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www.ildialogo.org A FIRENZE, PROTESTANTESIMO EUROPEO IN ASSEMBLEA: PASSI DI COMUNIONE,di Adista Notizie n. 35 del 06/10/2012

A FIRENZE, PROTESTANTESIMO EUROPEO IN ASSEMBLEA: PASSI DI COMUNIONE

di Adista Notizie n. 35 del 06/10/2012

36866. FIRENZE-ADISTA. Sono passati quasi 40 anni da quando, con la firma dell’accordo di Leuenberg, nel 1973, Chiese luterane, riformate, unite, metodiste decisero di prestarsi mutuo riconoscimento dei ministeri e dei sacramenti, imprimendo un’importante spinta al cammino ecumenico.

Un legame che da allora non si è spezzato continuando a produrre fecondi momenti di dialogo. Proprio in questi giorni, dal 20 al 26 settembre scorsi, a Firenze, si è tenuta la VII Assemblea generale della Comunione di Chiese protestanti in Europa (Ccpe), che riunisce le 106 Chiese europee (con i rispettivi bracci sudamericani) che si riconoscono nella Concordia di Leuenberg. Un centinaio di delegati, in rappresentanza di più di 50 milioni di persone, che si sono riuniti per parlare di crisi economica, ecumenismo, pluralismo religioso, a partire dal tema “Liberi per il futuro”.

Un organismo, quello della Ccpe, in cui “unità” non coincide con “omologazione”, ha spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione Fulvio Ferrario della Facoltà valdese di teologia di Roma: «Dobbiamo prendere sul serio la molteplicità di espressioni del protestantesimo. È facile celebrare retoricamente la diversità e le sue ricchezze. Più difficile è vivere insieme diversità e comunione. Siamo convinti che il modello papale di cattolicità non sia l’unico. Con questa assemblea, di fatto, viviamo già una cattolicità protestante».

Uniti nella diversità

Ad aprire i lavori, dopo i saluti del presidente uscente della Ccpe, il pastore riformato svizzero Thomas Wipf (ha preso il suo posto il vescovo luterano tedesco Friedrich Weber), i tre rappresentanti delle Chiese italiane che fanno parte della Concordia di Leuenberg: il neo eletto moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini, il decano della Chiesa evangelica luterana in Italia, Holger Milkau, e la presidente dell’Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi), Alessandra Trotta, che hanno tentato di delineare cosa significhi essere Chiesa di minoranza in Italia. «Nel passato più recente – ha detto Bernardini –, l’Europa protestante è stata la nostra casa spirituale, il nostro primo partner ecumenico, la nostra fonte d’ispirazione e, oso dire, di forza. Dal 1973, la Concordia di Leuenberg ha costituito il quadro dottrinale di questa comunione. Qualcuno continua a dire che si tratta di un consenso minimale. Per noi è la base di una relazione in cui vediamo il futuro della Chiesa in una forma di unità capace di articolarne la diversità di tradizioni, teologie e forme di ministero». Trotta, dal canto suo, ha ricordato che l’Assemblea si apre in una data storica per l’Italia: il 20 settembre, anniversario della Breccia di Porta Pia che segnò «la fine del potere temporale del papa». Per la minoranza protestante italiana, ha proseguito, significò diventare «una componente attiva della società italiana, attenta e pronta al dialogo». Trotta ha poi sottolineato l'importanza che le Chiese contribuiscano alla costruzione europea in uno spirito di laicità, e ha ricordato l'impegno degli evangelici italiani per l'integrazione, nelle loro Chiese, dei numerosi credenti immigrati provenienti da altri continenti.

