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www.ildialogo.org "Chi alza i muri non è cristiano",di Maria Teresa D’Antea

LA SETTIMANA DELL’UNITA DEI CRISTIANI
"Chi alza i muri non è cristiano"

di Maria Teresa D’Antea

E’ appena trascorsa la settimana (18-25 gennaio) dell’unità dei cristiani e non tutte le parrocchie in Italia si sono attivate per coinvolgere i propri fedeli in iniziative di una urgente presa di coscienza: abbattere i muri di odio e disprezzo reciproci che hanno tenuto separati tra loro i cristiani di confessioni diverse. Ancora oggi l’ortodosso, il protestante, il valdese ed altri, pur essendo tutti credenti in Cristo come noi, sono guardati con sospetto, sia dal baciapile compulsivo che dal cristiano della domenica, i quali in cuor loro continuano a giudicarli eretici e meritevoli, se non di rogo, di essere almeno tenuti a distanza. Eppure papa Francesco non tralascia occasione per dire “chi alza i muri non è cristiano” e continua come può a pungolare i ministri del culto a “non parcheggiare in chiesa”, essendoci estremo bisogno di mobilitazione cristiana non solo contro le separazioni tra uomini della stessa fede, ma contro il crescente razzismo, la dilagante indifferenza per i poveri, la rovinosa proliferazione delle armi, la cinica assuefazione a una vasta area di guerra che dal sud del mondo sta strisciando verso il nord.
Quest’anno ricorre il quinto centenario della Riforma e la sua celebrazione condivisa da cattolici e protestanti cuce un lacerante strappo tra fratelli, troppo lungo per non aver segnato le coscienze di tutti. In cinquecento anni di separazione ci sono state guerre di religione, roghi, scomuniche reciproche, disprezzo e odio. Per questo stupisce molto che diversi pastori, quelli cioè che hanno cura del gregge, non abbiano ricordato alle pecore che c’è quest’abbraccio di riconciliazione, non abbiano sottolineato che si tratta di un evento di pace fatta in casa, la comune casa di Cristo, non abbiano fornito gli strumenti culturali per la purificazione della memoria e il conseguente incamminarsi insieme su una via contrassegnata dal vangelo e non dalle dottrine. Possiamo dire che si tratta di pastori un po’ neghittosi? Pastori che danno bocconcini di vangelo quotidianamente, ma sono lontani dalla struggente passione di Cristo per i suoi. E quei bocconcini, pesati distillati circoscritti spesso a duemila anni fa e non allargati alla realtà di oggi, non fanno morire, è vero, le pecore, ma nemmeno le tengono in vita. Le mantengono in un limbo grigio e tranquillo dove non ci sono né vita né morte.
Sappiamo di quale peso siano gravate le spalle di un prete e quanto tempo venga speso in attività di arida burocrazia per tenere in piedi quella specie di azienda zootecnica che è la parrocchia, ma da qui allo snaturarsi come cristiani ce ne corre un po’. Forse la Chiesa è ancora oggi troppo clericalizzata, nonostante gli sforzi fatti dal Vaticano II in poi; forse il male si annida nelle gerarchie, come sembra indicare papa Francesco quando esorta ad essere “non principi, ma pastori”; forse è la paganizzazione crescente di una società portata a irridere la fede, nonostante ci sia una fame segreta di sacro. Ecco, per chiarire questi forse bisognerebbe istituire, buttandola in battuta, una settimana di riconciliazione dei sedicenti cristiani con le sacre scritture, che sono fatte dello Spirito vivificante che scende nel cuore dell’uomo dai tempi della creazione ad oggi e non di rigide formule giuridiche, di appiattimenti dottrinari, di divise e di orpelli che funzionano come gradi di carriera. All’uomo dovrebbe bastare solo farsi penetrare dalla verità dello Spirito, senza altri vantaggi di umana natura. E sappiamo che così avviene ancora, ma lontano da noi, in paesi dove i cristiani sanno dare la propria vita per testimoniare quella di Cristo. Noi invece siamo tutti occupati a conservarla, a non farci strappare neanche un pezzetto della torta conquistata, pronti a erigere muri e scavare fossati per non perdere nemmeno le briciole.
La settimana per l’unità dei cristiani ha avuto quest’anno il seguente slogan “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”. E’ di Paolo e lo troviamo nella seconda lettera ai Corinzi al capitolo 5, versetti 14-20. Da uno a dieci proviamo a darci un punteggio come cristiani, sulla base della riconciliazione in famiglia, nell’ambiente di lavoro, tra le parrocchie e, dentro di noi, con l’ebreo, il nero, lo zingaro, l’omosessuale. Rispetto a tanto sangue versato dai testimoni contemporanei, non posso attribuirmi che zero. Ma senza squilli di tromba o di corno, i muri del mio cuore stanno da tempo crollando al limpido suono della Parola.
Maria Teresa D’Antea



Giovedì 02 Febbraio,2017 Ore: 11:41
 
 
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