- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (281) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Paolo Naso: Speranza mediterranea,di Agenzia NEV del 11/12/2015

VERSO L'ASSEMBLEA DELLA FCEI (Pomezia/Roma, 4-8 dicembre 2015)
Paolo Naso: Speranza mediterranea

di Agenzia NEV del 11/12/2015

A SEGUIRE LA SCHEDA SU "MEDITERRANEAN HOPE"


Roma (NEV), 11 novembre 2015 – Prosegue la rubrica di interviste e schede dell'Agenzia NEV in vista della XVII Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che si terrà dal 4 all'8 dicembre prossimi a Pomezia (Roma). Questa settimana pubblichiamo una scheda sul progetto “Mediterranean Hope” della FCEI, e un’intervista a Paolo Naso, responsabile delle relazioni internazionali del progetto, nonché coordinatore della Commissione studi della FCEI.
Paolo Naso: Speranza mediterranea
Il progetto “Mediterranean Hope” (MH) nasce a maggio del 2014 con un osservatorio sulle migrazioni mediterranee a Lampedusa. Successivamente a Scicli (RG) viene aperta una Casa delle culture, un luogo di accoglienza per soggetti migranti particolarmente vulnerabili, ma anche di scambio con e per la cittadinanza. Oggi MH è in procinto di aprire corridoi umanitari dal Libano e dal Marocco. Tanti tasselli in un unico progetto. Come mai questo approccio?
Perché in pochi anni è cambiato radicalmente il quadro delle migrazioni dal Nord Africa verso l’Italia e l’Europa. Avevamo avuto un avvertimento nel 2011 quando, in pochi mesi, il nostro Paese dovette fare fronte a un massiccio arrivo di profughi che fuggivano a seguito della destabilizzazione politica prodotta dalle cosiddette primavere arabe e dalle controrivoluzioni che erano seguite. Non capimmo. Pensammo che si trattasse di un fenomeno transitorio mentre era l’avvisaglia che un intero sistema internazionale stava crollando in vaste regioni del Nord Africa e del Medio Oriente e che, come sempre accade in questi casi, avrebbe determinato una nuova massiccia ondata di flussi migratori. Il tragico punto di svolta fu il 3 ottobre 2013 quando a pochi metri dalla costa di Lampedusa morirono 368 profughi eritrei: fu in quell’occasione che l’Italia – non ancora l’Europa – capì che eravamo di fronte a un fenomeno nuovo che andava compreso e gestito con strumenti legislativi e politiche di accoglienza diverse da quelli tradizionali. Il progetto MH nacque in quel clima, e non a caso si è sviluppato per gradi: un osservatorio sulle migrazioni mediterranee a Lampedusa, un Centro interculturale di accoglienza a Scicli (RG) e, più recentemente, i “corridoi umanitari” per garantire passaggi in sicurezza e combattere la piaga del traffico umano.
MH sta interessando le nostre chiese sorelle in Europa?
Pieno sostegno per le nostre iniziative a Lampedusa e a Scicli; qualche perplessità iniziale, da parte di alcune chiese ed organismi, sulla proposta dei “corridoi umanitari”. Noto con piacere che il 15 settembre la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), la Chiesa evangelica in Germania (EKD), la Caritas Internazionale e Eurodiakonia hanno diffuso un documento che assume e rilancia la proposta dei “visti umanitari” che è il dispositivo giuridico che MH aveva adottato già dal settembre del 2014. Quella delle chiese evangeliche italiane è una piccola realtà e gli esami sono più severi che per altri. Ma l’importante è passarli e ora il consenso e il sostegno sono generalizzati. Per noi è un punto di forza importante che si unisce al sostegno materiale ricevuto da varie chiese e associazioni ecumeniche: vorrei citare, tra le altre, la Chiesa evangelica della Vestfalia, la Chiesa riformata americana, la Comunione mondiale delle chiese riformate, agenzie diaconali olandesi e svizzere. Ma quello che chiediamo ai nostri partner europei è soprattutto il sostegno politico che consiste nell’adottare questo modello e proporlo ai propri governi così da trasformare una piccola “buona pratica” in una strategia di accoglienza e di contrasto al traffico degli esseri umani.
Dopo essere andato in Marocco, lei è reduce da una visita nei campi profughi siriani in Libano. Qual era l’obiettivo della sua missione?
Insieme alla Comunità di Sant’Egidio, e in accordo con le ambasciate italiane, stiamo lavorando per l’apertura di corridoi umanitari verso l’Italia. L’idea è quella di permettere a profughi particolarmente vulnerabili di arrivare in sicurezza nel nostro paese grazie all’ottenimento di visti temporanei per “motivi umanitari”, senza quindi dover ricorrere a scafisti e trafficanti rischiando la vita su delle imbarcazioni di fortuna. In Libano abbiamo visitato dei campi profughi alla frontiera con la Siria in cui sono relegate da quattro anni migliaia di famiglie che sopravvivono in condizioni disastrose, al di sotto di ogni minimo standard di diritti umani. Grazie alla prossima istituzione di canali specialmente dedicati, speriamo di poter far arrivare nei prossimi mesi un migliaio di bisognosi. Il nostro per ora è un progetto pilota, una sperimentazione, ma è sicuramente un traguardo politicamente significativo reso possibile dal consenso del Governo italiano.
Come si sono svolte le trattative, e soprattutto, a quando l’arrivo del primo profugo in Italia con regolare visto per motivi umanitari?
Gli interlocutori diretti sono stati i ministeri dell’Interno e degli Esteri. La trattativa è stata facilitata dal fatto che il ministro Paolo Gentiloni ha sempre mostrato interesse al progetto: a settembre, ad esempio, a Tirana nel corso di un incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, ha affermato che “occorre realizzare un pacchetto di iniziative che prevedano anche corridoi umanitari e ingressi regolari, con il sistema della sponsorship”. Esattamente la nostra proposta. Le difficoltà sono quindi soprattutto tecniche e non sono di poco conto: si pensi alla complicazione per coloro che hanno il visto di raggiungere in sicurezza l’aeroporto; o al fatto che alcuni dei profughi non hanno documenti di alcun tipo. Tuttavia si tratta di questioni in parte già superate e quindi lavoreremo con tutte le nostre energie perché i primi contingenti possano arrivare in Italia prima di Natale.

