- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (264) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org RILANCIARE IL CAMMINO ECUMENICO A 50 ANNI DAL CONCILIO,di Adista Notizie n. 1 del 07/01/2012

RILANCIARE IL CAMMINO ECUMENICO A 50 ANNI DAL CONCILIO

UN INCONTRO DEL SAE


di Adista Notizie n. 1 del 07/01/2012

36476. ROMA-ADISTA. Seppure diffuso in tutte le Chiese, l’ecumenismo resta in posizione minoritaria: dal Concilio Vaticano II ad oggi non sembra aver fatto passi significativi. Ripartire da qui per dargli nuovo impulso è quanto hanno tentato il teologo protestante Paolo Ricca e il teologo cattolico Carlo Molari nel corso dell’incontro “Il Concilio, il Kairos per l’oggi” promosso l’11 dicembre scorso dal gruppo Segretariato Attività Ecumeniche (Sae) di Roma nell’ambito del ciclo di formazione ecumenica 2011-2012 sul tema “1962-2012 - 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. Per una ecumene rinnovata”.

Quattro sono i passi che Ricca – «convinto che almeno in questo tempo non ci si possa aspettare niente dalle autorità ecclesiastiche» – indica come necessari per far smuovere l’ecumenismo. Innanzitutto «l’estensione della pratica dell’ospitalità eucaristica», distinguendo ciò che è essenziale da ciò che è secondario, in un duplice senso: innanzitutto individuando gli elementi costitutivi della comunione eucaristica, vale a dire «il pane, del vino e la parola di Cristo» e «non l’interpretazione che ne diamo». «Non è questa a costituire il vincolo tra i cristiani». In secondo luogo riconoscendo «i cristiani presenti nella loro diversità»: «ci si riconosce in quanto aspiranti cristiani». Questo è l’ecumenismo: «Ti riconosco nella tua diversità e non perché sei come me», accettando dunque «la diversità come costitutiva della comunità cristiana».

Il secondo passo da compiere è la «valorizzazione teologica della diversità cristiana come parte integrante dell’unità»: nessuna unità ecclesiale, secondo Ricca, riesce «a dire la pienezza della realtà cristiana di cui vuole essere espressione». «Il cristianesimo è nato plurale, come dimostrano i quattro Vangeli. È attraverso questa pluralità di ritratti – sottolinea – che abbiamo il Cristo completo della nostra fede. Così come sappiamo che nel secolo apostolico ci sono stati almeno tre modelli di comunità cristiana: quella di Gerusalemme, quella delle Chiese di Paolo e quella delle Chiese giovannee. Unità e diversità sono dunque consustanziali. E questa consustanzialità ha la sua radice in Dio stesso, nella sua natura che, nella visione cristiana, è una e trina. Questo modello divino di unità nella diversità non ha però retto: la diversità è divenuta divisione e l’unità uniformità».

Il terzo passo, proposto dal Vaticano II ma rimasto finora lettera morta, consiste, per Ricca, nell’«affrontare insieme la gerarchia delle verità cristiane»: un’«operazione che dovrebbe sfociare in un credo cristiano ecumenico». Infine riprendere quanto detto in sede di Concilio sulle Chiese separate.

Passi che però, secondo Molari, non tengono conto della «reale situazione della Chiesa cattolica». Le difficoltà individuate dal teologo sono molteplici. Quanto all’ospitalità eucaristica un problema è dato dall’«importanza del ministro», «essenziale nella prospettiva cattolica»: «Non è un elemento di interpretazione, ma costitutivo, e questo è un punto di divergenza profonda», sottolinea.

In secondo luogo, prosegue Molari, «non ogni diversità è espressione di ricchezza: ci sono diversità che nascono da rifiuti, da resistenze. È un problema da esaminare storicamente: queste diversità che fondamento hanno, come sono sorte, che ragioni hanno?». Ma nella Chiesa cattolica, prosegue Molari, «l’assunzione della storia trova molte resistenze».

Infine, quanto alla gerarchia delle verità cristiane, Molari esprime dubbi e perplessità: «È un lavoro che si può tentare – dice – ma non credo condurrà a traguardi significativi». «Nella Chiesa cattolica c’è una pluralità di dottrine, di punti di vista, ma ci sentiamo ugualmente cattolici anche se pensiamo diversamente», quindi, conclude riconoscendo comunque l’urgenza di proseguire il cammino, «non credo sia questo il punto determinante». (ingrid colanicchia)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Marted́ 03 Gennaio,2012 Ore: 17:34
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Notizie Ecumeniche

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info