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www.ildialogo.org Figlie di un Dio minore?,di Domenico Pizzuti

Figlie di un Dio minore?

di Domenico Pizzuti

Adista Segni Nuovi n. 17 del 05/05/2012


Nel giorno del lunedì dell’Angelo, Benedetto XVI, a Castel Gandolfo, in un breve discorso, ha riflettuto sulla funzione delle donne nella vita della Chiesa, sottolineando che i Vangeli affidano proprio alle donne il compito di testimoni della resurrezione. «A quei tempi, in Israele, la testimonianza delle donne non poteva avere valore ufficiale, giuridico», ha detto Ratzinger. Eppure i Vangeli affidano proprio alle donne questa funzione, perché «le donne hanno vissuto un’esperienza di legame speciale con il Signore, che è fondamentale per la vita concreta della comunità cristiana, e questo sempre, in ogni epoca, non solo all’inizio del cammino della Chiesa».

Che si sia trattato solo di una semplice meditazione biblica a favore di una missione di evangelizzazione da parte delle donne è chiaro per il fatto che Giovedì santo, nell'omelia della messa crismale, papa Ratzinger aveva ricordato invece che proprio il Vangelo esclude la possibilità del sacerdozio femminile, citando su questo aspetto le «decisioni definitive» contenute anche nel magistero del suo predecessore. Si tratta quindi di affermazioni che, pur attestando la funzione testimoniale delle donne nella vita della Chiesa, ribadiscono un’esclusione magisteriale dall’accesso al sacerdozio, proprio nel giorno in cui si celebra una Pasqua universale di risurrezione.

Inoltre, sempre nella messa del Giovedì santo, Benedetto XVI ha ribadito la sua risposta negativa a movimenti pubblici di sacerdoti e fedeli europei, etichettati come “disobbedienti”, che chiedono l’abolizione del celibato sacerdotale ed il sacerdozio femminile (v. Adista Notizie nn. 55, 65, 67, 84 e 91/11; 9 e 12/12, ndr).

Riteniamo invece che si debba parlare di questi temi e della Chiesa che esclude le donne “dall’altare”. La Chiesa primitiva ha dato per prima parola e ruolo alle donne, la cui pari dignità è certamente frutto anche del cristianesimo ed è celebrata nella lettera apostolica Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II. Ma si può esaltare questa pari dignità delle donne senza poi concedere loro pari opportunità nella vita della Chiesa? Quante volte, anche in passato, ho osservato e pensato che quel padre di famiglia che interveniva con sapienza nel commento al Vangelo sarebbe potuto essere anche un buon presbitero per la sua comunità; e così anche donne sposate o meno, che hanno un intensa vita spirituale e che dimostrano una cura disinteressata della comunità. Si tratta allora di saper discernere e valorizzare nelle comunità cristiane vocazioni femminili e maschili anche al sacerdozio, come un servizio o, se si vuole, come un’opportunità che invece è preclusa per motivi che non sempre si comprendono.

Il servizio sacerdotale è un dono, una vocazione solo per i maschi? Allora in questo caso veramente le donne sarebbero figlie di un Dio minore! Invece la donna – e secondo la Genesi «l’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi» –, che possiede il grembo della vita, un mistero di amore, è anche per questa ragione maggiormente contigua al divino che è vita.

Ho provato in questi giorni a interrogare un gruppo di donne che frequentano quotidianamente la nostra Rettoria di S. Maria della Speranza a Scampia (Na), chiedendo loro quale strategia seguire per una promozione delle donne nella vita della Chiesa, interpellandole sull’opportunità del sacerdozio femminile o sulla possibilità di avere anche dei preti sposati: una prima signora ha risposto affermativamente a tutte e due le possibilità; una suora ha fatto riferimento al criterio della necessità e quindi ad un discernimento delle vocazioni senza esclusioni di genere; un terza ha affermato che ci vorrebbe proprio un scossone dello Spirito!

Non si tratta certo di un campione rappresentativo, ma sono tre testimonianze che invitano la Chiesa ad ascoltare le voci dalla vita concreta delle comunità cristiane, che certo sono plurali. E incoraggiano a superare sedimentazioni secolari.

* Gesuita, sociologo (Scampia, Napoli)

Articolo tratto da
ADISTA
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Mercoledì 02 Maggio,2012 Ore: 16:47
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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