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www.ildialogo.org Brunetta e il sud,di Nino Lanzetta

La settimana politica.
Brunetta e il sud

di Nino Lanzetta

PER IL MINISTRO BRUNETTA LA CAMPANIA PER DECOLLARE HA BISOGNO DI VINCERE L’ILLEGALITA’ DIFFUSA CHE IL GOVERNO AL QUALE APPARTIENE E LA SUA MAGGIORANZA CONTRIBUISCONO A FAR CRESCERE: POTENZA DELL’IPOCRISIA!


L’intervento del ministro Brunetta sul Corriere della scorsa settimana, può aprire un nuovo ed utile confronto di approfondimento che potrebbe contribuire a far chiarezza su uno dei punti cardini della questione meridionale. Raccontare la realtà senza diaframmi di partito, strumentalizzazioni di parte, stucchevole propaganda, ipocrisia ed infingimenti se  non veri e propri ribaltamenti della verità e andando a ricercarne le cause e le ragioni per modificarla, è questione prioritaria e necessaria molto più della asettica descrizione, dei mali endemici, dei quali si dà sempre la colpa agli altri. Naturalmente per strategia di partito finalizzata a conquistare le istituzioni locali più che a contribuire ad una battaglia, sacrosanta   finalizzata a combattere sul serio il malaffare.
Il ministro Brunetta, del resto, a volte perfino disgustoso per certe sue reiterate “provocazioni”, che fa rimpiangere il suo passato di socialista e il valore di studioso dell’economia del lavoro, dice, però, una verità che non si può non condividere. Il problema è se queste sue affermazioni rispondono ad una valutazione che ha come conseguenza la predisposizione di rimedi necessari per vincere, finalmente, la criminalità organizzata ( Mafia, ‘ndrangheta e camorra) che limita fortemente lo sviluppo del sud, volendo stroncare veramente i rapporti tra malaffare e politica, o fa parte, invece, di quel “populismo” del quale il suo partito e il governo, del quale è un autorevole rappresentante, utilizza quasi esclusivamente come messaggio politico. Occorrerebbe, cioè, non fermarsi alle conseguenze del fenomeno ma andare all’origine ed alle cause e porvi rimedio. E la causa principale del male della Campania, oltre al clientelismo ed al trasformismo, è il rapporto fisiologico che è venuto ad instaurarsi tra la criminalità organizzata e i politici, soprattutto nel territorio. Non si può sostenere d’altra parte, come pur diceva qualche suo autorevole collega di partito e di governo, che con la mafia ci si abitua a convivere.
Che la criminalità organizzata limiti fortemente lo sviluppo del sud, crei lavoro nero, corrompa l’economia e contribuisca, perfino, ad infiacchire le coscienze, è cosa nota, e non da oggi. Cosa, invece, viene continuamente sottovalutata? E’ l’ipocrita reticenza, se non un vero e proprio ribaltamento della realtà, che insinua nei cittadini comuni che la politica, ed in particolare, il partito di maggioranza fa una lotta senza quartiere alla malavita, salvo, poi, ad invocare il garantismo senza limiti quando un suo esponente, incappa in un guaio giudiziario. Allora si richiama al principio che si è innocenti fino a sentenza definitiva, ben sapendo che i processi – soprattutto per i potenti- sono portati per le lunghe per raggiungere la prescrizione o il condono di turno.  No signor Ministro e signori politici, in politica il principio del garantismo non può valere nello stesso modo dei privati cittadini. La moglie di Cesare, e a maggior ragione Cesare, deve essere esente da qualsiasi sospetto!
In Campania, che sarebbe una regione al passo delle altre del centro nord, se non ci fosse la camorra, l’on. Cosentino, accusato di rapporti con il clan dei casalesi e per il quale il Parlamento ha respinto una richiesta di arresto, è ancora coordinatore regionale del suo partito ed è stato sottosegretario per lo sviluppo economico fino alle dimissioni imposte a furor di parlamento. Il presidente della provincia di Napoli ed alcuni sindaci dell’entroterra del suo partito hanno guai giudiziari e continuano a stare al loro posto. Non si può predicare bene e razzolare male. Se non si recide concretamente e radicalmente ogni rapporto, vero o presunto, tra la politica ed il malaffare non si esce dal pantano. Alcuni autorevoli esponenti del suo partito, ministri e sottosegretari, e lo stesso Presidente del Consiglio, hanno guai con la giustizia. Possono continuare a stare al loro posto? Può il Presidente del consiglio continuare a difendersi dai processi o non nei processi e subordinare la politica del governo alla sua immunità? La questione dell’illegalità non è stato uno delle cause della rottura tra Fini e Berlusconi?
E allora? A cosa servono le parole del Ministro se non a riprodurre ulteriori provocazioni o a fare propaganda, come ha fatto il suo partito per i rifiuti? Anche sul federalismo occorre parlarci chiaro. Se veramente vogliamo che esso non si nasconda dietro la volontà secessionista di Bossi, occorre che il governo attui un federalismo solidale e non penalizzante verso il sud e dia una mano, con comportamenti e leggi adeguati, a far cambiare la politica del territorio nella giusta direzione soprattutto non mantenendo ai posti di comando politici chiacchierati e non trasparenti. E, come è facilmente comprensibile, occorre cominciare dalla classe politica. Il vero problema è tutto lì.
NINO LANZETTA


Sabato 25 Settembre,2010 Ore: 17:55
 
 
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