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www.ildialogo.org LA CODA DI PAGLIA DEL VATICANO: IL PRETE DELLA NOTTE E LE COLPE DELLA CHIESA. Una nota di Francesco Merlo,a c. di Federico La Sala

MESSAGGIO EVANGELICO E GERARCHIA DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA: TRADIMENTO STRUTTURALE DELLA FIDUCIA. I PASTORI MANGIANO LE PECORE E GLI AGNELLI? E’ "UN FENOMENO RIDOTTO" (Charles J. Scicluna, il «promotore di giustizia» del Vaticano, 13.03.2010)!!!
LA CODA DI PAGLIA DEL VATICANO: IL PRETE DELLA NOTTE E LE COLPE DELLA CHIESA. Una nota di Francesco Merlo

"(...) Oggi lo sconcerto, il putiferio nella Chiesa è sempre e solo di origine sessuale come aveva appunto previsto il filosofo cattolico Augusto Del Noce, il quale pensava che l’incubo del sesso avrebbe minato la Chiesa (...)"


a c. di Federico La Sala

SULLA PEDOFILIA, L’ALLARME DELLA RIVISTA "CONCILIUM" (3/2004) E IL COLPEVOLE SILENZIO DEL VATICANO. 

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IL PRETE DELLA NOTTE E LE COLPE DELLA CHIESA

di Francesco Merlo (la Repubblica, 18.05.2011)

Lo dico subito: il prete-orco mi fa pena. Don Riccardo si è infatti ammalato ed è diventato una povera belva praticando gli insegnamenti sessuomaniaci della Chiesa. E mi fanno pena le scritte di linciaggio () sui muri di Genova e sulla porta della sua parrocchia: questa non è coscienza civile, ma sprofondamento nel Medioevo da un parte e dall’altra.

Il prete-lupo don Riccardo mi fa pena perché è il culmine, il punto di non ritorno della sessuo-teologia italiana. Non una mostruosità individuale e occasionale, ma il prodotto terminale di una Chiesa che si rifiuta di vedere ‘la lettera rubata’ che sta davanti ai suoi occhi: il marasma sessuale che c’è tra i funzionari di Dio, tra quelli che furono i nostri parroci buoni, gli ex preti belli del sempre più corrotto Bel Paese.

Nella storia della Chiesa italiana mancava insomma il prete-bestia che ordina per telefono prede giovani e speciali: "un negretto", "lo preferisco di 14 anni", "meglio se viene da una famiglia povera e piena di problemi". Nel catalogo della sessuofobia cattolica nazionale non c’era ancora il prete-diavolo che ostenta il vizio come un personaggio della pulp fiction di Tarantino: "Satana sia con te" lo avevamo sentito solo nei film porno e nei peggiori libelli anticlericali, dai quali appunto don Riccardo sembra uscito. E mi pare che nella corsa alla produzione di mostri sessuali sempre più mostruosi il parroco cocainomane pedofilo e violentatore di Sestri Ponente vada oltre la straordinaria e visionaria irriverenza di Almodovar e persino oltre la pietas del Manzoni e della sua Gertrude.

Fa dunque pena questo figlio sorprendente ma legittimo di una Chiesa sorprendente dove lo scandalo non viene più dall’eresia nell’interpretare la parola di Cristo. Oggi non meravigliano più il prete operaio e il prete imprenditore e neppure si fa scandalo con i frati mafiosi di Mazzarino o con i vescovi antimafiosi di Palermo. Oggi lo sconcerto, il putiferio nella Chiesa è sempre e solo di origine sessuale come aveva appunto previsto il filosofo cattolico Augusto Del Noce, il quale pensava che l’incubo del sesso avrebbe minato la Chiesa, che il sesso l’avrebbe stritolata, che solo sul sesso la Chiesa poteva crollare.

E oggi don Riccardo, che forse incarna quella profezia, è il detentore del record dei paradossi ereticali, dal satanismo all’assunzione di droga, dalla pederastia alla pedofilia, dalla violenza sui minori al compiacimento per la bestemmia, dalla cattiveria riflessiva (sinite parvulos venire ad me) alla gioia di comunicare il proprio godimento: "Finalmente sono riuscito a baciarlo sulla bocca". E forse don Riccardo esibiva in parrocchia la sua furfanteria per meglio nascondersi, come il monello di Chaplin che si infilava tra le gambe del poliziotto.

