAN TOMMASO «Il tono è di quei credenti che conquistano la fede mettendo il naso in questioni spinose»"

di Gabriele Vacis (La Stampa, 27.01.2012)

Autore, regista teatrale, cinematografico e televisivo Gabriele Vacis, torinese, è tra i fondatori della Cooperativa Laboratorio Teatro Settimo. Ha curato la regia di spettacoli quali «Libera nos» ispirato alle opere di Meneghello; «Novecento», «Olivetti», con Laura Curino. Premio UBU 1995 per il teatro civile, ha promosso festival teatrali e diretto le regie di opere liriche. Ha assistito allo spettacolo di Castellucci accusato di blasfemia.



Io l’ho visto. Lo spettacolo di Castellucci «Sul concetto di volto nel figlio di Dio», io l’ho visto. Comincio dicendolo perché credo che molti di coloro che ne parlano non l’abbiano visto. Soprattutto credo che non l’abbiano visto molti di quelli che lo contestano, che vorrebbero censurarlo o che recitano litanie per espiarne l’esistenza. Io ne parlo perché l’ho visto. E perché mi hanno insegnato che San Tommaso è una figura positiva. Mi hanno insegnato che quel ragazzo che non ci credeva fin che non aveva visto, a Gesù, stava a cuore più di altri.

Quando ho visto lo spettacolo di Castellucci ho pensato a un prete. Un prete che organizzava il Grest quand’ero piccolo. Uno che ci faceva giocare a pallone, e alla fine della giornata, tutti sudati, ci radunava in chiesa e ci leggeva «I ragazzi della via Paal». Quando ho visto lo spettacolo di Castellucci ho pensato ad una predica di quel prete. Una domenica, alla messa delle nove, la messa del fanciullo che lui aveva ribattezzato «messa dei ragazzi». Quella domenica era andato al microfono, aveva guardato tutti, uno per uno, poi aveva staccato una domanda, così, senza preamboli: - perché Dio permette che esista il male? Don Ferrero non era uno che andava per il sottile. Era uno che «prendeva per il collo i problemi», l’ho sentito dire una volta.

Quando ho visto lo spettacolo di Castellucci ho pensato che la domanda era la stessa. Forse declinata un po’ più brutalmente: com’è possibile che esista Dio se permette tutto questo male? Ma la sostanza è quella. E anche il tono: il tono di uno che prende per il collo i problemi.

Come Bernanos, come Testori, come Don Ciotti o Padre Bianchi. Il tono di quei credenti che non fondano la loro fede sulla superstizione, sull’adesione supina a riti consolatori, ma che, la fede, se la conquistano andando a mettere il naso nelle questioni più spinose.

Come San Tommaso. Se è il caso anche scandalizzando. Non è scandaloso che un prete, una domenica mattina, sbatta in faccia a dei ragazzini quel problema enorme e, probabilmente insolubile? Lo è. Com’è scandaloso un padre che continua a farsela addosso mentre il figlio deve andare a lavorare.

Perché questo racconta lo spettacolo di Castellucci: una delle nostre tante miserie quotidiane. Solo che sul fondo della scena realistica, talmente realistica da farci sentire la puzza, sul fondo c’è un enorme ritratto di Cristo dipinto da Antonello da Messina.

La miseria più cruda e la bellezza assoluta. Insieme. C’è bellezza nello spettacolo di Castellucci. E c’era molta bellezza in quei ragazzini assonnati alla messa dei ragazzi messi di fronte alla realtà più cruda. Era bella la voce di don Ferrero, era bello il nostro stupore, era bello sentirsi sbattere sulla faccia la verità. Perché la bellezza e la verità forse sono la stessa cosa.

Così nello spettacolo di Castellucci c’è la verità di una tragedia molto comune. Raccontata con grande cura. Mentre l’altra sera, al telegiornale, il servizio sulla contestazione allo spettacolo, ha mostrato persone che alla domanda: ma lei lo spettacolo l’ha visto? Si arrampicavano sui vetri per non ammettere che, no, non l’avevano visto... Però erano lì a urlare e a celebrare messe di riparazione.

Due chiese, quella di don Ferrero e quella dei contestatori dello spettacolo di Castellucci. Due realtà molto diverse. Una chiesa che guarda in faccia la realtà quindi intima domande scomode, e in questo modo produce bellezza, utile anche a chi non crede. Una chiesa che si rifiuta di andare a vedere, si consola di liturgie senza memoria e, non riuscendo ad intimare alcuna domanda, alcuna verità, cerca di intimidire quelli che ci provano.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 28/1/2012 09.55
Titolo:USA. Obama e il dna americano ...
Obama e il dna americano

di Massimo Faggioli (Europa, 28 gennaio 2012)

L’identità culturale, politica e civile di un presidente degli Stati Uniti incarna, in un modo unico tra le democrazie occidentali, un determinato momento nella storia del paese. Da questo punto di vista fa impressione confrontare il dna politico e civile di Barack Obama con quello degli attuali candidati alla nomination repubblicana.

