- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (261) - Visite oggi : (2)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Sud Sudan/1. Lanciato dal CEC un processo di pace guidato dalle chiese,di Agenzia NEV del 12/08/2015

Sud Sudan/1. Lanciato dal CEC un processo di pace guidato dalle chiese

di Agenzia NEV del 12/08/2015

La dichiarazione ufficiale: “La guerra deve terminare subito”


Sud Sudan/1. Lanciato dal CEC un processo di pace guidato dalle chiese
La dichiarazione ufficiale: “La guerra deve terminare subito”
Roma (NEV), 12 agosto 2015 – Dopo gli incontri preparatori di giugno a Kigali (Ruanda), e di luglio a Juba (Sud Sudan) lo scorso 8 agosto il Consiglio delle chiese del Sud Sudan (SSCC) e il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) hanno ufficialmente lanciato un appello e un programma di pace con l’intento di influenzare le scelte politiche dei governi e di promuovere azioni di riconciliazione. Riunitosi presso il Juba Christian Centre, il SSCC e il CEC hanno chiesto “con forza la fine immediata e incondizionata dei combattimenti. La guerra deve terminare subito”. “E’ inaccettabile che le persone continuino a uccidere e a essere uccise mentre i leader litigano su questioni quali potere, posizioni e percentuali” si legge nella dichiarazione ufficiale di Juba, che ha incoraggiato tutte le parti in conflitto a firmare la proposta di accordo per la risoluzione del conflitto, che in queste ore è all’ordine del giorno della riunione in Etiopia tra le parti in causa, condotta dall’Autorità Intergovernativa per lo sviluppo (IGAD).
Parole di sostegno sono giunte dal pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC, che ha dichiarato: “Questa petizione deve ora essere ascoltata. Parlano in nome di una nazione intera che vive una drammatica crisi. E’ il momento di fermare questa guerra insensata”.
Sud Sudan/2. Liberati i due pastori incarcerati a Khartoum
Michael: “Mi sento libero. E’ come se fossi nato di nuovo”
Roma (NEV/Riforma.it), 12 agosto 2015 – Liberati i due pastori sud sudanesi accusati di spionaggio: Yat Michael e Peter (David) Reith che erano stati incarcerati, rischiando l’ergastolo o addirittura la pena di morte, con diverse accuse: spionaggio, offesa al credo islamico, incitamento all'odio e minacce alla quiete pubblica. La notizia della loro liberazione è stata resa nota recentemente dalla Christian Solidarity Worldwide (CSW). Il rilascio è avvenuto il 5 agosto. Detenuti senza processo e senza poter contattare un avvocato o le loro famiglie, fino allo scorso marzo, nonostante le garanzie previste dal diritto sudanese, durante l’udienza finale a Khartoum il team della difesa ha potuto presentare due testimoni tra quali un ex-generale dell’esercito e Abdul Aziz Khalid, candidato presidenziale nel 2010, che hanno potuto testimoniare che le accuse di minacce alla sicurezza e spionaggio erano del tutto infondate. A seguito della sentenza di assoluzione e scarcerazione, Michael ha detto: “Mi sento libero, perché sono stato in prigione per molti mesi. È come se fossi nato di nuovo”. Diverse organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, Italians for Darfur, il quotidiano Avvenire e la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) tramite un appello congiunto si erano mobilitate per la liberazione dei due pastori. CSW ha definito le accuse “ingiustificate ed estreme”, denunciando le autorità sudanesi di violare i principi del giusto processo e di “farsi beffe del procedimento giudiziario”. Secondo la Commissione per la libertà religiosa internazionale degli Stati Uniti (USCRIF), il governo sudanese “continua a compiere violazioni sistematiche, continue, e eclatanti della libertà di religione o di credo”. Designato dal 1999 dalla Commissione come un “paese di particolare preoccupazione”, il Sudan è per oltre il 97% costituito da musulmani e il codice penale sudanese limita la libertà religiosa per tutti i cittadini. Vige la legge della Sharia su musulmani e cristiani, che prevede: la pena di morte per apostasia, la lapidazione per adulterio e le pene detentive per blasfemia.
NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze 38, 00184 Roma, Italia tel. 064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it, sito web: http://www.fcei.it .


Sabato 15 Agosto,2015 Ore: 07:52
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Notizie Ecumeniche

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info