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Cervinara (AV), 12 marzo incontro/dibattito
L’esperienza del movimento operaio in Italia: ieri e oggi

  COMUNICATO STAMPA

Negli ultimi trent’anni le disuguaglianze sociali sono tornate a crescere in tutti i cosiddetti paesi sviluppati. Questo è avvenuto a causa della diminuzione delle quote dei redditi da lavoro sul totale della ricchezza prodotta. Quota che è andata a favore di profitti e rendite. In sostanza i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri.

Sono cresciute in maniere stratosferica le speculazioni finanziare. Si è arrivati al punto che il mercato dei prodotti derivati (scommesse sul prezzo futuro di altri titoli) supera di 15 volte il PIL mondiale. Diversi paesi sono diventati “paradisi fiscali”, cioè luoghi in cui le tasse su profitti e rendite sono bassissime o nulle. Si calcola che il 25% della ricchezza mondiale annua finisca in questi paesi, sottratta alla possibilità di essere ridistribuita.

In Italia la crescita della disuguaglianza è stata più forte che altrove. Secondo l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) la disuguaglianza tra ricchi e poveri è in crescita rispetto alla metà degli anni ’80, del 33%. Se si guarda ai patrimoni, si scopre che quasi la metà della ricchezza totale (il 42%) è detenuta dal 10% della popolazione.

L’esplosione della crisi economica mondiale è dovuta al fatto che, per poter vendere le merci prodotte, invece di ridistribuire la ricchezza aumentando salari e diritti sociali, si è optato per l’indebitamento dei cittadini, per poter comprare in questo modo beni di prima necessità, come la casa, che altrimenti non avrebbero potuto acquistare. Questa è la storia dei mutui sub-prime. Ma il sistema è saltato!

La crisi è dunque l’esito delle politiche che hanno prevalso negli ultimi trent’anni: che hanno precarizzato e impoverito i lavoratori e ridotto lo stato sociale, cioè l’acceso a beni essenziali come la salute, la casa, la pensione, l’istruzione. Le teorie per cui questi beni andavano privatizzati, perché il mercato avrebbe fatto meglio, ha avuto esiti devastanti.

L’attacco senza precedenti al mondo del lavoro, è il vero volto del nano-capitalismo italiano, reazionario e incapace d’investire in innovazione e nuove tecnologie. Il modello Marchionne rappresenta il capitale che richiede piena libertà di manovra, totale potere sull’uso della forza- lavoro in fabbrica, praticando rappresaglie e licenziamenti politici.

È il momento di riprendere una riflessione sulle condizioni del movimento operaio italiano. Si parla, oggi, di proletariato come se non esistesse più, sembra una parola che appartiene a un passato lontano che mai esisterà più. Fortunatamente, non ci siamo mai fermati a pensare come mai in questo periodo, nonostante sia passato un secolo di lotte, si parla ancora di condizioni lavorative disumane, diritti non riconosciuti, lavoro nero, morti bianche e bassi salari. La FIOM ha svolto un ruolo determinate in questo risveglio della soggettività antagonista e di classe, che ha impresso una scossa all’intero movimento dei lavoratori, dimostrando che le lotte sono possibili, che si può resistere all’arroganza padronale, e persino tornare a vincere. Anche il sindacalismo extraconfederale ha offerto un significato contributo all’organizzazione del conflitto, in particolare nei settori della scuola, dei servizi e del pubblico impiego. Queste lotte hanno contribuito a riaprire la questione operaia, oggi più urgente che mai. Il recupero di una pratica di lotta operaia è stata di per sé una vittoria, oltre che una prima e importante risposta al bisogno di protagonismo e autonomia delle masse lavoratrici. La politica della concertazione ha dimostrato che non è in grado di difendere i lavoratori. Per questo si presuppone un sindacato che si basi sul conflitto, autonomo dai governi e che si legittimi esclusivamente attraverso il rapporto democratico con i lavoratori. La ripresa del conflitto e l’attacco sistematico operato dai padroni e dal governo contro i diritti sindacali hanno riproposto - demolendo la tesi della fine del lavoro, accolta anche a sinistra - la persistente centralità della contraddizione capitale-lavoro, dunque la funzione ancor oggi decisiva delle lotte operaie e dei lavoratori ai fini di un efficace movimento di trasformazione dell’ordine sociale esistente.

