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www.ildialogo.org "CREDERE, OBBEDIRE, E COMBATTERE"! I preti austriaci rifiutano di revocare il loro appello alla disobbedienza. Una nota di Christa Pongratz-Lippitt e Sarah Mac Donald,a c. di Federico La Sala

APPELLO ALLA DISOBBEDIENZA. "Noi non intendiamo una disobbedienza generalizzata per amor di contrapposizione, bensì un’obbedienza progressiva che in primo luogo dobbiamo a Dio, poi nei confronti della nostra coscienza e in ultima istanza alle leggi della Chiesa”
"CREDERE, OBBEDIRE, E COMBATTERE"! I preti austriaci rifiutano di revocare il loro appello alla disobbedienza. Una nota di Christa Pongratz-Lippitt e Sarah Mac Donald

407 preti e diaconi scrivono: "Ci è stato chiesto di revocare il nostro “Appello alla disobbedienza”, ma in coscienza non possiamo farlo, finché si continua a lasciare in stand-by il suo contenuto"


a c. di Federico La Sala

I preti chiedono una riforma o almeno l’apertura di un dialogo su temi come l’obbligo del celibato sacerdotale, il ruolo delle donne, la comunione ai divorziati risposati. E chiedono anche il rafforzamento del ruolo dei laici nella Chiesa.


 I preti austriaci rifiutano di revocare il loro appello alla disobbedienza

di Christa Pongratz-Lippitt e Sarah Mac Donald

in “The Tablet” dell’ 8 ottobre 2011 (traduzione di Maria Teresa Pontara Pederiva)

I membri dell’Iniziativa dei preti austriaci, guidati dall’ex vicario generale di Vienna, mons. Helmut Schüller, hanno dichiarano che non intendono revocare il loro "Appello alla disobbedienza" pubblicato il 19 giugno scorso. Nella loro ultima newsletter 407 preti e diaconi scrivono: "Ci è stato chiesto di revocare il nostro “Appello alla disobbedienza”, ma in coscienza non possiamo farlo, finché si continua a lasciare in stand-by il suo contenuto".

I preti chiedono una riforma o almeno l’apertura di un dialogo su temi come l’obbligo del celibato sacerdotale, il ruolo delle donne, la comunione ai divorziati risposati. E chiedono anche il rafforzamento del ruolo dei laici nella Chiesa.

"Disobbedire ad alcune regole e norme restrittive in vigore nella Chiesa fa parte ormai da anni della nostra vita e della nostra missione di preti. Se fossimo qui a professare pubblicamente che lo facciamo senza riflettere ciò potrebbe solo aggravare ulteriormente il dissenso interno alla Chiesa e minare il lavoro pastorale", hanno detto nella loro lettera. Essi si dichiarano pienamente consapevoli che la "disobbedienza" potrebbe essere un termine capace di infiammare gli animi, ma sottolineano: "Noi non intendiamo una disobbedienza generalizzata per amor di contrapposizione, bensì un’obbedienza progressiva che in primo luogo dobbiamo a Dio, poi nei confronti della nostra coscienza e in ultima istanza alle leggi della Chiesa”.

Parlando di questa settimana a Dublino, dove si è recato per partecipare alla riunione dell’Associazione dei preti cattolici irlandesi (ACP), mons. Schüller ha detto al nostro giornale che quando divenne vicario generale a Vienna nel 1995 - incarico che ha ricoperto fino al 1999, lavorando alle dipendenze dell’arcivescovo Christoph Schönborn - aveva sperato in un cambiamento nella Chiesa, in linea con quanto affermato dal Concilio Vaticano II. "Ma ora abbiamo il fondato sospetto che il Vaticano voglia che la Chiesa torni indietro", ha detto. Considerare la Chiesa come una sorta di "fortezza contro il mondo e in particolare contro il mondo laico" non è questo il modo con cui il Concilio Vaticano II ha lavorato.

