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www.ildialogo.org I "COCCODRILLI" SENZA NEMMENO LE LACRIME, "I MIEI CAPRETTI", E LA LETTERA PASTORALE. IL PAPA E' "DELUSO E AMAREGGIATO" DALLE PAROLE DI HANS KUNG. E BAGNASCO HA GIA' PRONTA LA BOZZA DEGLI "ORIENTAMENTI PASTORALI" PER IL 2010-2020!!! Sul tema, resoconti di Marco Politi, Marco Ansaldo, Andrea Tarquini,a cura di Federico La Sala

L’omertà della Chiesa interpella Benedetto XVI. Alla fine si è arrivati al nodo: il silenzio sistematico, decennale, secolare sugli abusi sessuali commessi dal clero. Un silenzio che ha straziato le vittime due volte. Il Cardinale Bertone: “Qualcuno cerca di minare la fiducia dei fedeli”. Oggi la lettera ai vescovi irlandesi ...
I "COCCODRILLI" SENZA NEMMENO LE LACRIME, "I MIEI CAPRETTI", E LA LETTERA PASTORALE. IL PAPA E' "DELUSO E AMAREGGIATO" DALLE PAROLE DI HANS KUNG. E BAGNASCO HA GIA' PRONTA LA BOZZA DEGLI "ORIENTAMENTI PASTORALI" PER IL 2010-2020!!! Sul tema, resoconti di Marco Politi, Marco Ansaldo, Andrea Tarquini

Agghiaccianti le testimonianze sul sacerdote svizzero, padre Gregor Mueller. (...)Nelle scuole religiose dove lui insegnò, abusi e violenze erano pratica (...) Padre Mueller chiamava le sue vittime «i miei capretti».


a cura di Federico La Sala

 


Chiesa e abusi, 80 anni di silenzi0



Il Cardinale Bertone: “Qualcuno cerca di minare la fiducia dei fedeli”
Ma la situazione frana. Oggi la lettera ai vescovi irlandesi
L’omertà della Chiesa interpella Benedetto XVI.
Alla fine si è arrivati al nodo: il silenzio sistematico, decennale, secolare sugli abusi sessuali commessi dal clero. Un silenzio che ha straziato le vittime due volte.
In Italia ci si comporta come se il fenomeno fosse lontano, ma 80 casi verificati imporrebbero maggiore allarme

di Marco Politi (il Fatto, 19.03.2010)

Il caso di Monaco di Baviera, la diocesi dell’allora arcivescovo Joseph Ratzinger, è esemplare. Si guardino le date. 1980: un prete pedofilo viene mandato dal vescovo di Essen alla diocesi di Monaco. Ha costretto un ragazzo a fargli sesso orale. Il prete non viene allontanato dalla Chiesa, viene trasferito. L’arcivescovo Ratzinger lo accoglie perché segua una terapia. Poi il vicario generale della diocesi – all’insaputa di Ratzinger – decide il trasferimento del prete pedofilo in un’altra parrocchia. Nuovi abusi, persino una condanna in tribunale. E ciò nonostante il colpevole ha continuato ad esercitare il suo ministero fino a pochi giorni fa. 1980-2010: trent’anni affinché la Chiesa prenda una decisione. Le vittime in questa storia rimangono totalmente sullo sfondo, sembrano non contare.

Così è successo migliaia di altre volte. A volte il vescovo non sapeva oppure era disattento mentre la burocrazia ecclesiastica spostava i criminali da una parrocchia all’altra oppure approvava direttamente i trasferimenti come il cardinale Law di Boston. Spessissimo, negli accordi di risarcimento, le vittime erano costrette a firmare un impegno alla segretezza. Per non parlare dei casi innumerevoli, in cui la voce degli abusati non è stata ascoltata. Perché – alla fine – contava di più l’“immagine” dell’Istituzione che la giustizia da rendere alle vittime.

