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www.ildialogo.org NELL’ERA DI RATZINGER, LE DONNE NELLA CHIESA RESTANO UN “INSERTO”,da Adista Notizie n. 15 del 21/04/2012

NELL’ERA DI RATZINGER, LE DONNE NELLA CHIESA RESTANO UN “INSERTO”

da Adista Notizie n. 15 del 21/04/2012

36637. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Un inserto di quattro pagine sull’Osservatore Romano intitolato “Donne, Chiesa, mondo”, con notizie, cultura, inchieste sull’altra metà del cielo, una intervista in ogni numero dedicata a una figura femminile della Chiesa e un taglio internazionale anche nelle collaborazioni. La notizia l’ha anticipata il 6 aprile scorso il Foglio, ripreso il giorno successivo anche dal Corriere della Sera. Un annuncio che ha destato un certo scalpore, anche per i nomi delle tre donne che dovrebbero guidare il nuovo progetto. Oltre a Lucetta Scaraffia, storica della Chiesa e da tempo editorialista del quotidiano vaticano, sarà della partita Giulia Galeotti, storica contemporaneista che collabora con l’Osservatore Romano e che nel 2011 insieme alla Scaraffia ha pubblicato 101 donne che hanno fatto grande l’Italia; ma, soprattutto, ci sarà Ritanna Armeni, ex giornalista di Liberazione ed ex portavoce del segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti, oltre che storica esponente femminista.

La presenza della firma di una femminista, per di più comunista, sulle colonne del quotidiano vaticano è parsa a molti una novità senza precedenti ed un segno di grande apertura da parte dei vertici della Chiesa. A ben guardare, però, non si può dire che Armeni abbia mai avuto con la gerarchia cattolica un rapporto particolarmente conflittuale. Anzi, ai tempi della sua co-conduzione di Otto e Mezzo in più occasioni aveva mostrato più comprensione che avversione nei confronti delle tesi - anche quelle sui temi eticamente sensibili - espresse da Giuliano Ferrara, attuale direttore del Foglio, da diversi anni vicinissimo al card. Ruini.

Primavera di Pravda

Ad aver contribuito in maniera determinante a trasformare da cordiali in amichevoli le relazioni Oltretevere di Armeni è stata senz’altro la presentazione, il 19 dicembre 2011 a Palazzo Borromeo (sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede), di Uno sguardo cattolico, volume che raccoglie cento editoriali del l’Osservatore Romano. Nel corso del suo intervento, Armeni si era lanciata in uno sperticato elogio del giornale. E della presenza in esso «di tante editorialiste, di tante donne. Ce ne sono molte di più di quante si potrebbe supporre. Sicuramente più – aggiungeva con una punta di temerarietà – di quante ne possono vantare tanti grandi quotidiani che si definiscono laici e progressisti, che fanno battaglie per la dignità delle donne e poi le confinano in gran parte nelle pagine di cronaca e di moda». E a chi in passato considerava il quotidiano una sorta di Pravda vaticana, Armeni replicava risoluta che «il pericolo della Pravda è davvero lontano». «A farne il giornale di cui si parla nel tram non siamo ancora arrivati – aveva precisato – ma la Pravda che fa parte di tanto immaginario proprio non c’è. C’è, invece, ed è questa una delle ultime notazioni, una sfida alla modernità». Una modernità che nell’Osservatore Romano, a giudizio di Armeni, risiede soprattutto «nella supremazia assoluta delle idee e persino delle idee che possono apparire sganciate dalla quotidianità».

Il femminismo “buono”

Ma nell’iniziativa dell’inserto al femminile ci sono ragioni che vanno ben oltre la contingenza. Ad esempio la necessità di cancellare il negativo impatto sull’opinione pubblica (anche cattolica) seguito al fermo “no” dal Papa  alle donne prete, ribadito durante l’omelia pronunciata nel corso della messa crismale del Giovedì Santo (il 5 aprile, cioè esattamente il giorno prima che il Foglio “lanciasse” l’iniziativa del giornale vaticano), insieme alla condanna senza appello della “disobbedienza” del movimento dei preti austriaci Pfarrer-Initiative (v. Adista nn. 9 e 12/12, e in apertura di questo numero). A questo “falso” rinnovamento, il papa contrappone la valorizzazione delle donne nella Chiesa, la promozione di una sorta di femminismo “amico della fede”, pallino dell’attuale pontificato come del precedente. Wojtyla, infatti, scrisse di “genio femminile” in una “Lettera alle donne” del 1995, dopo aver dedicato ad esse una intera enciclica, la Mulieris Dignitatem (1988). Per ora comunque, al di là di qualche discorso o iniziativa di facciata, di donne nei posti di comando della Chiesa come dentro il Vaticano se ne vedono poche. Eppure, il segretario di Stato Tarcisio Bertone nel 2007, in una intervista a Repubblica (19/7/2007) ne aveva annunciato l’arrivo in pompa magna: «Stiamo disegnando – dichiarò all’epoca – le nuove nomine in Vaticano, tutti lo sanno, e nel quadro delle responsabilità, dei carismi, delle potenzialità delle donne ci sono incarichi che assumeranno». La montagna partorì il topolino, e di fatto le uniche che ricoprono cariche di relativa rilevanza nei dicasteri vaticano restano suor Enrica Rosanna, sottosegretario della Congregazione per i religiosi, e Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Tanto che anche l’articolo del Foglio che presenta l’iniziativa dell’Osservatore Romano, collocata nel solco dell’innovativo approccio dell’attuale papa alla questione femminile, quando vengono elencate alcune significative figure di donne capaci di influenzarne le decisioni in Vaticano, si citano prima le controverse figure di suor Pascalina e Wanda Poltawska, e poi le quattro laiche consacrate (dei Memores Domini, un’associazione nata sotto l’egida di Comunione e Liberazione) addette agli appartamenti di Benedetto XVI, coloro – scrive il quotidiano diretto da Ferrara – «che si occupano delle cosiddette faccende domestiche: cucinano, lavano, stirano per lui e spesso partecipano ai suoi pranzi e alle sue cene, un’intimità che non è senza valore».

Marketing alla vaticana

L’idea dell’inserto femminile sull’Osservatore Romano servirà quindi a rilanciare, almeno a livello mediatico, quel ruolo della donna che il papa nella sua riflessione dell’8 aprile scorso insiste a definire «fondamentale per la vita concreta della comunità cristiana». Ma rientra anche a pieno titolo nelle strategie di marketing ideate in questi anni dal direttore Vian per rilanciare il giornale, in crisi di vendite e di appeal. Prima ci fu l’idea delle collaborazioni aperte al mondo laico e agli esponenti di altre religioni, la maggiore presenza delle interviste, gli articoli e i servizi che spaziano dall’arte, al cinema, alla letteratura, alle religioni diverse dalla cattolica. Poi, nel 2008, l’abbinamento con il quotidiano locale L’Eco di Bergamo in occasione del cinquantesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Giovanni XXIII. Iniziativa replicata nel 2009, quando fu il quotidiano La Razón a diffondere in Spagna l’edizione settimanale dell’Osservatore in castigliano. E ancora, dal 13 gennaio 2011, è Tempi, rivista di Comunione e Liberazione a distribuire l’edizione settimanale in lingua italiana dell’Osservatore in abbinamento alla propria testata. Finora, però, nonostante tutti questi sforzi, la tiratura dell’Osservatore resta bassa, gli abbonamenti sono in calo, la distribuzione in edicola molto ridotta (meno di 15mila copie), i costi di gestione sempre troppo alti. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Marted́ 17 Aprile,2012 Ore: 16:20
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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