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www.ildialogo.org Massimo Aquilante: "Richiamare l'attenzione sulle grandi questioni aperte della società",a cura di Luca Baratto

INTERVISTA
Massimo Aquilante: "Richiamare l'attenzione sulle grandi questioni aperte della società"

a cura di Luca Baratto

da Agenzia NEV del 18/01/2012


Roma (NEV), 18 gennaio 2012 - Tra passato e futuro. Dove va la Federazione delle chiese evangeliche in Italia? Quali progetti portare avanti, quali sfide raccogliere? L'Agenzia stampa NEV lo ha chiesto al pastore Massimo Aquilante, presidente della FCEI, anche in vista della XVI Assemblea dell'organismo che raccoglie le chiese evangeliche storiche del paese, e che si terrà alla fine di quest'anno.

Nel 2011 la FCEI ha dato particolare enfasi ai 150 anni dell'Unità d'Italia. Qual è il suo bilancio di questo anniversario e delle iniziative organizzate dagli evangelici in generale e dalla FCEI in particolare?

Il bilancio delle attività organizzate dalla FCEI è senz'altro positivo. Per quanto riguarda la reazione degli italiani, i media hanno dato risalto alle manifestazioni di contrarietà di certe forze politiche, come la Lega Nord, ma la sensazione è che il paese abbia reagito con la dovuta consapevolezza dell'importanza dell'evento del 150°: ancora qualche settimana fa si vedeva il tricolore esposto ai balconi delle case. Gli evangelici si sono impegnati molto, intendendo così ricollegarsi all'intuizione vissuta dalle generazioni risorgimentali, secondo la quale il rinnovamento della nazione doveva procedere di pari passo con la sua “riforma spirituale”. Questa intuizione ha costituito il filo conduttore dell'opera delle nostre chiese attraverso i decenni. Ancora nel 1961, in occasione del centenario del metodismo italiano, Giorgio Spini vi insisteva in maniera decisa: “V’è un grande gregge di Cristo al di fuori delle nostre sacrestie cattoliche e protestanti, il quale attende da anni qualcuno che sappia porgergli l’alimento di cui ha bisogno.” Riteniamo che il progetto sia valido tutt'oggi, e da aggiornarsi alla luce dei mutamenti delle situazioni, soprattutto quella politica. E' quanto abbiamo voluto esporre al Presidente della Repubblica nell'audizione del 22 novembre scorso. Le chiese evangeliche non smettono di annunciare l'evangelo della liberazione in Cristo e quindi di richiamare l'attenzione sulle grandi questioni aperte della società: e questo è il loro contributo per il rinnovamento dell'Italia.

Tra gli argomenti che sono emersi nel convegno dello scorso 22 novembre quello della necessità di una legge organica sulla libertà religiosa si è imposto con particolare incisività, tanto da ipotizzare l'organizzazione di un convegno sul tema da parte della FCEI. Come proseguirà, da parte della Federazione, questa riflessione sulla libertà di pensiero, di coscienza e di religione?

La giornata del 22 novembre è stata veramente molto significativa. Al mattino, un'ampia delegazione delle chiese evangeliche, e di altre comunità di fede, guidata dalla FCEI, si è incontrata con il presidente Napolitano. Abbiamo potuto esporre il nostro punto di vista su temi rilevanti quali la laicità, la libertà religiosa, la cultura della responsabilità nella “cosa pubblica”, la politica dell'integrazione per gli immigrati, e abbiamo ascoltato le risposte incoraggianti del Capo dello Stato. Nel pomeriggio si è svolto il convegno della FCEI su "Il protestantesimo nell'Italia di oggi. Vocazione, testimonianza, presenza". Ai rappresentanti delle varie culture politiche, dell'arco parlamentare e non, abbiamo rivolto la richiesta esplicita di tenere nella giusta considerazione anche le elaborazioni del mondo protestante nel concreto esercizio del loro compito politico e legislativo. Conseguentemente, abbiamo sottoposto loro alcuni temi centrali, per esempio, sulla natura non solo economica ma anche morale e spirituale della crisi che ha investito l'Italia. Le risposte hanno evidenziato come vi sia una grande necessità di approfondimento della questione della libertà religiosa in vista di una legge che tenga conto sia del crescente peso che le religioni ricoprono oggi nella scena pubblica, sia dei mutamenti introdotti dal fenomeno dell'immigrazione. Alcuni relatori, inoltre, si sono rivolti direttamente a noi chiedendoci di farci promotori di un'iniziativa. Di qui, la decisione della FCEI di organizzare un convegno di studio, nel prossimo mese di aprile, che abbia il carattere di confronto tra le comunità di fede, gli esperti del diritto e i politici che hanno la responsabilità di legiferare in materia.

