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www.ildialogo.org E’ POSSIBILE UNA RINASCITA DELL’IRPINIA? RUIT HORA?,di Nino Lanzetta

  Notizie dall’Irpinia.
E’ POSSIBILE UNA RINASCITA DELL’IRPINIA? RUIT HORA?

di Nino Lanzetta

E’ ora di finirla di piangerci addosso! E’ ora, invece, di cominciare a pensare, seriamente e su basi nuove, a come tirarci fuori dalla situazione nella quale siamo precipitati e ripartire daccapo per una rinascita dell’Irpinia quanto le è accaduto in questi ultimi anni e non per colpa dei suoi cittadini. La crisi economica, nella quale siamo caduti e la mancata crescita dell’Italia da oltre dieci anni, ha pesato molto più gravemente sulle zone meridionali e sull’Irpinia in particolare che stava, seppur lentamente risalendo la china. La causa non è difficile da individuare e può farsi risalire sostanzialmente ed in massima parte sul sistema clientelare ed assistenziale con il quale si è governata la regione e la nostra provincia e sulla mancanza di strutture industriali e su un colpevole quanto ingiustificato abbandono dell’agricoltura. Abbiamo vissuto in tutti questi anni di sussidi e di finanziamenti, statali ed europei, assistenziali e non produttivi di sviluppo. Finanziamenti che non hanno per nulla aiutato la crescita né inciso sulle infrastrutture necessarie, ma hanno solo alimentato un vasto sistema clientelare e di potere che ha gestito la pubblica Amministrazione ( Regione, Provincia e molti Comuni) in maniera colpevolmente inefficiente, senza un minimo di strategia d’insieme. Si è così venuta a creare una vasta area di parassitismi, di sfruttamento del bene pubblico a fini privati e di ricerca del consenso elettorale che ha impedito ogni sia pur timida ripresa. Una classe politica inetta e pasticciona, dimostratasi non all’altezza della situazione, mediocre ed arrogante che si è contornata di una classe dirigente a sua immagine e somiglianza, scelta solo per la fedeltà e la mancanza assoluta di autonomia. Basti pensare a come è stata gestita la Sanità in Campania ( con l’enorme buco di bilancio e i milioni di euro sperperati) dai vari Mastella, Bassolino e De Mita, solo per citare i responsabili degli ultimi anni. A come si sono spesi i fondi europei. A come si sono gestiti i servizi, da quello della raccolta dei rifiuti a quello dei trasporti. A come si è creata una categoria di privilegiati e di parassiti a cominciare dai sindacati e dai loro patronati per finire agli ordini professionali e a tutta la miriade di politicanti cresciuti all’ombra della Regione, della Provincia e dei Comuni con le migliaia di consulenze, incarichi. E’ appena l’accenno ad un quadro dello scasso che si è fatto delle istituzioni con il denaro pubblico. Il sistema è andato avanti per decenni, ben oliato e collaudato. Poi, improvvisamente la crisi ha fatto saltare il tappo e la bottiglia si è svuotata ed è caduta nelle mani di coloro che la detenevano lasciandoli increduli e impreparati su cosa fare.

Invece di riflettere, meditare o farsi da parte si è cominciata un’altra rappresentazione: quella della protesta, della rabbia, del grido allo scippo, giustificata nei cittadini costretti a stringere la cinta, nei ragazzi spinti ad emigrare, ma del tutto ingiustificata in quelli che questa situazione l’hanno creata o alimentata. Infatti, il rigore al quale sono stati sottoposti i conti pubblici, la fine dei finanziamenti, le ristrettezze nelle quali si sono venuti a trovare gli Enti locali hanno spezzato, irrimediabilmente e per sempre, il filo conduttore della politica di assistenzialismo e di clientelismo cui la classe politica era abituata e ci sguazzava. Ne hanno cominciato a fare le spese quelle strutture, ospedali, tribunali, Asl che erano state create sul territorio più per la sistemazione di clientele e di professionisti che per i servizi resi ai cittadini. Invece di riqualificarsi professionalmente o di lasciare il posto ad altri hanno cominciato a stracciarsi le vesti e a gridare agli scippi a guidare le proteste e a lanciarsi ( come i razzisti della Lega) contro Roma diventata improvvisamente parsimoniosa. Una classe dirigente che non ha saputo rappresentare i propri cittadini perseguendo il bene comune, ha voluto accentuarne le proteste, nella colpevole determinazione che fosse ancora possibile continuare ad offrire servizi, peraltro, tra i peggiori d’Italia, senza tener conto minimamente del principio di sana amministrazione aziendale e mantenendo privilegi e sprechi. Ci si è messi alla testa della protesta per difendere, in nome dei lavoratori, i parassiti della politica e i privilegiati. La vicenda dei forestali, dell’Iribus, dell’abolizione delle province è istruttiva! Nessuno straccio di politica industriale, nessuna prospettiva di sviluppo poggiata sulle reali risorse della Campania che sono essenzialmente l’agricoltura, il turismo ed un’industrializzazione legata ai prodotti della terra. Si è gridato al complotto quando altri politici delle zone vicine hanno fatto meglio dell’improvvisazione dei nostri. Oggi Sibilia lascia la Provincia per il Senato cui aspirava davvero e che lo aiutava a mantenere il consenso sul territorio. Non a caso la sua maggioranza ne ha largamente fatto uso votando un’interpretazione scandalosa di una norma che sanciva l’incompatibilità tra Presidenti di Giunte Provinciali e parlamentari: Secondo la maggioranza berlusconiana era incompatibile fare il parlamentare per chi era Presidente ma non viceversa. E poi dicono che l’Italia non è la patria del diritto! Le primarie del Partito democratico hanno dimostrato, ancora una volta, come hanno, in parte ancora, prevalso le ragioni delle pacche sulle spalle, l’amicizia personale ed il gioco delle correnti e gli strascichi, con l’uscita dal partito o la semplice minaccia di uscire, ne sono seguiti ne sono la diretta conseguenza. Un timido movimento della base, con l’affermazione del giovane renziano Famiglietti, sindaco di Frigento e la bocciatura di Galasso è da notare positivamente sperando che sia accresca il senso civico, che è il vero capitale sociale in grado di incidere sul cambiamento. I cittadini devono vigilare di più, esercitare un giusto controllo sulla gestione della cosa pubblica ed esprimere un voto che rappresenti un contributo non condizionato da elementi estranei alla sua formazione come un erroneo concetto dell’amicizia o della conoscenza o un presunto, spesso fasullo, interesse personale non coincidente con quello generale. La Scuola, soprattutto la stampa, gli uomini liberi devono fare la loro parte. Occorre anche in Irpinia che si ponga in essere la rivoluzione sociale della quale parlava Guido Dorso, quella dei cento uomini d’acciaio capaci di cambiare le cose. Ma dopo tanti anni sono sufficienti cento uomini? O ce ne vogliono molti di più? RUIT HORA? Speriamo proprio di si!

NINO LANZETTA




Sabato 05 Gennaio,2013 Ore: 16:04
 
 
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