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www.ildialogo.org COME INTENDERE OGGI GESÙ DI NAZARETH?,A CAURA DI CARLO CASTELLLINI

COME INTENDERE OGGI GESÙ DI NAZARETH?

A CAURA DI CARLO CASTELLLINI

NON VA INTESO COME L'INCARNAZIONE DI UNA DIVINITÀ TEISTICA. QUESTA LA SECONDA DELLE 12 TESI APPESE ALLA PORTA DELLA CAPPELLA DEL MANSFIELD COLLEGE DELL'UNIVERSITÀ DI OXFORD. QUESTE LE RIFLESSIONI DI JOHN SHELBY SPONG. ( A CAURA DI CARLO CASTELLLINI ).
SOTTOTITOLO.
“..........perchè ogni spiegazione è legata al tempo, deformata dal tempo, perchè umana creazione. La fede in Gesù come incarnazione di Dio o come la seconda persona della Tinità, è nata da un'esperienza umana.....”.
TESI SECONDA DI JOHN SHELBY SPONG.
Dal momento che Dio non può essere concepito in termini teistici, non ha senso cercare d'intendere Gesù di Nazareth come “ l'incarnazione di una divinità teistica”. I concetti tradizionali della cristologia sono, pertanto, finiti in bancarotta.
IL TESTO DELL'ARGOMENTAZIONE.
Il cristianesimo è nato da una esperienza di Dio associata alla vita di un ebreo, del primo secolo chiamato GESÙ DI NAZARETH. Quali siano state le dimensioni precise di quella esperienza è difficile da scrivere. I Vangeli sono stati scritti tra 40 e 70 anni dopo la condanna a morte di quest'uomo, cosicché non sappiamo come articolarono realmente tale esperienza quelli che furono i suoi primi discepoli nella prima generazione della storia cristiana.
La maggior parte di questi era morta prima che si scrivessero i Vangeli. Per quanto possiamo sapere, i primi discepoli erano convinti che tutto ciò che avevano sempre pensato di Dio, lo avevano sentito presente nella vita di Gesù. Questo è stato il nucleo del messaggio ed è così che è iniziato il cristianesimo.
Pare che al principio i seguaci di Gesù si limitassero a proclamare il nucleo della propria esperienza:”Dio era in Cristo”. Questo è tutto ciò che l'apostolo Paolo dice all'inizio della sua vita cristiana (2 Cor 5, 19). Si accontentava semplicemente di proclamare al sua esperienza, non aveva necessità di spiegarla. Credeva di aver visto in Gesù, in qualche modo, la presenza della santità. Così, scrivendo ai Corinzi, intorno all'anno 54, disse semplicemente “Dio era in Cristo”.
Dopo, tuttavia, intorno al 56 0 58, quando scriveva ai romani, (una comunità di cristiani in cui non era stato e per la quale era uno sconosciuto), Paolo sentì la necessità di spiegare che ciò che intendeva quando affermava di avere incontrato Dio nella vita di Gesù. Così, nella Lettera ai Romani, suggerì che nella risurrezione Dio avesse elevato l'umano Gesù fino a renderlo Dio (Rm, 1, 1-4).
Secondo gli schemi successivi, si trattava di una strana spiegazione. Con il tempo sarebbe diventata un'eresia, l'adozionismo, ma fin qui era arrivato il pensiero sulla natura divina di Gesù nella metà e alla fine degli anni cinquanta del I secolo.
Il problema era quello già indicato. La mente umana pareva concepire Dio solo in termini teistici. Il teismo è una concezione cui si giunge magnificando le qualità umane. Dio era un essere esterno con un potere soprannaturale. Se questa era la definizione vigente di Dio, allora la questione era: com'era entrato questo Dio esterno nella vita di Gesù, perchè le persone sperimentassero in essa la sua presenza?
Questa era la domanda cui sentivano di poter rispondere e le risposte, nella misura in cui venivano sviluppate, cominciarono, nel corso degli anni, a configurae il cristianesimo in modi nuovi.
Con il Vangelo di MARCO, il primo ad essere scritto, intorno all'anno 72, venne introdotta nelle menti dei seguaci di Gesù una nuova spiegazione del legame tra lui e Dio. Nel primo capitolo, Gesù, adulto e pienamente umano, è condotto al fiume Giordano perchè lo battezzi un uomo chiamato Giovanni Battista.
Nel suo racconto del battesimo, Marco dice che i cieli – il regno di Dio – si aprirono. Si concepiva all'epoca un l'universo, come una superficie coperta da una cupola gigantesca. Il cielo era il tetto che separava Dio da quello degli umani; il tetto della terra era il suolo del cielo. Così apparve nel tetto un buco e il Dio che viveva lassù semplicemente effuse lo Spirito Santo sull'umano Gesù.
Questo è il significato del battesimo di Gesù, per come lo registra Marco.
Non era uno spirito di passaggio, ma sarebbe dovuto rimanere in lui per sempre, uno spirito che, in ultima istanza, ridefiniva la sua umanità.