La storica Lucetta Scaraffia ha pronunciato sull’Osservatore Romano la parola dell’infamia: omertà. “Un velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti”. Ha senso allora che in Vaticano si rispolveri la teoria della cospirazione? Lamenta il cardinale Bertone, segretario di Stato, che “qualcuno cerca di minare la fiducia dei fedeli nella Chiesa”. Era anche la posizione difensiva del cardinale Ratzinger nel 2002, quando accusava un’informazione manipolata, guidata dal “desiderio di discreditare la Chiesa”. Altri in Curia si avventurano in improbabili distinzioni tra abusi per fasce di età: meno di dodici anni, over 12, sedicenni. Come se lo squallore fosse attenuabile.

In Germania il delegato nazionale dell’episcopato tedesco per i casi di pedofilia, vescovo Ackermann di Treviri, riconosce onestamente: “Laddove non c’è stata reale volontà di fare luce sugli abusi e i colpevoli sono stati semplicemente trasferiti, dobbiamo riconoscere che in tutta una serie di casi si è praticato l’occultamento (dei fatti)”.

Eletto pontefice, Ratzinger ha imboccato fin dall’inizio una strategia chiara e intransigente: non sottovalutare le denunce, rimuovere i preti colpevoli, assistere le vittime, collaborare con i tribunali. Ora, tuttavia, molti fedeli chiedono che la Chiesa riconosca il suo peccato di omertà. Hans Küng, il teologo ribelle, esige dal pontefice un mea culpa per le responsabilità della Chiesa. Perché la situazione sta franando. Il primate d’Irlanda, cardinale Brady, domanda perdono per avere partecipato da sacerdote a una riunione, in cui si impose il silenzio a due piccole vittime di molestie. Forse si dimetterà. In Germania il vescovo di Osnabrück ha chiesto scusa ai fedeli per gli abusi degli anni passati.

C’è ancora nei Sacri Palazzi chi si fa scudo dell’argomento che il crimine è trasversale e avviene in tutti gli ambienti sociali. E’ vero, anzi più del 70 per cento degli abusi si scoprono nelle famiglie. Ma c’è una responsabilità specifica del mondo ecclesiastico. E’ la Chiesa che si presenta come la più alta autorità morale ed educativa, è nelle chiese che si predica dai pulpiti la purezza come principio supremo del sacerdozio. Il crollo di fiducia provocato dagli abusi è perciò ancora più devastante. Soprattutto perché il delitto si compie, mentre i genitori i fiducia affidano i figli alle parrocchie. In “Atti impuri”, un saggio documentatissimo sulle violenze sessuali nelle diocesi americane (ed. Raffaello Cortina), si ritrova tutta la straziante normalità degli abusi. Una via crucis di incubi. “Un giorno, dopo la messa, il prete si mise davanti al chierichetto con il pene eretto e guidò le sue mani fino a raggiungere l’orgasmo... Il dodicenne Julian fu abusato per tre anni da padre Scott, il quale gli aveva detto che per ricevere la cresima avrebbe dovuto partecipare a speciali sessioni di consulenza... All’età di cinque anni X cominciò ad essere prelevato dal letto e portato sul divano del sacerdote (ospite dei genitori), che lo stendeva sopra di sé... La chiesa nella quale fui violentata era la stessa in cui i preti ascoltavano le confessioni, in cui tutti i figli della mia famiglia si sono sposati, alcuni nipoti battezzati, e in cui sono sepolti i miei genitori”.

Ecco di cosa si sta parlando. Ecco perché il vicepresidente del Parlamento di Berlino, Wolfgang Thierse, membro del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (l’organizzazione delle associazioni laicali), ha dichiarato che “la credibi-
lità della Chiesta sta traballando in modo assai grave” e che perciò la “Chiesa deve essere più onesta e più severa con se stessa e questo vale anche per il Papa”.

Nel frattempo la Chiesa in Italia sembra comportarsi come se il fenomeno avvenisse in terre lontane. Ancora nel 2002, nel pieno dello scalpore per gli scandali americani, il segretario della Conferenza episcopale mons. Betori dichiarava in conferenza stampa che “non sta alla Cei monitorare il problema... (che) il Consiglio permanente non ha mai parlato di casi di pedofilia e alla Cei non c’è nessun elenco in proposito e non abbiano né casi in evidenza né una procedura di monitoraggio”. Unici referenti: le singole diocesi e il Vaticano.

