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www.ildialogo.org LA REGIONE CAMPANIA PARTE IN APNEA.,di Nino Lanzetta

LA REGIONE CAMPANIA PARTE IN APNEA.

di Nino Lanzetta

TUTTO SECONDO COPIONE: NON E’ CAMBIATO PROPRIO NULLA. ALL’INSEGNA DEL PASSATO.


La nuova maggioranza non parte sotto i migliori auspici. Il Presidente, on.le Caldoro, non ha ancora preso il comando del fragile vascello che si appresta ad affrontare acque infide, che ha già cominciato  a lamentarsi e ad imprecare contro la vecchia maggioranza che avrebbe lasciato un buco di bilancio immenso che non gli permetterebbe di governare. I conti – dice – non sono in regola e non sono chiari. Vuole gli ispettori contabili che accertino la reale situazione e le responsabilità. In cassa, all’ASL n. uno di Napoli, non ci sono i soldi neanche per pagare il personale. La Giunta non è stata ancora formata e il parto si presenta  travagliato. Delle tredici regioni che sono andate al voto solo, due non hanno ancora la Giunta e Napoli rischia di non averla ancora per molto, soprattutto perché i possibili assessori, che sono stati eletti consiglieri, fanno resistenza a lasciare la carica senza garanzie, in caso di   eventuali futuri rimpasti, di riprendere il posto lasciato. E i rimpasti, da noi, sono sempre dietro l’angolo. Ci vorrebbe un’apposita legge e i primi non eletti, scalpitano per accomodarsi sugli scanni di Santa Lucia. Ma il problema più grave è che le finanze regionali sono state prosciugate, e l’aver sforato il patto di stabilità vieta qualsiasi  spesa e impedisce di ricorrere a mutui o a prestiti. Dopo il decreto anti ruspe, Caldoro ne vorrebbe un altro che gli permettesse di violare il patto e di continuare la folle politica della spesa facile di sempre che ha messo in ginocchio la Campania. Ma la Lega si oppone e la crisi di questi giorni, scoppiata con tanta virulenza, la impedisce. Si dovrebbe, invece, iniziare una fase virtuosa e porre mano al risanamento e alla riduzione della spesa pubblica, clientelare ed improduttiva, a cominciare dalla sanità e dalle opere pubbliche, legate all’equivoca gestione degli appalti e delle progettazioni; dalla gestione vergognosa e costosissima dei rifiuti, disboscando i reparti sanitari doppi e tripli, le spese folli e gli sprechi a cominciare dalle consulenze e dalla spesa per il personale imboscato da tutte le parti e spesso improduttivo. Se si volesse porre veramente mano al risanamento, unica possibilità di tirarsi fuori dal baratro nel quale stiamo precipitando, ci sarebbe da far tremare le vene ed i polsi, invece di gridare al lupo e di mettere in atto le solite furbizie, chiudendosi gli occhi nell’accapigliarsi per le poltrone più redditizie. L’Udc di de Mita , si dice che punti al controllo dei fondi destinati alle aree depresse, che gli consentirebbe di mantenere la clientela dei sindaci e degli amministratori locali. Naturalmente quei pochi  rimasti, perché il governo centrale ne ha già utilizzato molti per i motivi più disparati. In Irpinia sta lavorando a scalzare gli ultimi presidi del centro sinistra. All’Altocalore ha bocciato il bilancio in attesa di licenziare, prima Maselli e poi Fierro. Alla Comunità Montana  Terminio Cervialto ha insediato al vertice un suo fedelissimo, l’ex sindaco di Montemarano dottor Marino, e si appresta a fare altrettanto negli altri Enti rimasti  ancora in mano al centro sinistra.  Il tutto all’insegna di una vendetta da servire fredda e dell’unica legge che sembra guidare la politica irpina: quella del “Levati tu che mi ci metto io”,  che accomuna tutti i partiti e, all’interno di questi, le correnti ed i singoli “personaggi”. Allora, se la logica dei numeri, il clientelismo, la caccia al voto sono duri a morire, ben venga il federalismo, a cominciare da quello fiscale. Si dovrà cominciare a fare sul serio per non fare bancarotta e iniziare a spendere soldi propri, per la massima parte quelli che si producono nella regione. C’è poco da sperare nel fondo di solidarietà che la Lega non vuole che diventi il pozzo di San Patrizio al quale attingere con spensierata follia. I comuni, le province e la regione dovranno avere autonomia finanziaria di entrate e di uscite; le spese dovranno connaturarsi alle entrate e nessuna regione virtuosa, in futuro, sarà più disponibile ad alimentare un fondo perequativo se dovesse finanziare spese facili ed improduttive di regioni cicale. Ci dovrà essere necessariamente un coordinamento dei centri di spesa con i centri di prelievo. Il regime transitorio sarà appena di cinque anni e la Lega vuole cominciare da subito. Sarà anche previsto un sistema premiante per quelle regioni che saranno in grado di assicurare elevati servizi a basso livello di pressione fiscale. Sarà mai il caso della Campania? Allora, perché non cominciare da subito invece di continuare a fare propaganda anche dopo che le elezioni sono alle spalle? Ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare. E “Il mare non bagna Napoli”, come ci ricorda un fortunato libro della scrittrice Anna Maria Ortese di tanti anni fa. Il tempo sembra essersi fermato!     
NINO LANZETTA  


Domenica 09 Maggio,2010 Ore: 08:36
 
 
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