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www.ildialogo.org Uno sguardo diverso delle chiese su se stesse e sulla società,di Agenzia NEV del 10/10/2012

Ecumenismo.
Uno sguardo diverso delle chiese su se stesse e sulla società

INTERVISTA


di Agenzia NEV del 10/10/2012

Intervista a Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)


Pastora Tomassone, in qualità di vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, in questi anni ha potuto seguire da vicino le dinamiche ecumeniche in Italia e nel mondo. Come si può definire l'impegno della FCEI in questo campo, quali ambiti abbraccia?

Innanzitutto esiste l’ambito nazionale, italiano. La FCEI è promotrice ogni anno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e a questo dialogo, che raggiunge proprio le comunità locali nei loro diversi contesti, offre strumenti di lavoro. Questo implica un’apertura al mondo cattolico e a quello ortodosso. Nel 2011, in occasione dei 10 anni della Carta Ecumenica europea, abbiamo organizzato un convegno di studio che facesse il punto del dialogo in Italia. Allo stesso modo veniamo regolarmente invitati a portare il nostro pensiero nei congressi o convegni nazionali organizzati dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo della CEI, così come nell’ambito della Giornata del creato. L’ultimo congresso eucaristico a cui la FCEI ha preso parte era su un tema particolarmente spinoso, “eucarestia e vita quotidiana”.

Esiste poi l’ambito internazionale, nel quale siamo presenti attraverso le reti ecumeniche europee, come per esempio la Conferenza delle chiese europee (KEK), e i rapporti con le Federazioni evangeliche di altri paesi, analoghe alla FCEI in Italia. Queste esperienze continentali permettono di condividere ciò che le chiese pensano ed esprimono in ambiti che vanno dalla presenza nella società al rinnovamento della liturgia. Sempre attraverso questi canali si imparano a conoscere le altre chiese: quelle ortodosse da cui provengono molti degli immigrati dell'est europeo in Italia; ma anche quelle cattoliche. Il cattolicesimo europeo spesso è molto diverso da quello italiano, più umile e più aperto, disponibile al dialogo e a farsi trasformare dalla realtà sociale, per esempio sui temi dell’etica (bioetica, sessualità e famiglie, inizio e fine vita).

Nel 2010 si è celebrato il Centenario della Conferenza missionaria di Edimburgo, evento nel quale è nato il movimento ecumenico contemporaneo, nel 2011 si sono ricordati i 10 anni della Carta ecumenica e quest'anno è il Cinquantenario del Concilio Vaticano II. Da queste circostanze sono venuti degli slanci per il futuro?

Il tema della missione è enormemente cambiato nel corso del secolo, e Edimburgo resta il momento iniziale di un ripensamento dell’identità cristiana a partire da una teologia contestuale; anche il Vaticano II ha proposto una fede vissuta nel contesto storico del presente. Con tutti i loro limiti, Edimburgo e il Vaticano II sono stati due momenti di trasformazione dello sguardo delle chiese su se stesse e sulla società. Soprattutto in Italia le riflessioni fatte a 50 anni dal Concilio possono avere il grande valore di rilanciare il dialogo e aiutare a individuare insieme le domande della società di cui le chiese sono parte.

In questi ultimi anni c'è chi ha parlato pessimisticamente di un inverno ecumenico, chi pensa che questo sia il momento di raccogliere i frutti del lavoro svolto negli ultimi decenni, chi invece distingue tra un ecumenismo di vertice, più problematico, e uno di base che continua. Qual è la sua opinione sullo stato dell'ecumenismo?

Il metodo del consenso differenziato è la proposta di trovare dei punti d’accordo ma anche di tener conto delle differenze di accenti. Purtroppo in questo modo si rischia di tralasciare tutti quei temi che possono portare in superficie le divergenze. In un certo senso la prudenza e la moderazione hanno la meglio sulla passione per il dialogo e il confronto che ha segnato invece la fase precedente a questa.

La pace è uno dei grandi temi del movimento ecumenico. Il CEC ha organizzato nel 2011 a Kingston (Giamaica) una Convocazione ecumenica internazionale proprio per continuare a riflettere su questo tema. E' questo uno dei filoni fruttuosi del dialogo ecumenico? Quali altri può indicare?

Kingston ha ripreso in modo visionario e forte i temi del JPIC (giustizia pace integrità del creato). In Italia si sono mobilitate diverse diocesi cattoliche, prima fra tutte quella di Milano, e Pax Christi ha investito molte energie, insieme alla Federazione giovanile evangelica italiana (FGEI) e alla FCEI, su questa proposta di una pace giusta. Rispondendo alla propria vocazione pacifista e non violenta le chiese hanno provato a lavorare insieme sulle economie di guerra e sul rapporto tra poteri e violenza, anche nelle relazioni interpersonali. La Parola di Dio offre l’alternativa dell’amore alla paura che provoca violenze e razzismi.

Sullo stesso piano si è lavorato in occasione del referendum sull’acqua bene comune e abbiamo così imparato ad apprezzarci per il lavoro, la riflessione e le pratiche vissute nelle diverse chiese.

Lei fa anche parte della Commissione per il dialogo interreligioso della FCEI. Di cosa si è principalmente occupata la Commissione in questi tre anni?

La lettera dei 138 sapienti musulmani “Una parola comune fra noi e voi” è del 2007, e la Commissione ha pensato di proporre alle chiese strumenti per entrare in dialogo con le comunità musulmane presenti in Italia. Nello stesso tempo la Commissione ha ritenuto di dover allargare il proprio sguardo anche al mondo ebraico, e ha redatto un documento sul dialogo che il Consiglio della FCEI ha fatto proprio e che dovrebbe guidare il cammino nei prossimi anni. Il cammino è quello di una fede di cui il dialogo faccia parte come componente strutturale, strumento di pace e di rispetto verso l’altro, e origine di una società abitabile da tutti e tutte, con giustizia e armonia. (nev-notizie evangeliche 41/12)



Venerdì 12 Ottobre,2012 Ore: 15:30
 
 
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