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www.ildialogo.org LA NUOVA FRATERNITA' TRA CREDENTI E NO, GLI IMMIGRATI, E L'OTTO PER MILLE. Sarebbe bello che le istituzioni religiose aprissero almeno una parte delle proprie strutture per dare un’ospitalità decente alle migliaia di immigrati, in primis ai minori non accompagnati.,a c. di Federico La Sala

L'EUROPA, PARIGI E IL CORTILE DEI GENTILI. "Le religioni non pos­sono aver paura di una laicità giusta, di una laicità aperta che permette a ciascuno di vi­vere ciò che crede, secondo la propria co­scienza. Se si tratta di costruire un mondo di libertà , di uguaglianza e di fraternità" (Benedetto XVI)
LA NUOVA FRATERNITA' TRA CREDENTI E NO, GLI IMMIGRATI, E L'OTTO PER MILLE. Sarebbe bello che le istituzioni religiose aprissero almeno una parte delle proprie strutture per dare un’ospitalità decente alle migliaia di immigrati, in primis ai minori non accompagnati.

Il te­sto del video-messaggio di Benedetto XVI in occasione del Cortile dei gentili e una nota di Chiara Saraceno


a c. di Federico La Sala

 «La nuova fraternità tra credenti e no»

Benedetto XVI

Il Papa: «Varcate insieme questo magnifico portale e rivolgete una preghiera al Dio conosciuto nella fede, o al Dio Ignoto»

«La questione di Dio non è un pericolo per la società, non deve essere assente dai grandi interrogativi del nostro tempo. Non chiudete la vostra coscienza»

«La prima delle azioni che potete compiere insieme è rispettare, aiutare e amare ogni essere umano, poiché esso è una creatura di Dio e in un certo modo la strada che conduce a Lui»

 

      • Pubblichiamo in una nostra traduzione il te­sto del video-messaggio pronunciato dal Pa­pa e trasmesso ieri sera sul sagrato di Notre-Dame in occasione del Cortile dei gentili (Avvenire, 26.03.2011)

 

-  Cari giovani, cari amici!

So che vi siete riuniti numerosi sul sa­grato di Notre-Dame di Parigi, su in­vito del cardinale André Vingt-Trois, arcive­scovo di Parigi, e del cardinale Gianfranco Ra­vasi, presidente del Pontificio Consiglio del­la Cultura. Vi saluto tutti, senza dimenticare i fratelli e gli amici della Comunità di Taizé. Sono grato al Pontificio Consiglio per aver ri­preso e sviluppato il mio invito ad aprire, nel­la Chiesa, dei ’Cortili dei gentili’, immagine che richiama quello spazio aperto sulla vasta spianata vicino al Tempio di Gerusalemme, che permetteva a tutti coloro che non condividevano la fede di Israele di avvicinarsi al Tempio e di interrogarsi sulla religione. In quel luogo, essi potevano incontrare degli scribi, parlare della fede ed anche pregare il Dio ignoto.

E se, all’epoca, il Cortile era allo stesso tempo un luogo di esclusione, poiché i ’Gentili’ non avevano il diritto di entrare nello spazio sacro, Cristo Gesù è venuto per «abbattere il muro di separazione che divi­deva » ebrei e gentili, «per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo del­la croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunziare pace ...» ( Ef 2 , 14 -17 ), come ci dice san Paolo.

Nel cuore della ’Citè des Lumières’, davanti a questo magnifico capolavoro della cultura religiosa francese, Notre-Dame di Parigi, un grande spazio si apre per dare nuovo impul­so all’incontro rispettoso ed amichevole tra persone di convinzioni diverse. Giovani, cre­denti e non credenti presenti questa sera, voi volete stare insieme, questa sera come nella vita di tutti i giorni, per incontrarvi e dialogare a partire dai grandi interrogativi dell’esisten­za umana. Al giorno d’oggi, molti riconosco­no di non appartenere ad alcuna religione, ma desiderano un mondo nuovo e più libe­ro, più giusto e più solidale, più pacifico e più felice.

