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www.ildialogo.org Vittorio De Caprariis,di Nino Lanzetta

Personaggi dell'Irpinia
Vittorio De Caprariis

di Nino Lanzetta

Vittorio De Caprariis, storico-politico irpino, morto giovane nel 1964, ma dalla produzione ampia e prestigiosa, non è conosciuto al grosso pubblico anche se fece parte di quel gruppo politico e sociale che contrassegnò un’intera generazione di giovani intellettuali del mezzogiorno.
Il prof. Tarcisio Amato, che insegna Scienze politiche all’Università di Salerno e che è stato il suo giovane assistente all’Università di Messina,  raccontava di averlo accompagnato a fare quella radiografia che gli diagnosticò il terribile male. Gli stette vicino negli ultimi mesi di vita, ne seguì i funerali fino alla tumulazione nel cimitero di Atripalda, che avvenne alla presenza di pochi intimi tra i quali Francesco Compagna e Ugo La Malfa che ne pronunciò l’elogio funebre. Aveva solo 39 anni ma già i suoi scritti lo avevano portato all’attenzione della cultura europea.
Era nato a Napoli, da genitori atripaldesi nel 1924. Ad Atripalda tornava spesso e vi visse tra il 1943 ed il 1945.
Lesse a 17 anni, per la prima volta, la “Storia d’Europa” di Croce che segnò il suo destino di storico e di politico.
Nella Napoli antifascista e liberale degli anni quaranta, fu educato alla scuola di Omodeo, di Chabod e di Croce del quale, in seguito, ne sposò la figlia Lidia. Fu tra i giovani intellettuali napoletani che vennero chiamati i “radicali del Mezzogiorno”. La sua esperienza di storico e di politico maturò in un’epoca brevissima, tra la fine del fascismo e la formazione della nuova Repubblica che doveva cambiare, in così breve spazio, il volto del paese.
Studiò il passato che considerava non una cosa morta ma contenente i germogli e i fermenti degli avvenimenti futuri.
Collaborò al Mondo di Pannunzio e alla rivista Nord e Sud di Compagna. Il suo primo libro lo scrisse su Guicciardini nel 1950 e la sua opera maggiore “Propaganda e pensiero politico in Francia durante le guerre di religione(1559-1572)” nel 1959 , “Il profilo di Tocqueville” nel 1962.
Attraverso lo studio e le riflessioni del passato, da Guicciardini a Tocqueville e a Croce, fu uno degli storici del moderno liberalismo, quel liberalismo che, secondo il suo pensiero, avrebbe potuto modernizzare le strutture politiche del passato, svecchiandole ed adattandole alla nuova società che emergeva con i nuovi protagonisti del secolo: i partiti di massa, i sindacati, gli enti pubblici, i gruppi di pressione, le oligarchie economiche.
Citando Tocqueville scriveva che “le libertà non si possono tutelare a livello di meccanismi costituzionali…. ma devono essere fatte valere a livello della società”, intendendo dire che le riforme (sistema elettorale, regioni, partiti, apparati) vanno adattate alla società previo un esame generale delle condizioni nelle quali viviamo.
Attestò il primato della politica liberale fra le ideologie moderne ed esaltò il metodo liberale quando esso non diventa atteggiamento di conservazione, nella considerazione che il regime democratico, fondato sull’ordinato confronto delle idee, sulla libera competizione dei partiti, sull’avvicendamento dei governi, sulle garanzie costituzionali delle libertà fondamentali è il miglior regime possibile di quelli escogitati finora.
Ad Atripalda maturò la sua breve esperienza politica come promotore e segretario della sezione cittadina del partito d’azione, che costituì nel 1944 nel suo palazzo di famiglia. Il dibattito politico si sviluppava allora intorno ai temi del trasformismo, dell’insufficienza dei partiti storici alla formazione di una nuova classe dirigente, e attraverso giornali locali come Irpinia libera, l’Azione di Napoli, Il lavoratore irpino, il Domani. A quel dibattito partecipavano studiosi e politici del calibro di Guido Dorso, Alfredo Meccanico, Nicola Vella, Silvestro Amore, Manlio Rossi Doria, Fiorentino Sullo Luigi Barbarito, Carlo Muscetta e appunto Vittorio De Caprariis. Molti di questi  tanta parte avrebbero, poi, avuto nella storia politica e culturale dell’Irpinia e della Repubblica. Fu un periodo di grandi idealità e di grande moralità, un periodo che vide l’Irpinia, laboratorio politico di grande interesse, e tra i maggiori protagonisti della nuova Italia che risorgeva dalle macerie del fascismo e della guerra.
A venti anni fu un acceso azionista, poi, man mano maturò vedute liberali fino all’adesione al partito nel 1951. Fu uno dei protagonisti delle vicende che portarono, nel 1956, alla scissione del partito liberale di quegli elementi che, da Pannella a Scalfari,  dettero, poi, vita al partito radicale, che accentuò lo spirito riformista e laico che doveva portare   in Italia al definitivo deterioramento della coalizione e della formula centrista, su cui il paese si reggeva dal 1947, e al definitivo avvio dello schieramento di centro sinistra che fu successivamente realizzato.
Secondo il Galasso “ Le scelte politiche di De Caprariis si svolgevano … al di sopra di considerazioni classiste, nel solco della più autentica tradizione liberale e democratica del nostro paese…nella difesa e promozione attiva della libertà in tutte le sue forme e manifestazioni, dal tradursi del regime di libertà in costume consapevole, dall’assiduo impegno riformista che solo il regime di libertà avrebbe consentito di portare a realizzazione sulla misura dell’uomo”. (Nord e Sud – giugno 1965)
Fu uno dei nostri storici politici più aperto alle esigenze e ai temi della grande storia contemporanea.
Fino al 1953 l’impegno nel giornalismo fu marginale, poi si intensificò. Cominciò a mandare articoli al Mondo da Parigi dove si recò nel 1953 e vi rimase fino a tutto il 1954, che apparivano nelle rubriche “XX secolo” e poi, dal 1959 in “Ceneri e faville” che firmava con lo pseudonimo di Turcaret. Fu professore di storia delle dottrine politiche all’università di Messina. Fu laico, radicale, meridionalista, atlantista, filoamericano, federalista e convinto europeista con Spinelli, Garosci, Giordano. Come tutti i grandi giornalisti amava la politica.
 
NINO LANZETTA


Marted́ 16 Dicembre,2008 Ore: 14:01
 
 
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