Da allora non si è saputo più nulla, a parte l’accenno a un servizio di assistenza tecnico-giuridica fornito dalla Cei ai vescovi interessati. Ottanta casi, già acclarati per un decennio, imporrebbero maggiore allarme. Betori stesso, diventato arcivescovo di Firenze, ha prontamente allontanato da una parrocchia un prete pedofilo. A Bolzano è bastato che il vescovo Golser indicasse un indirizzo mail per gli abusi e subito sono venuti a galla alcuni casi. Certo è singolare che mons. Charles Scicluna, “pubblico ministero” all’ex Sant’Uffizio, debba dichiarare su Avvenire: “Preoccupa una certa cultura del silenzio che vedo ancora troppo diffusa nella Penisola”. Forse per questo il presidente della Cei cardinale Bagnasco ha deciso di affrontare il tema al prossimo Consiglio permanente. Papa Ratzinger firma stamane la Lettera ai vescovi d’Irlanda. Indicherà certamente le misure per combattere gli abusi. Ma lo attende una prova anche più ardua: confessare i silenzi della Chiesa.

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Pedofilia, altri abusi di religiosi nuovi casi in Germania e Svizzera
Il vescovo di Monaco: "Denunceremo tutti gli episodi"
A Meschede un benedettino confessa violenze su 19 minori.
La confederazione elvetica sotto shock: un sacerdote abusò di 10 bimbi

di Andrea Tarquini (la Repubblica, 19.03.2010)

BERLINO - Ancora nuove denunce, ancora vittime che si decidono a rompere il silenzio, ancora confessioni e scoperte di abusi atroci. Mentre la Germania attende col resto del mondo la lettera del Papa, dal Gulag pedofilo emergono ogni giorno altri racconti e ricordi. Un monaco dell´abbazia benedettina di Koenigsmuenter a Meschede, in Germania, ha confessato secondo la magistratura di aver abusato di almeno 19 studenti minorenni. E la Svizzera è sotto shock per il caso di padre Gregor Mueller, che ha lasciato l´incarico nelle mani del vescovo di Coira, nel cantone dei Grigioni, ammettendo di aver usato violenza per anni su almeno una decina di bambini in scuole religiose in Germania e Austria.

«Non può esserci misericordia a buon mercato, d´ora in poi la Chiesa denuncerà tutti i casi, anche solo sospetti, alla giustizia», ha detto il vescovo di Monaco e Freising, Reinhard Marx, parlando ieri a una riunione religiosa. «Dobbiamo tutti trarre conseguenze dal male attuale, la preghiera deve andare alle vittime ma anche ai colpevoli».

Dei reati del monaco benedettino (non citato per nome, ma solo con l´iniziale B.,) riferisce la Frankfurter Allgemeine, in un reportage a piena pagina con vistoso richiamo in prima. Il monaco, secondo la magistratura, ha commesso diversi abusi fin dagli anni Settanta, «anche atti che il diritto definisce come atti sessuali». Una delle vittime, dietro l´anonimato, racconta. I genitori l´avevano inviato in quel convitto perché certi che avrebbe avuto un´istruzione di alto livello. Si erano fidati.

Allievo al convitto benedettino, l´ex vittima (indicata con l´iniziale K. per proteggerla con l´anonimato) aveva appena undici anni quando il monaco cominciò a corteggiarlo, a parlargli di sesso e vita intima, a regalargli dolci o calendari con banconote da 50 euro infilate dentro come regalo. A lui e ad altri giovani, il monaco amava offrire vino per disinibirli. Il ragazzo era alto, magro, grandi occhi azzurri, il monaco s´infatuò di lui. Il giovane aveva 13 anni quando il monaco decise di passare ai fatti.
«All´inizio cercai di difendermi, poi non ci riuscii più. A lungo mi dissi che non ne avrei mai parlato con nessuno». Dopo anni di silenzio del figlio, i genitori capirono e chiesero chiarimenti ai superiori dell´abbazia. Il monaco fu allora trasferito all´estero e sottoposto a terapie. Ma ora è di nuovo nel convento benedettino.

Agghiaccianti le testimonianze sul sacerdote svizzero, padre Gregor Mueller. «S´infilava di notte sotto i nostri lenzuoli e ci violentava», narrano ai media elvetici le sue vittime, ex allievi dei convitti di Mehrerau in Austria e Birnau in Germania. Abusava di scolari e chierichetti, e spesso li picchiava brutalmente.

