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www.ildialogo.org Accoglienza e/è testimonianza,di Agenzia NEV del 17/10/2012

INTERVISTA
Accoglienza e/è testimonianza

di Agenzia NEV del 17/10/2012

Pina Grosso, coordinatrice del Progetto FCEI "Profughi dal Nordafrica"


Roma (NEV), 17 ottobre 2012 - Tra le attività svolte in questo triennio la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha coordinato un progetto ad hoc (finanziato con i soldi dell'otto per mille della Chiesa valdese) per l'accoglienza in Italia di profughi nordafricani giunti sulle nostre coste in seguito alle primavere arabe. Sulle sfide affrontate e i risultati raggiunti abbiamo intervistato Pina Grosso, coordinatrice del progetto conclusosi a maggio.

Perché nel 2011 la FCEI ha deciso di istituire un ufficio di coordinamento per l’accoglienza e l’accompagnamento di profughi del Nordafrica in seguito agli sbarchi avvenuti a Lampedusa?

Di fronte agli sbarchi incessanti di profughi cui tutti assistevamo nei primi mesi del 2011 – fenomeno che si è voluto chiamare “emergenza”, ma che in realtà dura da anni – la Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) ha ritenuto di dover compiere un gesto di accoglienza, sollecitata anche da varie comunità e singoli credenti, invitando chiese locali ed istituti ad aprire le porte a chi cercava una prima sistemazione. La FCEI nel frattempo si era attivata per mettere a punto un piano di intervento, com'è nella sua vocazione, e si è quindi creata una situazione di positiva coincidenza da cui è scaturito un progetto per l’accoglienza e l’accompagnamento di alcuni di questi profughi provenienti dalla Tunisia, dalla Libia, dall'Egitto e dal Marocco, ma anche ghanesi e nigeriani all'epoca dei fatti già rifugiati in Libia.

Come hanno risposto le chiese?

Tenendo conto dell’impegno non indifferente che l’accoglienza comporta, della necessità di organizzarsi in tempi rapidi e delle inevitabili incognite che un tale progetto comporta, la buona volontà di molti ha fatto comunque premio sulle difficoltà, e abbastanza velocemente sono arrivati i primi ospiti a noi indirizzati dai campi di prima accoglienza della Protezione civile. Certo, si sarebbe potuto fare di più, ma non bisogna dimenticare che molte delle nostre "piccole" chiese sono già impegnate in molti progetti simili.

Quanti profughi sono stati sistemati?

In totale sono state accolte 55 persone. Alcune di esse, dopo qualche tempo, hanno trovato altre sistemazioni, altre sono tornate in patria con programmi di ritorno specifici – ma sempre da noi accompagnati – alcune per motivi di salute o altro, sono ancora presso le nostre strutture. La maggior parte dei progetti si è svolta senza conflitti tra ospiti e ospitanti, ma le maggiori difficoltà non sono state quelle della convivenza, bensì quelle burocratiche per ottenere uno status giuridico nel nostro paese, della ricerca del lavoro, della prospettiva futura anche in vista di una inevitabile conclusione del nostro progetto che prevedeva una durata massima di nove mesi.

Qual è la valutazione finale del progetto?

Ritengo che – come spesso accade – chi ha dato ospitalità ha ricevuto molto di più di chi è stato ospitato: se non altro in termini di stimolo alla riflessione sulla nostra vocazione, di apertura verso chi sta al di fuori delle nostre chiese - penso, naturalmente oltre alle istituzioni competenti anche a tutte le associazioni impegnate nello stesso lavoro - di scambio di informazioni su altre culture, occasione anche di scambio di affetti e sentimenti di fratellanza.

Tutti abbiamo imparato qualcosa. Importante è stato l’incontro organizzato a febbraio al Centro metodista di Ecumene (Velletri) tra tutti quelli che hanno lavorato al progetto, durante il quale si sono condivise esperienze e competenze. Esperienze e competenze che sono state raccolte in un dossier a cura della FCEI nella speranza che torni utile alle prossime inevitabili occasioni di accoglienza cui non dobbiamo mai stancarci di rispondere.



Venerdì 19 Ottobre,2012 Ore: 17:31
 
 
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