SCHEDA
MEDITERRANEAN HOPE
Progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) finanziato dall’8 per mille
della Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi).
Contesto
Il progetto Mediterranean Hope (MH) nasce nei primi mesi del 2014 dalla consapevolezza della drammaticità delle migrazioni via mare dai paesi del Nord Africa, Africa subsahariana e Medioriente verso le coste siciliane e, in particolare, dell’avamposto più meridionale costituito dall’isola di Lampedusa.
Negli anni il Mediterraneo è diventato un gigantesco cimitero che, secondo l’Osservatorio Fortress Europe, dal 1988 ha accumulato quasi ventimila persone morte lungo la rotta verso l’Italia.
La risposta istituzionale a questa tragedia è stata inadeguata e carente, decisamente al di sotto di fondamentali standard umanitari. Solo dopo la strage dell’3 ottobre 2013, in cui morirono 368 migranti a poche miglia da Lampedusa, è stato attivato il programma di soccorso in mare Mare Nostrum, ad oggi, però, cessato e sostituito con altri dispositivi meno efficaci.
La FCEI, d’intesa con la Tavola valdese, si è sentita interpellata da questa situazione e ha deciso di avviare un progetto umanitario e sociale, teso all’accoglienza e all’integrazione di profughi che intendano restare in Italia.
La FCEI, riconoscendo l’impegno e l’esperienza di centri evangelici, chiese e sorelle e fratelli nel settore delle attività sociali, così come la sensibilità dell’evangelismo siciliano per questi temi, confida che il progetto possa essere assunto a livello europeo come frontiera di una nuova testimonianza comune.
Struttura del progetto
Il progetto Mediterranean Hope (MH) intende contribuire ad affrontare il fenomeno dei flussi migratori via mare. Il progetto si struttura in unità strettamente correlate: da una parte centrata sull’accoglienza e dall’altra sull’informazione e l’azione politica di denuncia delle violazioni dei diritti umani dei migranti e della mancanza di norme in materia di diritto d’asilo.
Osservatorio MH a Lampedusa
L’Osservatorio aderisce all’Associazione “Lampedusa solidale” che svolge un lavoro di primissima accoglienza al molo dove sbarcano i migranti; cura i rapporti con le istituzioni locali, regionali e nazionali, con la popolazione dell’isola e con l’associazionismo. L’Osservatorio promuove inoltre la costruzione di reti nazionali ed internazionali per la sensibilizzazione sul tema delle migrazioni mediterranee. Sul fronte dell’informazione diffonde una newsletter sulla propria attività di osservazione partecipata: arrivi dei migranti, condizione nella prima accoglienza, inserimento nella società italiana, situazione lavorativa, impatto sulla popolazione locale del fenomeno migratorio. La struttura ospita e coordina anche la formazione e la gestione di volontari.
Facebook: facebook.com
Casa delle Culture MH a Scicli (RG)
La Casa delle Culture è stata inaugurata nel dicembre del 2014 e offre ospitalità a circa 40 migranti che siano in condizione di particolare vulnerabilità (giovani mamme, donne incinte, minori non accompagnati) affidati alla struttura direttamente dalla Prefettura di Ragusa. Oltre all’attività di accoglienza, orientamento e formazione, la Casa promuove programmi sociali, interculturali e di integrazione aperti alla popolazione locale, con lo scopo di promuovere una “cultura dell’integrazione”. Vi opera un team di educatori, assistenti sociali, operatori sanitari, mediatori culturali. Ad oggi decine di volontari, provenienti dall’Italia e dall’estero, si sono avvicendati nel corso dei mesi. La Casa gode del sostegno effettivo della comunità metodista locale.