Spudoratamente infatti usava la missione pastorale per sfogarsi, chattava come un depravato senza paure né accorgimenti, condivideva il vizio con il sacrestano, palpava i chierichetti, sempre spavaldo, sempre a viso aperto in una rete di gaglioffi, di pusher e di fornitori di piccoli prostituti e di giovani vittime ignare. E’ colpa della cocaina? Al contrario gli esperti dicono che la cocaina esalta ma non cambia ma la personalità, che non vela ma svela.

E’ dunque un vero gangster del vizio e non un peccatore tormentato questo don Riccardo, detto ‘ricchiardo’ o anche “il prete della notte” perché a Sestri Ponente tutti sapevano tutto, tranne gli altri parroci, tranne i vescovi e i cardinali, tranne la Congregazione della Fede che solo ora, finalmente, si affida alla giustizia civile, ai poliziotti e ai magistrati d’Italia. Pensate se lo avesse fatto prima.

Non c’è un solo prete pedofilo che sia stato denunziato dalla Chiesa alla magistratura, consegnato dalla Chiesa alla polizia. Dopo, spiace dirlo, la reazione dolente e tuonante si porta sempre il sospetto della coda di paglia, la paura-coscienza di essere corresponsabili di quel reato che altri hanno scoperto .

E’ come se vescovi e cardinali sapessero che quel reato è il prodotto indesiderato della loro cultura, del sesso maltrattato che è ormai un grumo di censure. Se un prete ruba, nessun vescovo e nessun cardinale passerà dall’omertà allo sproloquio di condanna. E anche il prete che si innamora, il prete che scappa con la devota è sì sanzionato, ma ha la comprensione dei suoi confratelli (oltre che la nostra).

Nella patologia di don Riccardo invece c’è la responsabilità morale della Congregazione della fede, la messa a nudo di una tolleranza che è l’ imbarazzo di quel galantuomo del cardinale Bagnasco dinanzi alla sessualità abnorme del parroco che fu suo allievo in seminario e che ora con lui e solo con lui ha chiesto di parlare, mentre ha taciuto davanti al suo giudice, al gip Annalisa Giacalone.

E immaginate l’impaccio, la vergogna di un prete che viene interrogato da una donna che indaga sul suo sesso. Solo dal suo cardinale si sente capito, e non tanto per la solidarietà maschile, ma soprattutto perché è il cardinale Bagnasco ad avergli insegnato che dietro a questa potenza d’amore che è la Chiesa si nasconde la controindicazione, l’effetto collaterale, lo sfigurare se stessi e poi anche il prossimo a colpi di sesso.

Don Riccardo è convinto che solo il cardinale custodisca il mistero della sua follia criminale, che nessuno meglio di lui sappia che il prete o pratica il sesso in modo abnorme o non lo pratica affatto, che è poi un’altra abnormità. La dolcezza del sesso non c’è mai. Ed è per questo che ogni volta che scoppia uno scandalo i vescovi e i cardinali bruciano la coda di paglia: scoprendo don Riccardo scoprono se stessi.


Sul tema, in rete , si cfr. ( cliccare sui titoli seguenti) :

-  PAPA RATZINGER, ANNO SACERDOTALE E PEDOFILIA. I PASTORI SI MANGIANO LE PECORE? E’ "UN FENOMENO RIDOTTO"!!! Il ’rassicurante’ bilancio di Monsignor Charles J. Scicluna, il «promotore di giustizia» del Vaticano.

-  L’ideologia della gerarchia cattolico-costantiniana di "Dio" come "Uomo supremo" e l’art. 7 della Costituzione un buco nero che distrugge l’Italia e la Chiesa 
-  "ORCODio", URBI ET ORBI. LA "NUOVA" TEOLOGIA DEI "DUE PAPI" E LA "NUOVA" EVANGELIZZAZIONE DI RINO FISICHELLA - QUELLA DELLA CHIESA CHE RUSSA!!! Una nota di Marco Politi, con contestualizzazione



Mercoledì 18 Maggio,2011 Ore: 16:17
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Stefania Salomone Roma 18/5/2011 18.41
Titolo:Cosa non si fa ...
... per l'8 per mille!
Non è strano che proprio in questo periodo abbiano deciso di SACRIFICARE un prete (o alcuni preti collegati a questo caso), lasciandolo per la prima volta in pasto a giornali, giudici e forze dell'ordine?
Non è strano che proprio in questo periodo (e non prima) Bagnasco sia andato a Lampedusa, cercando anche lui una barca su cui salire, visto che quella berlusconiana sta affondando?