Nel rivolgermi a voi, prendo in consi­derazione tutto ciò che avete da dirvi: voi non credenti volete interpellare i credenti, esi­gendo da loro, in particolare, la testimonian­za di una vita che sia coerente con ciò che es­si professano e rifiutando qualsiasi deviazio­ne della religione che la renda disumana. Voi credenti volete dire ai vostri amici che que­sto tesoro racchiuso in voi merita una con­divisione, un interrogativo, una riflessione. La questione di Dio non è un pericolo per la società, essa non mette in pericolo la vita u­mana! La questione di Dio non deve essere assente dai grandi interrogativi del nostro tempo.

Cari amici, siete chiamati a costruire dei ponti tra voi. Sappiate cogliere l’opportunità che vi si presenta per trovare, nel profondo delle vostre coscienze, in una riflessione solida e ragionata, le vie di un dialogo precursore e profondo. Avete tan­to da dirvi gli uni agli altri. Non chiudete la vo­stra coscienza di fronte alle sfide e ai proble­mi che avete davanti. Credo profondamente che l’incontro tra la realtà della fede e quella della ragione per­metta all’uomo di trovare se stesso. Ma trop­po spesso la ragione si piega alla pressione de­gli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscere quest’ultima come criterio ul­timo. La ricerca della verità non è facile. E se ciascuno è chiamato a decidersi, con corag­gio, a favore della verità, è perché non esisto­no scorciatoie verso la felicità e la bellezza di una vita compiuta. Gesù lo dice nel Vangelo: «La verità vi renderà liberi».

Spetta a voi, cari giovani, far sì che, nel vostro Paese e in Europa, credenti e non credenti ri­trovino la via del dialogo. Le religioni non pos­sono aver paura di una laicità giusta, di una laicità aperta che permette a ciascuno di vi­vere ciò che crede, secondo la propria co­scienza. Se si tratta di costruire un mondo di libertà , di uguaglianza e di fraternità , cre­denti e non credenti devono sentirsi liberi di essere tali, eguali nei loro diritti a vivere la propria vita personale e comunitaria restan­do fedeli alla proprie convinzioni, e devono essere fratelli tra loro.

Una delle ragion d’essere di questo Cortile dei gentili è quella di operare a favore di que­sta fraternità al di là delle convinzioni, ma senza negarne le differenze. E, ancor più profondamente, riconoscendo che solo Dio, in Cristo, ci libera interiormente e ci dona la possibilità di incontrarci davvero come fra­telli.

Il primo degli atteggiamenti da assumere o delle azioni che potete compiere insie­me è rispettare, aiutare ed amare ogni es­sere umano, poiché esso è una creatura di Dio e in un certo modo la strada che condu­ce a Lui. Portando avanti ciò che vivete que­sta sera, contribuite ad abbattere le barriere della paura dell’altro, dello straniero, di colui che non vi assomiglia, paura che spesso na­sce dall’ignoranza reciproca, dallo scettici­smo o dall’indifferenza. Siate attenti a raffor­zare i legami con tutti i giovani senza distin­zioni, vale a dire non dimenticando coloro che vivono in povertà o in solitudine, coloro che soffrono per la disoccupazione, che at­traversano la malattia o che si sentono ai mar­gini della società.

Cari giovani, non è solo la vostra esperienza di vita che potete condividere, ma anche il vostro modo di avvicinarvi alla preghiera. Cre­denti e non credenti, presenti su questo sa­grato dell’Ignoto, siete invitati ad entrare an­che all’interno dello spazio sacro, a varcare il magnifico portale di Notre-Dame e ad en­trare nella cattedrale per un momento di pre­ghiera. Per alcuni di voi, questa preghiera sarà una preghiera ad un Dio conosciuto nella fe­de, ma per gli altri essa potrà essere anche u­na preghiera al Dio Ignoto. Cari giovani non credenti, unendovi a coloro che stanno pre­gando all’interno di Notre-Dame, in questo giorno dell’Annunciazione del Signore, apri­te i vostri cuori ai testi sacri, lasciatevi inter­pellare dalla bellezza dei canti e, se lo volete davvero, lasciate che i sentimenti racchiusi in voi si elevino verso il Dio Ignoto. S ono lieto di aver potuto rivolgermi a voi questa sera per questo momento inau­gurale del Cortile dei gentili. Spero che vorrete rispondere ad altri appuntamenti che ho fissato, in particolare alla Giornata mon­diale della gioventù, quest’estate, a Madrid. Il Dio che i credenti imparano a conoscere vi invita a scoprirLo e vivere di Lui sempre più. Non abbiate paura! Sulla strada che percor­rete insieme verso un mondo nuovo, siate cercatori dell’Assoluto e cercatori di Dio, an­che voi per i quali Dio è il Dio Ignoto.

