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www.ildialogo.org ENZO BIANCHI AMMETTE: SI', ANCHE NELLA CHIESA C'E' CHI LAVORA CONTRO IL VANGELO. Una sua riflessione - con alcune note,a c. di Federico La Sala

EVANGELO E TRADIMENTO STRUTTURALE DELLA FIDUCIA. DOPO VENTANNI DI FASCISMO E DOPO I POSTUMI DI UN ABBRACCIO "MAMMONICO" CON IL BERLUSCONISMO ...
ENZO BIANCHI AMMETTE: SI', ANCHE NELLA CHIESA C'E' CHI LAVORA CONTRO IL VANGELO. Una sua riflessione - con alcune note

Sì, il cristiano deve sapere che anche nel popolo di Dio, anche nella chiesa ci può essere chi lavora contro il Vangelo, chi si dice cristiano e giudica il Vangelo un’utopia, chi dice di credere in Dio in Cristo, ma sorride delle parole di Gesù, del suo Vangelo.


a c. di Federico La Sala

 NOTE SUL TEMA (cliccare sui titoli, per gli approfondimenti)

 LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2011).

SILENZIO DEI TEOLOGI E MEMORIA DEL PROFETA GIOELE: RIPRENDERE LA PAROLA. Un appello di preti e religiosi alle teologhe e ai teologi. Una nota di Luca Kocci e il testo della lettera

FEDE E CARITA’ ("CHARITAS"): CREDERE "ALL’AMORE" ("CHARITATI"). Enzo Bianchi si domanda "come si può credere in Dio se non si crede nell’altro?", ma non si rende conto che è il quadro teologico costantiniano e mammonico che va abbandonato!

GUARIRE LA NOSTRA TERRA. Lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla) sulla necessità di "pensare un altro Abramo" (Federico La Sala)

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Sì, anche nella Chiesa c'è chi lavora contro il vangelo

di Enzo Bianchi (“Jesus”, gennaio 2012)

Sono questi i giorni della memoria della nascita e dell’infanzia di Gesù, e i vangeli che ci vogliono narrare la venuta nel mondo del Figlio di Dio, di colui che solo Dio ci poteva dare, di Gesù, Parola del Padre diventata carne (cf. Gv 1,14) per azione dello Spirito di Dio, sono però costretti a testimoniare che questa venuta, questo mirabile dono si è compiuto nel silenzio, nella discrezione, ed è stato percepito solo da alcuni, da pochi credenti.

Erano moltissimi quelli che si dicevano credenti e si annoveravano nel numero del popolo di Dio, erano molti quelli che frequentavano il tempio, le sinagoghe e parlavano del Dio uno e vivente, e tuttavia solo pochissimi uomini e donne, anonimi per i più, hanno saputo aspettare veramente il Messia, hanno saputo riconoscerlo e accoglierlo tra di loro come un dono di Dio. Se non avessero accolto e guardato con speranza a questo bambino, a Gesù, non avremmo mai saputo della loro esistenza né avremmo conosciuto i loro nomi: Zaccaria, un sacerdote, ed Elisabetta sua sposa; Giuseppe, un artigiano, e Maria sua sposa; Simeone, un vecchio sacerdote; Anna, una vecchia e povera vedova; alcuni pastori di Betlemme.

D’altronde, già i profeti avevano capito e saputo leggere la realtà e la verità della comunità del Signore. All’interno del popolo di Israele, il popolo empirico che è umanamente leggibile come popolo dei credenti, il Signore in verità sente come suoi testimoni solo un “resto”, una “porzione” quasi nascosta che non si impone, non ha forza, non conosce cosa significa vincere, non si conta…
Sono credenti umili innanzitutto, poveri anche nel cuore, miti che non hanno nessuno in cui sperare, se non il Signore; sono credenti che non cercano appoggi mondani, che non tessono relazioni per avere potere, che non sognano cose grandi al di là delle loro forze (cf. Sal 131,1): sono gli ‘anawimi poveri del Signore.

