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www.ildialogo.org NEL NOME DI DIO "MAMMONA" (DEL "DEUS CARITAS"), IL "PAPA" E L'"IMPERATORE" SI PUNTELLANO A VICENDA: "FORZA ITALIA"! Un resoconto di Giacomo Galeazzi e uno di Marco Politi, con alcune note per contestualizzare,a cura di Federico La Sala

SANTA ALLEANZA E "14 DICEMBRE 2010 (prima della nascita di Cristo)". AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica"), che canta "Forza Italia" con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).
NEL NOME DI DIO "MAMMONA" (DEL "DEUS CARITAS"), IL "PAPA" E L'"IMPERATORE" SI PUNTELLANO A VICENDA: "FORZA ITALIA"! Un resoconto di Giacomo Galeazzi e uno di Marco Politi, con alcune note per contestualizzare

(...) BATTUTE A PARTE, resta la preferenza della Segreteria di Stato per l’uomo di Arcore. È questo il nodo del ruolo negativo che la Chiesa-istituzione sta giocando nella più grave crisi attraversata dal Paese negli ultimi decenni. Nulla smuove la gerarchia vaticana dalla sua posizione filoberlusconiana perinde ac cadaver (...)


a cura di Federico La Sala

 IL NOME DI DIO. L’ERRORE FILOLOGICO E TEOLOGICO DI PAPA BENEDETTO XVI, NEL TITOLO DELLA SUA PRIMA ENCICLICA. Nel nome della "Tradizione"

 

-  COSTITUZIONE, EVANGELO, e NOTTE DELLA REPUBBLICA (1994-2010): PERDERE LA CONOSCENZA DELLA LINGUA ("LOGOS") COSTITUZIONALE ED EVANGELICA GENERA MOSTRI ATEI E DEVOTI ...
-  VIVA L’ITALIA. LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico.

 

 

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Via libera al Cavaliere (almeno in Vaticano)

di Giacomo Galeazzi (La Stampa, 10.12.2010)

Ha regalato ai novelli principi della Chiesa una preziosa croce pettorale promettendo che da un salesiano come lui non dovranno mai temere politiche o leggi ostili. Silvio Berlusconi ha garantito che il suo governo «mai agirà contro la Chiesa», si è detto «molto ottimista» sul «passaggio parlamentare» di martedì, ha rivendicato il proprio ruolo nell’avvicinare la Russia all’ Ue e gli ortodossi ai cattolici. Da parte sua il braccio destro del Papa, Tarcisio Bertone, ha ringraziato l’esecutivo per aver recepito le indicazioni della Santa Sede sui temi eticamente sensibili (vita, famiglia, istruzione) e ha definito eccellente lo stato delle relazioni tra le due sponde del Tevere. Un esplicito riconoscimento che, a pochi giorni dal «redde rationem» della fiducia, offre una rilevante sponda al presidente del Consiglio. Un chiaro segnale del favore con cui la Segreteria di Stato guarda all’esecutivo e diffida dei «salti nel buio».

Alla colazione di lavoro all’ ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il Segretario di Stato ha presentato al premier i dieci nuovi cardinali italiani festeggiando con loro Antonio Zanardi Landi, l’uomo-ponte tra Vaticano e governo, promosso a Mosca. Prendendo spunto dal trasferimento in Russia del suo mediatore nei Sacri Palazzi, Berlusconi ha illustrato al vertice della Curia Romana l’importanza geopolitica e anche interconfessionale del legame con «l’amico Putin», ha assicurato per il resto della legislatura «ancora maggiore attenzione» alla salvaguardia dei valori cattolici, poi ha lasciato ai più stretti collaboratori la spiegazione delle linee d’azione ai loro «omologhi» d’Oltretevere.