L’incontro cercherà, come ha chiesto anche il Segretario nazionale Landini, di dare una risposta politica al mondo del lavoro e affermare chi vuole veramente rappresentare le istanze dei lavoratori e delle lavoratrici.

Sappiamo bene che il ruolo del sindacato è autonomo dalla politica e dai partiti. In questa fase la politica deve assumersi le proprie responsabilità e per noi comunisti (che dichiariamo che il mondo del lavoro è il nostro insediamento naturale) è arrivato il momento di raccoglie le istanze e immaginare assieme ai lavoratori, le risposte pertinenti. Come scriveva Edoardo Sanguineti: “Recuperare la coscienza di una classe del proletariato di oggi, è essenziale. E importante riaffermare l’esistenza del proletariato.

A questo appuntamento saranno presenti, oltre al mondo sindacale (FIOM, USB) e politico di classe (PRC, Federazione della Sinistra), il PdCi Irpino, con la segreteria provinciale, con cui nelle prossime settimane e mesi ci apprestiamo ad avviare un processo nuovo di “ricostruzione” del Partito Comunista, che avrà un suo primo passaggio congressuale entro l'estate.

L’incontro/dibattito si incardina, anche con le manifestazioni a difesa della Costituzione convocate per il 12 marzo. La Costituzione repubblicana è la più rilevante lascito della lotta antifascista in Italia. Essa si fonda su un’altissima mediazione tra culture politiche e sociali e rappresenta quindi la norma fondamentale per il vivere civile, purtroppo spesso fatta oggetto di tentativi di manipolazione, atti a snaturarne il ruolo.

La Costituzione, oltre ad essere un testo normativo è la Carta dei valori fondamentali: il diritto al lavoro; il ripudio alla guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; il diritto d’asilo nel territorio della Repubblica a tutti coloro che nel Paese d’origine viene negato l’effettivo esercizio delle libertà democratiche; i diritti inviolabili dell’uomo e lo sviluppo della cultura, la ricerca scientifica e tecnica.

L’esperienza del movimento operaio in Italia: ieri e oggi

Incontro-dibattito
sabato 12 marzo ore 17.30
Aula Consiliare “A.Sacco”
via Dei Monti
Cervinara - Avellino

Presiede
Luca SERVODIO

Intervengono
Annalisa FAMOSO, segreteria provinciale USB di Avellino
Sergio SCARPA, segretario provinciale FIOM di Avellino

Conclude
Alexander HÖBEL, studioso del movimento operaio e comunista, comitato scientifico dell’Associazione MARX XXI 

Alexander Höbel (Napoli, 1970) è dottore di ricerca in Storia presso l’Università «Federico II» di Napoli. Da alcuni anni si occupa di storia del movimento operaio e comunista. Ha pubblicato vari saggi sulla storia del PCI e ha partecipato a volumi collettanei sull’antifascismo popolare e su Luciano Lama. Ha curato il volume Il PCI e il 1956 (Napoli, La Città del Sole, 2006), ed è autore con Gianpaolo Iannicelli de La strage del treno 904. Un contributo delle scienze sociali (Napoli, Ipermedium, 2006). È stato borsista della Scuola superiore di storia contemporanea dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. Collabora con la Fondazione Istituto Gramsci. Attualmente è borsista della Fondazione Luigi Longo.

Ultimo libro: Il PCI di Luigi Longo (1964-1969), prefazione di Francesco Barbagallo, ESI, Napoli 2010



Lunedě 07 Marzo,2011 Ore: 20:42
 
 
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