Nel 2008 Obama venne eletto per molti motivi. Uno di questi fu il rigetto dell’innesto neoconservatore della scuola Bush-Rove da parte del corpo politico americano.

Ma a guardare alla storia sociale americana nel corso dell’ultimo secolo, tre elementi spiccano chiaramente come punti di contrasto tra la biografia di Obama e la proposta dei candidati repubblicani.

Il primo elemento è l’eredità del social gospel di inizio Novecento: la riscoperta della “questione sociale” da parte delle chiese in America costituiva un anello di quella catena spirituale-intellettuale che connette i padri fondatori con l’esigenza, tipica di un paesechiesa come gli Stati Uniti, di fare dell’America un posto moralmente migliore.

Il social gospel usciva dall’ottica individualista per muovere il discorso sulle condizioni sociali fuori dalle secche della esclusiva responsabilità dei singoli, e inquadrava sia i problemi sia le soluzioni in un quadro di responsabilità comuni. L’esperienza di Obama come community organizer a Chicago era figlia di quella sensibilità social gospel.

Il secondo elemento è il Cold War protestantism degli anni Cinquanta che faceva i conti con la cattiva coscienza d’America e tentava di non raccontarsi più la favola del “destino manifesto” di una nazione al di sopra delle leggi della morale. La famosa intervista di Obama con David Brooks del New York Times nel 2007, in cui il giovane senatore indicava nel teologo protestante Reinhold Niebuhr il suo pensatore di riferimento, era il manifesto intellettuale della politica estera di Obama. Reinterpretata magistralmente nel discorso di accettazione del premio Nobel del dicembre 2009, quell’anima realista, conscia dei paradossi che intristiscono ogni lotta armata per il bene (compresa la lotta dell’America per la libertà e la democrazia), rappresentava il compromesso necessario tra brusco risveglio dalle guerre di Bush e fedeltà al destino geopolitico degli Stati Uniti.

Il terzo elemento è l’eredità del civil rights movement degli anni Sessanta, quando il paese aveva superato l’eredità della guerra civile sulla segregazione razziale per tentare di liberarsi di uno dei peccati originali degli Stati Uniti. Per ragioni autobiografiche ma non solo, Obama si è definito come colui che sta «dall’altra parte del ponte» di Selma, in Alabama, dove l’America prese coscienza, grazie alle immagini televisive, della brutalità della segregazione razziale. I candidati repubblicani rappresentano l’eredità culturale di un’altra America, esattamente opposta. Se i due candidati cattolici Santorum e Gingrich fanno propri codici di linguaggio a sfondo razzista, Romney e Paul predicano un’idea di società ridotta a società per azioni, nella quale i cittadini vengono dopo i consumatori, e i consumatori vengono dopo gli azionisti.

La predicazione da parte di tutti i candidati repubblicani del ritorno ad una società pre-rooseveltiana implica una liquidazione di quegli elementi che hanno fatto dell’America un paese occidentale, non meno del libero mercato: social gospel, realismo morale della guerra fredda, e movimento per i diritti civili. A questo pensano i candidati repubblicani che vogliono “riprendersi l’America”.

Bisognerebbe avvisare quei pulpiti che da tempo predicano la “guerra culturale” contro gli anni Sessanta, sospinti dal vento di un pontificato e di uno Zeitgeist teologico a loro favorevole: forse non lo hanno ancora capito, ma l’entusiasmo dei culture warriors mira a travolgere anche le fondamenta delle loro chiese.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 11/2/2012 14.52
Titolo:I cattolici spaventano Obama. Dietrofront sui contraccettivi
I cattolici spaventano Obama. Dietrofront sui contraccettivi

Sanità, la Casa Bianca teme per le elezioni e cambia la legge

La svolta: Obama annuncia alla stampa la decisione di rivedere la norma che obbliga i datori di lavoro a fornire gratis contraccettivi ai dipendenti

di Paolo Mastolilli (La Stampa, 11.02.2012)

Marcia indietro del presidente Obama sul tema della contraccezione, che rischiava di alienargli il voto cattolico in vista delle elezioni di novembre. La Casa Bianca preferisce definire l’annuncio fatto ieri come un «accomodamento», più che un compromesso.

Nella sostanza, però, l’amministrazione ha deciso di aggiustare la propria linea, dopo le dure reazioni dei vescovi cattolici, che si erano mobilitati contro la decisione del ministero della Santità di obbligare tutti i datori di lavoro a fornire gratis i contraccettivi alle proprie dipendenti.

La nuova policy era stata annunciata il 20 gennaio scorso dal segretario per gli Health and Human Services, Kathleen Sebelius.

L’obiettivo era garantire che tutte le donne avessero accesso gratuito alle pratiche anticoncezionali, attraverso le assicurazioni sanitarie pagate dai loro datori di lavoro. Poi ogni persona avrebbe avuto l’opzione di decidere se usufruire di questa possibilità o no.
Subito dopo l’annuncio, però, è scoppiata la polemica.

