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www.ildialogo.org STATO E CHIESA: L’ITALIA MERIDIONALE, L’ITALIA SETTENTRIONALE, E LA TEOLOGIA ATEO-DEVOTA DI ROMA. Una magistrale risposta di Piero Stefani a una lettera di Alessandro Tomasini (da "Jesus"),a cura di Federico La Sala

GOMORRA, SODOMA, E LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica"), che canta "Forza Italia" con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).
STATO E CHIESA: L’ITALIA MERIDIONALE, L’ITALIA SETTENTRIONALE, E LA TEOLOGIA ATEO-DEVOTA DI ROMA. Una magistrale risposta di Piero Stefani a una lettera di Alessandro Tomasini (da "Jesus")

"Padroni in casa nostra? E’ la misura di Sodoma" (...) In questi ultimi anni, il nome biblico di Gomorra è divenuto un simbolo di alcuni aspetti aberranti dell’Italia meridionale; dal canto suo Sodoma potrebbe svolgere un ruolo analogo per indicare una forma mentis e un modo di comportarsi sempre più diffuso nell’Italia settentrionale (...)


a cura di Federico La Sala


Padroni in casa nostra? E’ la misura di Sodoma

di Piero Stefani  ("Jesus”, n. 8 dell’agosto 2010 - da: www.finesettimana.org)

Leggo spesso giudizi molto duri nei confronti di chi dice «padroni in casa nostra». Ma cosa c’è di iniquo? In fin dei conti, chi viene da altre parti sarà padrone a casa sua. Detto in altro modo, si potrebbe dire che quel che è mio è mio e quel che è tuo è tuo. Cosa c’è di male? (Alessandro Tomasini di Verona)

Risponde il giudaista Piero Stefani:

«Ci sono quattro misure (vale a dire modi di comportamento) per l’uomo. Quel che dice il mio è il mio e il tuo è tuo. È la misura della spartizione. Ma c’è chi dice: è la misura di Sodoma. Il mio è tuo e il tuo è mio: è un ignorante. Il mio è tuo e il tuo è tuo: un pio. Il mio è mio e il tuo è mio: un empio», si legge nel capitolo 5, 10 dei Pirqè Avot (Capitoli dei padri), una raccolta di detti di maestri ebrei.

La struttura a quattro è propria dei detti raggruppati in quella sezione. Esso, come i punti cardinali, indica tutte le principali dimensioni di riferimento. Molti aspetti della nostra massima si comprendono al volo.

L’articolazione legata al possesso (o alla proprietà privata) è un principio ordinante. La confusione "comunistica" in cui non c’è distinzione tra mio e tuo è segno di ignoranza perché fa di ogni erba un fascio.

Un sigillo di malvagità contraddistingue chi tiene stretti i suoi possessi, mentre si accaparra quelli altrui.

Chi conosce la distinzione ma non la fa pesare a proprio favore, anzi la rende un servizio per gli altri senza chiedere il contraccambio, è un pio.

Quanto resta più difficile da comprendere è il giudizio pesante riservato alla prima alternativa, quella che afferma la netta separazione tra il «mio» e il «tuo»: cosa sta a fare il riferimento a Sodoma?

Fermo restando che - come avviene per una qualsiasi corretta lettura del testo biblico - l’omosessualità rispetto a Sodoma non gioca alcun ruolo, resta da capire perché un invalicabile muro di divisione posto tra il «mio» e il «tuo» - senza generosità, ma anche senza palese sopraffazione - meriti il paragone con la città simbolo per eccellenza di corruzione. Sembra, piuttosto, di essere di fronte a una convivenza ordinata in modo borghese, la stessa che si riflette nella massima stando alla quale «la mia libertà finisce là dove comincia la tua». Quando ognuno è padrone a casa propria, non nasce alcun conflitto.

L’aspetto ipocrita, però, è già presente nel riferimento alla libertà; infatti esso finge l’esistenza di un’uguaglianza inesistente sul piano reale: non tutti sono nelle condizioni di manifestare liberamente allo stesso modo le proprie potenzialità. L’ipocrisia diviene però ancora più scoperta nel caso dei possessi. Nulla sulla terra è spartito in modo così disuguale (bisognerebbe dire, iniquo) come la ricchezza (o la povertà, per guardarlo dall’altra parte).

Affermare perciò: quel che mio è mio e quel che tuo è tuo, comporta sancire perpetuamente la disparità. Ma cosa c’entra Sodoma?

Per rispondere a questa domanda occorre aver presente che la colpa autentica degli abitanti di Sodoma è stata quella contro l’ospitalità, vale a dire contro la modalità antichissima di rendere gli altri partecipi di quanto è proprio.

La «misura di Sodoma» sta nel rifiuto di accogliere gli altri e di considerare inviolabile la loro dignità umana. «Quel che è mio è mio e quel che è tuo è tuo», in questi casi significa dire: «Tornatevene a casa vostra» (senza chiedersi quale casa sia, ammesso che ce ne sia una). Un commento medievale ebraico, a proposito della «misura di Sodoma», evoca un passo del profeta Ezechiele: «Come i sodomiti, i quali non pretendevano nulla dagli altri uomini, ma non tolleravano che un povero potesse beneficiare delle loro ricchezze. Come sta scritto: "Ecco era questa l’iniquità di tua sorella Sodoma: orgoglio, sazietà di pane, prosperità tranquilla erano in lei e nelle sue figlie. Eppure non diede mai la mano al povero e all’indigente" (Ez 16,49)».

In questi ultimi anni, il nome biblico di Gomorra è divenuto un simbolo di alcuni aspetti aberranti dell’Italia meridionale; dal canto suo Sodoma potrebbe svolgere un ruolo analogo per indicare una forma mentis e un modo di comportarsi sempre più diffuso nell’Italia settentrionale.

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Sul tema, in rete, si cfr.:

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).

 

 



Martedì 10 Agosto,2010 Ore: 16:58
 
 
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