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www.ildialogo.org GOVERNO DELLA CHIESA: SI PARLA DEL PAPA, DEL SEGRETARIO DI STATO? NO, DEL CASO BERLUSCONI. La cautela del Vaticano: “Non si cambia cavallo”. Una nota di Giacomo Galeazzi, con appunti,a cura di Federico La Sala

CATTOLICESIMO E BERLUSCONISMO: AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).
GOVERNO DELLA CHIESA: SI PARLA DEL PAPA, DEL SEGRETARIO DI STATO? NO, DEL CASO BERLUSCONI. La cautela del Vaticano: “Non si cambia cavallo”. Una nota di Giacomo Galeazzi, con appunti

(...) isolata la voce critica di «Famiglia Cristiana», che giudica «incredibile che un uomo di simile livello non abbia il necessario autocontrollo» richiamando la «credibilità, meglio ancora la dignità, dell’uomo che governa il Paese, i riflessi sulla vita nazionale e sui rapporti con l’estero, l’esempio che dall’alto viene trasmesso ai normali cittadini, i quali non si sognano né trasgressioni né festini, ma dovranno abituarsi alle variazioni pecorecce sul “bunga bunga”»


a cura di Federico La Sala

Sul tema (cliccare sui titoli per leggere), si cfr.:


SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE LA SUA PRIMA ENCICLICA, TITOLANDOLA "DEUS CARITAS EST" ("CHARITAS", SENZA "H"), E’ ORA CHE TORNI A CASA, DA "MARIA E GIUSEPPE", PER IMPARARE UN PO’ DI CRISTIANESIMO.

DIO E’ AMORE (CHARITAS) E MARIA E’ "LA PIENA DI GRAZIA" ("Kecharitoméne"). UNA LEZIONE DI GIOVANNI PAOLO II (1996).

AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010). - Federico La Sala

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La cautela del Vaticano: “Non si cambia cavallo”

di Giacomo Galeazzi (La Stampa, 17 gennaio 2011)

«Non ci sono novità sostanziali, per il momento le indagini dei magistrati milanesi non cambiano il quadro già conosciuto». In Segreteria di Stato, dove i vertici Bertone e Filoni sono molto attenti agli aspetti istituzionali, si invita alla prudenza nel valutare il caso-Berlusconi. La situazione è «fondamentalmente immutata», riflettono al Palazzo Apostolico. Inoltre «anche in altre circostanze», getta acqua sul fuoco la dirigenza vaticana, «le accuse al capo dell’esecutivo sono rimaste senza riscontri oggettivi».

Non è in discussione al momento l’asse tra Vaticano e governo. Il premier resta il principale interlocutore della Santa Sede, come si vede anche dalla nota «asettica e neutrale» con cui sabato Radio Vaticana ha dato conto dei guai giudiziari del capo del governo. In Curia «non si cambia cavallo» e si rispolvera il «principio di sussidiarietà» in base al quale sarà il leader dei vescovi, Angelo Bagnasco a pronunciarsi il 24 gennaio all’apertura del Consiglio permanente, «quando la vicenda avrà contorni più definiti e si conosceranno di più le carte in mano ai magistrati», spiegano in Segreteria di Stato.

L’Osservatore romano ha confermato il consueto «low profile» sugli scandali del presidente del Consiglio. Anche il solitamente più battagliero «Avvenire» stavolta si limita a ribadire che «nessun uomo di governo è al di sopra della legge». I quotidiani della Santa Sede e della Cei, dunque, mostrano ancora più cautela dell’emittente pontificia. Anche perchè ,evidenziano Oltretevere, «verba volant, scripta manent». E il pericolo-ingovernabilità espone il Paese all’attacco degli speculatori: «Troppo pericoloso un vuoto politico in piena turbolenza finanziaria».

In Cei non si vedono al momento sostanziali variazioni e, a «contesto meglio definito», toccherà a Bagnasco, titolare dei rapporti con la politica italiana, parlare per la Chiesa intera. Nel Sacro Collegio si mette in guardia dai «salti nel buio» sottolineando come il governo Berlusconi abbia garantito un argine alla legislazione laicista su vita, famiglia, istruzione, mentre nel centrosinistra il ruolo dei cattolici è «sempre più marginale». Il dopo-Berlusconi è ancora una nebulosa. L’esecutivo targato Ppe ipotizzato da Formigoni o una leadership di Tremonti sono «irrealistiche», si ragiona Oltretevere, «finché a detenere il consenso popolare è Berlusconi, al quale gli scandali non tolgono voti, come dimostrano le ultime Regionali precedute da polemiche simili a quelle attuali». Ferme restando le riserve morali, un equilibrio senza cedimenti o segnali di insofferenza.

Radio Vaticana puntualizza che «in Italia, il dibattito politico resta centrato sull’inchiesta della Procura di Milano» e che «il capo dell’esecutivo parla dell’ennesima macchinazione giudiziaria assicurando che la persecuzione dei giudici non fermerà la volontà di cambiare il Paese». Toni moderati, dunque sia nei mass media ecclesiastici sia nei discorsi in Curia. Che la Chiesa pref(er)isca mantenere una posizione mediana lo si era già visto sul legittimo impedimento. «Può un uomo di governo essere esentato dal rendere conto della sua condotta presente e passata per tutta la durata del servizio pubblico che svolge? Può per un tempo determinato essere al di sopra della legge? Credo di no», scrive il direttore di «Avvenire», Marco Tarquinio. «Si possono porre argini alle interferenze perniciose tra poteri dello Stato (e ne abbiamo viste in questi anni)», però «nessun uomo di governo dovrebbe essere posto o dovrebbe porsi al di sopra della legge. E nessun giudice. A questo si deve stare».

Resta isolata la voce critica di «Famiglia Cristiana», che giudica «incredibile che un uomo di simile livello non abbia il necessario autocontrollo» richiamando la «credibilità, meglio ancora la dignità, dell’uomo che governa il Paese, i riflessi sulla vita nazionale e sui rapporti con l’estero, l’esempio che dall’alto viene trasmesso ai normali cittadini, i quali non si sognano né trasgressioni né festini, ma dovranno abituarsi alle variazioni pecorecce sul “bunga bunga”».

E sul sito web del settimanale dei Paolini, il sondaggio sulla lite tra Berlusconi e le toghe ha un risultato bulgaro: 97% contro il premier. L’orientamente prevalente nelle gerarchie ecclesiastiche è diverso. In Segreteria di Stato si fa notare che ieri il presidente della Cei non ha fatto riferimenti alla situazione politica nell’omelia per la giornata del migrante.



Lunedì 17 Gennaio,2011 Ore: 12:41
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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