La FCEI si sta spendendo molto sul tema della cittadinanza e dei nuovi italiani anche attraverso l'adesione al comitato promotore della campagna “L'Italia sono anch'io”. Cosa caratterizza l'impegno della FCEI in questo particolare ambito?

La campagna “L'Italia sono anch'io” prende corpo su un'ipotesi precisa, che potremmo definire “politica”. Vi è il piano dell'accoglienza praticata, del gesto d'amore, delle tante iniziative tese a risolvere i drammatici problemi dell'inserimento degli immigrati nel contesto di una società diversa dalla loro. Vi è poi il piano della rivendicazione di una vera politica dell'integrazione. E' chiaro che i due percorsi sono annodati tra di loro, e infatti la FCEI ha sviluppato, negli anni, molti interventi di sostegno alle persone. E' altresì chiaro che la vocazione di fondo della FCEI si spende proprio sul terreno dello stimolo alla ricerca di una politica “giusta”, all'affermazione dei diritti. La campagna “L'Italia sono anch'io” si muove in questo solco, ed ecco perché la FCEI vi ha aderito fin da subito e con il coinvolgimento di tutti i suoi settori di lavoro, inclusi quelli dell'informazione. Il diritto ad ottenere la cittadinanza italiana attraverso procedure più snelle, trasparenti e rispettose della realtà di fatto, e il diritto a partecipare alle consultazioni elettorali locali sono un salto di qualità della democrazia italiana nel suo complesso, non una “mano tesa” all'immigrato. E' questo che sosteniamo mentre raccogliamo le firme, e che abbiamo voluto rappresentare anche davanti al Presidente della Repubblica. Gli immigrati che si sono stabilmente inseriti nel contesto di vita italiano non possono essere tenuti ai margini del “patto” di cittadinanza che tiene insieme la nazione, così come non può esserlo qualsiasi altra minoranza.

Quali altri ambiti di testimonianza vede delinearsi in questo 2012, anno che si concluderà con l'Assemblea triennale della FCEI?

L'Assemblea della Federazione è sempre un appuntamento importante e sentito. Le chiese si incontrano e discutono sulla loro vocazione a “manifestare l’unità della fede e ricercare una linea di testimonianza nel nostro paese”, come afferma lo statuto. La FCEI non è certamente una super-chiesa, come si suole dire, e non è neppure un insieme di “servizi” o attività. La FCEI è il luogo in cui, in maniera più ampia che in altri luoghi, gli evangelici italiani si applicano alla ricerca dell'unità della chiesa di Gesù Cristo, dando carne e sangue, se posso esprimermi così, a questa loro tensione all'unità. Vi è una concretezza del percorso data dai vari settori di attività: servizi, commissioni di studio, gruppi di lavoro, ecc. Ma al centro del riunirsi insieme vi è innanzitutto il confronto sulla vocazione di fondo. Il parlamento ha da poco votato un nuovo governo per fronteggiare la crisi: fra un anno circa, quando si terrà l'assemblea della FCEI, avremo più elementi per valutare la situazione del paese. E in questa valutazione non potremo non considerare anche la cosiddetta “questione morale”: ci vengono richiesti sacrifici economici, ma al contempo potremo registrare anche qualche piccolo segnale di lotta alla corruzione, che ormai dilaga come un vero e proprio stile di vita? Potremo vedere una modernizzazione del paese che si accompagna a una cultura della responsabilità? Potremo dire che il potere d'interdizione delle mille corporazioni si è ridotto? E in tutto questo, come si sarà articolata la questione del rapporto tra la fede e la politica, così rilevante nel nostro paese? Torneremo ad avere un consistente partito politico di ispirazione cattolica? Avremo una chiesa di maggioranza che difende i propri interessi attraverso i ministri? Vedremo i politici di fede cattolica che operano e legiferano laicamente, nel rispetto e nell'ascolto di tutte le dinamiche presenti nella società? Immagino che le sorelle e i fratelli che si riuniranno assieme in assemblea vorranno discutere di tutto questo, per tracciare le linee di lavoro della FCEI per il triennio successivo.



Venerdì 20 Gennaio,2012 Ore: 14:43
 
 
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