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www.ildialogo.org La nomina di monsignor Piacenza e i segnali oscuri del pontificato,di Paolo Farinella, prete

La nomina di monsignor Piacenza e i segnali oscuri del pontificato

di Paolo Farinella, prete

[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro (locale) domenica 20 ottobre 2010, pp. XX]
La nomina del genovese Mauro Piacenza a prefetto della congregazione vaticana del clero, nominato cardinale fresco di giornata è un brutto segno espressione di un pontificato disperato. Come prete dovrei dipendere dal nuovo prefetto, ma non ne ho alcuna intenzione e dichiaro pubblicamente che in quanto prete non riconosco a Mauro Piacenza alcuna autorità su di me né morale né dottrinale e sono pronto a renderne ragione in qualsiasi sede competente. In questo momento storico, in cui la pedofilia dilaga come la peste, la sua nomina al dicastero del clero è il sintomo disperato del pontificato ratzingheriano che si avvita se stesso e corre veloce verso il trapassato remoto. Il nuovo prefetto da giovane si impegnava in modo a tagliare con le forbici le «casule» conciliari (specie di poncho che il prete indossa durante la Messa) per trasformarle in «pianete» tridentine (specie di poncho senza maniche che il prete indossava nella Messa del concilio di Trento). Un atto decisamente maniacale.
Alla fine degli anni’80 lasciò Genova per i lidi romani perché il cardinale Giovanni Canestri, successore del cardinale Giuseppe Siri, «era troppo di sinistra». Molti pensammo che Piacenza, delfino di Siri, non riconoscesse a Canestri le qualità per succedere al «principe della Chiesa» che la leggenda contrabbandava come «teologo» adamantino, difensore della «Sacra Tradizione». Siri fu difensore della tradizione, o meglio cultore dei suoi maniacali modi di recepire la Tradizione; ma che fosse «teologo» è tutto da dimostrare perché non bastano quattro prediche o otto invettive contro il modernismo per fare di un vescovo narcisista un teologo con metodo e cultura teologica. Piacenza è un siriano ultra-siriano che ha visto nel concilio Vaticano II l’inizio della rovina della Chiesa. A Roma s’insediò nel dicastero del clero perché è strategico per arginare la deviazione conciliare e riportare la barca ecclesiale alle sicure sponde del concilio di Trento, cioè al trapassato remoto.
Di formazione lefebvriana non apertamente dichiarata, accentra il suo pensiero teologico sulla figura della Madonna come «mediatrice» e «modello sacerdotale del clero»: due aberrazioni teologiche che se diffuse in modo sistematico e con autorità, porteranno conseguenze inimmaginabili sia nella formazione del clero che nella capacità di stare «in mezzo al mondo». Avremo sempre più preti disadattati, formati alla lotta contro il mondo moderno e rinchiusi con forza nel buio delle sacrestie. La sua nomina a cardinale è ancora di più destabilizzante perché è il segno che Ratzinger vuole pianificare la curia romana anche oltre la sua morte: con il «clan dei genovesi siriani» a suo servizio e il movimento lefebvriano che ad ogni costo il papa vuole reintegrare nella Chiesa, di fatto rinnegando il concilio Vaticano e il magistero di Paolo VI, Ratzinger impone il timone della Chiesa sulla rotta di Trento e oltre ancora, ma non ha fatto i conti con un dato certificato che si ostina a non volere vedere: una massa sempre più grande di cattolici abbandona la gerarchia al suo destino che ormai viaggia senza popolo. Il calo dell’8xmille ne è un termometro amaro. Mai come oggi, e questa nomina accelera gli eventi, si è aperta nella Chiesa cattolica la possibilità di una alternativa e, se necessario, anche di uno scisma epocale, davanti al quale quello dei lefebvriani è roba da educande. Vi sono, infatti, vescovi pronti a fare scelte irreversibili, evitate finora per senso di responsabilità, ma se il papa e l’attuale curia ci costringono, noi pretenderemo il diritto di andare avanti come ai lefebvriani è concesso quello di andare indietro. Con Piacenza fa carriera anche il suo pupillo Marco Simeon, già indagato a Perugia per lo scandalo di Propaganda Fide. Dell’uno e dell’altro, purtroppo, sentiremo parlare ancora e presto.


Mercoledì 27 Ottobre,2010 Ore: 17:56
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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