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www.ildialogo.org NAPOLITUDINE,di NINO LANZETTA

NAPOLITUDINE

di NINO LANZETTA

Riflessioni fuori dalle righe ufficiali sulla caduta del PULMANN dal viadotto di MONTEFORTE: Dalla Napoletanità di Raffaele La Capria alla Plebe di Giorgio Bocca!


La tragica morte di 38 persone, precipitate dal viadotto di Monteforte dopo un volo di oltre trenta metri, su un vecchio pullman impazzito per il cedimento strutturale che il guard rail non aveva contenuto, spingono a qualche riflessione un po’ fuori dalle righe. I commenti sull’inefficienza del Sud, a volte sprezzanti, razzisti e perfino stupidi, come quelli comparsi su Facebook, che se hanno sostituito i vecchi stereotipi del pino nelle vecchie cartoline, della pizza e del mandolino, connotano un’Italia pressappochista, banale, che non va mai a fondo dei problemi, dei disastri e del perché in Italia le cose continuino ad accadere sempre nel medesimo modo. Per molto settentrionale Napoli ( è questo è purtroppo vero!) è il paese simbolo dell’illegalità diffusa, della camorra, del contrabbando, dei mille mestieri e dell’arte di arrangiarsi, di un malessere sociale collettivo atavico, che trova sfogo nel calcio, nella canzone, o, più semplicemente nell’adattarsi a vivere una civiltà dei consumi nel contesto proprio del territorio e delle proprie risorse. La “napolitudine” è una caratteristica tipica del napoletano medio. E’ la “napoletanità” intesa come nostalgia, amore per la propria città, folclore, cultura, modo di essere, arte dell’arrangiarsi, e di sopravvivere: una grande recita collettiva – come scrive Raffaele La capria - di chi si è accorto di non poter vivere diversamente in armonia con la natura sapendogli che essa gli è necessaria come l’aria? O è la “plebe” descritta da Giorgio Bocca, l’emarginazione sociale, la miseria dei vicoli, la disoccupazione, il degrado del tessuto urbano, l’indifferenza, l’abitudine a convivere con una diffusa illegalità, la camorra, a subire una politica autoreferenziale, inetta ed a volte perfino criminale? In un articolo su Repubblica del 2.11.2006, scriveva che Napoli “ … ha due cose: la plebe e la metropoli antica come Alessandria, Calcutta, Bombay dove un numero sterminato di persone sopravvivono prima di vivere, dove ogni giorno folli enormi si mettono in moto cercando la sopravvivenza senza sapere bene dove trovarla.” Anche, aggiungiamo noi, inventandosi un mestiere, cercando di “fare impresa” con i mezzi a disposizione e nel contesto nel quale si ritrovano a vivere, magari rimettendoci la vita come il povero autista, titolare di se stesso.

Sono due aspetti della medesima medaglia, due prospettive che si intrecciano e si completano a vicenda. Pochi si soffermano sul destino infame che continua ad accanirsi sulle popolazioni napoletane che da secoli hanno subito dominazioni, ieri, straniere, oggi, di casa nostra. Da secoli Napoli è affamata di lavoro, di fabbriche, di stabilimenti che non vi sono e, quei pochi che ci sono, chiudono! E l beni culturali e le bellezze naturali dei luoghi e dei paesaggi - che potrebbero sviluppare un turismo in grado di produrre enorme ricchezza per tutti- sono fatti oggetto di scempio e distrutte da una classe politica inetta, incapace, collusa con la camorra, in nome di una presunta real politik o, peggio, di una emergenza che essa stessa perpetua per squallidi fini di sopravvivenza. Cosa la differenzia dalla camorra, prendi sulla gestione della spazzatura, se non che essa deroga alla legge con atti scritti e pubblici, mentre la camorra lo fa a voce? Cosa dovrebbero fare gli incolpevoli abitanti del triangolo della morte ( Acerra, Nola, Marigliano) e ei tanti altri paesi limitrofi, se non continuare a morire di cancro? Dove erano De Mita, Bassolino, Mastella quando centinaia di tir riempivano le campagne di migliaia di tonnellate di rifiuti inquinanti e tossici? Dove sono ora i Caldoro, i Cesaro i Cosentino i Nitto Palma?Cos’altro dovrebbero fare i cittadini se la vita umana ha un costo così basso, se non arrangiarsi e sopravvivere finché si può, magari in un vecchio autobus, spensierati e felici, ignorando che la fine sta dietro l’angolo: nel proprio giardino contaminato o nel fondovalle di Monteforte? In Campania l’unica fabbrica in Italia di autobus è stata chiusa con il silenzio assordante delle Istituzioni pubbliche nazionali e di casa nostra, mentre tantissimi servitori zelanti di un ricchissimo satrapo, pregiudicato, si affrettano a chiedere la grazia presidenziale per farlo continuare a fare politica, per non sostituirlo subito con sua figlia perché l’andazzo continui!

NINO LANZETTA




Lunedì 05 Agosto,2013 Ore: 19:36
 
 
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