Ma questa realtà non riguarda solo i tempi dell’antica alleanza, riguarda anche il nostro oggi. Nel nostro linguaggio troppo spesso abusiamo della parola “chiesa”, che ripetiamo sovente in modo ambiguo, quando non addirittura sviato e sviante. Perché la chiesa è una realtà misterica, che noi crediamo, ma che non possiamo verificare con sicurezza. La chiesa è la comunione con i santi del cielo di quelli che “il Signore conosce come suoi” (cf. 2Tm 2,19; Nm 16,5), come membra del suo
corpo; è una comunione che non è misurabile (solo il Signore la “conta”!); è una comunione costituita da peccatori sempre perdonati, che conoscono il loro peccato e lo offrono al Signore come invocazione di misericordia; è una comunione di quanti non semplicemente dicono di credere in Dio e di essere cristiani, ma cercano sinceramente e ostinatamente di dare forma alla propria vita
secondo il Vangelo.

Sì, la chiesa è una comunione che conosce Gesù Cristo come Vangelo, non un Gesù frutto delle proprie proiezioni, delle proprie ideologie e perciò sbandierato come “ciò che di più caro abbiamo nel cristianesimo”, ma il Gesù che è Vangelo, che è il Vangelo fatto carne, la carne di un uomo che ha vissuto umanamente. Non basta dirsi credenti in Cristo, occorre dirsi ed essere seguaci di Gesù nella forma dettata dal Vangelo che, prima di essere un libro quadriforme, è la vita dell’uomo Gesù.

Occorre dunque fare discernimento quando si parla di chiesa. Non si tratta di amare posizioni elitarie, di gioire sentendosi in pochi, né di sentirsi vittime, come affermavano molti predicatori nel XIII secolo: “Duo sunt ecclesiae”, “due sono le chiese”, una che perseguita, l’altra che è perseguitata. Si tratta di non pensare a “vincere”, a “imporsi”, ma di saper discernere, per quanto è possibile, un nucleo che guarda a Cristo come al Vangelo e al Vangelo come a Cristo, senza distinzioni o separazioni: un nucleo che ascolta il Vangelo, che lascia che la sua vita sia plasmata dal Vangelo; un nucleo di credenti che, nonostante le proprie inadeguatezze e le contraddizionirecate al Vangelo, vuole che il Vangelo vinca su se stessi; un nucleo che conosce il fuoco del Vangelo, quel fuoco che viene risvegliato da sotto la cenere dalla quale a volte sembra coperto, ogni volta che un uomo o una donna lo cerca.

Sì, il cristiano deve sapere che anche nel popolo di Dio, anche nella chiesa ci può essere chi lavora contro il Vangelo, chi si dice cristiano e giudica il Vangelo un’utopia, chi dice di credere in Dio in Cristo, ma sorride delle parole di Gesù, del suo Vangelo. 


Lunedì 16 Gennaio,2012 Ore: 18:20
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 17/1/2012 19.34
Titolo:GIOVANNI PAOLO ii: DIO DISGUSTATO ....
E si continua a dormire: una lettera del 2002

DEPONIAMO LE ARMI, APRIAMO UN DIBATTITO

di Federico La Sala*

Bisogna cominciare a vaccinarsi: il conto alla rovescia è partito. L’allineamento dei “pianeti” si fa sempre più stretto e minaccioso (Usa, Uk, Spagna, Italia, Grecia, Turchia, Israele..) e il papa - accerchiato e costretto alla rassegnazione - lo ha detto con decisione e rassegnazione: “Dio sembra quasi disgustato dalle azioni dell’umanità”.

Io credo che non si riferisse solo e tanto all’umanità degli altri, ma anche e soprattutto delle sue stesse “truppe” che lavorano dietro le quinte e alacremente a tale progetto.

Come è già apparso chiaro in varie occasioni (ultima, plateale, nel Kazakistan nel 2001) la gerarchia della Chiesa Cattolico-Romana ha il cuore duro come quello dei consiglieri del faraone. Si è mantenuta a connivente distanza da Hitler, ha appoggiato Mussolini, sta appoggiando il governo Berlusconi, e non finirà per appoggiare Bush? Figuriamoci.

Lo sforzo di memoria e riconciliazione non è stato fatto per riprendere la strada della verità, ma per proseguire imperterrita sulla via della volontà di potenza... Non ha sentito e non vuole sentire ragioni - nemmeno quelle del cuore: la “risata” di Giuseppe (cfr. Luigi Pirandello, Un goj, 1918, “Novelle per un anno”) contro il suo modello-presepe di famiglia (e di società) continua e cresce sempre di più, ma fanno sempre e più orecchi da mercanti! Cosa vogliono che tutti e tutte puntino le armi non solo contro Betlemme (come già si è fatto) ma anche contro il Vaticano?

