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www.ildialogo.org ALFREDO COVELLI.,di Nino Lanzetta

Personaggi politici dell'Irpinia
ALFREDO COVELLI.

UN GRANDE LEADER DEL PARTITO MONARCHICO.


di Nino Lanzetta

Alfredo Covelli è stato un importante uomo politico del dopoguerra. Di fede monarchica, fu tra i fondatori del Partito nazionale monarchico, nel 1946, del quale ne fu segretario nazionale.

Nacque nel 1914 a Bonito (paese che ha dato i natali anche allo scrittore ed economista Federico Cassitto, nel 1776, a Salvatore Ferragamo, il più famoso calzolaio del mondo, nel 1898 e, più di recente, a Michele D’Ambrosio). Dopo la laurea (ne aveva tre: Legge, Scienze politiche e Lettere) insegnò, per alcuni anni, al liceo Giannone di Benevento prima di dedicarsi completamente alla politica. Partecipò alla seconda guerra mondiale, come ufficiale nell’aeronautica, e fu anche decorato.

Eletto all’Assemblea costituente fu deputato per molte legislature, fino al 1976. La sua avventura politica fu lunga e costellata di successi pur essendo il leader di un piccolo partito che aveva la sua base elettorale nel “profondo sud”: Mirabella e il suo interland in irpinia e Napoli e la sua provincia, ove operava Achille Lauro altro big della Monarchia.

Tra i due non scorreva buon sangue e la loro coabitazione fu sempre problematica e difficile fino a sfociare nella creazione di una altro partito monarchico, il PMP ( partito monarchico popolare) da parte di Lauro.

Ci volevano eccellenti doti e non solo dialettiche, nelle quali il Covelli eccelleva particolarmente, per rimanere ai vertici nazionali della politica pur essendo alla testa di un partito che si proponeva, nientemeno, che la restaurazione della monarchia, impossibile senza una rivoluzione, stante l’art. 139 della Costituzione, che sanciva solennemente la forma repubblicana non soggetta a revisione.

Di fatto il Partito nazionale monarchico era un partito conservatore e reazionario e, insieme al Movimento sociale italiano, fuori dall’arco costituzionale. Si rivolgeva a vecchi nostalgici della media borghesia, disorientata politicamente, e ad una massa di sottoproletari meridionali, che era cresciuta nel segno del clientelismo e dei favori all’ombra dei potenti di turno e che leggeva i rotocalchi del tempo ( da Grand Hotel, a Oggi, a Gente) che riportavano, con gran risalto grafico e innumerevoli fotografie, le “gesta”, gli amori e la vita degli ex sovrani e la lunga schiera di nobili decaduti, regine e reginette in cerca di scandali ed avventure. Pettegolezzi che alimentavano la fantasia di povere casalinghe e indigenti contadini che non avevano, talvolta, neanche gli occhi per piangere ma che si beavano alla lettura degli agi e dei lussi dei ricchi e dei vip. Il partito monarchico e quello neofascista si giovarono elettoralmente della disgregazione del Movimento dell’Uomo qualunque che nel periodo dell’immediato dopoguerra aveva avuto una notevole messe di suffragi.

“La coscienza sociale di questo partito si esprimeva nella beneficenza paternalistica fatta ai diseredati” scrive Norman Kogan nella sua “Storia politica dell’Italia repubblicana” Laterza, 1981, pag. 80. Eppure per molti anni lo slogan “Stella e Corona, logo del partito e il richiamo del Re Umberto nel suo esilio di Cascais, con i suoi quattro figli, hanno portato fortuna ai monarchici italiani.

Nel 1954 la coabitazione con Achille Lauro, il mitico “comandante”, Sindaco di Napoli e patron della squadra di calcio, quello delle “mani sulla città” venne meno. Il PNM si scisse e Lauro fondò il PMP (partito monarchico popolare). La riunificazione successiva nel PDI, prima e PDIUM poi, non frenò la deriva che appariva inarrestabile, dopo la massima espansione nel 1957, anno nel quale conquistò ben 56 parlamentari.

Nel 1972 Covelli aderì al Movimento sociale Italiano di Almirante e alla creazione della Destra nazionale, nel tentativo di dare luogo, insieme, alla formazione di un movimento politico liberal-democratico, che potesse porsi in antagonismo al centro sinistra, al fine di rompere un isolamento che durava dagli anni della fondazione della Repubblica. Questa operazione, che è riuscita all’on Fini venti anni dopo, fallì clamorosamente e non ne sono ancora chiari tutti i retroscena. Sta di fatto che Covelli sostanzialmente si defilò e il tentativo miseramente fallì.

Covelli fondò Democrazia Nazionale. Il nuovo partito, sponsorizzato e voluto dietro le quinte, per oscuri giochi politici, fu spazzato via dalle elezioni del 1979. Covelli abbandonò la vita politica e si ritirò ai suoi studi, non più partecipando al dibattito politico. Morì a Roma nel 1998 a 85 anni. Volle essere sepolto nella sua Bonito.

Fu un grande politico? Sicuramente fu un leader. Gli anni settanta furono turbolenti e complicati la cui storia non è stata completamente scritta. Sicuramente fu un signore della politica. Non fu un uomo di potere, anche se come tutti allora, faceva “raccomandazioni” . Il suo “clientelismo” non era sfacciato. Aveva un’oratoria fluviale e forbita e una vena polemica piacevole. Fu anche un brillante giornalista e fu direttore del “Corriere della nazione”. Da costituente si oppose fieramente all’istituzione delle Regioni.

NINO LANZETTA



Domenica 29 Gennaio,2012 Ore: 09:15
 
 
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