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www.ildialogo.org LA BILANCIA SPEZZATA: L'"URLO" DI DON ALDO ANTONELLI E L' "AFONIA" DI DON FILIPPO DI GIACOMO. Due testi a confronto: "La Suburra" e "Il «talento» dimenticato dall'Italia",a cura di Federico La Sala

"IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO" DA PAPA RATZINGER: DIO E' RICCHEZZA ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)!!! QUESTA E' LA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI E LA CHIESA "CATTOLICA" E' LA CUSTODE "UNIVERSALE" DELL'ORDINE SIMBOLICO DI "MAMMONA" E DI "MAMMASANTISSIMA" ....
LA BILANCIA SPEZZATA: L'"URLO" DI DON ALDO ANTONELLI E L' "AFONIA" DI DON FILIPPO DI GIACOMO. Due testi a confronto: "La Suburra" e "Il «talento» dimenticato dall'Italia"

a cura di Federico La Sala


LA SUBURRA

di don Aldo Antonelli

La metastasi è arrivata anche in Abruzzo. Gli allievi hanno ben imparato la lezione che viene dal loro capo. Li conosco bene e quando li incontro li evito. Ai loro inchini ipocriti rispondo con un’alzata di testa!

Non voglio aggiungere analisi ad analisi. Ci ne sono fin troppe. E’ questo popolo schienato, che non trova forza né voglia di reagire che mette paura. E’ questo alzare le spalle che umilia financo la nostra rabbia.

Già su Carta del 2009 Marco Deriu scriveva:

«Nonostante la cornice formalmente democratica, abbiamo un sovrano pressoché assoluto che si permette di fare e disfare quello che vuole, che si fa beffe della moralità, della legge e perfino della verità, negando senza alcun imbarazzo la cruda realtà dei fatti, che si è circondato di un vasto apparato di servitori che dopo aver occupato posti chiave in partiti, istituzioni, televisioni, giornali, provvedono ad apparecchiargli un "mondo" secondo le sue necessità sostenendo qualsiasi bugia e malefatta pur di non contrariarlo. Tuttavia la fisionomia di questo sovrano non assomoglia, nonostante le retorica, al drago mostruoso delle leggende; nè ai dittatori spietati e sanguinari che pure abbiamo conosciuto nel ’900. - L’ordine non è quello del terrorre ma del narcisismo e dell’iperrealismo conformistico che si avvicina più che mai a quella che Etienne De la Boetie chiamava "servitù volontaria". Le vergini che vengono offerte non vanno come vittime al sacrificio ma corrono a fare la fila e mandano i propri book fotografici per essere notate e chiamate dal sovrano».

Ma gli effetti del Berlusconismo li aveva già elencati Filippo Ceccarelli su Repubblica del 22 marzo 2006:

«La decadenza di un intero popolo e della sua creatività, l’omologazione in basso dei costumi e delle credenze, gli ostacoli messi sistematicamente tre la gambe di chi ha meno di 30anni, lo scempio della moralità e delle regole, lo svilimento della costituzione, l’assassinio del bello, il servilismo appagato e appagante, lo "squadrismo culturale", "l’imbecillità del nuovo ceto politico...».

E sempre su Repubblica del 9 ottobre 2008 Simonetta Fiori segnalava l’eredità di Berlusconi in questi termini:

«Un’Italia segnata da degrado istituzionale e morale, disgregazione morale e scarsa memoria storica».

Se non sbaglio, all’inizio di quest’anno Filippo Ceccarelli ha pubblicato un Libro intitolato la Suburra (sottotitolo: Sesso Potere, storia di due anni indecenti), in cui scrive:

«La scomparsa dell’etica, privata e pubblica, è così assoluta, così indiscussa, così estesa da suggerire una caduta intellettuale di massa, che è qualcosa di più e di peggio, di una caduta morale».

Sull’ultimo numero dell’Espresso Giorgio Bocca stigmatizza:

«Cresce la noia, il fastidio, la ripugnanza per la Suburra, per questa Italia miserabile per cui si aggirano come topi di fogna affaristi, avventurieri, profittatori. C’è qualcosa che viene prima della morale, prima del rispetto delle leggi, prima dell’onorabilità: il disgusto per la Suburra, cioè per la servitù agli appetiti, ai vizi più degradanti».

Mi fa piacere, a questo punto, citare anche Famiglia Cristiana che nell’editoriale del numero oggi in edicola scrive:

«Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici in ’servitori’. Semplici esecutori dei voleri del capo. Quali che siano. Poco importa che il Paese vada allo sfascio. Non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a chi osa sfidare il ’dominus’ assoluto».

Chissà se il cardinal Bertone la legge.....

Aldo [don Antonelli]

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LA TEOLOGIA DEL MENTITORE, LA CHIESA DI COSTANTINO, E LA SOVRANITA’ DEL PAPA. Un’analisi di Vito Mancuso

 

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).

 

-  PER UNA NUOVA TEOLOGIA E PER UNA NUOVA CHIESA.
-  L’INDICAZIONE DI GIOVANNI XXIII E DI GIOVANNI PAOLO II: LA RESTITUZIONE DELL’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE.
-  Il loro successore ha il cuore di pietra e se lo tiene ben stretto.
-  Per lui Dio è Valore e tutto ha un caro-prezzo ("Deus caritas est")!!!


