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www.ildialogo.org “Cattolicità” protestante,di Fulvio Ferrario

“Cattolicità” protestante

di Fulvio Ferrario

ANTEPRIMA

Roma (NEV), 19 settembre 2012 - L'articolo che pubblichiamo in anteprima uscirà sul prossimo numero del settimanale "Riforma". Autore è il pastore Fulvio Ferrario, docente di teologia sistematica presso la Facoltà valdese di teologia di Roma.

A che punto è il processo di unità del protestantesimo europeo? E lungo quali strade può proseguire? L’assemblea generale della Comunione di Chiese protestanti in Europa (Ccpe), che si tiene a Firenze dal 20 al 26 settembre, tenterà di dare una risposta a queste domande. Per comprendere la natura e gli obiettivi di questo importante appuntamento, può essere utile un veloce sguardo al recente passato.

Un po’ di storia. Nel 1973 la maggior parte delle chiese luterane, riformate e unite (l’aggettivo indica diverse chiese regionali tedesche che integrano, in vari modi, le due tradizioni confessionali) d’Europa sottoscrive la Concordia di Leuenberg (località vicino a Basilea). Il documento segna il superamento definitivo delle divisioni tra evangelici determinatesi nel XVI secolo. La decisiva novità è la seguente: le singole tradizioni confessionali non risultano abbandonate; e si constata il permanere di differenze teologiche, anche su questioni rilevanti. Si afferma, tuttavia, che tali differenze non hanno un significato tale da dividere le chiese. Di conseguenza, quelle che sottoscrivono la Concordia di Leuenberg sono chiese in piena comunione reciproca. In concreto: un membro o un ministro di una chiesa riformata può essere accolto in una chiesa luterana, e viceversa. La portata decisiva del testo risiede nell’attuazione di una precisa visione dell’unità cristiana: la diversità non si oppone all’unità, bensì l’arricchisce. Il peccato che deve essere rinnegato non è la diversità, ma la divisione. In tal modo, il mondo protestante realizza per la prima volta l’obiettivo del movimento ecumenico, cioè, appunto, l’unità nella diversità. Dopo il 1973, diverse chiese si sono aggiunte a quella che allora si chiamava “Comunione di Leuenberg” e che ora è la Ccpe. Nel 1994, le chiese metodiste europee sono entrate in questo processo di comunione.

Un processo, appunto. La comunione, infatti, non è un dato acquisito una volta per tutte, bensì un cammino. Esso si è approfondito attraverso decine di colloqui su temi teologici, che hanno prodotto diversi documenti di notevole importanza: il principale è "La chiesa di Gesù Cristo", un condensato della visione evangelica della chiesa. Il modello di Leuenberg è stato applicato anche ad altri dialoghi ecumenici e ha condotto a significativi accordi tra alcune chiese europee e la Chiesa d’Inghilterra.

La grande sfida. La comunione ecclesiale, tuttavia, non vive di sola teologia. Il protestantesimo europeo ha un’enorme sfida davanti a sé: quella di proporsi alle società del nostro continente con una voce il più possibile unitaria. A suo tempo è risuonata la proposta di un Sinodo protestante europeo. Per diverse ragioni, questo obiettivo resta abbastanza remoto.

L’assemblea di Firenze, tuttavia, intende fare alcuni piccoli passi nella direzione di una più profonda unità, su alcune questioni importanti, tra le quali ne voglio menzionare una.

Il protestantesimo deve crescere per quanto riguarda la cattolicità della chiesa, cioè la capacità di ciascuna chiesa di camminare non contro né senza, bensì insieme alle altre. Ciò richiede anche istituzioni che abbiano l’autorità di esprimersi, su alcuni punti decisivi, in termini che impegnino tutte le chiese. Se così non fosse, avrebbe ragione Roma, che accusa la Ccpe di manifestare un’unità “minimale” e, anche, “nominale”. La storia delle chiese protestanti richiede, in un simile cammino, molta delicatezza: nessuno di noi vuole rinunciare alla propria autonomia che, anzi, è al centro di questo progetto ecumenico. Come vivere concretamente una polifonia che non sia anarchica, bensì in grado di esprimere la creatività dello Spirito nell’unità di intenti della chiesa? Firenze non risolverà questo problema: vorrebbe, però, discuterlo.

In Italia. Il fatto che l’assemblea si svolga in Italia, su invito dalla Chiesa luterana e di quelle valdesi e metodiste, rappresenta anche per gli evangelici del nostro paese un’occasione di verificare il nostro percorso comune. I rapporti sono buoni, lo sappiamo. Ma la comunione non si riduce al buon vicinato, esige una testimonianza resa insieme. A Firenze si parlerà, presumo, anche del cinquecentesimo anniversario della Riforma, nel 2017. Il cardinale Koch ha recentemente dichiarato che non è possibile “celebrare un peccato”, cioè la divisione.

Un motivo in più per mostrare, anche a chi non vuol vedere, che la Riforma è un impulso di unità, e che la Ccpe è solo l’inizio. Firenze è una tappa, che ci aiuterà a proseguire.



Giovedì 20 Settembre,2012 Ore: 16:39
 
 
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