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www.ildialogo.org PROVINCE : sono da abolire?,di Nino Lanzetta

La settimana politica irpina.
PROVINCE : sono da abolire?

di Nino Lanzetta

I Parlamentini delle province italiane, anche se con diserzioni e distinguo, hanno votato un documento predisposto dall’Upi ( Unione Province italiane) di mobilitazione e protesta contro l’abolizione delle Province previsto dal decreto Salva Italia. Il parlamentino di Avellino si è schierato compatto, maggioranza ed opposizione, contro l’abolizione. Il Presidente Sibilia ha dichiarato che: “ La demagogia la fa da padrone” e che la Provincia consuma solo l’1,35% della spesa pubblica del Paese ed è un ente fondamentale intermedio tra i cittadini e le regioni, specie per le realtà interne come quelle del Sannio e dell’Irpinia. Di Cecilia del Pdl ha sostenuto che, senza le province, ci sarebbero meno garanzie costituzionali e che bisogna difendere quelli che vi lavorano e gli investimenti. Anche il PD si è attestato sulla difesa, seppur con alcune varianti. De Simone suggerisce di abolire gli Enti intermedi tra i comuni e le province, di abolire quelle delle città metropolitane e di rivedere le regioni sul modello tedesco (max. 5 macroregioni). L’Udc, per bocca di Casarella, propone la riduzione delle deleghe e dei consiglieri. Volpe dell’Italia dei Valori, le difende a spada tratta contro il suo stesso partito. Poi sbatte la porta e lo abbandona. Sostanzialmente lo schieramento politico irpino, in maniera trasversale e compatta, si erge a difesa dell’Ente Provincia. E’ noto, da tempo,peraltro, che il PD, auspica un disegno complessivo di riorganizzazione che Piero Fassino sintetizza in un no all’abolizione tout-court delle province e un sì all’apertura di un confronto con Regioni ed Enti locali sul riassetto istituzionale. Finora, però, i partiti non hanno fatto nulla ed il tempo è ormai scaduto! Anche il prof. Barra, con una dotta lezione, ha sostenuto che la provincia non è un Ente inutile e quella irpina, che risale addirittura al 1140, ha cominciato a svolgere un servizio utile per la collettività - specie sulla viabilità e l’assistenza - già dal 1865. Allora però non c’erano le regioni e la funzione delle province era importante. Oggi si stenta a capire cosa fanno e come lo fanno!

Il provvedimento del governo Monti ( dal 2013 solo 10 consiglieri eletti dai comuni e Commissario per le assemblee che scadono nel 2012) rientra nella necessità di ridurre il costo della politica sul territorio e l’invadenza dei partiti sugli Enti, le aziende pubbliche e parapubbliche ed il relativo condizionamento sul funzionamento dei servizi e lo stesso sviluppo economico. E questo non riguarda solo la Provincia ma anche la Regione ed i Comuni. Si deve, infatti assolutamente ridurre la spesa pubblica. L’accordo di Bruxelles, preso lo scorso marzo dal governo Berlusconi e reso vincolante, pur con qualche deroga, nelle scorse settimane- è di ridurre al 60% del PIL il debito pubblico. Noi, che siamo al 120%, dobbiamo dimezzarlo entro venti anni: il 3% all’anno, 40 / 45 miliardi di euro. E’ grave che i politici non se ne accorgano e continuino a difendere i loro privilegi e le loro prerogative, quando moltissimi cittadini sono costretti a tirare la cinghia! Certo che andrebbe fatta una seria riorganizzazione istituzionale anche sul territorio, ma di chi la colpa ? Poi i nodi vengono al pettine nel momento meno opportuno e ci vuole la spada! Questo Parlamento non sembra in grado neanche di fare una riforma elettorale, figuriamoci di dimezzare il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali e provinciali, di riorganizzare le Province e le Regioni o di privatizzare le aziende comunali di servizi!

Non basta solo che la politica deve dimagrire ma anche che i partiti debbano ritrovare la loro funzione costituzionale che è quella di “ concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” non quella di fare nomine. Non ce lo possiamo più permettere se non vogliamo fare la fine della Grecia. Solo dopo possiamo interrogarci sul futuro del Governo. Se quello di Monti e dei tecnocrati e dei professori liberisti, o come dicono alcuni ( e, ohibò! Tremonti tra questi), longa manus dell’alta finanza, (come se Berlusconi – in maniera pessima- non lo fosse stato!) o quello di un nuovo centro- sinistra, e di un nuovo modello di sviluppo che possa correggere gli eccessi ed i guasti di una globalizzazione selvaggia.

NINO LANZETTA



Luned́ 06 Febbraio,2012 Ore: 15:25
 
 
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