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www.ildialogo.org LA NOTTE SCENDE SULLA CHIESA. Cardinal Martini: “Ripensare il celibato obbligatorio”. Card. Martini: su celibato e pedofilia mi hanno frainteso. Documenti del caso,a cura di Federico La Sala

Messaggio evangelico e tradimento strutturale della fiducia: "Oggi, vedendo quanto appaiono spesso scandalosamente in contraddizione il nostro impegno a favore dei giovani e gli abusi sui giovani, non dobbiamo tirarci indietro, dobbiamo invece cercare delle vie nuove" (Carlo M. Martini, 27.03.2010).
LA NOTTE SCENDE SULLA CHIESA. Cardinal Martini: “Ripensare il celibato obbligatorio”. Card. Martini: su celibato e pedofilia mi hanno frainteso. Documenti del caso

In merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa austriaci e tedeschi, il card. Carlo Maria Martini si dichiara ’molto sorpreso’ (...) E’ stata ripresa, spiega, una sua lettera ai giovani austriaci nella quale intendeva sottolineare l’importanza di promuovere forme di maggiore comunione di vita e di fraternita’ e non invece ’coniugare l’obbligo del celibato con gli abusi’.


a cura di Federico La Sala

Card. Martini: su celibato e pedofilia mi hanno frainteso

di Repubblica (www.repubblica.it/ultimora”, 17:55, 29.03.2010)

In merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa austriaci e tedeschi, il card. Carlo Maria Martini si dichiara ’molto sorpreso’ nel vedersi attribuita una espressione che ’non corrisponde’ al suo pensiero. E smentisce di aver mai detto che l’obbligo del celibato dei preti debba essere ripensato. L’arcivescovo emerito di Milano precisa che ritiene ’sia una forzatura coniugare l’obbligo del celibato per i preti con gli scandali di violenza e abusi a sfondo sessuale’. E’ stata ripresa, spiega, una sua lettera ai giovani austriaci nella quale intendeva sottolineare l’importanza di promuovere forme di maggiore comunione di vita e di fraternita’ e non invece ’coniugare l’obbligo del celibato con gli abusi’.


Cardinal Martini: “Ripensare il celibato obbligatorio”

 

di Carlo Maria Martini

 in “diepresse.com” del 27 marzo 2010 (nostra traduzione)

Che cosa può fare la Chiesa, per evitare in futuro abusi sessuali e violenze? Oltre a tenere in considerazione gli autori e le vittime e includerle in una terapia, dovremo porre domande fondamentali, per riconquistare la fiducia perduta.

Come può la Chiesa promuovere la vita comune di uomo e donna in maniera da perseguire la finalità di una felice vita familiare? Il celibato obbligatorio come forma di vita dovrebbe essere ripensato. Gli interrogativi fondamentali sulla sessualità devono essere posti in modo nuovo nel dialogo con la generazione attuale, con le scienze umane e con le indicazioni bibliche. Solo il dialogo aperto può ridare dignità alla Chiesa, correggere deformazioni e rafforzare il servizio della Chiesa in favore delle persone.

Ci si deve liberare di un certo peso della tradizione per far sì che il messaggio biblico della dignità di ogni singola persona possa risplendere. Nella difficile epoca in cui tutto il mondo guarda agli aspetti più cupi della Chiesa, vogliamo anche alzare lo sguardo e vedere il nuovo che viene. Oggi nel mondo ci sono nuovi luoghi di cura amorevole e di attenzione umana. Dove sboccia l’amore, dove ci sorprende Dio con la salvezza operata da lui e per mezzo di uomini che la scoprono? I responsabili nella Chiesa e gli anziani avranno bisogno di un cuore in ascolto per i problemi della vita in comune e per i problemi fondamentali della vita. Se ascoltiamo quello che ci chiede la nuova generazione prima di dare le nostre risposte preconfezionate, allora troveremo nel futuro dei cammini comuni.

Se guardiamo ai bambini e contemporaneamente eleviamo lo sguardo a Dio, ci viene donata quella forza soprannaturale che oggi viene richiesta perché la società del benessere trovi forza di speranza e orientamento e perché la Chiesa possa adempiere al suo compito di essere luce per il mondo.

Nella recente lettera pastorale alla Chiesa d’Irlanda Papa Benedetto XVI parla con grande apertura e turbamento di abusi su bambini e persone protette, da parte di membri e soprattutto responsabili della Chiesa. Il giudizio del Santo Padre è molto chiaro e si attiene alla parola di Gesù: “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.” (Matteo 18,6).

Gesù pone questo limite, dopo aver posto i bambini al centro e in questo modo aver affidato alla Chiesa il compito di difendere i piccoli e i bisognosi. Gli autori degli abusi devono assumersi la responsabilità del torto arrecato e sottomettersi al giudizio della Chiesa e del mondo. Con la stessa decisione il Santo Padre esige che vengano fatti tutti gli sforzi possibili a favore delle vittime, per la riparazione del danno, e per la guarigione delle vittime, e poi anche degli autori malati.

Fondamentale è ora la prevenzione, che richiede l’attiva partecipazione delle diverse generazioni, di persone competenti e di persone di entrambi i sessi. Fin dal periodo dei miei studi nell’ordine dei gesuiti sono molto legato alla Chiesa d’Austria. Più tardi mi hanno commosso gli incontri con il cardinal König e l’amicizia con colleghi della pastorale giovanile. Lo scorso anno ho risposto a delle domande poste da giovani a Vienna e ho scritto loro una lettera. Oggi, vedendo quanto appaiono spesso scandalosamente in contraddizione il nostro impegno a favore dei giovani e gli abusi sui giovani, non dobbiamo tirarci indietro, dobbiamo invece cercare delle vie nuove.



Lunedì 29 Marzo,2010 Ore: 23:08
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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