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www.ildialogo.org I BUONI FRUTTI DELL’ECUMENISMO.,di Maria Teresa D’antea

I BUONI FRUTTI DELL’ECUMENISMO.

di Maria Teresa D’antea

Mi sembra cosa opportuna riflettere sui buoni frutti prodotti in questi ultimi tempi dall’ecumenismo. Questo movimento universale, formato da laici e da religiosi ed oggi anche da tanti organismi nazionali e internazionali, non è tuttavia molto conosciuto dalla maggioranza dei fedeli, che a volte ignorano anche cosa voglia dire. La parola ecumenismo è in realtà un po’ antipatica perché sembra appartenere agli intellettualoidi di molte chiacchiere e poca sostanza. A volte la scartiamo a priori perché appare troppo difficile per le nostre conoscenze. Ma non è affatto così. Basta ricordarsi che deriva da una parola greca col significato di mondo. E’ stata coniata perché forse non se ne è trovata una migliore, come spesso succede con le parole. In ambito religioso ecumenismo significa volontà di riunire tutte le religioni cristiane che nei secoli si sono divise, separate e parcellizzate. Tutte hanno predicato lo stesso vangelo, ma si son fatte feroce guerra tra loro. Oggi riconoscono, sia pure con molte resistenze da parte di certo clero e certi laici, di avere sbagliato. Ammettono cioè di aver fatto scempio del ricco granaio della comune Parola con l’irrazionale tecnica delle galline che, poste davanti a un mucchio di grano, vi saltano sopra e con le zampe unghiute lo sparpagliano tutto. Ad essere sparpagliate e devastate però sono state le stesse membra di Cristo, non comuni cereali.
Dopo il concilio Vaticano II, l’ecumenismo, sia pure con ritardo, ha molto allargato i suoi orizzonti:  oltre a includere la riconciliazione delle Chiese protestanti e di quelle ortodosse con la Chiesa di Roma, ha messo tra i suoi obiettivi anche il dialogo con ebrei e musulmani. Questo perché non accada più che l’umanità sia dilaniata da guerre combattute in nome di Dio. Certo sarà dura abbattere tutti i pregiudizi che i popoli hanno interiorizzato durante secoli di cattiva dottrina e pessimo esempio, ma imparare ad amarci come Lui ci ha amato e ci ama è la palestra da frequentare attualmente. Se sarà troppo difficile amare, cominciamo almeno con l’allenarci a non odiare. E cominceremo ad essere tutti ecumenici, perché il messaggio di Cristo è rivolto a tutte le genti della Terra, non a delle cricche privilegiate. E’ messaggio universale, cioè ecumenico, non stravolgiamolo riducendolo a meschini interessi di bottega. Soprattutto ricordiamoci di pregare per il movimento ecumenico, essendo la preghiera, rivolta all’unico Padre di tutti, la forma più semplice ed efficace di ecumenismo.
Tra i tanti buoni frutti che si cominciano a raccogliere con proposte e programmi di pace, grazie soprattutto a papa Francesco e agli illuminati interlocutori di altre chiese, il più recente è il documento firmato dalla CEI e dalla Chiesa luterana e pubblicato il 31 ottobre scorso a conclusione dell’anno di celebrazioni per il quinto centenario della Riforma protestante. Il documento è intitolato “Riconciliarsi per annunciare il vangelo”. Per non vergognarci più di essere cristiani solo a parole, impariamo la riconciliazione a tutti i livelli, dai rapporti familiari a quelli di lavoro fino alle buone relazioni tra fratelli di fede, qualunque essa sia.
E’ confortante inoltre la notizia che il 26 ottobre a  Strasburgo c’è stata una significativa cerimonia in cui fratelli di diverse confessioni, cioè ebrei, cattolici e musulmani, hanno voluto ringraziare il fiorentino Guido Bellatti Ceccoli, scomparso da poco, per il suo assiduo impegno presso il Consiglio d’Europa e in molti altri luoghi istituzionali e non a favore di un dialogo costruttivo tra le religioni, soprattutto per una migliore conoscenza reciproca, secondo quel valore dell’amicizia tanto sostenuto da Francesco per essere l’elemento fondante  della predicazione di Gesù: amatevi come io vi ho amato.
Maria Teresa D’antea   



Sabato 11 Novembre,2017 Ore: 13:12
 
 
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