Una questione fondamentale oggi riguarda il ruolo dei battezzati laici - che "non sono solo da considerare alla stregua dei consumatori all’interno di un qualche negozio ... bensì anch’essi pietre nella costruzione della Chiesa". Essi dovrebbero crescere in termini di influenza e partecipazione alle decisioni della Chiesa - ha detto - "a motivo della loro grande esperienza di vita". Ha dichiarato che la Chiesa “ha timore dei laici, perché li considera come infettati da secolarizzazione e relativismo”.

L’Iniziativa riguardo al tema del sacerdozio si basa sul fatto che esiste un diritto al matrimonio riconosciuto dalle Nazioni Unite, e così pure la parità di diritti per le donne riconosciuta dal mondo laico, ma non da parte della Chiesa.

Nella loro newsletter i preti hanno detto che era stato consigliato loro di discutere alcuni dei temi riguardanti le riforme meno impegnative con il cardinale Schönborn, ma che essi erano interessati a evitare che "solo alcuni del clero di rango superiore" discutessero delle riforme che riguardano tutti i fedeli insieme "al clero di rango inferiore".



Venerdì 07 Ottobre,2011 Ore: 23:05
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 09/10/2011 09.12
Titolo:Newsletter 10. Cari membri, sostenitrici e sostenitori!
Newsletter 10

di Pfarrer-Initiative

in “www.pfarrer-initiative.at” del 20 settembre 2011 (traduzione: www.finesettimama.org)


Cari membri, sostenitrici e sostenitori!

Fin dal momento in cui l' “appello alla disobbedienza” è stato reso pubblico, ci è stato chiesto di
ritrattare tale testo. È una cosa che in coscienza non possiamo fare perché continuiamo ad esser
convinti del suo contenuto. La disobbedienza nei confronti di singole leggi e regole ecclesiastiche
restrittive in vigore già da anni fa parte della nostra vita e del nostro lavoro pastorale. Dichiarare
pubblicamente qualcosa di diverso da ciò che pensiamo e da come agiamo, renderebbe più acuta la
dissonanza nella Chiesa e nella pastorale.

Siamo però consapevoli che la parola “disobbedienza” deve essere intesa come stimolo. Per questo
spieghiamo volentieri che non intendiamo affatto una disobbedienza generalizzata per il gusto della
contrapposizione, bensì un'obbedienza graduata, che dobbiamo innanzitutto a Dio, poi alla nostra
coscienza e infine anche alle disposizioni ecclesiastiche. Abbiamo sempre considerato in
quest'ordine la dottrina della Chiesa, il papa e i vescovi. E così vogliamo proseguire.
Per ora non è stata stabilita alcuna data per un ulteriore incontro del cardinale Schönborn con i
quattro membri del nostro consiglio direttivo dell'arcidiocesi di Vienna. In quel dialogo da parte
nostra devono essere date delle risposte alle domande che nel primo incontro ci sono state
presentate in forma scritta.

Da diverse parti ci viene ripetutamente consigliato di cercare con il cardinale delle “soluzioni” sui
temi più semplici tra quelli da noi affrontati. Nel consiglio direttivo però siamo dell'opinione che
partner di dialogo dei vescovi su questi temi non deve essere la Pfarrer-Initiative, ma tutta la
comunità cristiana: ad esempio in una prosecuzione del “Dialogo per l'Austria” o nel quadro dei
futuri incontri previsti con i consigli delle comunità parrocchiali o di un altro procedimento
sinodale. In caso contrario sarebbero alcuni rappresentanti dell' “alto clero” con alcuni
rappresentanti del “basso clero” a parlare di ciò che riguarda tutto il popolo di Dio. Anche la
richiesta di “scindere in vari punti” il nostro “pacchetto dell'appello” ci pare molto problematica. I
temi che abbiamo citato sono tutti quanti, spesso e da tempo, preoccupazioni e domande formulate a
noi dalla comunità cristiana, che non tocca a noi valutare.

