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www.ildialogo.org MATRIMONIO ED ECUMENISMO,di Maria Teresa D’Antea

MATRIMONIO ED ECUMENISMO

di Maria Teresa D’Antea

Da sei anni la Conferenza Episcopale Toscana organizza corsi estivi di ecumenismo
presso la struttura Pastor Angelicus di Chiusi di La Verna. Si tratta di corsi costituiti da un ciclo di tre anni ciascuno, in cui il primo anno si apprendono le nozioni di base, il secondo si studia la tradizione delle Chiese ortodosse, il terzo si affronta il mondo protestante. I corsi sono indirizzati ai membri delle commissioni diocesane per l’ecumenismo, agli studenti degli istituti di scienze religiose, agli operatori caritas e pastorale migrantes, ai catechisti, agli insegnanti di religione (cui si rilascia un attestato) e a chiunque sia interessato a praticare l’ecumenismo nella vita cristiana. Inoltre possono essere frequentati anche come proseguimento delle scuole diocesane di teologia. Svoltisi dal 10 al 16 luglio, i corsi hanno previsto, da qualche anno, tre giorni di preparazione di base e tre di approfondimento, che quest’anno ha avuto come tema il matrimonio nelle confessioni cattolica ortodossa e protestante. L’affluenza di iscritti ha registrato un consistente balzo numerico, con la presenza di molti giovani, vuoi per l’estate soffocante che spingeva verso luoghi in quota, vuoi per una più capillare pubblicità dell’evento reso noto da riviste e periodici cristiani, vuoi anche per il tema stesso del matrimonio avviato ormai verso una preoccupante dissoluzione alla quale i più responsabili cercano di fare argine.
Già nel giugno 1997 la CET, a cura della Segreteria Generale, pubblica sul n. 5 del suo notiziario un testo in cui si traccia un parallelo tra matrimonio cattolico valdese o metodista. In esso il tema dei matrimoni misti è affrontato come primo passo per avviare un dialogo sui problemi comuni della Chiesa cattolica e di quelle protestanti. La base di partenza di questo documento è la creazione dell’uomo e della donna nel Genesi, base comune a tutte le religioni cristiane, che fa scrivere ai relatori: “l’uomo e la donna sono tanto simili da rendere possibile una comunione reale e profonda, e tanto diversi perché, nell’incontro, si arricchiscano l’un l’altro senza perdersi l’uno nell’altro”.
Nel corso de La Verna il confronto si è allargato, essendo avvenuto tra evangelici, cattolici e ortodossi.
La Chiesa evangelica nel lontano 1971 redasse un documento, approvato dal Sinodo valdese, in cui si definisce sobriamente il matrimonio come fatto sociale regolato dalle norme della società civile, ma per i credenti in Cristo “esso assume un significato particolare nella comunione di vita che i coniugi son chiamati a realizzare”. In altre parole per questi fratelli non esiste un “matrimonio cristiano”, ma un modo cristiano di vivere il matrimonio. Il rapporto uomo-donna dal 1971 ad oggi è tuttavia radicalmente cambiato, essendo venuti meno i rigidi ruoli del marito fuori delle mura domestiche e la moglie dentro. Oggi l’inserimento di entrambi i coniugi nella vita sociale ha come conseguenza che uomo e donna, nei rispettivi ambiti professionali, intreccino relazioni molteplici, spesso con pregiudizio della fedeltà, anche se sul piano astratto gioire del reciproco inserimento nel sociale dovrebbe costituire la base etica della fedeltà coniugale. Il documento evangelico del ’71 contempla il divorzio, riconoscendo alla società civile il diritto di legiferare sul divorzio stesso e contemplando per la chiesa evangelica la possibilità di nuove nozze per i divorziati. Le chiese evangeliche inoltre non interferiscono sulla procreazione, né sui metodi anticoncezionali.
Il punto di vista cattolico, pur partendo dalla comune base scritturale del Genesi (diversità e reciprocità della donna e dell’uomo) è completamente diverso da quello delle Chiese riformate, in quanto per i cattolici, così come per gli ortodossi, il matrimonio è anzitutto “sacramento”. Per la Chiesa cattolica il matrimonio non appartiene solo all’ordine naturale della creazione, ma anche a quello della redenzione operata da Cristo e il suo fondamento sacramentale è il battesimo. Due battezzati credenti stipulano quindi tra loro una “alleanza” nel quadro dell’Alleanza più antica, per questo la loro unione è indissolubile. Essi sono i ministri e il sacerdote li benedice perché diventino piccola chiesa domestica nel seno della Chiesa di Cristo. Come scrive D. Bonhoeffer dal carcere nel 1943 in occasione delle nozze di una coppia di amici: “Non è il vostro amore a sostenere il matrimonio, ma d’ora innanzi è il matrimonio a sostenere il vostro amore” (da “Resistenza e Resa”, edizioni paoline).
Anche per l’Ortodossia il matrimonio è sacramento che ha come fine non la procreazione e la disciplina della passione ma l’amore coniugale ed è indissolubile per sua natura e per comandamento. Tuttavia la Chiesa ortodossa prevede la possibilità di scioglimento del vincolo matrimoniale da parte dell’autorità episcopale in casi rari e motivati, in quanto interpreta l’indissolubilità in senso pedagogico e non dogmatico.
Il corso di base è stato tenuto dai docenti prof. Ermanno Genre della facoltà valdese di teologia di Roma e da padre Alfio Filippi del centro editoriale dehoniano di Bologna, mentre il corso di approfondimento sul matrimonio ha avuto come docenti padre Valerio Mauro della facoltà teologica di Firenze, il prof. Ermanno Genre e don Basilio Petrà del Pontificio istituto orientale, i quali si sono avvicendati in lezioni frontali, lavori di gruppo, assemblee e incontri con membri delle Chiese cristiane presenti in Toscana.
Da questo succinto resoconto dei lavori di La Verna appare evidente come, sulla base delle Sacre Scritture e della imprescindibile centralità di Cristo, i fratelli di tutte le confessioni cristiane possano intraprendere un cammino ecumenico fin dall’interno di quella piccola chiesa domestica che è la famiglia.
Maria Teresa D’Antea



Lunedì 18 Settembre,2017 Ore: 11:55
 
 
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