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www.ildialogo.org Il mondo nuovo della vita religiosa. L’elogio del cambiamento da parte di una suora Usa,da Adista Documenti n. 30 del 01/09/2012

Il mondo nuovo della vita religiosa. L’elogio del cambiamento da parte di una suora Usa

da Adista Documenti n. 30 del 01/09/2012

DOC-2466. ROMA-ADISTA. Sì, le religiose sono cambiate, e in tutto il mondo. Sono cambiate, ed è senz’altro un bene, un bene grande per la Chiesa e anche per il mondo. Sono cambiate in spirito di profonda obbedienza, seguendo l’invito del Concilio ad abbracciare le gioie e le speranze, il dolore e la sofferenza del popolo di Dio all’interno del mondo. Ed è per questo che, quali che siano i provvedimenti del Vaticano contro di esse, alle religiose statunitensi non resta che procedere «coraggiosamente verso il futuro». Ad affermarlo, in una lettera, è la religiosa Nancy Sylvester, delle Suore del Cuore Immacolato di Maria, presidente dal 1998 al 2001della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), il massimo organismo di rappresentanza delle suore statunitensi il cui operato è stato messo pesantemente in discussione dal Vaticano (v. Adista n. 16/12).

Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, il testo della lettera, pubblicata sul blog della teologia spagnola Isabel Gómez Acebo (http://blogs.periodistadigital.com/isabel-gomez-acebo.php). (c. f.)

SIAMO CAMBIATE. E ANDIAMO AVANTI

di Nancy Sylvester

 

I vescovi hanno ragione. Le religiose sono cambiate, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Siamo cambiate in modo tale da lasciar andare chi credevamo di essere. Arrenderci allo spirito ci ha risvegliato a nuove visioni, che hanno toccato il nostro nucleo più profondo. Il cambiamento ha alterato il modo in cui vediamo noi stesse, il Vangelo, la nostra Chiesa, il nostro mondo e, cosa più importante, il modo in cui intendiamo il nostro Dio. E questo cambiamento di coscienza non è stato facile, ha prodotto dolore, ma un dolore simile a quello del parto, che si dissolve con indescrivibile meraviglia nella vita che nasce.

Non sto dicendo che tutto ciò che è avvenuto in questi 50 anni è stato perfetto ed esente da errori o decisioni sbagliate. Ma quello che mi appare chiaro è che il rinnovamento che ha seguito la scia del Concilio Vaticano II invita donne e uomini, religiosi e laici a vivere la loro fede in maniera profonda e in armonia con un mondo moderno, pluralista e democratico.

Il documento conciliare Gaudium et Spes ha invitato la Chiesa ad abbracciare le gioie e le speranze, il dolore e la sofferenza del popolo di Dio all’interno del mondo e non separatamente da questo. Si sono “aperte le finestre” di un’istituzione che le aveva serrate ed è stato liberato lo spirito. In questo invito, la Chiesa ha ricordato quanto Gesù ha fatto nella sua vita spalancando anche lui le finestre del restrittivo sistema di purezza che prevaleva ai suoi tempi e proclamando in parole e azioni che tutto il mondo era benvenuto alla mensa ed era amato da Dio.

In un atto di obbedienza, le religiose hanno preso sul serio questo invito emerso dalla Chiesa e hanno intrapreso il loro processo di rinnovamento. Si è trattato davvero di un atto di profonda obbedienza, e io lo so bene, avendo preso i voti nel 1966 ed essendo cresciuta a Chicago in un ambiente cattolico. Il termine “cattolico” definisce ogni aspetto della mia vita: scuole cattoliche, funerali cattolici, squadre sportive cattoliche, spiritualità cattolica e la lista continua… Alla gerarchia piacerebbe come ero allora. Non volevo che le cose cambiassero, immaginavo me stessa con l’abito per tutta la vita, a vivere in un convento, seguendo una routine quotidiana e insegnando nelle scuole. Funzionava così nel momento in cui ho abbracciato la vita religiosa e il cambiamento non è stato un cammino facile per me.

L’integrazione di tutte le domande che mi ponevo sulla fede, sulle Scritture e sulla teologia nella mia vita di preghiera è stata la chiave della mia trasformazione, come pure di quella di molte religiose. Abbiamo cominciato a vedere con occhi nuovi chi è stato Gesù e a riconoscere che le Scritture erano state formulate nel contesto del loro tempo. Abbiamo studiato la storia della Chiesa e la sua tradizione di giustizia sociale. Abbiamo scoperto la teologia della liberazione, iniziando a capire come le strutture e i sistemi di potere politico ed ecclesiale spesso opprimano le persone che si sono formate per servire gli altri. Diocesi statunitensi si sono gemellate con città del Centro e del Sudamerica e molte religiose hanno servito in diversi luoghi, sperimentando il potere della teologia della liberazione e uscendone trasformate.

Guidate dai documenti conciliari, abbiamo tratto insegnamento da altre tradizioni di fede che avevano qualcosa da offrire riguardo alla conoscenza di Dio. Il rinnovamento liturgico ha portato apertura e freschezza a celebrazioni che si erano fossilizzate all’interno della Chiesa romana. Molte religiose hanno intrapreso una preparazione accademica dopo il Concilio: arti liberali, scienze sociali … Le scoperte relative alla fisica quantistica, all’evoluzione e all’origine dell’universo ci hanno aiutato a migliorare la nostra conoscenza su Dio e a risvegliare la nostra consapevolezza di vivere in un mondo meraviglioso.

