- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (387) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org QUANDO FIORENTINO SULLO ERA INVISO ALLA CHIESA,di Nino Lanzetta

I personaggi dell'Irpinia
QUANDO FIORENTINO SULLO ERA INVISO ALLA CHIESA

ed il Cardinale Ottaviano lo chiamava sprezzantemente: comunistello di sacrestia.


di Nino Lanzetta

Si era alla fine degli anni cinquanta e la Democrazia Cristiana governava il paese, con gli alleati centristi, con mano ferma e dominante. Era un buon governo ed iniziavano gli anni del miracolo economico nei quali il Pil cresceva più di altri paese europei e la gente cominciava a star bene e, anche se con le cambiali – invenzione del tempo- si faceva gli elettrodomestici e comprava la prima macchina, anche se solo la cinquecento. Nella democrazia cristiana militavano politici, che si richiamavano alla dottrina sociale della Chiesa ed al cattolicesimo popolare a cominciare dal più illustre di loro che era Aldo Moro. Qualcuno di loro si muoveva con molta più autonomia nei riguardi della gerarchia ecclesiastica che allora aveva un peso decisivo nella scelta dei candidati e nel loro destino politico. Sullo era uno dei più irrequieti e cercava di coniugare i principi del vangelo a quelli di un profondo riformismo sociale che facesse fare passi avanti nella conquista dei diritti e dei salari alla classe lavoratrice ed ai più bisognosi.
E fu proprio contro Fiorentino Sullo, Il più illustre di questi, quello contro cui si indirizzò il velenoso epiteto di “comunistelli di sacrestia” con il quale il cardinale Alfredo Ottaviani nel marzo del 1958, bollò quei democristiani che, secondo lui, in spregio agli insegnamenti religiosi, volevano “aprire” ai socialisti coinvolgendoli in un’azione di governo più progressista, che avrebbe, poi, aperta la porta ai comunisti. L’appellativo è rimasto famoso nel tempo. Ed oggi, dopo che la storia ha dimostrato che i comunisti non mangiavano i bambini e non abbeveravano i loro cavalli nelle fontane di San Pietro, se ne rimarca il grado di volgarità e qualunquismo come ebbe a commentare, fin da subito, Don Lorenzo Milani in una sua lettera all’amico Nicola Pistelli dell’8.8.1959. In quel periodo operava a Firenze la comunità del porcellino e coloro che accoglievano con amore e solidarietà i tanti cattolici osservanti che votavano PCI venivano chiamati, dallo stesso ambiente religioso molto tradizionale ed un po’ bacchettone, “cattocomunisti”. Era il tempo degli steccati e la Chiesa cattolica, nella sua grande maggioranza, era schierata, con l’Azione cattolica ed i Comitati civici di Gedda, a difesa dei valori cattolici che riteneva passibili di inquinamento da parte dei comunisti che, non a caso, venivano chiamati “mangiapreti.”
In Irpinia Fiorentino Sullo, giovane astro nascente della democrazia Cristiana e teorizzatore di rapporti politici più stretti con i socialisti per poter fare riforme più incisive volte a migliorare la condizione dei lavoratori e dei contadini, fu un “comunistello di sacrestia” e come tale fu trattato dai vescovi della provincia che seguivano pedissequamente le direttive vaticane e ne riferivano ai loro superiori. Sullo, che era stato un esponente di rilievo dell’azione cattolica negli anni precedenti al conflitto mondiale fino a quanto era partito, giovanissimo per il fronte, e che era stato candidato alla Costituente con il benestare del vescovo Bentivoglio – su indicazione del suo professore di religione, il benedettino don Ramiro Marcone, non ebbe mai rapporti subalterni alla gerarchia religiosa pur essendo e rimanendo un cristiano convinto e praticante.
Già nelle elezioni del 1948, quando era segretario provinciale del partito e parlamentare uscente, al Vescovo Bentivoglio che gli imponeva di candidare uno dei due figli dell’ex deputato demolaburista Francesco Amatucci, e gli ricordava che il buon cattolico deve ubbidire al suo Vescovo, rispondeva che l’obbedienza riguardava i problemi dogmatici e non quelli politici. (Memorie incompiute, allegate a stralci dal prof. Totaro al suo libro “Modernizzazione e potere locale. L’azione politica di Fiorentino sullo in Irpinia 1943-1958). Moltissime furono le insistenze di moltissimi amici e del giovane assistente diocesano don Luigi Barbarito – futuro Vescovo e Nunzio Apostolico in Gran Bretagna - su specifico incarico del Vescovo, come ebbe a raccontarmi l’emerito Monsignore, fino ad accettare la candidatura proposta.