Credo con Zanotelli che "stiamo attraversando la più grave crisi che l’homo sapiens abbia mai vissuto: il genio della violenza è fuggito dalla bottiglia e non esiste più alcun potere che potrà rimettervelo dentro"; e credo - antropologicamente - che sia l’ora di smetterla con l’interpretazione greco-romana del messaggio evangelico! Bisogna invertire la rotta e lavorare a guarire le ferite, e proporre il modello-presepe correttamente.

Lo abbiamo sempre saputo, ma ora nessuno lo ignora più! Chi lo sa lo sa, chi non lo sa non lo sa, ma lo sanno tutti e tutte sulla terra, nessuno e nessuna è senza padre e senza madre! Dio “è amore” (1Gv.: 4,8) e Gesù (non Edipo, né tanto meno Romolo!) è figlio dell’amore di un uomo (Giuseppe, non Laio né tanto meno Marte, ma un nuovo Adamo) e una Donna (Maria) e non Giocasta né tanto meno Rea Silvia, ma una nuova Eva. Cerchiamo di sentire la “risata”. Deponiamo le armi: tutti e tutte siamo “terroni” - nativi del pianeta Terra, cittadini e cittadine d’Italia, d’Europa, degli Stati Uniti d’America, di Asia, di Africa ecc., come di Betlemme, come di Assisi e di Greccio... E non si può continuare con le menzogne e la violenza!

Non siamo più nella “fattoria degli animali”: fermiamo il gioco, facciamo tutti e tutte un passo indietro se vogliamo saltare innanzi e liberarci dalla volontà di potenza che ha segnato la storia dell’Occidente da duemila anni e più! Si tratta di avere il coraggio - quello di don Milani - di dire ai nostri e alle nostre giovani che sono tutti e tutte sovrani e sovrane o, che è lo stesso, figli e figlie dell’amore di D(ue)IO... dell’amore di "due Soli" esseri umani, come anche Dante aveva già intuito, sul piano politico ma anche sul piano antropologico.

Cerchiamo finalmente di guardarci in faccia e intorno: apriamo il dibattito - o, perché no, un Concilio Vaticano III (come voleva già il cardinale Martini) tra credenti e non credenti - e teniamo presente che Amore non è forte come la morte, ma è più forte di Morte (Cantico dei cantici: 8,6, trad. di G. Garbini, non degli interpreti greco-romani della Chiesa Cattolica).

* Pubblicata su l’Unità del 29 dicembre 2002, p. 30.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 03/3/2012 15.27
Titolo:Geremia: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo” (Ger 17,5)
Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, anche nella Chiesa

di Enzo Bianchi (“Jesus”, marzo 2012)

Come reagire a quanto sta succedendo nella chiesa, in questi ultimi tempi in modo più manifesto di prima? Lamentarci? Già fatto. Denunciare? Pure, sempre cercando di non offendere la carità né di nominare il “peccatore”! Forse, si tratta di fare anche di questi momenti un’occasione per vivere il vangelo e per continuare ad amare la chiesa anche qualora si dovesse concludere che essa è irreformabile perché impermeabile al Vangelo...

Sappiamo che la chiesa non è una realtà atemporale generata dal testamento di un fondatore: è una realtà storica, è storia e fa storia. Sappiamo anche che nel luogo stabilito per il diritto può esserci l’iniquità (cf. Qo 3,16) e che già nel gruppo dei dodici chiamati attorno a sé da Gesù e coinvolti nella sua vita, la pietra di fondamento ha la tentazione di reagire come Satana e i dodici sono lenti a credere ma pronti a rinnegare e qualcuno persino a tradire Gesù! Dalle parole di Gesù sappiamo anche che nel campo, nello spazio ecclesiale, grano e zizzania crescono insieme, che la zizzania non va sradicata ma che occorre attendere, pazientare e volgere lo sguardo verso quello che sarà il frutto della mietitura.