Marco dice che, in quel momento, la voce di Dio, proclamò dal cielo che Gesù era suo figlio, il figlio in cui si era compiaciuto. Lo studio delle Scritture rivela che le parole pronunciate da Dio, in quest'occasione, nel vangelo di Marco, non erano originali. Si trovavano nel Salterio (Sal, 2, 7) e nel libro di Isaia (Is, 42, 1). Tuttavia, ora significavano che lo spirito era stato inviato per abitare in Gesù e veramente, nell'esperienza dei discepoli, questo spirito lo aveva talmente segnato da renderlo diverso. Si cominciò a pensare a lui come a un essere umano pieno di Dio. A questo stadio si trovava la comprensione cristiana di Gesù negli anni Settanta del I secolo.
Questo processo é andato avanti nella nona e nella decima decade, quando sono stati scritti i vangeli che chiamiamo di MATTEO, (intorno all'anno 85) e di LUCA (89-93). In questi due vangeli si pensa a Gesù non solo come a un essere umano permeato da Dio, ma come a una presenza di Dio nella sua forma umana. Il momento in cui si dice che il Dio teistico è unito a Gesù è andato spostandosi all'indietro dalla risurrezione, che è quando Dio adotta Gesù, secondo Paolo, al battesimo, che è quando Dio entra in Gesù secondo Marco, fino ad arrivare al concepimento, che è quando Dio agisce come fattore maschile che dà la vita a Gesù secondo Matteo e Luca. E' stato allora che la tradizione della nascita verginale si è incorporata nel racconto cristiano. Un 'aggiunta della metà o della fine della nona decade a questo rascconto di fede che si stava sviluppando. Nel pensiero cristiano si è passati a pensare allo Spirito Santo come al padre biologico di Gesù. La sua umanità era ormai permanentemente compromessa. Non si può avere per padre lo Spirito Santo e continuare ad essere pienamente umani!.
Per quanto importante fosse tale cambiamento, non sarebbe stato tuttavia il punto di arrivo di questo sviluppo cristologico. Quando si completò il quarto vangelo, verso la fine degli anni Novanta dell'ea cristiana (95-100), si disse che Gesù era già parte di Dio; era il Verbo di Dio che era con Dio dal principio della creazione. La Parola di Dio “si fece carne” nella persona di Gesù. Giovanni stava affermando che il Dio teista che è nell'alto dei cieli aveva assunto forma umana in Gesù e che in lui Dio abitava tra noi. Gesù era omai completamente inteso come l'incarnazione del Dio che abita nell'alto dei cieli. Si erano così poste le basi tanto della dottrina dell'Incarnazione quanto di quella dell Santissima Trinità. Il Credo di Nicea e le dottrine e i dogmi successivi avrebbero preteso di definire Dio. Successivamente, questa interpretazione ortodossa sarebbe stata imposta bruciando sul rogo i dissenzienti. Tuttavia, se l'idea di un Dio nell'alto dei cieli è finita in bancarotta, come penso sia avvenuto, lo è ugualmente di conseguenza, l'idea che questo Dio teistico si sia incarnato nel Gesù umano. Ciò significa che la principale spiegazione di Gesù nel Credo, sviluppata nel corso dei secoli, non può più essere applicata oggi. Ciò significa che l'esperienza che tale spiegazione intendeva esprimere non è reale né valida? Non credo, ma significa , questo sì, che bisogna cercare nuove parole che la spieghino. Le antiche non funzionano più. Ogni spiegazione è una creazione umana. Come tale , ogni spiegazione, è legata al tempo e deformata dal tempo. Pertanto, nessuna spiegazione è eterna. Tuttavia, un'esperienza che non si spiega non può passare dagli uni agli altri. Ma un'esperienza che si trasmette non è più la stessa originale. Le spiegazioni rimandano ad una verità atemporale, ma non possono catturarla. Allora qual è questa verità eterna, atemporale, riguardo a Gesù, cui rimandano, in maniera tanto imperfetta, le nostre venerate parole teologiche? Cosa c'è stato intorno a Gesù da far sì che la gente avesse incontrato Dio in lui? Questo è quanto la ricerca della verità ci chiama oggi a scoprire. La fede in Gesù come incarnazione di Dio, o come la seconda persona della Trinità, è nata da un'espeienza umana. Qual è stata questa esperienza? Non sono state storie su un potere miracoloso di Gesù a riunire la gente intorno a lui. Questo è venuto molto dopo l'affemazione che “Dio era in Cristo”. La convinzione che Gesù era l'incarnazione di Dio non nasce dai racconti del suo potere miracoloso. Non possiamo trovare alcuna prova che associ Gesù ai miracoli fino all'ottava decade dell'era cristiana. L'affermazione che in Gesù era presente Dio precede di vari decenni quella sulla sua condizione di operatore di miracoli. L'esperienza di un incontro con Dio in lui non è neppure legata all'affermazione relativa