I vescovi continuano a ripeterci, che noi come Chiesa locale possiamo procedere nel cammino solo
con il papa e con la chiesa universale. Allora si pone però la domanda, fino a che punto il papa e la
direzione della chiesa universale possono essere anch'essi invitati a procedere nel cammino con noi.

Si mostra però sempre più chiaramente, che i nostri problemi e le nostre preoccupazioni non sono
affatto solo temi “austriaci”.

L'eco positiva che ci giunge da altri paesi negli ultimi tempi è in netto
aumento. E perché i nostri vescovi non dovrebbero preoccuparsi di un consenso per cammini
sperimentali a livello di chiesa universale? Il cardinale Schönborn ha detto tempo fa in un'intervista
che ci sarebbe la possibilità per tali cammini. Solo che lui non si curerebbe di ciò.
Si ripete continuamente che i nostri temi e le nostre domande sono troppo “piccoli”, sono problemi
minori. Si dice che si devono affrontare i “grandi” problemi: la ricerca di Dio da parte dell'uomo, i
temi del futuro della nostra società e del mondo. Ma anche quando noi nel nostro “appello” e in altri
testi affrontiamo prima di tutto problemi immediati della pastorale quotidiana, nelle nostre comunità
sono molto ben presenti anche le “grandi” questioni. Altrimenti, di che cosa ci preoccupiamo prima
di tutto nelle nostre comunità e con le nostre collaboratrici e collaboratori, se non della ricerca di
Dio da parte dell'uomo, del linguaggio che possiamo usare per parlare di lui e per annunciarlo? Non
sono forse prima di tutto le nostre comunità, quelle in cui si discute e si pratica la solidarietà con i
poveri, sia vicini a noi che nel sud del mondo? Non ci preoccupiamo forse prima di tutto nelle
comunità anche di come affrontare i grandi problemi della vita dei partner e delle famiglie, dei
giovani e degli anziani ecc.? E se la Chiesa deve essere in dialogo con il nostro tempo sulle grandi
questioni, quanto credibile è la “lingua del corpo” della Chiesa, se in essa non c'è un'adeguatapartecipazione del popolo alle decisioni e agli orientamenti? Se si rinuncia all'esperienza di vita e di
fede di tanti uomini e donne, e si fa sorgere l'impressione che si abbia timore dell'influenza del
popolo della Chiesa come invasione di un pericoloso spirito del tempo?

Per non parlare
dell'esclusione delle donne dagli incarichi “sacri” della Chiesa, in una società che, superando la
Chiesa, ha fatto la scelta (che è biblica!) dell'uguaglianza della donna.
Per l'inizio di ottobre siamo invitati alla riunione annuale dell'Associazione irlandese dei preti
cattolici (ACP) a Dublino. Là ci sarà occasione di contatto con rappresentanti di analoghe reti di
preti provenienti dagli Stati Uniti. L'ACP conta già 500 membri e si impegna in Irlanda sugli stessi
temi e preoccupazioni nostri. Aumentano anche le collaborazioni con colleghi tedeschi.

Recentemente si è messo in contatto con noi anche un prete dal Messico.

La nostra situazione attuale di membri e sostenitori:
Preti: membri: 338, sostenitori: 69
Laici: sostenitori/sostenitrici: 1037

Un'ultima indicazione per i nostri membri: la nostra riunione generale sarà domenica 6 novembre
2011, alle 15 a Linz, sarà inviato un invito personale.

Ringraziamo di cuore per i molti segni di solidarietà negli ultimi mesi.

I membri del consiglio direttivo
Helmut Schüller, Hans Bensdorp, P. Udo Fischer, Franz Großhagauer, Gerald Gump,
P. Arno Jungreithmair,
Peter Paul Kaspar, Franz Lebenbauer, Franz Ofenböck, Wolfgang Payrich

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