Al momento del caffé si è concesso una battuta: «Se non ottengo la fiducia, è la volta buona che finalmente potrò riposarmi un po’». Quindi, Letta ha evidenziato la positiva cooperazione tra Stato e Chiesa per il bene comune in un momento difficile di crisi economica mondiale, Tremonti si è soffermato sulle misure di sostegno ai nuclei familiari come strumento politico di gestione delle difficoltà finanziarie e strumento di progresso sociale, Frattini ha ricordato l’impegno italiano nelle sedi internazionali contro le persecuzioni dei cristiani, la Gelmini ha esposto le novità della riforma universitaria derubricando le manifestazioni studentesche a «protesta di fuori corso». Insomma, tutt’altro che un «clima di smobilitazione».

Berlusconi e Bertone si sono rassicurati a vicenda sulla governabilità, sulla solidità del dialogo tra la la Santa Sede e il governo e, «nell’ interesse dei cittadini», sulla tenuta del sistema Paese nel complesso quadro planetario. Assente («per impegni a Genova») Bagnasco, capo della Chiesa italiana e titolare delle relazioni con l’esecutivo.

Anche stavolta (come già al ricevimento in nunziatura) si è fatto sostituire dal segretario generale Crociata, segno di un approccio più defilato rispetto all’asse di ferro Bertone-Berlusconi. In Cei ritengono rischioso appiattirsi su un’unica leadership e non escludono, in caso di bisogno, la prospettiva di un governo d’emergenza guidato da una figura più tecnica e «super partes». Dalle gerarchie ecclesiastiche (concordano Segreteria di Stato e Conferenza episcopale) non arriverà alcun avallo al terzo polo . Un «non possumus» dovuto alle posizioni laiciste di Fini su testamento biologico, procreazione assistita e riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Al premier, però, viene richiesto uno sforzo supplementare per dare espressione alle istanze cattoliche attraverso l’introduzione del quoziente familiare, nuove politiche di accoglienza e di integrazione degli extracomunitari.

Al di là di qualche entusiasmo sopra le righe (come la speranza di agevolare lo storico incontro tra il Papa e il patriarca russo Kirill), il Berlusconi-pensiero ha fatto breccia tra i porporati. Dalla Curia non ci saranno appoggi all’intesa Udc-Fli, anzi si farà ulteriore pressing su Casini nell’eventualità di un Berlusconi bis o di una «fase due» del governo «più moderata» e depurata dagli slanci antiimmigrazione della Lega (ieri assente a Palazzo Borromeo). 

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Il Vaticano puntella B. Ma Casini resiste a Ruini

di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 10.12.2010)

Berlusconi esibisce il puntello vaticano. E il Segretario di Stato, cardinale Bertone, partecipa volentieri. Il tradizionale ricevimento offerto ai dieci nuovi porporati italiani nell’ambasciata presso la Santa Sede, si è risolto in una rinnovata manovra per mostrare al pubblico che il sostegno vaticano al premier non è venuto meno. Due ore di pranzo, l’opportunità di una foto-spot, rinnovate garanzie al Vaticano. Il Cavaliere ha giocato le sue carte e Letta, che con vari ministri era presente al ricevimento, ha fatto la sua parte per convincere Bertone e il segretario della Cei mons. Crociata che l’unica soluzione è un rafforzamento dell’attuale compagine ministeriale, coinvolgendo anche l’Udc. Senza dimissioni, senza inoltrarsi nell’avventura di un reincarico.

Già dieci giorni fa, in occasione del vertice Osce nel Kazakhstan, Berlusconi aveva esibito l’immutato appoggio di Bertone (presente alla riunione internazionale) alla sua leadership. “Quando gli ho chiesto cosa ne pensasse del terzo polo, il cardinale mi ha risposto che non celebra matrimoni fra uomini, soprattutto se si tratta di Casini e di Fini”, ha riferito il Corriere della Sera.