Facebook: facebook.com
Corridoi umanitari dal Libano e dal Marocco
Mediterranean Hope (MH), dopo un assiduo lavoro di negoziazione con le autorità italiane e straniere preposte, si avvia all’istituzione di "corridori umanitari" che consentano a profughi in condizioni particolarmente vulnerabili, di entrare in Italia su un volo di linea grazie ad un “visto umanitario”. Il progetto è realizzato in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio, e più recentemente anche con la Comunità Giovanni XXIII. La base giuridica di questa iniziativa ecumenica si fonda sull’art. 25 del Regolamento (CE) n.810/2009 del 13 luglio 2009 che istituisce il Codice comunitario dei visti, vale a dire la possibilità di concedere visti con validità territoriale limitata, in deroga alle condizioni di ingresso previste in via ordinaria dal codice frontiere Schengen, “per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali”. A questo scopo la FCEI e Sant’Egidio con il Ministero degli Affari esteri (MAE) hanno sottoscritto un protocollo, il quale prevede una collaborazione con le ambasciate italiane in Marocco e in Libano, e presto anche in Etiopia.
Relocation Desk
A Roma, in collaborazione con altre realtà locali e nazionali e valorizzando i rapporti della FCEI con varie chiese europee, il progetto Mediterranean Hope (MH) sta costruendo una rete di solidarietà per il sostegno all'integrazione. Superata la fase dell'accoglienza, MH intende accompagnare i richiedenti asilo nel loro percorso di inserimento nella società italiana ed europea. Questa rete di sostegno sarà garantita innanzitutto dalle chiese italiane ed europee che hanno espresso attenzione e solidarietà per il progetto MH.
Un appello politico
Mediterranean Hope (MH) promuove un'azione di pressione per l'approvazione di norme nazionali ed europee a tutela dei diritti e della sicurezza dei richiedenti asilo. Nella consapevolezza della necessità di un'azione solidale dell'Europa in materia di politiche dell'accoglienza e d'asilo, il progetto MH stimola le chiese protestanti europee a promuovere azioni di sensibilizzazione perché nei vari paesi dell'Unione europea l'opinione pubblica e la classe politica assumano la rilevanza umanitaria del problema e si predispongano adeguate misure di tutela. La possibilità per i richiedenti asilo di spostarsi liberamente nello spazio europeo è un elemento importante di questa strategia.
Finanziamenti
Mediterranean Hope (MH) è un progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) finanziato in larga parte dall’otto per mille della Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi). Tra i sostenitori del progetto figurano la Chiesa evangelica della Vestfalia (EKvW), la Chiesa riformata degli Stati Uniti, diverse comunità evangeliche in Italia, e singoli donatori in Italia e all’estero. (nev-notizie evangeliche, novembre 2015)
NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze 38, 00184 Roma, Italia tel. 064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it, sito web: http://www.fcei.it .


Giovedì 12 Novembre,2015 Ore: 15:24
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Notizie Ecumeniche

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info