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www.ildialogo.org DUE O TRE COSE SULLA GIUSTIZIA,di Nino Lanzetta

Processo breve ed intercettazioni telefoniche.
DUE O TRE COSE SULLA GIUSTIZIA

di Nino Lanzetta

L’esempio del Parlamento, blindato ai voleri del Capo, che, pur di salvare sé stesso da una sentenza inevitabile di condanna in primo grado nel processo Mills – che comunque andrà prescritto per precedenti azioni dilatorie- è sotto gli occhi di chi ha visto la ripresa televisiva del voto sul cosiddetto “processo breve”. Esso ha rappresentato la fase più acuta della crisi della nostra (ex) democrazia. E’ al tempo stesso la dimostrazione dello stato servile di molti parlamentari che ripetono, senza arrossire di vergogna, stupidità giuridiche, bugie e stantii e ripetitivi ritornelli. Quanto poi ai cosiddetti “responsabili” è inutile infierire. Di loro è stato detto di tutto e di più. Aspettano, ora, le nomine delle poltrone di sottosegretario, il corrispettivo del loro cambio di casacca. Dopo il processo breve ( probabilmente incostituzionale) ora le intercettazioni telefoniche. Per la vera riforma, quella che dicono di voler fare con modifiche costituzionali, campa cavallo!
Sulla giustizia, argomento complesso e delicato, oggetto di correnti di pensiero , principi e tradizioni e culture diverse, occorre dire due o tre cose che non sono quelle che si sentono in Televisione o si scrivono in alcuni giornali. Certamente non funziona: i processi sono lunghissimi, non vi è certezza della pena, vi è un garantismo esagerato che usano i potenti ed i ricchi, che si possono permettere fior di avvocati e tutti i cavilli possibili per sfuggire alla pena, al contrario dei poveracci ed extra comunitari che, invece, riempiono le carceri. Le cause di tale disfunzione sono note ed esperti ed operatori del settore, le hanno più volte elencate in numerosi interventi e libri, tra i quali è bene ricordare quelli di Gerardo D’Ambrosio, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Nicola Gratteri, Antonio Ingroia, fior di magistrati, che il Premier si ostina a chiamare comunisti, ora anche brigatisti, ma che servono lo Stato con onore ed hanno pagato, alcuni di loro, con il sacrificio della vita. Ma, ed anche questo si sa, le riforme , per essere vere, devono incidere su rendite e privilegi di categorie e di poteri che, quando sono forti si oppongono tenacemente ed in maniera trasversale. In Italia gli avvocati sono un esercito, il triplo di quanti ce ne vorrebbero, e sono una vera e propria casta! Anche i giudici non scherzano quanto a prerogative e privilegi ma hanno cominciato a mettersi in discussione! Per questo si mena il can per l’aia e si imbrogliano le carte. Poi c’è la questione del Cavaliere che fugge dai processi che sta letteralmente distruggendo – con un’azione eversiva- i fondamenti della democrazia sulla falsariga del “muoia Sansone con tutti i filistei”. Sullo svolgimento dei processi, gli stessi magistrati, che finalmente sembrano aver capito di dover abbandonare difese corporative, hanno proposto riforme, che si fanno in poco tempo e con legge ordinaria e che incidono profondamente sulla loro durata. Modifiche riconducibili essenzialmente alla informatizzazione del processo ( notifiche con posta elettronica e trasmissioni di atti con dischetti); accorpamento di tribunali, (almeno quaranta); stabilità del collegio giudicante; rientro dei giudici distaccati ai vari Ministeri e nuovi concorsi; minori possibilità di azioni dilatorie ed attenuazione del garantismo esasperato e finalizzato a raggiungere le prescrizioni; possibilità di riformatio in peius delle sentenze. Per il processo civile il rimedio è addirittura di una estrema semplicità, come l’uovo di Colombo. Basterebbe rivolgersi direttamente ad un giudice civile, incaricato ad hoc, presentando contestualmente tutte le prove a sostegno della richiesta, che non possono modificarsii nel corso del giudizio. I giudice