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www.ildialogo.org LA GIUSTIZIA E’ UGUALE PER TUTTI ED ANCHE PER LUI?,di Nino Lanzetta

BERLUSCONI E LA GIUSTIZIA
LA GIUSTIZIA E’ UGUALE PER TUTTI ED ANCHE PER LUI?

di Nino Lanzetta

Un commento su un articolo dell'on. Gargani


Nell’intervento sul Corriere (di Avellino ndr) della scorsa settimana, “Processo giuridico e processo morale”, l’on Gargani - che si interessa di giustizia da una vita ed è stato anche responsabile della materia nel PDL- ha scritto che i giudici inseguono la caduta di Berlusconi per via giudiziaria fin dal 1994, di fatto sostituendosi alla politica e facendosi paladini di una giustizia etica. Il caso Ruby non si sottrae a questo teorema. I Pubblici ministeri della Procura di Milano avrebbero imbastito, volutamente, un processo morale mediatico più che giudiziario. La prova – a suo dire – sarebbe quella di aver allegato alla richiesta di autorizzazione alla perquisizione della segreteria milanese del rag. Spinelli un folto dossier di intercettazioni telefoniche sapendo che esse sarebbero finite su tutti i giornali e avrebbero dato inizio ad uno straordinario processo mediatico. Da ciò la conclusione che i giudici avrebbero, nella realtà, inteso snaturare il processo giuridico ed instaurare quello morale, perseguendo, pertanto, evidenti riflessi politici. Queste le vere intenzioni dei giudici. Naturalmente l’idea non è nuova né originale. In effetti, tutta la difesa del Cavaliere, sostiene da anni che Berlusconi è un perseguitato politico, che non ha mai commesso reati e che, lo si vuol far fuori per via giudiziaria non potendolo fare per via politica non avendo la maggioranza e avendo perso tutte le elezioni. Un teorema basato su supposizioni mai dimostrate e ipotesi date per scontate, proprio perché nessun procedimento è arrivato a conclusione naturale vuoi per le leggi ad personam fatte approvare vuoi per pastoie escogitate dai suoi avvocati difensori e legislatori insieme, vuoi dal fatto che è sempre fuggito dai processi. Il caso Ruby ne è la dimostrazione ultima e collaudata. Non sarebbe stato presentato alcun dossier in Parlamento se lo Spinelli avesse consentito la perquisizione né si può non credere che i giudici abbiano agito sulla base di fatti certi e non contestati ( la telefonata in Questura), e che se al Parlamento fosse stata inviata la richiesta di perquisizione con una “sola pagina”, - come scrive l’on Gargani- la richiesta sarebbe stata rigettata per difetto di motivazione? E se, invece delle 400 pagine ne fossero state inviate solo la metà o un terzo, sarebbero state le intercettazioni meno sconcertanti? I giudici avranno, pertanto, potuto ritenere necessario presentare al parlamento un quadro accusatorio completo, idoneo a documentare la mancanza del fumus persecutionis, unico motivo opponibile al rifiuto? L’ammettere comunque che “Berlusconi è indifendibile” non lo esime dal rilevare “… che tutto il materiale delle indagini non faccia evidenziare reati, ma sul piano morale è già tutto chiarito …..” dando per certi i presupposti della sua teoria. Un giudizio apodittico, espresso prima della celebrazione del processo, che appare contrastare con la richiesta del rito immediato, che si chiede quando si crede di avere prove inconfutabili e certe, ed al quale i suoi comportamenti e le difese interessate di legali, ministri, portavoce e portaborse lasciano facilmente intuire che s’ intende sfuggire. E’, infatti, di una gravità inaudita la restituzione della richiesta alla Procura di Milano affermando che il tribunale competente è quello dei Ministri non rientrando tale potere nelle competenze del parlamento! Resta il problema dei rapporti di Berlusconi con la giustizia. E’ un grande ed irrisolto problema che la maggioranza si ostina a non risolvere nell’unica maniera possibile in una democrazia liberale e di … civiltà giuridica: quella di far svolgere i processi, nei quali se è innocente risulterà a tutti in maniera inconfondibile e se non dovesse esserlo, sarebbe inidoneo “unfit” – come dicono da tempo all’estero- a rivestire la carica di Presidente del Consiglio il cui stile di vita è richiamato dall’art. 54 della Costituzione. Berlusconi è entrato in politica sapendo di avere e di poter avere problemi con la giustizia. Alcuni dicono che vi è entrato per questo. Ha generato, comunque un’anomalia che, prima o poi, si prevedeva che scoppiasse. Ha fatto di tutto per evitarla e per neutralizzarla: populismo, propaganda, prescrizioni brevi o brevissime, intralci nei processi, leggi ad personam, scudi e impedimenti legittimi o quasi, giornali e televisioni, - private e pubbliche – ed una larghissima schiera di politici nominati, ministri, ministresse, avvocati, giornalisti, conduttori …. Quando, poi, ai processi mediatici, lui ne è stato l’inventore, le sue televisioni ed i suoi giornali gli strumenti utilizzati in modo spregiudicato. Ha inventato il gossip, la propalazione di notizie riservate, a volte false, la pubblicazione di intercettazioni telefoniche ed il loro uso a fini di delegittimazione politica. Le intercettazioni su Fassino e D’Alema “abbiamo una banca”; il caso Boffo e del giudice Mesiano; quello del governatore Marrazzo e del sindaco Del Bono; la casa di Montecarlo di Fini. E poi i ripetuti attacchi alla Magistratura, alla Corte Costituzionale, al Presidente della Repubblica, in un crescendo foriero di pericoli e di spregiudicata violenza. Strumenti di questa strategia le sue televisioni e quelle pubbliche, i suoi video messaggi, le telefonate intimidatorie alle trasmissioni che non gli rispondono politicamente, i suoi giornali, i suoi esecutori che sono in tutti i gangli vitali dell’amministrazione pubblica i fedeli servitori che stanno in TV dalla serra alla mattina a ripetere le solite bugie che, gratta gratta finiscono per non far capire più nulla. Però si potrebbe anche avverare il proverbio che, chi di spada ferisce….
NINO LANZETTA  


Domenica 20 Febbraio,2011 Ore: 16:26
 
 
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