Cosa non fanno per il denaro!!!
Svegliamoci.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 19/5/2011 20.46
Titolo:LAMPEDUSA, 8 PER MILLE E CHIESA CATTOLICA .....
Le strutture religiose accolgano gli immigrati

di Chiara Saraceno (la Repubblica, 27.3.2011)

Sarebbe bello che le istituzioni religiose aprissero almeno una parte delle proprie strutture per dare un’ospitalità decente alle migliaia di immigrati, in primis ai minori non accompagnati, che arrivano a Lampedusa in fuga dall’incertezza e dai pericoli dei loro paesi in conflitto. Sarebbe non solo una doverosa compartecipazione all’azione di solidarietà collettiva cui tutti siamo chiamati a fronte di questa emergenza umanitaria, ma un atto di restituzione di un mancato introito per il bilancio pubblico (stimato in 70-80 milioni di euro) in un periodo di tagli alla spesa sociale che colpiscono soprattutto i cittadini più vulnerabili.

Soprattutto sarebbe una, sia pure temporanea, dimostrazione che effettivamente quelle strutture hanno finalità religiose e assistenziali e non commerciali e quindi la giustificazione formale del sostanzioso sconto Ici di cui beneficiano gli immobili destinati "esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive o per uso culturale" ha un effettivo fondamento.

Ricordo che, nonostante il parere contrario della Corte di giustizia Europea che giustamente ha parlato di trattamento di favore lesivo della concorrenza, il governo lo ha mantenuto e introdotto anche nel decreto sulla fiscalità municipale, anche se, specie per le "strutture ricettive", è spesso davvero difficile non definirle commerciali. Non basta la pur benemerita opera della Caritas, oggi in prima linea anche a Lampedusa, a giustificare perché i vari conventi trasformati in strutture alberghiere a Roma come a Venezia e in altre città debbano pagare meno Ici di qualsiasi altro albergo, pensione o bed and breakfast, facendo anche concorrenza sleale. Questo è il momento di dimostrare che sono innanzitutto dedicate allo svolgimento d attività assistenziali ed anche ricettive non commerciali.

Sarebbe anche opportuno che il governo ripensasse alla sua decisione di non avere un unico election day, buttando al vento centinaia di migliaia di euro. E’ stata una scelta sconsiderata in sé, appunto in un periodo di tagli dolorosi, ma lo è tanto più ora, quando le immagini dei profughi ridotti in condizioni disumane non possono non lasciarci pieni di vergogna. Lo scarto tra spreco e bisogno è letteralmente intollerabile.

Sarebbe infine bello che quest’anno lo Stato, a fronte di tagli alla spesa sociale e viceversa crescenti domande di sostegno in una situazione in cui una emergenza sociale non ne cancella un’altra, indicasse due-tre priorità sociali su cui si impegna a spendere l’8 per mille che gli verrà destinato nelle dichiarazioni dei redditi. Offrirebbe ai cittadini una alternativa effettiva, invogliando una quota maggiore di contribuenti ad indicare il proprio destinatario di elezione: tra le diverse chiese e confessioni religiose e, appunto, lo Stato.

E’ bene ricordare, infatti, che solo una minoranza dei contribuenti indica un destinatario dell’8 per mille. Chi non sceglie, è convinto che i soldi rimangano nel bilancio pubblico. Ma non è così. L’intero ammontare dell’8 per mille delle entrate è ripartito sulla base delle scelte effettuate. Chi conquista la maggioranza della minoranza che sceglie, conquista perciò anche la maggioranza dell’intero ammontare. Come nelle elezioni, chi si astiene di fatto è come se votasse con la maggioranza. In una situazione di risorse scarse e bisogni gravi crescenti, mi sembra davvero non solo poco democratico, ma uno spreco non mettere i cittadini di fronte a possibilità di scelta effettiva sugli obiettivi concreti, in campo sociale, su cui distribuire l’8 per mille.

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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