I rapporti tra il giovane politico e le gerarchie ecclesiastiche si mantennero normali, come potevano essere in quegli anni di forte influenza della Chiesa negli affari politici che, però, in Irpinia non debordarono mai da comportamenti più che corretti, anche se Sullo nelle sue memorie scrive che nelle elezioni del 1948 l’appoggio della gerarchia alla sua candidatura fu più tiepida di tre anni prima. “Io fui il terzo degli undici, Amatucci finì molto dopo di me, ma fu il primo segno di una non completa solidarietà tra il vescovo di Avellino e chi scrive”. (Memorie inedite). Del resto il giovanissimo Sullo era approdato alla DC nell’aprile del 1944, non dopo un periodo di incertezza sia per le insistenze di Dorso, che lo voleva nel partito d’Azione sia per la blanda opposizione della Chiesa al nazifascismo e per l’atteggiamento delle gerarchie dopo la caduta del fascismo verso la vecchia classe dirigente che non andava- a suo vedere- verso un radicale cambiamento democratico e popolare.
Le cose cambiarono negli anni successivi, ed in particolare dopo il congresso di Trento del novembre 1956 e la sua adesione alla sinistra di base. Nel 1957 Mons. Venezia, allora vescovo di Ariano Irpino e suo amico gli manifestò la sua perplessità a garantirgli la candidatura per la prossima consultazione elettorale perché le sue idee “aperturiste” erano invise alla gerarchia romana e lo invitò a chiedere udienza al cardinale Dell’Acqua, sostituto della Segreteria di Stato.” Fiorentino – gli disse - questa volta non ce la farò per te, sei diventato basista, ti sei messo contro la Chiesa; è il caso che ti ravveda se vuoi il mio appoggio… ho parlato a lungo di te con monsignor Dell’Acqua, sostituto della Segreteria di Stato. Perché non vai a trovarlo?” L’incontro ci fu il 27 maggio del 1957 e durò un’ora e mezzo. Fu l’unica volta che Sullo andò oltre Tevere. Molti democristiani erano di casa! Difese le sue idee con convinzione, sostenendo che senza l’accordo con i socialisti le riforme, in senso di migliorare il sistema in favore dei più deboli ed emarginati, non si sarebbero fatte e che un eventuale accordo avrebbe finito addirittura per indebolire i comunisti. Gli disse anche:” E’ vero che il cardinale Ottaviani ci chiama ma questa è un’offesa gratuita”. Non avrebbe modificato di una virgola le sue idee e si sarebbe sforzato di rimanere buon cristiano. Fu la rottura e le cose si videro subito nella consultazione elettorale dell’anno successivo. Cominciò l’ostilità di una parte della gerarchia contro la sua candidatura nelle elezioni del 1958. Il Cardinale Ottaviani il 19 marzo radunò una ventina di vescovi ai quali chiese espressamente di osteggiare la sua rielezione. Ma non sempre le ciambelle riescono col buco ed alla compatta azione dei vescovi contro la sua rielezione non tutti i parroci risposero con altrettanta compattezza, anzi molti – alcuni addirittura apertamente- non diedero esecuzione ai comandi ricevuti. La lettere di Mons. Pedicini – vescovo di Avellino che invitava a “boicottare” la candidatura di Sullo fu disattesa da molti parroci.
In data 22 marzo 1958 Monsignor Pedicini così scriveva al cardinale Ottaviani: “EminenzaRev.ma, mercoledì scorso, V.Em. Rev.ma ebbe la bontà di dirmi che l’On. Sullo per la sua posizione tendente a sinistra merita di essere boicottato perché disubbidiente alla Chiesa, la quale non ha mancato di esprimere chiaramente il suo pensiero contrario a qualsiasi apertura a sinistra. Sono pienamente d’accordo con V.Em.Rev.ma e tengo a dirle che fin dal settembre 1956, quando l’on. Sullo apertamente si dichiarò per l’apertura a sinistra, io pubblicai una notificazione dal titolo , che fu giudicata molto opportuna ed ebbe