(NEV) – Le firme a favore dell’otto per mille valdese e metodista, relative alla denuncia dei redditi del 2012, sono poco più di seicentomila - per l’esattezza 604.345 corrispondenti al 3,19% - e quest’anno equivalgono a 40 milioni e 285 mila euro: questo il dato comunicato dall'Agenzia delle Entrate per il 2015 e riportato sul sito chiesavaldese.org. Il totale delle firme è leggermente inferiore a quello dell'anno precedente (-8.657) ma "dopo anni di costante aumento era inevitabile immaginare un assestamento" – ha commentato il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini. La Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) destina i proventi dell'otto per mille a finalità sociali, culturali e assistenziali, sia in Italia sia all'estero. "Questa scelta costituisce un tratto irrinunciabile del nostro modo di gestire i fondi che ci affidano i contribuenti: convinti che si tratti di fondi ‘pubblici’, non utilizziamo un euro per finalità di culto o di evangelizzazione, ma l'intero ammontare va al finanziamento dei progetti che selezioniamo con un'analisi accurata e rigorosa che ne verifica la sostenibilità, l'efficacia e la trasparenza nella rendicontazione. E che seicentomila italiani apprezzino questa impostazione di laicità e di rigore, è per noi una buona notizia".

(NEV/WCC) – Attraverso il proprio presidente per l'Europa, l'arcivescovo emerito svedese Anders Wejryd, il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha celebrato il Seicentenario della morte del riformatore boemo Jan Hus, arso sul rogo il 6 luglio 1415. Wejryd è intervenuto alle celebrazioni tenutesi a Praga (Repubblica Ceca) il 5 e 6 luglio scorsi (vedi NEV 27/2015). “In un'epoca di profonde divisioni nella chiesa, la più evidente tra Roma e Avignone, ma anche di molteplici intrighi politici nella cristianità, Hus chiamò i suoi seguaci a proclamare l'Unica Chiesa come il corpo mistico di Cristo composto dagli eletti di Dio”, ha affermato Wejryd. Ripercorrendo le tappe della sua vicenda, fino al viaggio a Costanza dove, protetto da un salvacondotto imperiale, fu invece condannato come eretico dal Concilio là riunito, morendo come “vittima di un omicidio giudiziario”. “Il CEC – ha concluso Wejryd - rende omaggio al sacrificio di Jan Hus e rinnova il suo impegno per il cammino di rinnovamento, di risveglio, di dialogo, di giustizia e di pace”.

(NEV) - “La vita religiosa come luogo di fraternità fra tutti i cristiani”: questo uno dei temi al centro della settimana di riflessione sulla vita religiosa attualmente in corso presso la Comunità ecumenica di Taizé, in Francia, e in programma fino al 12 luglio. Oltre 350 i partecipanti tra responsabili di congregazioni, comunità e monasteri, giovani religiosi cattolici, ortodossi e protestanti sono stati invitati per riflettere sull’attualità della vocazione religiosa. L’evento si colloca nel quadro di varie iniziative organizzate in occasione dei 75 anni della fondazione della Comunità e del Centenario della nascita del suo fondatore, frère Roger. Prossimo appuntamento è dal 9 al 16 agosto sul tema “nuova solidarietà” aperto a tutti coloro che hanno tra i 18 e i 35 anni (www.taize.fr).

(NEV/Agenzia Fides) – Il governo pachistano ha vietato di tradurre dall’arabo all’inglese i termini sacri islamici. Come disposto dal Primo ministro, Nawaz Sharif, le parole “allah”, “masjid”, “sala'at” o “rasool”, non potranno più essere tradotti con “Dio”, “moschea”, “preghiera” e “profeta”, ma dovranno essere citati solo nell’originale arabo. La decisione, che giunge durante il mese di Ramadan, è stata accolta favorevolmente dai leader islamici, ma con apprensione dai rappresentanti delle minoranze religiose. Secondo Nasir Saeed, direttore del Center for Legal Aid Assistance and Settlement (CLAAS), la disposizione potrebbe incrementare i casi di accuse di blasfemia. In un contesto in cui “l'estremismo, il fondamentalismo e l'odio contro i cristiani e le altre minoranze religiose sono in aumento - ha precisato Saeed -, c'è la possibilità che la gente possa abusare di questa disposizione, qualora ritengano offensiva una traduzione o la considerino un insulto all’islam”.

(NEV/WCC) - Dal 28 giugno al 1° luglio si è tenuta a Roma la Conferenza internazionale dei cristiani ed ebrei incentrata sul 50° anniversario di Nostra Aetate. Presente per il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) Clare Amos del programma per il dialogo interreligioso e la cooperazione, la quale - intervenendo sulle relazioni ebraico-cristiane - ha richiamato la forte condanna dell’antisemitismo compiuta dal CEC già nel 1948, in occasione della sua prima assemblea di Amsterdam: “L'antisemitismo è un peccato contro Dio e l’uomo”. Si ritiene che questa affermazione abbia influenzato le posizioni in Vaticano, divenendo quasi precorritrice della Nostra Aetate, ha detto Amos. Guardando al futuro delle relazioni ebraico-cristiane, ha aggiunto: “Dobbiamo renderci conto del vasto cambiamento che sta avvenendo nel cristianesimo, il cui centro di gravità sia in termini demografici, sia in termini di potere istituzionale, si sta sempre più spostando verso il Sud del mondo, verso l’Asia, l’Africa e soprattutto, verso l’America Latina. È fondamentale che i nostri partner nel dialogo comprendano questo e apprezzino la sua importanza per il nostro futuro comune”. I membri della Conferenza sono stati ricevuti da Papa Francesco in udienza privata.

(NEV) - Ieri, nella Cattedrale di Saint Paul, a Londra sono stati accesi quattro ceri con impressi i toponimi di Russel Square, Edgware Road, Aldgate e Tavistock Square, i luoghi dell'attentato terroristico che il 7 luglio del 2005 costò la vita a 52 persone nella metropolitana e su un autobus della capitale del Regno Unito. Oltre al culto commemorativo di Saint Paul, presieduto dal vescovo di Londra Richrad Chartres, molte altre chiese hanno ricordato il decennale del più grave attentato terroristico avvenuto in Gran Bretagna. Per l'occasione il programma domenicale di BBC4 ha intervistato la pastora Debbie Hodge della Chiesa riformata unita (URC), tra le prime persone a prestare soccorso ai feriti dell'autobus di Tavistock Square.

(NEV) - Le religioni vivono oggi, nel bene e nel male, un nuovo protagonismo. Quali scenari si aprono allora, dopo la lunga stagione della secolarizzazione? Perché i temi della fede e della spiritualità, un tempo giudicati marginali, tornano ad essere centrali nel dibattito pubblico e persino nella scena geopolitica? E se siamo davvero di fronte a una "rivincita di Dio" contro la secolarizzazione, come cambia il rapporto tra religione e politica, tra gli stati e le confessioni religiose? Sono questi alcuni degli interrogativi che il politologo Paolo Naso affronta ne “L'incognita post-secolare. Pluralismo religioso, fondamentalismo, laicità” (ed. Guida, pagg. 256, euro 13). L'analisi dell'autore, che intreccia i fili dell'analisi sociologica a quelli della filosofia politica, è quella di un modello di laicità per addizione, in cui il principio liberale di separazione deve comprendere anche altri elementi quali la tutela positiva del pluralismo e la valorizzazione delle risorse morali e sociali interne alle comunità di fede. Ed. Guida, via Bisignano 11, 80122 Napoli; www.guidaeditori.it