Il problema era che la decisione della Sebelius escludeva le chiese dall’obbligo di fornire i contraccettivi, per motivi di coscienza, ma non esentava le organizzazioni con affiliazioni religiose. Quindi ospedali, università, istituzioni cattoliche della carità avrebbero dovuto obbedire, violando i propri principi sulla protezione della vita.

La dottrina cattolica, infatti, concepisce l’atto sessuale all’interno del matrimonio finalizzato alla riproduzione, e considera i contraccettivi come un ostacolo dell’uomo ai piani di Dio.

La Casa Bianca sapeva che andava incontro a questo problema, e nei mesi scorsi c’erano state intense discussioni nell’amministrazione su come procedere. Joe Biden, primo vicepresidente cattolico degli Usa, e Bill Daley, capo dello staff della Casa Bianca anche lui cattolico, avevano cercato di convincere Obama ad ammorbidire la posizione, organizzando un incontro tra lui e l’arcivescovo di New York Dolan. La loro preoccupazione era alienare il voto cattolico, che rappresenta un gruppo fondamentale. Questi fedeli sono circa 70 milioni in America, e vengono considerati «swing voters» chiave, ossia elettori moderati di centro che cambiano posizione di volta in volta in base a quale candidato li convince di più.

Nel 2008 avevano votato in maggioranza per Obama, perché erano stati influenzati più dall’idea del cambiamento, che non dai richiami della gerarchia a favorire i politici obbedienti alla dottrina della Chiesa sui temi della vita.

La componente femminile dell’amministrazione ha avuto la meglio, e il presidente ha sottoscritto la decisione della Sebelius. La loro teoria era che fosse più importante soddisfare le attese della base femminista del Partito democratico, piuttosto che andare incontro ai cattolici più conservatori, che comunque non avrebbero votato per Obama. La tempesta scoppiata dopo la decisione, però, ha dimostrato che questa scommessa era sbagliata.

I vescovi hanno attaccato l’amministrazione e i candidati repubblicani alla Casa Bianca hanno accusato il presidente di violare la libertà di religione.

Obama ha capito che rischiava una battaglia in cui avrebbe perso il sostegno potenzialmente decisivo dei cattolici moderati, e ieri ha fatto marcia indietro. Ora le organizzazioni religiose non avranno più l’obbligo di pagare i contraccettivi, ma le loro dipendenti che li vorranno potranno ottenerli direttamente dalle compagnie assicurative.

Il presidente ha giustificato «l’accomodamento» con la necessità di conciliare i diritti delle donne con la libertà religiosa. Il suo compromesso probabilmente non basterà a soddisfare i vescovi, ma dovrebbe depotenziare lo scontro in vista delle elezioni.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 10/3/2012 11.32
Titolo:Ratzinger insiste e chiede di dare battaglia ..
Il Papa attacca convivenze e coppie gay

di Roberto Monteforte (l'Unità, 10 marzo 2012)


«La convivenza è un peccato grave di cui, però, non si ha adeguata consapevolezza». «La differenza sessuale è essenziale per il matrimonio»- . Questo scandisce Papa Benedetto XVI ad un gruppo di
vescovi statunitensi ricevuti ieri in visita «ad limina». Così il pontefice torna a difendere la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e invita i vescovi a fare altrettanto. Le altre forme di unione, aggiunge, «danneggiano la stabilità sociale».

Sotto accusa sono i matrimoni gay, sui quali si è divisa la Chiesa anglicana, e le altre forme di unioni. Il Papa invita a contrastare le
«potenti correnti politiche e culturali» che negli Usa intendono alterare la «definizione legale» della famiglia fondata sul matrimonio.

Chiede di dare battaglia contro le lobby che sono in procinto di
strappare il placet della Casa Bianca ai matrimoni gay. Sotto accusa sono anche la messa in discussione dell’«indissolubilità del matrimonio» e il rifiuto ad una «sessualità responsabile».

Ratzinger insiste. Ribadisce i punti fermi sul matrimonio: «una istituzione naturale che consiste in una specifica comunione di persone, essenzialmente radicate nella complementarietà dei sessi e
orientata alla procreazione». Quindi «le differenze sessuali non possono essere considerate irrilevanti nella definizione del matrimonio». Per il Papa, difendere l'istituzione del matrimonio
come realtà sociale rappresenta «una questione di giustizia, poiché comprende la salvaguardia del bene dell'intera comunità umana, i diritti dei genitori e quelli dei figli».

Ai vescovi chiede un impegno concreto nella loro azione «pastorale e liturgica» che dia «testimonianza inequivocabile degli obblighi oggettivi della moralità cristiana». Insiste nel chiedere di richiamare la società a non «considerare come irrilevante la differenza sessuale per la definizione del matrimonio», come pure invita ad opporsi «all'indebolirsi dell'indissolubilità del patto
matrimoniale e di una comprensione matura del fondamento etico della castità, che ha portato a seri problemi sociali e a immensi costi umani ed economici».

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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