a una nascita verginale miracolosa. Tale idea è stata aggiunta al racconto cristiano nella nona decade. E nemmeno è vincolata a una interpretazione della resurrezione come “il risuscitare” un corpo morto per restituirlo alla vita di questo mondo. Un'idea, che Luca in particolare ha portato al cristianesimo nella decima decade. L'esperienza di un incontro con Dio precede tutti questi aspetti dello sviluppo della tradizione cristiana. L'esperienza di un incontro con Dio in Gesù dev'essere stato qualcosa di originale e di trasformante. Permettetemi di sostenere come tale esperienza abbia a che vedere con le qualità dell'umanità di Gesù, con la totalità della della sua vita, con il potere del suo amore di rompere le catene e con la sua capacità di essere se stesso, in ogni circostanza, nel modo più profondo e più autentico. Forse le persone hano visto e sperimentato nella sua vita “la fonte della Vita”, nel suo amore “la fonte dell'Amore” e nel suo essere “Il fondamento dell'Essere”. Forse hanno sentito in lui e da lui la chiamata a vivere in pienezza, ad amare generosamente e a essre tutto tutto ciò che ciascuno poteva essere. Forse con questa esperienza sono arrivati a capire che si erano incontrati con la santità nelle dimensioni dell'umano. Forse il problema delle spiegazioni teologiche non è nell'esperienza che hanno cercato di trasmettere, ma nei concetti che hanno determinato le parole usate nelle spiegazioni di questa nuova realtà. Forse l'esperienza è reale e, una volta respinte le spiegazioni antiquate e irrilevanti, la realtà di tale esperienza può essere proposta ancora una volta. Che realtà è stata quella che ha portato i seguaci di Gesù a sviluppare dottrine come quelle dell'Incarnazione e della Trinità? Come descrivere oggi tale realtà?
Possiamo ancora pensare Gesù oggi come essere divino senza intenderlo come incarnazione di una divintà soprannaturale che vive oltre il cielo?
Quando è stata formulata la dottrina dell'Incarnazione , la gente pensava in termini dualistici. Il divino e l'umano si opponevano. Ma supponiamo che il divino e l'umano non siano due regni separati, ma una sola realtà continua. Forse il cammino verso la pienezza e anche verso il divino consiste nel farsi profondamente e pienamente umani. Forse l'impulso biologico verso la sopravvivenza non è il valore supremo per gli umani; forse questo valore supremo consiste piuttosto nel trascendere la necessità di sopravvivere e nell'essere capaci di donare se stessi nell'amore per gli altri. Forse quando oltrepassereo i limiti della nostra sicurezza tribale, di genere, di orientamento sessuale, di razza, di credo o di status, sperimenteremo un'umanità non legata all'istinto di sopravvivenza. Forse s'incontra Dio nella libertà di permettere e, in realtà, di accettare, la responsabilità di aiutare gli altri, a essere ciò che ciascuno è stato creato per essere, senza imporre loro le nostre idee. Forse è questo che Paolo cercava di dire quando scrisse che “Dio era in Cristo”, riconciliando il mondo con Dio e con l'unità di Dio”. Interpretata letteralmente l'Incarnazione non ha senso in un mondo il cuii pensiero non è più dualistico. Ma è infinitamente significativa quando la si vede non come una spiegazione ma come una esperienza. Possiamo recuperare questo concetto cristiano per il XXI secolo? Penso di sì.
P.S. Per quanto concerne la nascita di alcuni dogmi e le parole usate per la loro formulazione fuori o dentro i documenti ufficiali dei concili della Chiesa, sono certo che teologi e biblisti come CARLO MOLARI, VITO MANCUSO, E ALBERTO MAGGI, PAOLO FARINELLA, sono in grado per la loro grande competenza di aiutarci a capire di più per avvicinarci con maggiore umiltà e modestia la Mistero di Gesù di Nazareth.
Cerchiamo anche di leggere quanto ha già scritto CARLO MOLARI, sul numero 3 di ROCCA del 1 febbraio 2017, a riguardo del CAMMINO DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE, dove riflette e cerca di completare le intuizioni giuste e feconde di PADRE ROGER LENAERS, così come vengono presentate nel suo libro IL SOGNO DI NABUCODONOSOR, Massari, Bolsena, 2009, o in quello di OLTRE LE RELIGIONI, edito dai Gabrielli di San Pietro in Cariano, Verona. (Carlo Castellini, Ndr).



Venerdì 17 Marzo,2017 Ore: 17:33
 
 
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