E che Colui che ama tutti e ciascuno di voi vi benedica e vi protegga. Egli conta su di voi per prendersi cura degli altri e dell’avvenire, e voi potete contare su di Lui!

Benedetto XVI

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Le strutture religiose accolgano gli immigrati

di Chiara Saraceno (la Repubblica, 27.3.2011)

Sarebbe bello che le istituzioni religiose aprissero almeno una parte delle proprie strutture per dare un’ospitalità decente alle migliaia di immigrati, in primis ai minori non accompagnati, che arrivano a Lampedusa in fuga dall’incertezza e dai pericoli dei loro paesi in conflitto. Sarebbe non solo una doverosa compartecipazione all’azione di solidarietà collettiva cui tutti siamo chiamati a fronte di questa emergenza umanitaria, ma un atto di restituzione di un mancato introito per il bilancio pubblico (stimato in 70-80 milioni di euro) in un periodo di tagli alla spesa sociale che colpiscono soprattutto i cittadini più vulnerabili.

Soprattutto sarebbe una, sia pure temporanea, dimostrazione che effettivamente quelle strutture hanno finalità religiose e assistenziali e non commerciali e quindi la giustificazione formale del sostanzioso sconto Ici di cui beneficiano gli immobili destinati "esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive o per uso culturale" ha un effettivo fondamento.

Ricordo che, nonostante il parere contrario della Corte di giustizia Europea che giustamente ha parlato di trattamento di favore lesivo della concorrenza, il governo lo ha mantenuto e introdotto anche nel decreto sulla fiscalità municipale, anche se, specie per le "strutture ricettive", è spesso davvero difficile non definirle commerciali. Non basta la pur benemerita opera della Caritas, oggi in prima linea anche a Lampedusa, a giustificare perché i vari conventi trasformati in strutture alberghiere a Roma come a Venezia e in altre città debbano pagare meno Ici di qualsiasi altro albergo, pensione o bed and breakfast, facendo anche concorrenza sleale. Questo è il momento di dimostrare che sono innanzitutto dedicate allo svolgimento d attività assistenziali ed anche ricettive non commerciali.

Sarebbe anche opportuno che il governo ripensasse alla sua decisione di non avere un unico election day, buttando al vento centinaia di migliaia di euro. E’ stata una scelta sconsiderata in sé, appunto in un periodo di tagli dolorosi, ma lo è tanto più ora, quando le immagini dei profughi ridotti in condizioni disumane non possono non lasciarci pieni di vergogna. Lo scarto tra spreco e bisogno è letteralmente intollerabile.

Sarebbe infine bello che quest’anno lo Stato, a fronte di tagli alla spesa sociale e viceversa crescenti domande di sostegno in una situazione in cui una emergenza sociale non ne cancella un’altra, indicasse due-tre priorità sociali su cui si impegna a spendere l’8 per mille che gli verrà destinato nelle dichiarazioni dei redditi. Offrirebbe ai cittadini una alternativa effettiva, invogliando una quota maggiore di contribuenti ad indicare il proprio destinatario di elezione: tra le diverse chiese e confessioni religiose e, appunto, lo Stato.

E’ bene ricordare, infatti, che solo una minoranza dei contribuenti indica un destinatario dell’8 per mille. Chi non sceglie, è convinto che i soldi rimangano nel bilancio pubblico. Ma non è così. L’intero ammontare dell’8 per mille delle entrate è ripartito sulla base delle scelte effettuate. Chi conquista la maggioranza della minoranza che sceglie, conquista perciò anche la maggioranza dell’intero ammontare. Come nelle elezioni, chi si astiene di fatto è come se votasse con la maggioranza. In una situazione di risorse scarse e bisogni gravi crescenti, mi sembra davvero non solo poco democratico, ma uno spreco non mettere i cittadini di fronte a possibilità di scelta effettiva sugli obiettivi concreti, in campo sociale, su cui distribuire l’8 per mille.



Domenica 27 Marzo,2011 Ore: 17:44
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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