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www.ildialogo.org Eugenio Bernardini: “quando tutti sono liberi di esprimere la propria identità c'è vera libertà”,a cura di Claudio Paravati

INTERVISTA
Eugenio Bernardini: “quando tutti sono liberi di esprimere la propria identità c'è vera libertà”

a cura di Claudio Paravati

Roma (NEV), 13 agosto 2014 - A Torre Pellice (TO), nelle "valli valdesi", si apre domenica 24 agosto il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi (vedi notizia seguente). In prossimità di questo appuntamento abbiamo chiesto al pastore Eugenio Bernardini moderatore della Tavola valdese (organo esecutivo dell'Unione delle chiese metodiste e valdesi), di indicarci i temi principali che potranno interessare la discussione sinodale.
Pastore Bernardini, quali sono i temi che caratterizzano il Sinodo di quest'anno?
Come tutte le chiese cristiane in Europa, anche l'unione delle chiese metodiste e valdesi deve affrontare la novità della testimonianza e della missione cristiana in un continente in cambiamento quale è l'Europa, che vede processi di secolarizzazioni, di trasformazioni culturali anche per la presenza di un'immigrazione multi-religiosa. La missione delle chiese in Europa da una parte è chiamata a testimoniare la salvezza in Cristo, dall'altra deve accompagnare tale testimonianza con un'azione sociale e culturale di responsabilità verso un continente in difficoltà e in crisi. Tali aspetti della testimonianza in Italia e in Europa saranno al centro delle discussioni e delle decisioni del nostro Sinodo.
La questione dell'otto per mille sta assumendo proporzioni sempre maggiori visto l'aumento delle firme per l'Unione delle chiese valdesi e metodiste. In che modo si sta sviluppando la gestione di ingenti somme a fronte di quella che lei ha definito la povertà della chiesa?
Le nostre chiese hanno fatto la scelta di utilizzare la legge che ci permette di usufruire di risorse pubbliche per restituire agli italiani e alle italiane, ma anche a tanti in altri continenti, queste risorse sotto forma di servizi sociali, educativi, sanitari e culturali. Non utilizziamo queste somme per gli usi strettamente religiosi e di culto. Questa scelta di trasparenza e laicità, insieme al fatto che rendicontiamo tutti i denari che riceviamo mostrando in maniera molto trasparente come sono utilizzatati (a chi, per fare cosa, e come), ha fatto crescere la sottoscrizione dell'otto per mille in favore delle nostre chiese da parte di molti contribuenti; utilizziamo tali somme promuovendo progetti tramite organizzazioni anche non religiose in Italia e all'estero. Le nostre chiese si presentano nella semplicità e nella povertà per quanto riguarda la propria missione prettamente cristiana, come ci sembra giusto che sia, in riferimento al nostro maestro Gesù che ci ha indicato questa strada. E' una scelta che evidentemente è compresa e sostenuta da un numero crescente di italiani/e.
Negli ultimi anni il binomio “intercultura” e “giovani” ha preso sempre più spazio nella discussione sinodale: in che prospettiva è un tema attuale?
Tutte le chiese cristiane in Europa devono affrontare due questioni: un grosso cambiamento culturale per la presenza di un numero crescente di immigrati, in buona parte cristiani ma con un cultura differente rispetto a quella europea e italiana; dall'altra devono affrontare il cambiamento generazionale. L'Italia, come tutta l'Europa, è un paese invecchiato, e le chiese non fanno eccezione. Queste sono le due grandi sfide che devono essere raccolte al più presto: aggiornamento culturale e ricambio generazionale. Nella misura in cui sapremo affrontare questi due cambiamenti, riusciremo anche a trovare una nuova efficacia per la missione cristiana in Italia e in Europa. Per questo il binomio giovani e intercultura è al centro della nostra attenzione, e quindi suppongo anche del Sinodo che sta per iniziare.
Sembra che il mondo ecumenico stia configurandosi in maniera nuova e forse recuperando un certo slancio - anche in vista di un evento, quello del 2017, del Cinquecentenario della Riforma protestante: quale ruolo per le chiese metodiste e valdesi in ambito nazionale e europeo?
Non sono sicuro che il 2017 sarà ricordato in modo ecumenico anche dalla chiesa cattolica che continua a ritenere la Riforma una grave frattura dell'unità del cristianesimo dell'Europa occidentale. C'è una nuova impostazione, molto pragmatica, data da papa Francesco a tutte le relazioni della chiesa cattolica, compreso il fronte dei rapporti ecumenici, basti pensare al recente incontro a Caserta con una chiesa di area pentecostale. La sua sensibilità lo porta a cercare una collaborazione reale e fraterna di fronte ai grandi problemi dell'umanità e del mondo, per i quali solo un'azione corale delle migliori forze della società e delle chiese possono portare benefici in termini di pace, riconciliazione, giustizia sociale e assistenza ai bisognosi. E' una posizione che fa riferimento anche al nome scelto come papa, e che noi certamente apprezziamo, perché questo tipo di fraternità nella responsabilità comune verso la società è per noi decisiva e importante. Se da qui si riesca ad affrontare le tradizionali teologiche che dividono e separano da tempo le grandi confessioni, questo non lo so, anzi sono piuttosto pessimista. Non si può però non riconoscere che si stia aprendo una nuova stagione dopo una certa indifferenza che si sentiva da parte degli organismi centrali della chiesa cattolica.
Che ruolo va definendosi per le chiese metodiste e valdesi nell'ambito dello spazio pubblico in Italia, a quale missione sono oggi chiamate?
Le chiese metodiste e valdese sono numericamente molto piccole. Hanno però una tradizione antica in questo Paese, dove hanno da sempre concepito la propria azione di testimonianza cristiana strettamente collegata con l'impegno per la società, in modo aperto e laico. Questo ha fatto si che le nostre chiese abbiamo svolto un'azione riconosciuta pubblicamente, anche dalle istituzioni. Credo si debba continuare su questa strada, con le nostre capacità e le nostre forze. Ci sono nuovi progetti in tal senso. Per esempio nel campo dell'immigrazione, abbiamo, tramite la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), un osservatorio sull'isola di Lampedusa, un progetto chiamato “Mediterranean Hope”; di grande importanza è al contempo l'impegno, espresso anch'esso tramite la FCEI, sul fronte di una nuova legge per la libertà religiosa e di coscienza in Italia. Ad oggi siamo fermi alla legislazione di epoca fascista del 1929-30. Questo Paese ha bisogno di un grande processo di ammodernamento. L'arretratezza in cui viviamo limita la libertà di culto, di pensiero e di espressione. Su questo dobbiamo continuare il nostro impegno: a partire ovviamente dal rispetto reciproco e dalla coesione sociale, soltanto quando tutti sono liberi di esprimere la propria identità allora c'è vera libertà.
NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze 38, 00184 Roma, Italia tel. 064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it, sito web: http://www.fcei.it .


Giovedì 14 Agosto,2014 Ore: 07:29
 
 
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