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www.ildialogo.org Massimo Aquilante: "Il nostro impegno è culturale e spirituale",a cura di Gaëlle Courtens

INTERVISTA
Massimo Aquilante: "Il nostro impegno è culturale e spirituale"

a cura di Gaëlle Courtens

Roma (NEV), 22 gennaio 2014 - Tra vecchie e nuove battaglie, dove va la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)? In un tempo di crisi come quello che stiamo attraversando, quali progetti portare avanti, quali sfide raccogliere? L'Agenzia stampa NEV lo ha chiesto al pastore metodista Massimo Aquilante, presidente della FCEI.
Presidente, quali saranno le linee di lavoro prioritarie della FCEI per il 2014?
Proseguirà anche nel 2014 l’impegno tradizionale della FCEI per una nuova legge sulla libertà religiosa e di coscienza, che le nostre chiese intendono come contributo ad una Italia più laica e democratica. Negli ultimi mesi e settimane abbiamo avuto molti colloqui con parlamentari ed esponenti del mondo politico, tra cui i presidenti di Camera e Senato, tesi proprio a sensibilizzare sulla materia e a verificare le disponibilità. Siamo inoltre in stretto contatto con il gruppo di giuristi che si è incaricato di elaborare un disegno di legge da sottoporre al Parlamento. E’ un impegno complesso, che deve tener conto sia del dibattito degli ultimi decenni, sia del dato di fatto incontrovertibile di una società italiana divenuta anch’essa diffusamente plurale sul piano religioso; ma è senz’altro un impegno che portiamo avanti con grande convinzione proprio in quanto evangelici.
Tra le recenti battaglie della FCEI figura anche la rivendicazione del diritto di cittadinanza per gli stranieri...
Com'è noto la FCEI è stata da subito fra i soggetti promotori della Campagna nazionale "L'Italia sono anch'io". Le nostre chiese vi hanno preso parte con slancio e passione. La campagna è stata recentemente lanciata anche a livello europeo. A fronte dei grandi cambiamenti che il fenomeno dell’immigrazione ha prodotto nel corpo della società, la legislazione è in ritardo e la politica è timida, se non intimorita. In alcune regioni, l’immigrazione è ormai alla seconda e terza generazione: perché, dunque, non si vuole affrontare questa realtà con gli strumenti dell’inclusione, dell’integrazione, della coesione, che sono quelli propri della democrazia? Perché non si vuole fare il salto necessario anche sul piano del riconoscimento dei diritti, continuando ad alimentare sottosviluppo culturale e tensioni sociali? Si sente spesso dire che l’Italia non è un paese razzista: ne siamo propri sicuri? Il razzismo è un modo concreto di rapportarsi al “diverso” fondato sull’esclusione: siamo proprio certi che questa cultura non sia ormai diventata senso comune in determinate fasce del nostro popolo? Il nostro impegno sul piano giuridico deve anche essere un impegno culturale e spirituale.
La profonda crisi economica di cui è stata investita l'Italia ha indubbiamente portato ad una erosione dei diritti, primo fra tutti il lavoro. Come spiega l'importanza delle vostre battaglie a chi è in cassa integrazione?
Non mi sento di condividere l’impostazione di chi tende a stabilire una sorta di gerarchia nei e dei diritti. E’ vero che la FCEI si dà delle priorità nella propria opera di testimonianza dentro le questioni del paese. Personalmente intendo questa scelta come il frutto di una consapevolezza teologica che viene da lontano: le chiese evangeliche non si dotano di un progetto complessivo di società da rivendicare compattamente nell’arena pubblica. Ma questo non può significare né che ci si disinteressi di ciò che non ha direttamente a che fare con la religione, né che in materia di rilevanza pubblica della religione si pretenda di avere qualcosa più degli altri da dire. Dal mio punto di vista, il diritto al lavoro e il diritto a una piena libertà religiosa non solo non confliggono, ma neppure stabiliscono i confini del mio impegno di credente e cittadino. Semmai, a me pare che dovremmo interrogarci su un altro punto: come tenere insieme la sacrosanta battaglia per l’estensione dei diritti e il progetto politico. La politica è solo pragmatismo, amministrazione quotidiana? O non è anche “visione”, progettualità, “cultura”? Si può seriamente affrontare la questione del lavoro nel mondo attuale circoscrivendola alle regole contrattuali, o rinviandola ai tribunali? O non occorre leggerla sullo sfondo del fallimento delle “culture” e delle progettualità che governano il mondo? Io trovo che questo secondo tipo di “fatica” sia ben più denso di futuro. E sono anche convinto che in quanto protestanti siamo attrezzati per prenderci la nostra parte di responsabilità.
Il prossimo mese di febbraio ricorre la consueta "Settimana della libertà" degli evangelici. Quest'anno sarà dedicata al tema "protestantesimo e democrazia". Nei prossimi mesi la FCEI pubblicherà un volume esattamente su questo binomio. Cosa ci può anticipare?
I libri della FCEI sono degli strumenti offerti alle chiese per il dibattito interno e per il loro lavoro sul territorio. In anni recenti queste pubblicazioni si sono occupate soprattutto di tematiche riguardanti le grandi questioni del nostro tempo. Anche quello del 2014 seguirà questa linea. Lungi dal darne una lettura semplificata e lineare, il libro riproporrà alla discussione l’intreccio che nella modernità si è venuto a costituire tra protestantesimo e democrazia. Allo stesso tempo, ampio spazio sarà dedicato al tema delle crisi attuali delle democrazie: dai risvolti più schiettamente politici, alle questioni dell’economia e degli scenari europei, fino alle sfide più ravvicinate, quali i diritti di genere, i conflitti generazionali, la bioetica, lo sviluppo ecosostenibile. Come sempre, il libro raccoglierà contributi di rilievo e di ispirazioni diverse che, tutti insieme, consegnano alle chiese e ai singoli lettori, una serie di spunti per ulteriori approfondimenti in dialogo con altri interlocutori.
In questi giorni gli evangelici, come tutti gli anni, si dedicano alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Sul fronte dei rapporti ecumenici, come intende muoversi la Federazione?
Seguiamo con attenzione ciò che sta avvenendo nella chiesa cattolica dopo l’avvento di papa Bergoglio. Certi segnali di novità ci sono stati confermati anche in occasione dei colloqui avuti con dei responsabili della Conferenza episcopale italiana (CEI). Tuttavia, non ci pare che si possa parlare ancora di inversione di rotta, o di ripresa del cammino ecumenico. Fatte salve determinate esperienze locali che sono ben oltre il livello di maturità nazionale, grazie soprattutto a fattori specifici, ci sembra che l’evento catalizzatore delle sensibilità ecumeniche sia rappresentato ancora dalla sola Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, sulla quale vengono pertanto riversate aspettative molto forti. D’altro canto, vi sono alcuni dati di realtà che premono sulle coscienze dei cristiani: la crescita dell’ortodossia a seconda chiesa in Italia, il proliferare delle chiese “etniche” dell’immigrazione, la diffusione del movimento pentecostale. Sono dati che ci dicono che anche gli equilibri del mondo cristiano italiano si stanno modificando. La consapevolezza ecumenica non può non misurarsi con essi.
NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze 38, 00184 Roma, Italia tel. 064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it, sito web: http://www.fcei.it .


Giovedì 23 Gennaio,2014 Ore: 16:55
 
 
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