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www.ildialogo.org “Al centro č la persona umana”,a cura di Luca Baratto

Intervista al vescovo luterano Friedrich Weber
“Al centro č la persona umana”

a cura di Luca Baratto

Roma (NEV), 3 ottobre 2012 - Intervista al vescovo luterano Friedrich Weber, nuovo presidente della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE), eletto il 25 settembre dal nuovo Consiglio della CCPE in occasione della VII Assemblea generale della CCPE svoltasi a Firenze (20-26 settembre) con il motto "Liberi per il futuro".

Come nuovo presidente della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE) e alla luce di quanto si sta discutendo in questa assemblea di Firenze, quale ritiene sia la principale priorità del suo lavoro futuro?

Ritengo essenziale la discussione e la riflessione sulla situazione politica ed economica in Europa che dobbiamo però affrontare non solo dal punto di vista del mercato. Non è solo importante sapere cosa succede se fallisce una banca, è invece ancor più importante riflettere a fondo sulle conseguenze della crisi per le persone, le persone povere, in difficoltà, che non sanno vedere il loro futuro – i giovani, in particolare. Nelle nostre chiese in tutta Europa arrivano ogni giorno uomini e donne che hanno domande, problemi, bisogni e noi siamo chiamati a trovare delle risposte e a immaginare percorsi di speranza che saranno tanto più credibili ed efficaci se metteranno al centro le persone stesse che le pongono. Io credo che il futuro del nostro continente non sia solo oscuro: c’è speranza per l’Europa a patto che ad essere messe al centro siano le persone.

Come intende il suo ruolo di presidente di una Comunità di chiese protestanti in Europa?

In Germania sono da 11 anni vescovo della Chiesa evangelica luterana del Braunschweig. In tutto questo tempo la mia funzione è stata quella di ascoltare e mettere in contatto persone e idee diverse, creare luoghi di discussione e di incontro per dialogare tra persone che intendono costruire insieme il futuro con fiducia e speranza. Questa esperienza è quella che intendo portare con me nel mio nuovo ruolo di presidente di una comunione di chiese che hanno caratteristiche e particolarità specifiche: l’idea cioè è quella di mettere insieme le esperienze di chiese evangeliche che vivono nei paesi nati dall’ex Unione sovietica con quelle dei paesi mediterranei o con quelle dei paesi dove il protestantesimo è maggioranza come in Scozia o Scandinavia. Descriverei così il mio compito: far in modo che le chiese mettano in comune le loro esperienze per immaginare insieme il futuro nella condivisione delle parole dell’Evangelo di Gesù Cristo.

Nella sua chiesa in Germania lei si è molto impegnato nel dialogo ecumenico. Come pensa di portare questa sua esperienza nel lavoro della CCPE?

In Germania sono responsabile del dialogo con la chiesa cattolica con la quale, a livello di Conferenza episcopale tedesca, intercorrono dialoghi importanti. Il mio approccio al dialogo consiste nel discutere sulle differenze che ci caratterizzano non però per allargare ancora ciò che ci divide, ma per raggiungere una maggiore unità. Solo con una approfondita conoscenza reciproca, che comprende l’analisi delle nostre differenze, si può avanzare nel cammino dell’unità. Questo vale sia per il dialogo con la chiesa cattolica, sia con le diverse denominazioni protestanti.

Quale pensa possa essere il contributo delle chiese protestanti dei paesi europei di lingua latina?

La principale caratteristica di queste chiese, tra cui le chiese italiane membro della CCPE (luterana, metodista e valdese, ndr) è di essere nei loro paesi una minoranza. Vivere come minoranza può significare essere come del sale in una buona minestra: un pizzico, una piccola quantità, che però dà sapore all’intera pietanza. In Germania o in Scandinavia le chiese protestanti rappresentano una parte ragguardevole della popolazione. Tuttavia, in un’Europa sempre più secolarizzata anche quelle chiese possono trovarsi ad essere minoranza e quindi possono avere molto da imparare da chiese che da secoli sono minoranza, ma non per questo hanno rinunciato a portare la loro testimonianza evangelica.

Come sintetizzerebbe il messaggio per l’Europa uscito da questa Assemblea?

Il messaggio è questo: l’Europa e gli europei hanno un futuro solo se sapranno rimanere insieme con tutte le loro diversità. Cedere alle divisioni significa rinunciare al futuro. Invece, verso il futuro si cammina insieme. E in questo cammino la fede cristiana che è speranza, amore, richiesta di giustizia, continua ad avere un ruolo ed una responsabilità importante.



Giovedě 04 Ottobre,2012 Ore: 17:37
 
 
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