numerosi consensi. Ma penso che da parte del S. Officio sarebbe opportuna una dichiarazione molto esplicita da valere per tutta l’Italia. Altrimenti si dirà che le preoccupazione per l’apertura a sinistra è solo un pretesto per combattere localmente l’on. Sullo, mentre in effetti questi è ritenuto dai suoi ammiratori un giovane capacissimo, molto attivo nell’interesse della provincia e di quanti fanno capo a lui per raccomandazioni.” In effetti alla vigilia delle elezioni politiche del ’58 vi fu una circolare della CEI che diede le opportune disposizioni a tutte le diocesi. Ad Avellino e nelle altre diocesi del collegio (che allora comprendeva anche le province di Benevento e Salerno) le disposizioni di non far votare Sullo furono perentorie. Due giornali (l’irpino La Vedetta del sud e il romano Il Tempo – che poi capeggiò la battaglia contro la legge urbanistica- si fecero portavoce delle direttive ecclesiastiche, riportando maldicenze e pettegolezzi invitando gli elettori, anche con l’invio di volantini alle parrocchie, a non votare il candidato Sullo. Sullo fece una lettera ai parroci raccontando la verità dei fatti ed rinnovando i valori della Democrazia cristiana ai quali credeva. Il riscontro fu positivo e molti parroci si adoperarono come prima credendo nel giovane politico. Molti parroci gli risposero prendendo apertamente posizione in suo favore. Il canonico don Gennaro Montoro, rettore della collegiata di S. Matteo di Sarno scrisse tra l’altro, nella sua lettera del 24 febbraio 1958: “… Apra la sua campagna elettorale con serenità di coscienza e guardi con coraggio l’avvenire, che Le darà ragione.” Don Giuseppe Abbondandolo, parroco di Sturno, tra l’altro, scrisse nella lettera di risposta del 28. 3. 1958: “E mi auguro che il trovi la più adeguata applicazione, in senso di condanna morale, si capisce. Auguri di buon lavoro e… lasciate cantar le passere.” Tantissimi risposero anche perché con loro l’epistolario – che ho potuto consultare negli anni settanta- era fitto e continuo. Il successo non mancò e premiò in maniera convinta il giovane politico che ebbe una vittoria strepitosa. Fu lo stesso vescovo Pedicini ad ammetterlo in una sua lettera del 30 maggio 1958 a Mons. Mario Ismaele, assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica: “Eccellenza Re.ma, avrà appreso dai giornali l’esito delle elezioni in questa provincia di Avellino. Esse segnano il trionfo di Sullo, il quale, mentre nelle elezioni del 1953 ebbe 58.000 preferenze, ora solo in questa provincia ne ha avuto 52.000 e con quelle delle altre province della Circoscrizione oltre 90.000. Ad ottenere questo strepitoso successo bisogna riconoscere che ha concorso la sua attività validamente coadiuvata da una larga cerchia di galoppini, a cominciare dai suoi familiari, che sono andati si può dire da casa a casa a mendicare voti. Però non è mancata la cooperazione del clero, sia secolare che regolare, in città e in diocesi, come in tutta la circoscrizione elettorale. Alcuni preti hanno fatto apertamente propaganda in barba a tutte le disposizioni date da me e dagli altri Vescovi delle tre province. Altri sono stati più riservati, ma sotto mano hanno raccomandato di votare Sullo e solo in piccola parte si è mostrata veramente ossequiente alla gerarchia.” Si sa i preti debbono dire la verità e il vescovo Pedicini la disse.
L’anatema del cardinale Ottaviani “Comunistelli di sacrestia” non portò male al giovane politico. Il suo rigore morale, i principi cristiani e l’impegno politico di cattolico che si ispirava ai Vangeli ed ai principi sociali della Chiesa ne uscì rafforzato. Ben altre dovevano essere le vicissitudini che ne intaccarono il fisico ed il morale a cominciare dalla mancata riforma urbanistica ed alla guerra che gli fecero i suoi discepoli fino a portarlo fuori dall’agone politico ancora in giovane età che il suo difficile carattere facilitò.
NINO LANZETTA



Lunedì 23 Febbraio,2015 Ore: 12:37
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Notizie dall'Irpinia

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info