Nelle scuole religiose dove lui insegnò, abusi e violenze erano pratica, narrano le vittime al quotidiano popolare svizzero Blick. «Ci infilavano la mano nei pantaloni, alcuni erano svegliati di notte e costretti a subire ogni tipo di sevizie e abusi». Padre Mueller chiamava le sue vittime «i miei capretti». Molti religiosi mostravano film porno agli allievi. E picchiavano anche, con rami e bastoni, fino a coprire di lividi i ragazzi.

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La lettera al clero è pronta "Attacchi forti, serve reagire"
Il Papa "amareggiato" dalle parole di Küng
Anche Bagnasco stupito dalla durezza delle posizioni del teologo dissidente

di Marco Ansaldo (la Repubblica, 19.03.2010)

CITTA´ DEL VATICANO - Oggi la firma, e domani la pubblicazione. C´è «molta attesa» in Vaticano, ma anche «un forte senso di liberazione», come si coglie in un dialogo catturato dentro i Sacri Palazzi, per l´uscita della Lettera pastorale di Benedetto XVI ai cattolici irlandesi. La Santa Sede è ansiosa di difendersi sui casi di pedofilia nel clero. Ma soprattutto, diffondendo il pensiero del Papa, punta a «rimettere la barra nella giusta direzione», reimpostando la propria guida nella chiesa d´Irlanda e laddove gli scandali stanno minando la fiducia dei fedeli.

Proprio per questo il documento conterrà, oltre a concetti come «scuse», «pentimento» e «rinnovamento», non solo considerazioni religiose ma precise «indicazioni pratiche» su come sanare la piaga.
Il Papa questa mattina siglerà dunque il provvedimento con il suo sacro sigillo, convinto di un passo che tutto il mondo cattolico attende con trepidazione, per il messaggio universale che la Lettera rivestirà, ben oltre i riceventi irlandesi. Il pontefice infatti appare sconcertato dalla vicenda, e anche scosso dalle reazioni che il caso sta suscitando.

Due giorni fa Benedetto XVI ha esaminato con attenzione il commento del teologo svizzero Hans Küng, da sempre molto critico con il Vaticano, a pagina 2 della Süddeutsche Zeitung, quotidiano di Monaco di Baviera che ben conosce dai tempi in cui era arcivescovo nella città bavarese, e che sfoglia comunque dopo la Frankfurter Allgemeine, giornale di impostazione più conservatrice con cui ogni giorno preferisce aprire la sua lettura della stampa. Ieri mattina ha letto ancora il testo di Küng su Repubblica, dicendosi «deluso e amareggiato» dalla durezza delle posizioni del teologo, che lo richiamava alle sue «responsabilità» sui silenzi della Chiesa nei casi di abusi sessuali compiuti da sacerdoti, chiedendogli addirittura di pronunciare un «mea culpa».

Il testo di Küng non ha colpito solo il Papa. Anche la Conferenza episcopale italiana (Cei), guidata dall´arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, è apparsa stupita, come dice una fonte interna, «da un attacco portato direttamente al pontefice», al di là delle argomentazioni usate da Küng nel suo ragionamento. Una posizione, si cerca di spiegare, che potrebbe trovare motivo anche in «incomprensioni risalenti al passato fra i due», il Papa conservatore e il teologo progressista.

Il presidente della Cei, che ieri al Palasharp di Milano, in un intervento dal titolo "L´Avventura educativa" ha battuto su uno dei suoi concetti che stanno più a cuore del suo apostolato, aprirà lunedì prossimo i lavori del Consiglio Episcopale Permanente, il "parlamentino" dei vescovi. All´ordine del giorno l´Assemblea Generale di maggio, l´esame della bozza degli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, e l´approvazione della lettera della Commissione per la dottrina della fede, l´annuncio e la catechesi a quarant´anni dalla pubblicazione del documento base «Il rinnovamento della catechesi». Un appuntamento importante per i vescovi. Che nel frattempo avranno letto, e metabolizzato, la Lettera del Papa.


Venerdì 19 Marzo,2010 Ore: 10:01
 
 
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