acquisisce gli atti ( sempre in via informatica) e ne dà notizia al convenuto, trasmettendole in copia. Il convenuto deve presentarsi all’udienza fissata con tutte le opposizioni che intende fare, senza poter chiedere o presentare future memorie. Il processo potrebbe chiudersi addirittura in una o due udienze e, se sono necessarie perizie, queste devono essere solo d’ufficio e presentate in tempi ridotti e perentori. Perché non si fa? Perché non lo vogliono gli avvocati e coloro che hanno interesse a che la giustizia non funzioni. Le riforme che si fanno, guarda caso, riguardano sempre i più deboli della scala sociale!
E veniamo al progetto di legge costituzionale presentato dal ministro Alfano. I sostenitori della riforma dicono che è uno dei cavalli di battaglia di Berlusconi fin dal 1994; che, se attuata, farebbe funzionare meglio la giustizia; che non è pensata contro i giudici ma che il loro potere è eccessivo e va ridimensionato; che la loro collocazione in potere separato ed autonomo, è stata da sempre oggetto di dibattito fin dall’Assemblea costituente; che l’azione penale non può essere lasciata al singolo magistrato; che le forze di polizia, nell’effettuazione delle indagini, non possono essere sottoposte al pubblico ministero; che le intercettazioni telefoniche limitano la privacy e vanno fortemente ridotte e controllate; che l’abolizione dell’immunità parlamentare ( fatta a furor di popolo dopo la stagione dei Mani pulite!) ha di fatto messo nelle mani dei giudici un potere illimitato verso i politici che permette loro di sostituirsi agli elettori per togliere dalla scena politica, i politici scomodi ( cioè Berlusconi!). Queste, in estrema sintesi, le ragioni di chi vuole la riforma costituzionale della giustizia nei termini proposti dal guardasigilli. Pertanto, si propone la separazione delle carriere tra pm e giudici; la limitazione dell’azione penale; il doppio CSM e la Corte di disciplina; la responsabilità civile e personale dei giudici per le sentenze emesse e per provvedimenti di custodia cautelare o di altro genere. L’attuale maggioranza ritiene che i magistrati fanno politica e vogliono mandare a casa Berlusconi, eletto dal popolo sovrano e perciò si sovrappongono agli altri due poteri dello Stato. Non si domandano mai se è colpevole o innocente e se debba essere giudicato, come tutti i cittadini,e pertanto si debba sottoporre ai processi nei quali non gli mancano le possibilità di difendersi. Cosa replicano coloro che si oppongono? Innanzitutto che quella presentata non è una riforma della giustizia ma dei magistrati; non fa abbreviare i processi neanche di un giorno; che tocca i principi costituzionali della indipendenza della magistratura e dell’equilibrio dei tre poteri ( Esecutivo, legislativo, giudiziario); che le riforme sulle regole vanno fatte a grande maggioranza e coinvolgendo le opposizioni; che il vero obbiettivo di Berlusconi e fare fumo, distogliere l’attenzione e sfuggire ai processi con leggi ad personam. Infine sostengono che non può essere Berlusconi, pluri inquisito e sotto processo per reati molto gravi a farsi paladino di una qualsivoglia riforma; che è stato proprio lui a far fallire la riforma della bicamerale presieduta da D’Alema e proprio sulla riforma della Giustizia. Non lo ritengono credibile ed affidabile. Come andrà a finire? Probabilmente la riforma non si farà. Né quella proposta dagli addetti ai lavori, con leggi semplici e ordinarie, né quella costituzionale proposta dal guardasigilli Alfano. Le cose procederanno come prima, anzi peggio di prima. I poveracci continueranno ad andare in galera, i ricchi ed i potenti a sfuggire alle leggi, Berlusconi a farsi fare leggi ad personam, finché potrà. Perché una cosa è certa: in Italia, malgrado i cartelli ed i Crocifissi affissi nelle sedi giudiziarie, la legge non è uguale per tutti!
NINO LANZETTA


Sabato 16 Aprile,2011 Ore: 16:08
 
 
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