Allora, perché soffrire? Perché lamentarci di quel lamento che è stato profetico sulla bocca e nel cuore dei profeti dell’Antico Testamento, di Gesù stesso che pianse su Gerusalemme, di uomini di chiesa come Basilio il grande o altri padri d’oriente e d’occidente? In questi anni abbiamo osservato il deterioramento che avveniva sotto i nostri occhi: dalla calunnia e la critica feroce attizzate in un sottobosco infido alimentato da blog e giornalisti compiacenti alle diverse fazioni, fino alla denigrazione di uomini e donne che avevano il solo torto di essere leali, non adulatori, non ricercatori di potere e di appoggi nelle diverse curie ecclesiali. Abbiamo notato anche che al grido di alcuni - tra cui lo stesso cardinal Ratzinger a partire almeno dalla Via Crucis celebrata alla vigilia della morte di Giovanni Paolo II - che denunciavano il malessere ecclesiale, il carrierismo, l’avidità del denaro e del potere seguiva subito dopo una serie di eventi che fornivano motivazioni a quei lamenti e a quelle denunce.

E tuttavia: che fare, che dire, di fronte a una chiesa che sembra aver smarrito, in molti suoi responsabili che portano l’onere del servizio a tutti, la tensione verso l’unità e la carità? Se un tempo creavamo atei con immagini distorte di Dio da noi fabbricate e predicate, oggi non siamo più significativi e ci ritroviamo paralizzati dallo spettacolo che offriamo. Gli uomini e le donne non appartenenti alla chiesa si sentono confermati nella loro estraneità rispetto a quanti si dicono impegnati nella nuova evangelizzazione, mentre molti cristiani se ne vanno in modo silenzioso, senza contestazione o tentano di vivere la fede “nonostante la chiesa”, etsi ecclesia non daretur. Benedetto XVI, nel Messaggio per la Quaresima 2012 esorta a riscoprire la dimensione della correzione fraterna come costitutiva della vita cristiana. Di correzione è bisognoso il singolo come la comunità cristiana nel suo insieme, l’ekklesía. E la correzione avviene con parole e opere, così come l’evangelizzazione, la liturgia, la storia di salvezza.

Il degrado della vita ecclesiale è anzitutto abbandono dell’ascolto della Parola di Dio, uscita dalla postura salvifica dell’ascolto, nella quale si raccoglie tutta l’esistenza della chiesa e da cui solo può procede ogni suo atto di parola. Ma il primato della Parola di Dio è tale non solo quando è alla base della predicazione e della parola magisteriale della chiesa, ma anche quando regola e corregge il parlare intraecclesiale, quando diviene ascesi della parola nella chiesa per costruire una comunicazione “evangelica” che sfugga alle doppiezze, alle menzogne, alle manipolazioni, alle adulazioni. La schiettezza, la parresía, la trasparenza e anche la condivisione della parola, la dimensione comunitaria e collegiale della parola, sono la risposta ecclesiale alla Parola di Dio che cerca comunione e la crea convertendo il parlare umano sull’esempio di Gesù, di cui la gente diceva: “Mai un uomo ha parlato così” (Gv 7,46).

Di Gesù, si diceva anche: “Ha fatto bene ogni cosa” (Mc 7,37). All’ascolto della Parola di Dio si affianca il guardare l’agire buono, veramente magisteriale, di molti, moltissimi cristiani anonimi e senza ribalta mediatica, che sono chiesa santa di Dio anche se nascosta come ceppo in terra arida. Ci sono i martiri, i cristiani perseguitati, ci sono uomini e donne che si alzano al mattino per lavorare, che faticano a mettere al mondo figli e a mantenerli, ci sono persone che quotidianamente spendono se stesse piegandosi sui loro fratelli sofferenti con amore, ci sono tanti cristiani che soffrono intimamente per la propria inadeguatezza a essere conformi al Vangelo, ma tutti costoro non fanno notizia, nessuno li discerne e li osserva, nessuno li ascolta...

Del resto, non è accaduto già così a quell’ “ebreo marginale” che fu Gesù di Nazaret? Chi si è accorto di lui durante la sua vita? Chi si è interessato della sua vicenda intessuta solo di amore e di servizio fedele ai fratelli? Solo poche decine di discepoli in mezzo a una folla che accorreva a lui solo per avere del pane e assistere a qualche miracolo...

Che fare dunque in questa amara situazione? Ascoltare di nuovo la Parola Dio, ascoltare il magistero silenzioso dei cristiani quotidiani, e ancora e ancora resistere al diavolo, il divisore, combattendo la buona battaglia della fede ogni giorno, confidando solo in Gesù il Signore e ricordando le parole del profeta Geremia: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo” (Ger 17,5). Ci resta da ricominciare la nostra vita cristiana dicendo a noi stessi: oggi è il primo giorno di vita cristiana che mi resta da vivere!

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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