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Il «talento» dimenticato dall’Italia

-  di Filippo Di Giacomo (l’Unità, 04.08.2010)

L’Italia non ha ratificato il trattato sulle bombe a grappolo; le bombe tanto amate dagli eserciti occidentali quando vanno ad esportare democrazia con i caccia bombardieri. L’unica voce che si è espressa, con l’abituale fermezza, contro la codardia di governi subalterni a chiunque produca soldi, anche a costo di distribuire morte agli inermi e agli innocenti, è stata quella del Papa, domenica scorsa, dopo la recita dell’Angelus. Codardia, dicevamo: infatti, Benedetto XVI ha invitato i cosiddetti potenti di questo mondo ad avere il coraggio di schierarsi a favore del diritto umanitario.

E anche memoria, perché politicamente parlando, la mancata ratifica del governo italiano è l’ennesimo brutto segno dell’involuzione culturale e morale che l’ Italia sta soffrendo nel campo della sua politica internazionale. È ancora difficile stabilire se sia stato per ricaduta diretta o solo per concomitanza ideale che Roma e l’Italia, specie negli anni del pontificato wojtylano, diventarono due laboratori del diritto umanitario internazionale.

Come ricordato dalla stampa straniera dopo l’aprile del 2005 (ma anche durante il viaggio di Benedetto XVI in Turchia) gli italiani furono i più solleciti costruttori di argini da porre ai neocon che nell’America di Bush teorizzavano - con politiche ed azioni - il clash delle civiltà. Dopo Assisi 2002, e dopo oltre cinquecento manifestazioni-evento, molte di spessore internazionale svoltesi in gran parte della Penisola, fu l’italianissimo ministro Pisanu che fece firmare a tutti i suoi omologhi dell’Unione Europea, durante un semestre di nostra presidenza, quella «carta europea della sicurezza sociale» che ha trasformato in «cultura europea» le categorie e il metodo del dialogo interreligioso e interculturale. Non per nulla il nostro Paese è stato membro fondatore della «commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza» e ha finora partecipato attivamente alle attività dell’osservatorio europeo sul razzismo e la xenofobia.

Firmataria e sollecita ratificatrice della convenzione Onu contro la tortura del 2002 (altra perla della nostra diplomazia che alla sua stesura ha molto contribuito), l’Italia ha subito trovato nella Roma di oggi la sede per la sua «città della vita», la rete internazionale di città-rifugio per i perseguitati del mondo: se qualcuno dell’attuale amministrazione capitolina lo ricordasse, rischierebbe solo di far fare bella figura ad una giunta per tanti versi impresentabile.

Anche durante il G8 di Genova, e nonostante le contestazioni e le violenze gratuite, l’Italia riuscì a far rientrare l’Africa sull’agenda dell’organizzazione internazionale e dei «grandi» del mondo. E se oggi, tra mille tentennamenti, l’Unione Europea parla di cura e prevenzione dell’aids e accetta di dialogare per la soluzione dei problemi politici e sociali di Darfur, Togo, Ruanda, Congo e Costa d’Avorio ciò avviene come continuazione della vocazione umanitaria che, al di là delle gestioni politiche, le istituzioni italiane coltivano da decenni.

Anche la battaglia per la messa al bando delle mine antiuomo, sancita con il conferimento del premio Nobel alla «campagna mondiale» che l’ha ottenuta, deve parte del suo successo all’aiuto determinante del governo e delle Ong italiane. E siamo stati il primo Paese a ratificare, nel febbraio 2002, la legislazione internazionale contro i bambini soldati contribuendo a farla progredire velocemente (era iniziata nel 1998) sia al consiglio permanente sia all’assemblea generale dell’Onu.

Anche la campagna contro la pena di morte ha tra i suoi più convinti fautori un gran numero di istituzioni e di associazioni del nostro Paese: nessuno, all’estero, nega l’origine tutta italiana della moratoria votata all’Onu. In un Paese dove si trovano fondi per una serie indefinita di sciocchezze, nessuno però trova i mezzi per conservare all’Italia il diritto umanitario, un «talento» saldamente posseduto. Da far fruttificare, anche perché non ha particolari debiti con i miti della Roma della tradizione, ma sembra piuttosto un frutto maturo della nostra società civile.

Un tesoro di competenze costruito grazie ad una rete di organizzazioni volontarie che presentano cifre da capogiro: 18.293 riportate negli appositi registri nazionali, altrettante non registrate. Con un incremento, negli ultimi dieci anni, del 120%. Una vasta rete di rapporti, spesso non ufficiali, rischia purtroppo di entrare in crisi (nonostante rappresenti un asso nella manica per la nostra politica estera) per i tagli decisi dall’attuale finanziaria nel campo della cooperazione. Eppure quando coopera con i Paesi poveri l’Italia parla la lingua dei diritti universali con un’ottica umanistica, capace di far comprendere anche ai potenti più sbadati che i poveri del mondo non possono sempre stare a guardare. Non è certo questo il momento di distrarci e di diventare afoni.

 



Mercoled́ 04 Agosto,2010 Ore: 17:38
 
 
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Indice completo articoli sezione:
Dottrina della fede secondo Ratzinger

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