BATTUTE A PARTE, resta la preferenza della Segreteria di Stato per l’uomo di Arcore. È questo il nodo del ruolo negativo che la Chiesa-istituzione sta giocando nella più grave crisi attraversata dal Paese negli ultimi decenni. Nulla smuove la gerarchia vaticana dalla sua posizione filoberlusconiana perinde ac cadaver. Non basta che il premier per due anni abbia inchiodato il Parlamento alla pasticciata elaborazione di leggi per evitare al Cavaliere i tribunali, dove è imputato di reati gravi che nulla c’entrano con le sue visioni politiche. Non basta che il suo collaboratore più stretto, Marcello Dell’Utri, sia stato riconosciuto colpevole - con sentenza di primo e secondo grado
-  di avere stretto accordi con la mafia a suo vantaggio. Non basta che non abbia fatto nulla per sostenere le famiglie in gravi difficoltà, per rilanciare l’occupazione, per contrastare un precariato esiziale per un’intera generazione di giovani. Non bastano il bunga-bunga, le serate affollate di puttane pagate o fattesi pagare, le frequentazioni con minorenni.

I vertici ecclesiastici hanno deciso di volgere la faccia dall’altra parte. Non affrontando la questione morale, nel senso di etica istituzionale, costituita dai comportamenti del Caimano. Risale a quattordici mesi fa, settembre 2009, l’ultimo sussulto per chiamare direttamente alle sue responsabilità Silvio Berlusconi. Fu quando al Consiglio permanente della Cei il presidente cardinale Bagnasco dichiarò che “chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda all’articolo 54”.

Da allora ci sono state solo critiche indirette, esclamazioni di allarme, manifestazioni di insoddisfazione per la mancanza di una seria politica sociale. Qualche protesta quando Berlusconi ha commesso l’imprudenza di raccontare barzellette-bestemmia. Ma mai la gerarchia ecclesiastica ha compiuto il gesto di ritirare apertamente il credito largamente concesso da decenni a Silvio Berlusconi. Nonostante il malessere di tanto mondo cattolico, nonostante le puntuali denunce di Famiglia Cristiana, nonostante l’aperta insofferenza dopo il caso Ruby di parecchi settimanali diocesani, nonostante il disagio crescente di molti vescovi.

Nei giorni passati le cronache hanno riferito di sotterranee pressioni del cardinale Ruini per convincere Casini a non tirare troppo la corda e trovare un accordo con Berlusconi. Per l’ex presidente della Cei - in sintonia con la Segreteria di Stato - conta solo la “ragion di Chiesa” della salvaguardia dei finanziamenti alle scuole confessionali (anche a scapito del 5 per mille provolontariato e di una scuola pubblica drammaticamente impoverita). Conta solo impedire che il “laicista” Fini - prontamente attaccato dall’Avvenire - possa osare di favorire nel nostro Paese l’introduzione di leggi normali come le unioni civili e il testamento biologico.

Un problema etico di Berlusconi-premier per Ruini non esiste. Basta leggere quanto dichiarato recentemente a Repubblica: “Quando si chiama in causa la morale non per scopi autenticamente morali ma per motivi diversi, ad esempio politici, si cade facilmente nel moralismo, che è a suavolta una forma di immoralità, negativa anzitutto per chi la pratica”. Un’affermazione gelida, che nella sua esposizione nega in radice qualsiasi dibattito sull’etica pubblica, che notoriamente - in tutto l’Occidente democratico - si svolge nelle sedi politiche e istituzionali, e non certo nei confessionali.

NON È UN CASO che in queste ore si stia consumando un silenzioso divorzio tra Casini e la linea Ruini. Da vecchio democristiano Casini ha intuito che nel profondo del Paese, Berlusconi ha perso l’alone del “salvatore” e perciò non ha più senso puntellare la sua anomalia. Se assieme a Fini riuscirà a reggere la strategia iniziata, il Vaticano resterà solo a puntellare il governo di un uomo definito dalla diplomazia americana “incapace, vanesio, inefficiente”.

Non è un caso nemmeno che “per impegni precedenti” il cardinale Bagnasco non sia venuto ieri da Genova a Roma per partecipare al pranzo-spot con Berlusconi. Non aveva problemi insormontabili. In mattinata una riunione con i vicari, in serata un appuntamento a Loreto. Il premier gli avrebbe certamente messo a disposizione un aereo.

 
 


Venerdì 10 Dicembre,2010 Ore: 12:25
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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