Immergerci nel mondo ci ha aperto a nuovi ministeri: abbiamo sostenuto donne che lottano contro gli abusi e aiutato altre a portare a termine una gravidanza; abbiamo lavorato con giovani erroneamente convinte che, secondo la dottrina sociale della Chiesa, sarebbe meglio abortire e poi chiedere perdono per un singolo peccato mortale che utilizzare anticoncezionali e vivere in un costante stato di peccato mortale. I nostri ministeri ci hanno condotto faccia a faccia con i paria della società, i senza tetto, i carcerati, i tossicodipendenti, gli sfavoriti dal punto di vista economico, coloro che soffrono a causa del loro orientamento sessuale. Tali esperienze sono entrate nei nostri cuori e le abbiamo calate nella preghiera. Abbiamo vissuto e compreso il fatto che queste erano le persone che Gesù aveva chiamato “amici” e accolto nel suo movimento.

Il risveglio di vita all’interno delle congregazioni è avvenuto così. Abbiamo cambiato l’abito che le donne indossavano in un’epoca precedente e abbiamo iniziato a vivere in diversi tipi di comunità. Abbiamo recuperato la nostra identità come donne e rivendicato i diritti che ci spettano, uguali a quelli degli uomini. Avendo esercitato il nostro servizio tra le donne, abbiamo vissuto in maniera nuova le sfide del nostro genere, il dono della nostra sessualità e la realtà di essere portatrici di nuova vita. Abbiamo preso atto che la dottrina della Chiesa sulla sessualità non viene accettata dalle donne cattoliche perché non arriva ai loro cuori, alle loro vite, alle loro sofferenze o alle difficili decisioni che sono chiamate ad adottare e perché non celebra la gioia della nostra sessualità.

Noi religiose degli Stati Uniti abbiamo iniziato ad integrare i principi democratici nelle nostre forme di governo. Il Concilio invitava a passare ad una leadership di servizio e noi ci siamo rese conto che le strutture patriarcali e gerarchiche non favorivano tale modello. Abbiamo scelto modelli circolari di leadership, ponendo l’accento sulla partecipazione e sul governo condiviso.

I movimenti sociali del nostro tempo sono diventati parte delle nostre vite: il movimento delle donne, il movimento contro la guerra e per la nonviolenza e recentemente il movimento di gay e lesbiche. Abbiamo compreso che ogni essere umano è dotato di diritti inalienabili, indipendentemente da razza, genere, religione, e orientamento sessuale. Tutti sono figli di Dio.

Da poco tempo, abbiamo incorporato nella preghiera idee relative alla fisica quantistica e alla cosmologia che rivelano l’interconnessione di tutte le vite. Abbiamo considerato la grave situazione che attraversa la nostra Terra come una questione di giustizia e abbiamo sostenuto e coscientizzato i poteri pubblici riguardo alla sostenibilità, al cambiamento climatico globale e alla cura della Terra e delle sue risorse naturali.

Siamo immersi in una società che è pluralista, democratica e laica e sappiamo che la nostra fede ha qualcosa da offrire ma anche da ricevere dalla cultura. Abbiamo denunciato gli abusi legati all’avidità, al consumismo, all’individualismo egoista e il fatto che le politiche pubbliche non tengono conto del bene comune o dei meno favoriti tra di noi. Abbiamo esercitato pressioni e manifestato. Abbiamo utilizzato il nostro potere economico per intervenire nelle assemblee degli azionisti. Abbiamo offerto i nostri centri di ritiro e i nostri forum educativi perché altri integrassero la propria esperienza di adulti in questa cultura che obbliga ad un’evoluzione della fede.

Le religiose sono cambiate e questo cambiamento sta scuotendo i fondamenti di una Chiesa intrappolata in un luogo e in un tempo passati: una realtà che non è quella di cui c’è bisogno oggi. I segni dei nostri tempi ci mostrano persone che si sentono cattoliche ma che non possono più far parte della “Chiesa” perché ferite e infastidite dalla corruzione e della mancanza di integrità di molti dei suoi uomini, dei leader clericali. Queste persone anelano a conoscere Dio come adulti, a una spiritualità che sia radicata nella loro fede e nella loro vita. Credo che il Vangelo e la ricchezza della nostra tradizione cattolica abbiano qualcosa da offrire al nostro mondo postmoderno. Non voglio vederla soccombere sotto il peso di strutture che mantengono relazioni di potere oggi improponibili. Ritengo che la fede che possiamo trasmettere nel XXI secolo derivi da una posizione di apertura e da una comprensione dei cambiamenti provocati dal nostro sviluppo evolutivo. Non è una fede che possa provenire da una posizione di condanna della modernità. Sarà una fede forgiata nella nostra epoca, sorta con nuove idee e nuove interpretazioni riguardo al modo in cui possiamo amarci gli uni gli altri, come ha fatto Gesù. In questi tempi difficili e caotici possiamo giungere alla consapevolezza del fatto che siamo più simili che diversi, che è meglio essere uniti che indipendenti.

Sì, le religiose sono cambiate. E credo che il nostro cambiamento abbia molto da comunicare in questo momento della storia. Insieme ad altri che hanno camminato per strade simili, il futuro della nostra fede, a partire dal Concilio Vaticano II, ci spinge ad andare avanti. Nel 50.mo anniversario di questo evento procediamo coraggiosamente verso il futuro, affermando una volta ancora che siamo cattoliche e che siamo Chiesa.

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Giovedě 06 Settembre,2012 Ore: 17:32
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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