Roma (NEV), 14 settembre 2016 - Il governo britannico deve urgentemente rivedere le sue politiche verso i rifugiati”. E' quanto chiedono 224 leader religiosi britannici in una lettera aperta inviata alla primo ministro Theresa May. Mentre a Calais parte il progetto di un muro che impedisca l'accesso in Gran Bretagna dei profughi, i rappresentanti delle comunità cristiane, ebraiche, musulmane, sikh, buddiste, induiste, giainiste e zoroastriane ritengono di sottolineare come “tutte le nostre fedi ci spingano ad affermare la dignità di ogni essere umano” e quindi a parlare in favore di chi è alla ricerca di un rifugio da guerre e miseria. La lettera inizia sottolineando come il miglior volto della Gran Bretagna sia rappresentato dalla “generosità e solidarietà mostrata in tempi diversi a coloro che fuggivano dalla persecuzione, spesso anche in momenti storici peggiori di quello presente”. Quello che chiedono al governo i firmatari – tra gli altri, il già arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, il pastore Raymond Barr, moderatore della Chiesa di Scozia, il segretario generale del Consiglio musulmano britannico Harun Rashid Khan – è di accettare quote di accoglienza dei profughi numericamente più significative, creare delle vie di transito legali e sicure verso l'Europa e all'interno dei paesi europei anche attraverso il rilascio di visti di protezione internazionale, semplificare le procedure di ricongiungimento familiare. Su quest'ultimo punto, la lettera fa degli esempi concreti: “in base alle regole attuali, un medico britannico di origine siriana non può far venire in Gran Bretagna i suoi genitori da un campo profughi in Libano, anche se ha la possibilità di ospitarli e mantenerli. Un bambino siriano che giunge nel Regno Unito non accompagnato non ha diritto di essere raggiunto dai suoi genitori da un campo profughi in Giordania, nonostante al bambino sia stato riconosciuto lo status di rifugiato e i suoi genitori siano profughi. L'unico modo – denunciano i leader religiosi – che queste persone hanno per riunire le loro famiglie è attraverso viaggi pericolosi e illegali che spesso terminano in tragedia”.

Sulla crisi dei profughi era già intervenuto l'attuale arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che in un discorso alla Camera dei Lord aveva sollevato la questione dei minori non accompagnati nella “giungla” di Calais. Tra le altre iniziative, il Gruppo di lavoro congiunto per le questioni pubbliche della Chiesa di Scozia, della Chiesa metodista di Gran Bretagna, dell'Unione battista britannica e della Chiesa riformata unita, ha aderito alla petizione #withrefugees che, già sostenuta dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) (vedi NEV 35/2016), verrà inviata ai partecipanti della Conferenza ONU sui rifugiati il prossimo 19 settembre.