Superare la crisi

In un contesto come quello attuale, non è potuto restare fuori dal dibattito il tema della crisi che attraversa l’Europa. Di futuro e di speranza ha parlato, nel culto di apertura, Fulvio Ferrario, partendo dai recenti fatti di Taranto. «Accettare il cancro, per potersi guadagnare il pane? Salvarsi la vita, a prezzo della disoccupazione? Ma quale vita può, in tal modo, essere salvata?», è l’interrogativo posto dal teologo evocando la vicenda dell’Ilva come un esempio dei drammatici dilemmi in cui l’umanità si trova in questo tempo di crisi. Eppure, ha affermato Ferrario partendo da un testo dell’apostolo Paolo ai Romani (cap. 8), come cristiani che hanno le «primizie dello Spirito» noi «osiamo parlare di libertà per il futuro». Lo facciamo, tuttavia senza trionfalismi: «Queste “primizie dello Spirito” non consistono in qualche sicurezza ideologico-religiosa, in qualche consiglio altisonante e pieno di supponenza, da parte di una Chiesa che sa sempre tutto, nei confronti del povero mondo scristianizzato. Esse consistono, invece, in un gemito e in un’attesa». Questo gemito «non contraddice la speranza della fede, bensì ne fa parte. È il gemito di coloro che sperano ciò che ancora non possono vedere».

L’Assemblea ha dunque lanciato un forte appello per una gestione più equa e solidale della crisi economica del Vecchio Continente. «La fede cristiana si fonda sull’esperienza che la verità rende liberi per il futuro», si legge nel lungo ed articolato documento nel quale la Ccpe incoraggia i leader del mondo della politica e dell’economia, ma anche gli stessi cittadini europei, a «guardare in faccia le verità scomode», perché solo così sarà possibile «costruire una società che possa offrire un tasso maggiore di giustizia, solidarietà ed armonia». Tra le priorità da affrontare la Ccpe mette l’accento sul rafforzamento delle procedure democratiche contro l’egemonia dei mercati finanziari; sulla necessità di combattere la crisi non con le sole politiche di austerity ma anche contrastandone efficacemente le conseguenze sociali; sulla necessità di sviluppare politiche eque di imposizione fiscale; sulla regolamentazione del settore bancario e finanziario, compresa l’introduzione di una tassa per le transazioni finanziarie; e infine sulla riconsiderazione del modello economico prevalente che vede solo nella crescita economica la prosperità e il benessere, a favore di economie sostenibili che, invece di distruggere, preservino la Creazione.

Passi in avanti

Quello di Firenze è stato un incontro proficuo sul fronte dell’ecumenismo. Nel corso dei lavori è stato infatti sottoscritto un Memorandum che impegna la Ccpe e le Chiese anglicane britanniche (Chiesa d’Inghilterra, Chiesa del Galles e Chiesa episcopale scozzese) e d’Irlanda per «la ricerca dell’unità visibile della Chiesa di Gesù Cristo». «Questo Memorandum è un nuovo e importante segno della nostra cooperazione», ha detto il rev. Jonathan Gibbs, rappresentante ufficiale della Chiesa d’Inghilterra. Da tempo infatti esistono dichiarazioni ufficiali che stabiliscono diversi livelli di riconoscimento e collaborazione tra le quattro Chiese anglicane delle Isole Britanniche e singole Chiese della Ccpe ma il Memorandum allarga l’orizzonte all’intero ambito continentale e si propone di approfondire gli elementi ecclesiologici che ancora impediscono un pieno riconoscimento reciproco.

Sul fronte del dialogo con la Chiesa cattolica, il vescovo luterano Michael Bünker, segretario generale della Ccpe ha annunciato l’inizio, nel febbraio 2013, di una serie di colloqui con il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani sul concetto di Chiesa. «Il tema dell’ecumenismo nell’Europa di oggi significa molto di più della comprensione reciproca tra Chiese cristiane», ha aggiunto. «Il punto è che l’Europa tutta, Chiese protestanti incluse, sono sempre più plasmate dalla migrazione. Comunità e chiese di migranti si sviluppano e crescono in tutta Europa. Proprio alle Chiese tocca il compito di promuovere con il loro esempio l’integrazione per sostenere una società accogliente». (i. c.)

Articolo tratto da
ADISTA
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Sabato 06 Ottobre,2012 Ore: 15:21
 
 
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